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Glifosato: 1,3 milioni di firme raccolte per dire no all’erbicida

Un milione e 320mila adesioni. È questo il risultato della raccolta firme messa in campo dalla Ice (Iniziativa dei cittadini europei) per mettere definitivamente al bando l’erbicida Monsanto, il più usato al mondo.

Secondo le regole europee, ora la Commissione dovrà obbligatoriamente vagliare la proposta.

La Coalizione #StopGlifosato, che ha raccolto le adesioni in Italia, parla di “segnale forte”. In primis al governo italiano e poi alle istituzioni di Bruxelles.

L’erbicida al bando: le firme raccolte

Presentata ufficialmente il 25 gennaio scorso, la petizione dell’Ice ha raggiunto in pochi mesi il risultato di un milione di adesioni. Oggi sono 1,32 milioni i cittadini europei che hanno dichiarato la propria contrarietà all’erbicida. Sono state un milione e 80mila le firme raccolte online, a cui si sono aggiunte le 237mila che sono arrivate materialmente, attraverso i banchetti sparsi in tutta Europa.

Nello specifico, la proposta ha l’obiettivo di fermare il processo di ri-autorizzazione del glifosato, prodotto chimico realizzato e commercializzato da Monsanto. Nel giugno del 2016, l’Unione Europea aveva rinnovato l’autorizzazione al prodotto fino alla fine del 2017. Ora è necessaria una nuova autorizzazione per continuare a utilizzare gli erbicidi che contengono questo formulato. Una autorizzazione che le associazioni ambientaliste vogliono fermare a tutti i costi.

La Commissione europea è ora obbligata a prendere in esame la richiesta. Secondo le regole comunitarie, infatti, se una proposta popolare raggiunge entro un anno il milione di firme, provenienti da almeno 7 Paesi Ue, le autorità non possono rifiutarsi di vagliarle.

Invitiamo la Commissione europea a rispettare le richieste dei firmatari rifiutando una nuova licenza per il glifosato”, ha rimarcato Greenpeace pochi giorni fa.

Anche l’Italia dice no all’erbicida

C’è soddisfazione nelle parole di Maria Grazia Mammuccini, portavoce della Coalizione StopGlifosato, che raccoglie 45 associazioni italiane. La coalizione si è impegnata, negli ultimi 4 mesi, a raccogliere firme per aderire all’iniziativa Ice.

L’Italia ha dato un suo importante contributo con oltre 73mila firme, superando di molto il quorum di 54mila necessarie, in appena quattro mesi di campagna”, spiega Mammuccini. “È merito dei cittadini che si sono mobilitati e delle organizzazioni che hanno aderito alla campagna”.

Nella nota, la Coalizione ricorda come l’erbicida sia stato giudicato come “probabile cancerogeno” da Iarc, Agenzia internazionale di ricerca sul cancro. Un pronunciamento chiaro, che poi è finito “in un processo di revisione di organismi europei (EFSA, ECHA) che ha colpito l’opinione pubblica per mancanza di chiarezza sui conflitti di interesse dei board scientifici, oltre che per l’inclusione nella valutazione delle ricerche non pubblicate pagate dalla multinazionale che produce il glifosato”.

Come spiega ancora Mammuccini, il risultato della raccolta firme è un segnale non solo per le istituzioni europee. Anche il governo italiano è fortemente chiamato in causa:

«Il risultato raggiunto è un segnale che rimandiamo forte e chiaro al Governo e al Ministro delle Politiche agricole. L’Italia, un paese che è all’avanguardia sull’agricoltura di qualità e sul biologico, deve fare la sua parte per vietare il glifosato e fermare metodi pericolosi e inadatti alla sua vocazione. Il ministro Martina e il suo dicastero inoltre non hanno ancora dettagliato in cosa consiste il cosiddetto Piano Nazionale Glifosato Zero, annunciato lo scorso anno. Sulla scorta dei risultati raggiunti dall’Ice, chiediamo che venga fatta chiarezza sul piano annunciato».

Mammuccini chiede infine “un incontro con il ministro Martina e che il Governo ufficializzi il prima possibile la posizione che intende adottare in sede europea per quanto riguarda il negoziato sul glifosato”.

FONTI:

http://www.feder.bio/comunicati-stampa.php?nid=1194

http://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/istituzioni/2017/06/15/iniziativa-cittadini-ue-su-glifosato-a-quota-1-mln-di-firme_5c226603-5c31-4675-ac07-03dd6fab9891.html

http://ec.europa.eu/citizens-initiative/public/initiatives/open/details/2017/000002

EFA: ribadito il no UE ai pesticidi nelle aree di interesse ecologico

Il 14 giugno, il Parlamento Europeo ha ‘rinnovato’ il divieto di utilizzo di pesticidi nelle cosiddette aree EFA. Anche se, tecnicamente, si tratta di un risultato a metà: gli europarlamentari, infatti, hanno votato a favore dell’impiego di fitofarmaci, ma non è stato raggiunto il quorum necessario per l’approvazione. Le Ecological focus area (EFA), aree di interesse ecologico, sono particolari aree previste nelle aziende agricole, con un focus specifico sul mantenimento della biodiversità.

Per Maria Grazia Mammuccini, portavoce della Coalizione #StopGlifosato, si tratta di un “risultato in chiaroscuro”.

Pesticidi nelle EFA: la proposta della Commissione

Come abbiamo accennato, le EFA sono delle aree specifiche che hanno l’obiettivo di “salvaguardare e migliorare la biodiversità naturale nelle aziende agricole. Le aziende con una superficie agricola superiore a 15 ettari hanno l’obbligo di stabilirne una sul 5% dei terreni a seminativo.

In Italia, tale obbligo riguarda appena il 5% delle imprese del settore. Questo perché la dimensione media delle aziende nostrane è pari a 8 ettari.

In queste aree speciali, vige il divieto di utilizzo di pesticidi. La Commissione Agricoltura ha, il 30 maggio scorso, dato parere favorevole per l’utilizzo di fitofarmaci nelle EFA. Un voto che avrebbe potuto minacciare lo scopo stesso delle aree in questione.

Il 14 giugno, però, il Parlamento Europeo non ha confermato il parere della Commissione. Non tanto perché i rappresentanti dei Paesi membri abbiano votato no alla proposta. Quanto perché non è stato raggiunto il quorum necessario per cancellare il divieto.

Se vorranno accedere ai cosiddetti“pagamenti ecologici” (anche noto come greening), che rientrano nel primo pilastro della PAC, gli agricoltori dovranno quindi continuare a non usare prodotti chimici nelle aree di interesse ecologico.

Stop ai pesticidi nelle EFA: una vittoria a metà

Il risultato è stato commentato favorevolmente, ma con riserva, dalle associazioni che difendono natura e ambiente, contrastando l’impiego di agrofarmaci in agricoltura.

Maria Grazia Mammuccini portavoce della Coalizione #StopGlifosato, che raccoglie 45 associazioni impegnate nella battaglia contro l’erbicida più diffuso al mondo, parla di “un risultato in chiaroscuro”:

«Abbiamo portato a casa il risultato di sottrarre una parte della superficie agricola alla diffusione incontrollata di veleni nei campi. Ma il voto di oggi ha anche rappresentato un segnale di disinteresse per la salute dei cittadini e la tutela dell’ambiente da parte del Parlamento Europeo».

Mammuccini sottolinea che “dall’Europa continuiamo ad aspettarci di più”. E prosegue ricordando che tra poco “si deciderà del rinnovo o meno dell’autorizzazione del glifosato”:

«Gli organismi scientifici sono divisi sulla cancerogenicità, ma non sulla sua dannosità per la salute umana e quella ambientale. Gli interessi della Monsanto – continua Mammuccini – sono molto forti, come abbiamo visto anche nelle istruttorie degli studi sul glifosato».

La portavoce invita quindi tutti a firmare la petizione ICE (Iniziativa dei Cittadini Europei) per vietare definitivamente l’uso del diserbante nel continente. Una petizione che ha raggiunto, il 15 giugno, un milione di sottoscrittori e che si chiuderà alla fine di questo mese.

Serve un ultimo sforzo: i cittadini hanno la possibilità di dire la loro e possono utilizzarla”, conclude Mammuccini.

FONTI:

http://www.feder.bio/comunicati-stampa.php?nid=1184

http://www.feder.bio/comunicati-stampa.php?nid=1186

http://www.wwf.eu/?302650/WWF-applauds-EU-Parliaments-vote-on-pesticide-ban-for-Ecological-Focus-Areas

“I pesticidi rischio per i diritti umani”: l’allarme in un report di due Relatori ONU

Tractor fertilizes crops corn in spring

«L’uso eccessivo di pesticidi è molto pericoloso per la salute umana, per l’ambiente ed è ingannevole sostenere che siano vitali per assicurare la sicurezza alimentare».

Non usano mezzi termini Hilal Elver e Baskut Tuncak, Relatori Speciali presso le Nazioni Unite, che hanno stilato un rapporto sull’accesso al cibo nel mondo. Dove tirano in ballo il rischio corso dai Diritti Umani per descrivere l’impatto dell’uso massiccio di fitofarmaci chimici in agricoltura.

Ecco a quali conclusioni sono giunti.

Pesticidi e diritti umani

Hilal Elver è relatrice speciale dell’ONU sul diritto al cibo, mentre Tuncak è specializzato su sostanze pericolose e rifiuti. In un rapporto congiunto, relazionato di fronte al Consiglio per i Diritti Umani di Ginevra, hanno sostenuto l’esigenza di creare un nuovo trattato globale che regoli ed elimini gradualmente l’utilizzo di pesticidi chimici in agricoltura. L’obiettivo deve essere, sostengono, effettuare una transizione definitiva verso pratiche agricole sostenibili.

Attualmente la regolazione è affidata alle sensibilità di singoli Stati e organismi sovranazionali.

Esistono quindi regolamentazioni divergenti sulla produzione, l’impiego e la protezione da prodotti pericolosi come i pesticidi. Parlano di un double standard che sta provocando un serio rischio per i diritti umani delle popolazioni più povere.

«Senza una stringente regolazione armonizzata sulla produzione, la vendita e l’uso accettabile dei pesticidi, il peso degli effetti negativi dei pesticidi ricadrà sulle comunità povere e vulnerabili», sottolineano Elver e Tuncak.

Nel loro rapporto, i Relatori Speciali hanno elencato tutti i rischi per la salute degli esseri umani legati all’utilizzo di fitofarmaci. Ogni anno, si stima, 200mila persone muoiono a causa dell’avvelenamento acuto da queste sostanze. La quasi totalità dei decessi, il 99%, è avvenuto nei Paesi in via di sviluppo. Qui infatti, la regolamentazione a riguardo è estremamente debole.

«L’esposizione continuata ai pesticidi», leggiamo in un comunicato diffuso dall’ufficio per i Diritti Umani dell’ONU, «è stata correlata a cancro, Alzheimer, Parkinson, squilibri ormonali, disturbi dello sviluppo e sterilità».

Le categorie più vulnerabili: agricoltori, comunità che vivono in zone rurali, comunità indigene, donne incinte e bambini. In particolare i minori sono colpiti da questa piaga. A causa soprattutto del loro impiego nelle coltivazioni, una delle peggiori forme di sfruttamento di lavoro minorile.

Danni per l’ambiente

Non sono colpiti solo i diritti umani. Anche l’ambiente soffre a causa dell’impiego massiccio delle sostanze chimiche ‘incriminate’. Alcuni pesticidi possono infatti permanere nell’ecosistema per decenni, rappresentando una minaccia per l’intero sistema ecologico.

I fitofarmaci finiscono per contaminare il suolo e le acque e causano ovunque perdita di biodiversità, distruggendo quindi i predatori naturali degli insetti fitofagi. Minano inoltre i valori nutrizionali del cibo.

In particolare, i Relatori Speciali puntano il dito sui cosiddetti neonicotinoidi, che sono accusati di essere «responsabili per il collasso sistematico del numero di api nel mondo». Un crollo che minaccia, come ben sappiamo, le basi stesse dell’agricoltura, dal momento che il 71% dei raccolti dipende dagli insetti impollinatori.

Responsabilità e soluzioni

I Relatori Speciali si soffermano poi sui produttori, che avrebbero un atteggiamento di negazione riguardo i rischi di determinati pesticidi. Sottolineano inoltre come spesso ci sia uno scaricabarile “inappropriato” che punta il dito unicamente sugli agricoltori, che sarebbero responsabili dell’uso improprio di tali prodotti.

Esprimono quindi «preoccupazione riguardo strategie di marketing aggressive e poco etiche» nonché per le «enormi somme spese dalla potente industria chimica per influenzare i politici e contestare le evidenze scientifiche».

Qual è la soluzione a questa minaccia? I Relatori indicano una possibile svolta nel ricorso all’agroecologia. Un approccio che, dicono, rimpiazza i prodotti chimici con la biologia e, soprattutto, è capace di garantire rese dei terreni sufficienti per nutrire l’intera popolazione globale, senza minare i fondamentali Diritti Umani al cibo e alla salute delle generazioni future.

«È tempo di smentire il mito per cui i pesticidi siano necessari per alimentare il pianeta e di creare un processo di transizione verso sistemi di produzione agricola più sicuri e che assicurino cibo più salutare», concludono i Relatori.

FONTI:

https://www.ifoam.bio/en/news/2017/03/08/pesticides-are-global-human-rights-concern-say-un-experts-urging-new-treaty

http://www.ohchr.org/EN/NewsEvents/Pages/DisplayNews.aspx?NewsID=21306&LangID=E

http://ap.ohchr.org/documents/dpage_e.aspx?si=A/HRC/34/48

Contaminazione da pesticidi: colpito un terzo della nostra frutta e verdura

Tractor fertilizes crops corn in spring

Stop Pesticidi. Analisi dei residui di pesticidi negli alimenti e buone pratiche agricole”. Si intitola così il tradizionale report di Legambiente sulla contaminazione da pesticidi dei prodotti ortofrutticoli e trasformati. Un report in chiaroscuro: aumentano le superfici coltivate a bio, ma allo stesso tempo vengono individuati più campioni fuorilegge. E torna a crescere il ricorso ai prodotti chimici nell’agricoltura italiana.

Vediamo le principali evidenze emerse dal report.

Contaminazione da pesticidi: salute umana e ambientale a rischio

L’analisi di Legambiente riporta i dati che le Agenzie per la Protezione Ambientale e gli Istituti Zooprofilattici Sperimentali hanno raccolto nel 2015. Le risultanze finali parlano di una contaminazione da pesticidi in aumento.

Il report riporta i risultati delle analisi di 9608 campioni da agricoltura convenzionale: prodotti ortofrutticoli, prodotti trasformati e miele. Rispetto all’anno precedente, nel 2015 è stato registrato un aumento dei campioni irregolari dallo 0,7% all’1,2%. Per campioni irregolari si intende la presenza di almeno un residuo chimico che supera i limiti di legge.

Di contro, sale anche la quota di prodotti analizzati che non presenta alcun residuo chimico: si passa dal 58% del 2014 al 62,4% dell’anno successivo. In diminuzione anche i campioni regolari che però presentano almeno un residuo – dal 18,8 al 16,5% – e i multiresiduo totali – dal 22,4 al 19,9%.

È  la frutta il comparto dove si concentra la maggiore incidenza della contaminazione da pesticidi. Nel 58,4% dei campioni analizzati, infatti, è stato individuato almeno un residuo. Nel complesso, la filiera ortofrutticola presenta residui nel 36,4% dei casi. Ciò vuol dire che più di un terzo della frutta e verdura che consumiamo è contaminata da almeno una sostanza, anche se la concentrazione rientra nei limiti di legge.

Il “caso” tè verde

L’impiego di prodotti chimici in agricoltura ha visto, in Italia, un trend positivo nell’ultimo periodo. Dal 2010 al 2013, infatti, la diminuzione dell’impiego è stata pari al 10%. Gli ultimi dati disponibili, riferiti al 2014, fanno temere però un’inversione di tendenza: 3 anni fa, in Italia veniva registrato un aumento di circa 12mila tonnellate rispetto ai 12 mesi precedenti.

I prodotti più impiegati: fungicidi (65mila tonnellate), erbicidi (24,2 mila ton) insetticidi e acaricidi (22,3 mila ton), altri prodotti chimici (18,2 mila ton). L’Italia è terza in Europa per vendita di pesticidi chimici, con il 16,2% del totale del mercato comunitario. Fanno peggio solo Spagna (19,9%) e Francia (19%).

I casi più eclatanti di contaminazione dei prodotti ortofrutticoli e trasformati, vengono in ogni caso registrati dai paesi extra Ue. Il tè verde importato analizzato da Legambiente ha registrato la presenza di 21 diversi residui chimici. Altri casi eclatanti: bacche, 20 residui; cumino, 14 sostanze; ciliegie, 13; lattughe e pomodori, 11; uva, 9.

Agricoltura bio per ridurre la contaminazione

Dal report Legambiente si evince chiaramente come il massiccio impiego di prodotti chimici in agricoltura non abbia effetti solo sulla salute dell’uomo. Bisogna infatti tener conto anche delle ricadute negative per l’ambiente. In che modo tali sostanze si accumulano nel suolo? Quanto influiscono sulla biodiversità? Quanto, invece, sulla fertilità e l’erosione dei terreni?

A questa e altre emergenze, può rispondere solo un’agricoltura basata sul rispetto dell’ambiente e l’assenza di formulati chimici: ne è convinta la presidente di Legambiente, Rossella Muroni. Presentando il dossier della ong a Roma, Muroni ha dichiarato:

«Lo studio presentato evidenzia inequivocabilmente gli effetti di un vuoto normativo: non esiste ancora una regolamentazione specifica riguardo l’impiego simultaneo di più principi attivi sul medesimo prodotto. La conseguenza è che possono essere definiti come “regolari”, e quindi commercializzati, prodotti contaminati da più principi chimici, purché abbiamo concentrazioni entro i limiti di legge. Le alternative all’uso massiccio dei pesticidi non mancano. La crescita esponenziale dell’agricoltura biologica e delle pratiche agronomiche sostenibili sta dando un contributo importante alla riduzione dei fitofarmaci e al ripristino della biodiversità e alla salute dei suoli».

FONTI:

https://www.legambiente.it/contenuti/comunicati/stop-pesticidi-presentato-il-dossier-di-legambiente-sulla-contaminazione-da-pes

http://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/inquinamento/2017/01/31/legambiente-13-frutta-e-verdura-con-tracce-di-pesticidi_cd7da196-bfd9-4fbd-9441-916dff22153e.html

https://www.legambiente.it/sites/default/files/docs/stop_pesticidi_rapporto_2017.pdf

Neonicotinoidi: stop fino all’autunno in attesa del parere Efsa


Pesticidi neonicotinoidi: le restrizioni applicate in Europa resteranno in vigore almeno fino al prossimo autunno. Lo rivela l’agenzia ANSA, che lo apprende da fonti comunitarie. Il prolungamento del divieto si è reso necessario in attesa del parere dell’Efsa sulla materia.

Ecco le ultime novità.

Efsa rinvia il parere sui neonicotinoidi?

Nel gennaio del 2016, l’Efsa, l’Agenzia sulla Sicurezza Alimentare Europea, annunciava un aggiornamento delle «proprie valutazioni in merito ai rischi per le api da tre pesticidi neonicotinoidi». Al centro dell’attenzione dell’ente comunitario, c’erano in particolare clothianidin, thiamethoxam e imidacloprid.

Già nel 2013 la Commissione europea imponeva delle restrizioni sulle 3 sostanze a seguito delle valutazioni espresse dall’Efsa. L’ente confermava poi il rischio per le api nel 2015. Nuove valutazioni erano però previste entro il gennaio di quest’anno.

Vista la decisione dell’Ue di prolungare fino all’autunno 2017 le restrizioni sui pesticidi neonicotinoidi, probabilmente slitteranno nel corso dell’anno in corso.

Secondo quanto riporta l’Ansa, si stanno intensificando gli scontri tra le associazioni di categoria dell’industria dei fitofarmaci e alcuni agricoltori europei da un lato e le associazioni e le Ong ambientaliste dall’altro. Una battaglia “a colpi di studi scientifici sull’impatto dei neonicotinoidi”. I primi chiedono alla Commissione europea la fine del divieto. Ma i dubbi restano.

I neonicotinoidi pericolosi anche per farfalle e uccelli: lo studio

Pochi giorni fa, sono state rese note le conclusioni di uno studio che Greenpeace ha commissionato all’Università del Sussex, nel Regno Unito. Il rapporto, intitolato “Rischi ambientali degli insetticidi neonicotinoidi”, ha sottolineato ulteriori rischi per la fauna del continente, derivanti dai pesticidi neonicotinoidi.

«Oltre alle api, le sostanze in questione possono essere plausibilmente legate al declino di farfalle, uccelli e insetti acquatici», ha dichiarato Dave Goulson, professore di biologia, sui risultati della ricerca.

Nel corso dello scorso anno, abbiamo analizzato i risultati di numerose ricerche che giungevano a conclusioni simili. Il Centre for Ecology and Hydrology di Wallingford aveva rilevato un declino consistente della popolazione di api selvatiche nel corso di 17 anni, dal 1994 al 2011. Un calo pari al -13% in media, ma che per alcune specie andava a superare il 20%.

L’università di Berna, invece, sottolineava come thiamethoxam e clothianidin fossero collegati alla perdita di capacità riproduttiva del maschio di Apis mellifera.

FONTI:

http://www.ansa.it/europa/notizie/rubriche/altrenews/2017/01/12/agricoltura-ue-stop-neonicotinoidi-almeno-fino-a-autunno_40e37113-d251-475a-9133-6c9bf2b60ba0.html

http://www.greenpeace.org/italy/it/ufficiostampa/comunicati/Nuovo-studio-rivela-pericolosita-degli-insetticidi-neonicotinoidi-non-solo-per-api-ma-anche-per-bombi-farfalle-e-uccelli/

https://www.efsa.europa.eu/it/press/news/160111

http://www.suoloesalute.it/pesticidi-neonicotinoidi-dannosi-le-api-selvatiche-lo-studio-uk/

http://www.suoloesalute.it/pesticidi-neonicotinoidi-uccidono-40-dello-sperma-delle-api-lo-studio/

Regolamenti comunitari sui pesticidi: cambio di rotta in arrivo dall’UE

agricoltura-bioLa Commissione europea ha annunciato una road map che porterà alla revisione di due regolamenti comunitari sull’impiego dei fitofarmaci in agricoltura. Le novità dovrebbero essere pronte entro il 2018.

Due regolamenti comunitari da rivedere

La road-map stabilita dall’organo istituzionale europeo è stata avviata per valutare e verificare l’efficacia dell’attuale legislazione sui pesticidi vigente nel mercato unico europeo.

Gli obiettivi specifici del progetto riguardano la valutazione degli obiettivi che le norme si prefiggevano, l’analisi dell’efficacia applicativa dei regolamenti e, più in generale, l’esame dell’adeguatezza del quadro normativo europeo sui pesticidi.

In particolare, sono due i regolamenti comunitari su cui la Commissione vuole fare chiarezza:

  1. Il regolamento 1107/2009, relativo all’immissione sul mercato dei prodotti fitosanitari, che stabilisce le norme sull’autorizzazione dei principi attivi e dei prodotti chimici utilizzati per la protezione delle colture.
  2. Il regolamento 396/2005, che riguarda invece il livello massimo di residui di antiparassitari presenti nei o sui prodotti alimentari, nonché nei mangimi di origine sia vegetale che animale.

L’iniziativa di revisione dei regolamenti comunitari sarà portata a termine entro il 2018. Sulla base dei risultati conseguiti, la Commissione invierà a Parlamento e Consiglio europei una relazione sul livello di attuazione della legislazione riguardo i prodotti fitosanitari e i pesticidi.

Nel documento diffuso nei giorni scorsi dall’istituzione di Bruxelles, si legge che “la valutazione potrebbe essere utile per migliorare l’attuazione delle norme europee riguardo i pesticidi. L’iniziativa potrebbe successivamente condurre a nuove proposte legislative nel settore”.

All’interno del report saranno identificate le aree cruciali e le best practice che vengono dal comparto agroalimentare, al fine di migliorare l’azione legislativa nel prossimo futuro.

Il caso dei limoni turchi

L’EFSA ha di recente pubblicato un rapporto sulla presenza dei residui di pesticidi negli alimenti consumati nei Paesi dell’UE. Secondo le rilevazioni, il 97% dei prodotti analizzati non conteneva residui significativi o ne conteneva entro i limiti di legge. Una percentuale che saliva al 98,8% in caso di prodotti bio.

Di recente è però emerso un certo allarme per alcuni alimenti d’importazione. È il caso dei limoni turchi, per cui la Commissione Ue ha deciso di modificare le condizioni d’entrata e di rafforzare i controlli alle frontiere.

Tra settembre e ottobre, per 5 volte, nelle partite provenienti dalla Turchia erano  state rilevate tracce di colrpirifos oltre i limiti massimi previsti dalla legge. Per rafforzare i controlli, la Commissione ha deciso di raddoppiare il numero dei controlli su questo tipo di importazioni dal Paese. Il sistema entrerà in vigore dal prossimo primo gennaio.

FONTI:

http://ec.europa.eu/smart-regulation/roadmaps/docs/2016_sante_197_ealuation_plant_protection_products_en.pdf

http://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/istituzioni/2016/11/18/commissione-valuta-revisione-norme-pesticidi-in-agricoltura_c99feb0a-fb87-4d9c-950f-717a9925e4e2.html

http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=OJ:L:2005:070:0001:0016:it:PDF

http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=OJ:L:2009:309:0001:0050:IT:PDF

http://www.italiafruit.net/DettaglioNews/37200/mercati-e-imprese/la-ue-rafforza-i-controlli-sui-limoni-turchi

http://www.suoloesalute.it/pesticidi-negli-alimenti-ottimi-risultati-nel-rapporto-annuale-efsa/