Suolo e Salute

Mese: Dicembre 2013

FederBio attiva gruppo di lavoro mezzi tecnici sui prodotti fitosanitari

In un comunicato stampa diffuso ieri FederBio informa di aver attivato un gruppo di lavoro avente la finalità di esprimersi in merito all’ammissibilità dei formulati commerciali impiegabili, allo scopo di approntare un elenco sempre aggiornato e aggiornabile dei prodotti fitosanitari impiegabili in agricoltura biologica e di supportare gli operatori e gli organismi di certificazione per “semplificarne il lavoro e agevolare la crescita equilibrata della filiera”. Sull’iniziativa, arriva anche il commento del presidente FederBio Paolo Carnemolla, secondo il quale il crescente aumento della superficie coltivata secondo il metodo biologico impone la necessitò di “fornire un valido supporto agli operatori, siano essi agricoltori, tecnici o certificatori, attraverso esperti del settore e uno strumento rapido di consultazione che contenga le tipologie di mezzi tecnici ammessi”. “la costituzione del gruppo di lavoro mezzi tecnici vuole essere una risposta alle esigenze di trasparenza, informazione e uniformità di chi opera seriamente nel settore del bio”. Secondo Carnemolla “l’ambito dei mezzi tecnici per l’agricoltura biologica, anche se normato a livello europeo e nazionale, non è ancora adeguatamente presidiato sul versante dell’informazione e per questo spesso alcuni aspetti normativi inerenti in particolare i prodotti fitosanitari possono quindi facilmente essere soggetti a una libera interpretazione che rischia di danneggiare gli operatori e favorire comportamenti non omogenei nel sistema di certificazione”. Conseguentemente, FederBio ha deciso di costituire il gruppo di lavoro affinché l’agricoltura biologica “possa garantire un utilizzo corretto anche dei prodotti fitosanitari, ovvero tutti quei mezzi che sostituiscono (con l’aiuto fondamentale e le conoscenze dell’agricoltore biologico) i prodotti di sintesi, la cui assenza e’ ancora oggi percepita dal consumatore come il valore aggiunto rispetto all’agricoltura convenzionale”.

Fonte: FederBio

Riforma PAC, De Girolamo incontra le organizzazioni agricole e agroalimentari

Il Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Nunzia De Girolamo ha incontrato ieri 18 dicembre presso la sede del Mipaaf le principali organizzazioni del settore agricolo e agroalimentare. Al centro dell’incontro, come recita un comunicato stampa ministeriale, la riforma della PAC, “con particolare riferimento al settore dello sviluppo rurale, la cui programmazione dovrà essere avviata a partire dal prossimo 1 gennaio”. “Il ministro  – prosegue il comunicato – ha assicurato il massimo sostegno da parte delle istituzioni nella futura fase di applicazione e ha chiesto di mantenere aperto un canale di dialogo con le organizzazioni sul territorio per affrontare insieme le sfide del futuro. “Dall’incontro – conclude la nota del Mipaaf – è emersa la volontà di collaborare con responsabilità per portare avanti il lavoro in modo proficuo. Le organizzazioni agricole hanno, inoltre, ribadito al ministro la soddisfazione per le norme in favore del settore agricolo che sono state introdotte nella legge di stabilità”.

Fonte: Agrapress

Legge di stabilità, De Girolamo “molto soddisfatta”

“Il governo e il parlamento hanno dimostrato, in questa fase di approvazione della legge di stabilità, di mantenere alta l’attenzione sull’agricoltura”. A dichiararlo il Ministro delle Politiche Agricole Nunzia De Girolamo, che ha espresso grande apprezzamento per l’operato del governo nei confronti del settore agricolo. “Dopo l’abolizione per il 2013 dell’IMU agricola, abbiamo raggiunto altri importanti risultati, che avranno come effetto quello di liberare risorse per il comparto: a partire dal 2014 i fabbricati rurali sono esentati dall’IMU e avranno aliquota TASI fissata con un limite massimo dell’uno per mille. È ridotto, poi, da 110 a 75 il moltiplicatore per i terreni agricoli di coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali iscritti alla previdenza agricola”. De Girolamo si è detto “molto soddisfatta per le norme che, grazie al proficuo lavoro che abbiamo svolto insieme al parlamento, saranno introdotte e che avranno riflessi positivi sul settore”, che ha ricordato anche gli altri provvedimenti a favore del comparto agricolo: dall’inserimento delle attività agricole tra quelle finanziabili in conto capitale per le calamità, alla quota del 20% dei  terreni agricoli demaniali destinati all’affitto agli under 40 al ripristino del diritto per le società agricole di optare tra reddito catastale e a bilancio, alla possibilità di utilizzare anche nel settore agricolo il 5% delle risorse del fondo di sviluppo e coesione per interventi di emergenza con finalità di sviluppo. “Tutti segni di attenzione importanti per un settore che deve restare protagonista nel sistema economico del nostro paese”, ha dichiarato De Girolamo. Il Ministro ha ricordato inoltre che sono state destinate specifiche risorse per il contrasto alla criminalità agro ambientale, che è stata riportata a 5 milioni di euro la quota per il fondo bieticolo saccarifero (precedentemente ridotta a 4 al senato) e che sono stanziati ulteriori 5 milioni di euro (per un totale di 10) per l’acquisto di derrate alimentari per gli indigenti.

Fonte: Agrapress

Al via il progetto “Safety for Food”

E’ stato presentato a Roma nei giorni scorsi presso il Mipaaf il progetto “Safety for Food”, un’innovativa piattaforma tecnologica creata con lo scopo di fornire piena tracciabilità dei prodotti della filiera agro-alimentare. L’idea è quella di fornire una sorta di “passaporto digitale” in grado di certificare la tracciabilità di gni prodotot Made in Italy, contrastando in questo modo alla radice i tentativi di frode alimentare. Condividendo le informazioni della filiera, dalla produzione fino alla distribuzione ai punti vendita, Safety for Food è una piattaforma tecnologica al servizio dei consumatori e degli enti preposti al controllo in grado di assumere appieno il ruolo di “centro informativo sulla tracciabilità. Un’esigenza particolarmente avvertita nel caso dell’Italia, in cui il alore dell’industria agroalimentare ammonta a ben 250 miliardi di euro, pari al 15% dell’intero Pil nazionale e che coinvolge quasi 900.000 aziende e oltre 1,7 milioni di addetti.

Fonte: repubblica.it

L’Italia in prima linea contro l’etichettatura inglese “a semaforo”

Non smette di far discutere il sistema di etichettatura alimentare “a semaforo” raccomandato dal governo britannico. Il sistema classifica come più o meno salutare un prodotto riportando sull’imballaggio un codice verde, giallo o rosso a seconda della presenza di grassi, sali e zuccheri. Ma il criterio con cui il governo di Londra intende classificare i prodotti alimentari ha suscitato un vero e proprio vespaio di polemiche e una levata di scudi senza precedenti, in cui l’Italia è in prima linea in queste ore. Una procedura definita “fuorviante e distorsiva”, con conseguenze potenzialmente molto pesanti per molti prodotti Dop e Igp e moltissime eccellenze alimentari del belpaese (e non solo). Ultimo atto della vicenda la netta presa di posizione del Ministro per le Politiche agricole De Girolamo, che in occasione del Consiglio dei Ministri UE lancia un preciso attacco alla proposta inglese: “Non intendo arretrare di un millimetro – ha dichiarato il Ministro – e farò sentire forte la voce dell’Italia  sull’etichetta alimentare inglese a “semaforo” che usa un codice verde o giallo o rosso per classificare gli alimenti. Sicuramente  sarà ampliata la platea degli Stati che aderiranno a questa iniziativa e sono certa che le istituzioni Ue difenderanno la maggioranza dei partner”. Le conseguenze del sistema a semaforo sono realmente paradossali, se solo si pensa che un olio extravergine d’oliva, con questo sistema, potrebbe ricevere il bollino rosso per l’elevata presenza di grassi mentre il bollino verde sarebbe destinato all’olio di semi. Un paradosso che non ha visto l’Italia da sola nella ferma opposizione alla proposta inglese, ma che  ha visto l’adesione di altri nove Stati membri: Francia, Spagna, Cipro, Portogallo, Grecia, Lussemburgo, Romania, Slovacchia e Slovenia. E appare debole l’obiezione del rappresentante britannico, che ha dichiarato che la normativa europea sull’etichettatura non esclude la possibilità di etichette alternative e che quindi a suo giudizio non vi è violazione da parte di Londra.

Ma per farsi un’idea abbastanza chiara della scarsissima validità del sistema, che porterebbe all’esclusione ad esempio di Parmigiano, Prosciutto di Parma, Lardo di Colonnata, la mozzarella di bufala e svariati altri prodotti dell’agroalimentare italiano. Al punto da far dichiarare al Rappresentante permanente aggiunto dell’Italia presso l’UE Marco Peronaci che ci si trova di fronte ad un meccanismo  “in  contrasto con le finalità di un’informazione corretta al consumatore che finisce per essere deresponsabilizzato e seguire gli allarmi colorati” anziché affidarsi all’etichetta Ue, ben più chiara e affidabile. Per parte sua, il  commissario europeo alla sicurezza alimentare Tonio Borg ha promesso un’analisi attenta della situazione aggiungendo che vigilerà su eventuali violazioni nelle norme che regolano il mercato unico.  “Io sono qui a Bruxelles – ha dichiarato De Girolamo – per rappresentare i tanti lavoratori italiani e le tante produzioni di eccellenza che potrebbero avere un danno da un’etichettatura ingannevole, e credo ingiusta per chi vuole fare gli Stati uniti d’Europa>”. Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente di Federalimentare, Filippo Ferrua, secondo il quale “il consenso di 16 Paesi alla posizione  italiana nel corso della riunione odierna del Consiglio  è un’importante vittoria diplomatica del Governo italiano, cui va il nostro plauso  e un chiaro segnale che la Ue lancia a Londra: il semaforo in etichetta proposti dal Regno Unito è infatti discriminatorio e fuorviante, perché non esistono cibi buoni  e cattivi in sé, ma soltanto diete giuste o sbagliate, a seconda di come i diversi alimenti vengono combinati. Classificando alimenti e bevande senza evidenze scientifiche appropriate c’è il rischio di dare giudizi semplicistici ed erronei sul singolo prodotto”. Secondo Ferrua il sistema a semaforo mette a rischio “il 28,3% dei nostri prodotti esportati in Gran Bretagna,   pari a oltre 630 milioni di euro. Si tratta di una quota molto importante, il 2,6% di tutto l’export italiano 2012 nel mondo, analoga a quella coperta dall’intero nostro export alimentare su mercati importanti come Canada e Giappone>>. Cifre rincarate dalla Coldiretti, secondo la quale “il semaforo in etichetta varato dagli inglesi mette ingiustamente a rischio circa 2,5 miliardi di export di prodotti Made in Italy”, definendo quella inglese “una scelta dettata dalla volontà di diminuire il consumo di grassi, sali e zuccheri ma che non basandosi sulle quantità effettivamente consumate ma solo sulla generica presenza di un certo tipo di sostanze, finisce per escludere paradossalmente dalla dieta alimenti come l’olio extravergine d’oliva e promuove, al contrario, le bevande gassate senza zucchero, fuorviando i consumatori rispetto al reale valore nutrizionale”.

Fonte: Il Sole 24 Ore, Ansa, Agrapress