Suolo e Salute

Mese: Maggio 2017

Soldi alle amministrazioni che usano il biologico nelle mense scolastiche

Il governo vara un fondo per le amministrazioni locali che certifichino la provenienza biologica dei prodotti utilizzati all’interno delle mense scolastiche.

L’emendamento segue altre disposizioni in materia ambientale che negli ultimi anni hanno favorito l’uso del biologico. Come la legge n. 221/2015 che stabiliva che il 15% e il 40% dei prodotti utilizzati nella ristorazione collettiva dovessero essere biologici.

Roberto Zannoni (AssoBio): «Il biologico di interesse nazionale»

La misura è stata salutata con entusiasmo da Zannoni, presidente di AssoBio, una delle associazioni di riferimento per le imprese operanti nel biologico:

«Lo stesso testo unico sull’agricoltura biologica attualmente in discussione nel nostro parlamento riconosce la produzione biologica come attività di interesse nazionale con funzione sociale e sancisce che lo Stato debba favorire e promuovere ogni iniziativa volta al suo sviluppo. È l’unico settore produttivo che può vantare tali riconoscimenti, cui ora, finalmente, si affiancano misure di promozione che ne rafforzeranno lo sviluppo».

Positivo anche il giudizio di Paolo Carnemolla di Federbio, altra associazione di riferimento del biologico in Italia.

«L’emendamento incentiva i comuni a incrementare la presenza di prodotti biologici nelle mense, che dovranno essere certificate proprio come sono certificate e sottoposte al sistema di controllo europeo le 53mila aziende agricole biologiche italiane che coltivano nel rispetto dell’ambiente senza utilizzare nemmeno un grammo di concimi, erbicidi, insetticidi e anticrittogamici chimici di sintesi e le 7mila imprese che trasformano i loro prodotti di qualità senza coloranti, conservanti e altri inutili additivi», spiega il presidente.

Biologico:  emendamento necessario

L’emendamento è necessario in una situazione in cui le condizioni ambientali sono sempre più compromesse. Feder.bio riprende i dati dell’istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale. Viene fuori un quadro preoccupante in cui in oltre il 60% delle acque superficiali e in oltre il 30% di quelle profonde si trovano 224 pesticidi diversi, in prevalenza diserbanti. E il 37% degli alimenti consumati in Italia contiene residui di pesticidi.

FONTI:

http://www.feder.bio/comunicati-stampa.php?nid=1175

http://www.ansa.it/canale_terraegusto/notizie/istituzioni/2017/05/24/a-scuola-arrivano-le-mense-biologiche-certificate_26aa0254-ab55-4223-90b1-9fe483d76aa8.html

http://www.adnkronos.com/soldi/economia/2017/05/25/scuola-arrivano-mense-biologiche_o22NeapY05EPaHa2bWfExL.html

 

 

Grano duro italiano: la formula del rilancio al DurumDays di Foggia

Le semine del grano duro italiano in calo (-8,3%). Il valore della produzione attesa è di 4,5 milioni di tonnellate per una superficie di 1,27 milioni di ettari coltivati.

A Foggia, al DurumDays, sono state divulgate le previsioni della campagna 2017/2018 sulla semina e produzione di frumento duro in Italia, elaborati dalla società di ricerca Areté.

Grano duro: export a +6,7%

Durante l’incontro, che ha unito per la prima volta tutti gli attori della filiera di grano duro e pasta italiani, sono stati presentati anche altri dati più incoraggianti. Le stime Areté infatti preannunciano anche un aumento dell’export (+6,7%), che dovrebbe raggiungere i 4,8 milioni di tonnellate.  A livello internazionale, insieme al calo stimato in Nord America (al -29% del Canada si aggiunge il -19% degli Usa) e a un calo del -1,04% per la produzione dell’UE a 28, spicca in controtendenza solo il dato del Nord Africa, dove la produzione è prevista crescere del 49%.

Alleanza delle Cooperative Agroalimentari: «Manca l’aggregazione dell’offerta»

L’incontro è stata anche l’occasione per riflettere sui problemi del comparto del grano duro e cercare soluzioni. Giorgio Mercuri, presidente dell’Alleanza delle Cooperative Agroalimentari ha spiegato che “il sistema del grano duro è ancora poco aggregato (lo è appena il 50% del comparto”. Secondo Mercuri è proprio la mancanza di una vera e propria aggregazione dell’offerta a mettere a rischio la produzione del grano duro italiano.

Grano duro: il conto deposito non è una soluzione adeguata

Nel suo intervento Mercuri ha sollevato anche il “nodo” del conto deposito che a suo parere è una formula contrattuale ormai vecchia. Serve per il presidente “una soluzione più adeguata ai tempi, un approccio più moderno e imprenditoriale al mercato:

«La cooperazione sta lavorando per un sistema aggregato innovativo, in grado di muovere dal concetto di cooperazione a un sistema di organizzazione di prodotto dove la materia prima non solo non viene più conferita in conto deposito, ma entra a far parte di un sistema di produzione di filiera attraverso programmi di coltivazione e commercializzazione»,  ha concluso Mercuri.

FONTI:

http://www.informatoreagrario.it/ita/News/scheda.asp?ID=3344

http://www.agenparl.com/cereali-mercuri-alleanza-coop-prioritario-piano-nazionale-settore/

https://www.durumdays.com/

 

Coalizione #StopGlifosato denuncia: “Siamo tutti contaminati”

Non si placano le polemiche sul glifosato, l’erbicida inserito nella lista delle sostanze cancerogene.

La coalizione #StopGlifosato, che racchiude 45 associazioni, ha realizzato un test su 14 donne incinte: il 100% di loro presenta tracce di glifosato nelle urine.

Il test dimostra che la presenza dell’erbicida va da una quantità  di 0,43 nanogrammi per millilitro fino a 3,48 nanogrammi. Una presenza pericolosa anche tenendo conto che il glifosato è stato inserito dallo IARC (Istituto sulla Ricerca del Cancro) nella lista di sostanze probabilmente cancerogene. Un parere che si scontra contro quelli negativi dell’EFSA (l’Agenzia Europea per la Sicurezza dei Cibi) e dell’ECHA (l’Organismo per il Controllo delle Sostanze chimiche) che ritengono l’erbicida non cancerogeno.

Mammuccini #StopGlisofato: «Studi non imparziali»

Secondo Maria Grazia Mammuccini, la portavoce di #StopGlifosato, gli studi dei due organismi (ECHA e EFSA) non sono imparziali perché prendono in considerazione anche studi  sul  glifosatopresentati da aziende, non indipendenti e pubblici. Inoltre, continua la portavoce:

«Tutti e due gli organismi, nel loro tentativo di essere tranquillizzanti sulla cancerogenicità (che peraltro lo IARC conferma), hanno però ammesso che i danni ci sono: genotossicità, danni alla vista, effetti duraturi sugli organismi acquatici. Ma soprattutto l’ECHA ha fatto una grave ammissione: il suo parere ‘non tiene conto della possibilità di esposizione alla sostanza e quindi non tratta dei rischi di esposizione’. In altre parole, non si sa quali potrebbe essere gli effetti a un’esposizione prolungata, come quella degli agricoltori».

Sono i cittadini europei che devono dire basta al glifosato

Per la Mammuccini, in una situazione in cui gli organismi di controllo hanno nei loro board i rappresentanti di grandi multinazionali, non resta che ai cittadini di “prendersi la responsabilità della propria salute”. Per questo la colazione ha pensato di lanciare una petizione che ha giù raggiunto 800mila firme (ne servono 1 milione). Le informazioni e gli aggiornamenti sugli esiti si possono trovare sul sito l www.stopglifosato.it.

 

FONTI:

http://www.feder.bio/comunicati-stampa.php?nid=1174

www.stopglifosato.it

http://asud.net/glifosato-siamo-tutti-esposti-le-analisi-choc-14-donne-incinte-positive-allerbicida/

 

Il Made in Italy sbarca in Cina grazie a FederBio

Il Made in Italy arriva in Cina grazie a FederBio.

La Federazione italiana agricoltura biologica e biodinamica si è fatta promotrice di due importanti appuntamenti. Il primo, già concluso, la partecipazione al Sial China, il salone di riferimento nel settore dell’agroalimentare nel Paese. Il secondo, un appuntamento dedicato alla promozione dei prodotti biologici nazionali.

Made in Italy in Cina per tutelare e favorire l’internazionalizzazione dei prodotti bio

Il piano strategico volto a favorire l’internazionalizzazione del comparto biologico è stato siglato da FederBio con il Ministero dello Sviluppo Economico nel 2009.

Da allora, la Federazione ha avviato una serie di programmi in sinergia con l’ICE (Agenzia per la promozione).

La partecipazione di FederBio al Sial China 2017 rientra all’interno delle iniziative del progetto OFOM (OrganicfoodOrganic mood), il programma triennale, finanziato da UE e Italia e finalizzato ad accrescere e rafforzare il ruolo del bio in Paesi extraeuropei, come Cina, Giappone e USA.

Il Sial China 2017 è la maggiore esposizione asiatica specializzata nell’innovazione alimentare. Dal 17 al 19 maggio, ha ospitato oltre 3.200 espositori in 149.500 metri quadrati, accogliendo più di 80mila professionisti provenienti da tutto il mondo. Accanto alla Federazione anche ALINOR, PROBIOS e RIGONI D’ASIAGO, aziende simbolo dell’eccellenza del bio “made in Italy”.

La crescita del bio oltre i confini tradizionali

Assistiamo, in Italia e in Europa, a una forte crescita del comparto. Una crescita che, grazie al peso che il Made in Italy ha nel mondo, potrebbe estendersi oltre i confini nazionali. Paolo Carnemolla, presidente FederBio, ha così commentato le iniziative della Federazione in Estremo Oriente:

«In Europa assistiamo a un successo senza precedenti del settore biologico. Un fenomeno che si traduce in un tasso di crescita della superficie biologica dell’8,2%; in un incrementodel 13% del mercato che nel 2015 ha raggiunto quasi i 30 miliardi di euro; e in un giro d’affari che interessa oltre 413.000 tra produttori, trasformatori ed importatori di prodotti biologici. Vogliamo replicare questo successo oltre i confini europei e la Cina, grazie all’estensione territoriale e alle dimensioni del mercato, rappresenta una realtà molto promettente».

Fonte:

http://www.feder.bio/comunicati-stampa.php?nid=1168

 

Consumatori bio: il marchio è garanzia di qualità? L’evento a Reggio Emilia

Il mondo dei prodotti biologici, soprattutto agroalimentari, è in forte crescita in tutto il mondo. Anche l’Italia segue questo trend e sempre più consumatori scelgono cibo a marchio bio, perché considerato più sicuro e sostenibile dal punto di vista ambientale.

Questo fa sì che la filiera sana cresca, ma anche che si moltiplichino i tentativi di truffa e frode.

Per confrontarsi su questo tipo di tematiche, si terrà a Reggio Emilia un dibattito intitolato: “Mi fido del Bio? Quali garanzie per i consumatori?.

La salvaguardia dei consumatori

L’appuntamento è stato organizzato dell’Eurodeputato Marco Zullo, appartenente al gruppo EFDD (Europa della Libertà e della Democrazia Diretta) e membro del Movimento 5 Stelle. L’evento si terrà a partire dalle 20:30, a Reggio Emilia, presso l’hotel Posta, in piazza del Monte a Reggio Emilia.

Oltre a Zullo, interverranno esperti e addetti del settore. Ci sarà Emanuela Bianchi, tecnologa alimentare e membro dell’associazione di consumatori Altroconsumo. Insieme a lei, Paolo Carnemolla, Presidente di FederBio, Federazione italiana per l’Agricoltura Biologica e Biodinamica. Modera Manuela Botteghi.

L’identikit di un consumatore sempre più diffuso

Quello dei prodotti biologici è un mercato che non conosce crisi. Uno dei pochi, ormai, soprattutto in Italia. Secondo dati Nomisma, il comparto ha fatto registrare il +44% negli anni 2015-2016. In termini assoluti, il mercato ha raggiunto i 3 miliardi di euro complessivi, con un forte aumento anche sul versante export: 1,6 miliardi. Sono quasi 8 su 10 le famiglie che oggi consumano almeno un prodotto bio nell’arco di 12 mesi.

A essere attirati dagli alimenti biologici, soprattutto gli over 30: nella fascia di popolazione fino a 44 anni, la quota di consumatori è arrivata al 65%, mentre scende – anche se di poco – tra gli over 55, dove la fetta di mercato arriva al 51%.

L’aspetto che però contraddistingue le famiglie che scelgono l’agroalimentare senza pesticidi chimici è la presenza di bambini: i nuclei familiari con bambini con età inferiore ai 12 anni sono più propensi ad acquistare bio. Questo ci dice molto sulla percezione di questo tipo di prodotti, considerati a ragione come migliori dal punto di vista della salute e delle qualità organolettiche, oltre che per la sostenibilità ambientale. Proprio per rafforzare questa fiducia, è fondamentale garantire ai consumatori certezza della filiera e salubrità.

FONTI:

http://www.feder.bio/agenda.php?nid=1167

http://www.suoloesalute.it/gdosalgono-147milioni-euro-le-vendite-dellortofrutta-bio/

http://www.vita.it/it/article/2017/02/09/alimentazione-il-biologico-conquista-gli-italiani-44-in-due-anni/142407/

Italia prima in Europa per Valore aggiunto in agricoltura

Per una volta, l’Italia non resta indietro: con i suoi 30 miliardi di euro correnti, il nostro Paese è oggi il primo nella Ue a 28, per il livello di valore aggiunto dell’agricoltura.

Lo afferma la Coldiretti in una nota. Le ragioni del primato? Secondo l’associazione dei coltivatori diretti sono da ricercare soprattutto nella qualità dei prodotti e nella salubrità ambientale.

Valore aggiunto: Made in Italy più ‘green’ d’Europa

Sono 3, in particolare, i settori premianti: l’ortofrutta, il vino e l’olio, che insieme costituiscono le punte di diamante del Made in Italy agricolo. La ricerca della Coldiretti è stata condotta sulla base dei dati Istat più recenti, emersi dall’analisi dell’andamento dell’economia settoriale nello scorso anno.

L’agricoltura italiana”,ha sottolineato la Coldiretti in una nota,“è diventata la più green d’Europa con il maggior numero di certificazioni alimentari a livello comunitario per prodotti a denominazione di origine Dop e Igp, la leadership nel numero di imprese che coltivano biologico, ma anche la minor incidenza di prodotti agroalimentari con residui chimici fuori norma e la decisione di non coltivare organismi geneticamente modificati”.

Il settore biologico ha avuto quindi un ruolo fondamentale nel raggiungimento del primato, assicurando qualità dei prodotti e sostenibilità ambientale al comparto.

Accanto a questo, c’è la grande ricchezza e varietà di prodotti riconosciuti per la propria unicità: sono quasi 5mila (4.965 per l’esattezza) i prodotti alimentari tradizionali censiti, ricorda Coldiretti. A essi vanno affiancate 291 specialità Dop e Igp, riconosciute a livello comunitario, ma anche 415 vini Doc e Docg.

Sono 60mila, inoltre, le aziende agricole biologiche italiane. Un vero e proprio boom che si affianca alla scelta “di vietare le coltivazioni Ogm e la carne agli ormoni, a tutela della biodiversità e della sicurezza alimentare”.

Focus su giovani e lavoro

La notizia del buon andamento del Valore aggiunto agricolo italiano è un ulteriore elemento positivo in un contesto già in forte crescita.

Nel 2016, l’agricoltura è infatti il settore che ha registrato il maggior aumento di occupati, in Italia: +4,9%. Un risultato che risalta ancora di più se confrontato con lo stesso dato nell’ambito dei servizi (+1,8%) e dell’industria (-0,5%). Secondo Coldiretti, a far incrementare l’occupazione è soprattutto la scelta di coltivare un pezzo di terra in proprio, da imprenditori: sono 51mila le aziende agricole guidate da under 35, con una crescita del 6% rispetto al 2015:

Le aziende agricole dei giovani possiedono una superficie superiore di oltre il 54 per cento alla media, un fatturato più elevato del 75 per cento e il 50 per cento di occupati in più”, spiegano dalla Coldiretti.

Valore aggiunto: non solo note positive

Malgrado il primato europeo, ci sono criticità e problemi che in parte frenano la filiera agricola nazionale. Questioni che Coldiretti identifica in due correnti principali:

Nel 2016 il valore aggiunto di agricoltura, silvicoltura e pesca ha segnato un calo del 5,4% a prezzi correnti dovuto soprattutto al taglio delle quotazioni alla produzione (-3,4%) per effetto delle speculazioni e delle distorsioni di filiera nel passaggio dal campo alla tavola. A incidere è stato anche il flusso delle importazioni selvagge che fanno concorrenza sleale alla produzione nazionale perché vengono spacciati come Made in Italy per la mancanza di indicazione chiara sull’origine in etichetta per tutti i prodotti. Su questo fronte, per il 2017 sono attese importanti novità per il latte, i formaggi, il riso e la pasta Made in Italy“.

FONTE:

http://www.italiafruit.net/DettaglioNews/39554/mercati-e-imprese/valore-aggiunto-in-agricoltura-italia-prima-in-europa