Suolo e Salute

Mese: Gennaio 2022

PIANO STRATEGICO PAC ITALIANO GIÀ AL VAGLIO DI BRUXELLES

PIANO STRATEGICO PAC ITALIANO GIÀ AL VAGLIO DI BRUXELLES

Il ministro Patuanelli rispetta la scadenza del 31 dicembre. Ora la Commissione ha tempo fino a giugno per proporre eventuali modifiche. Confermata la cancellazione dell’ecoschema del bio, che potrà però beneficiare di un trasferimento di 90 milioni di euro al secondo pilastro

Il Mipaaf rispetta la scadenza del 31 dicembre 2021 e consegna il documento chiave della prossima Pac per la valutazione della Commissione europea. Sulle pagine di Terra e Vita Angelo Frascarelli, presidente di Ismea, spiega l’importanza di un documento chiave che definisce le scelte nazionali della politica agricola dei prossimi 5 anni (2023-2027), per 33,5 miliardi di euro, pari a 7 miliardi di euro/annui.

Riunioni frenetiche

I lavori per la scrittura del Psp (piano strategico per la Pac) hanno raggiunto un livello molto frenetico nelle ultime settimane del 2021, con moltissime riunioni tra Ministero, Regioni, organizzazioni agricole, organizzazioni del mondo cooperativo e portatori d’interesse (associazioni ambientaliste, rappresentanze dell’industria alimentare, ecc.).

I punti chiave

Alla fine, l’Italia è riuscita a rispettare l’obiettivo di inviare il Psp a Bruxelles entro la data del 31 dicembre 2021. Molte le scelte importanti per la programmazione 2023-2027: mantenimento dei titoli, cinque eco-schemi, pagamento ridistributivo fino a 14 ettari, pagamento accoppiato con le novità per agrumi e riso, nuova Ocm per le patate.

Il sacrificio del bio

Il biologico ha perso la battaglia per il suo inserimento nel primo pilastro. L’eco-schema del bio è stato infatti sacrificato nel corso delle discussioni con i portatori d’interesse. Come abbiamo anticipato su queste pagine (clicca qui per approfondire)  Il Psp ha però previsto il trasferimento di risorse dal I al II pilastro, per importi pari a 90 milioni di euro annui per il sostegno all’agricoltura biologica, andando ad integrare le risorse del II pilastro.

La convergenza interna

Va inoltre tenuto conto del processo di convergenza interna dei titoli. I titoli rimarranno infatti differenziati sulla base del loro valore storico, ma l’Italia dovrà ridurre i titoli di valore elevato e finanziare l’innalzamento dei titoli di valore basso, attraverso tre criteri:

– una convergenza per avvicinare il valore dei titoli di valore basso al 85% del valore medio nazionale nel 2026, raggiungibile con 4 step crescenti (5%, 6%, 7%, 7%);

– un tetto ai titoli di 2.000 euro dal 2023;

– una diminuzione dei titoli di valore più elevato, applicando uno “stop loss” al 30%.

L’obiettivo finale del nuovo modello di sostegno della Pac è di avvicinare i valori dei pagamenti diretti ad ettaro.

La Commissione europea ha ora tempo fino a giugno per approvare il documento quadro italiano o per proporre aggiustamenti.

I PROGRAMMI EUROPEI 2022 PER LA PROMOZIONE  AGROALIMENTARE PARTONO DAL BIO

I PROGRAMMI EUROPEI 2022 PER LA PROMOZIONE AGROALIMENTARE PARTONO DAL BIO

La Commissione mette l’accento sui prodotti di qualità in grado di supportare gli obiettivi del Green Deal. Precedenza quindi a bio, ortofrutta e prodotti da agricoltura sostenibile. I fondi a disposizione per azioni fuori e dentro l’Unione sono quasi 186 milioni di euro

La Commissione Europea lancia i bandi 2022 per i programmi di promozione agroalimentare e mette l’accento sui prodotti di qualità e in particolare nel biologico. I programmi sostenuti da Bruxelles dovranno infatti supportare in modo più diretto gli obiettivi del Green Deal europeo. E ciò include la promozione dei prodotti biologici, della frutta e della verdura e dell’agricoltura sostenibile.

Il montepremi

Il “montepremi” a disposizione è notevole: 185,9 milioni di euro per programmi da realizzare sia all’interno che all’esterno dell’UE. Sul bilancio totale, 176,4 milioni di euro sono destinati al cofinanziamento di programmi di promozione da selezionare tra le proposte che rispondono agli inviti pubblicati. Il finanziamento rimanente sosterrà le iniziative dell’UE in questo campo.

La politica di promozione cofinanzierà campagne in linea con le ambizioni del Green Deal europeo, sostenendo gli obiettivi della strategia Farm to Fork , il piano d’azione biologico dell’UE e la comunicazione  sull’iniziativa dei cittadini europei contro le gabbie nell’allevamento. Le campagne dovrebbero evidenziare gli elevati standard di sicurezza e qualità, nonché la diversità e gli aspetti tradizionali dei prodotti agroalimentari dell’UE, compresi i regimi di qualità come il bio.

Giappone, Corea e Canada nel mirino

Per le campagne all’estero vengono fissate priorità sui mercati ad alto potenziale di crescita come: Giappone, Corea del Sud o Canada. Si prevede che le campagne aumenteranno il consumo e la competitività dei prodotti agroalimentari dell’UE aumentandone il profilo e aumentando il loro mercato nel paese interessato.

Possono presentare domanda di finanziamento e presentare proposte un’ampia gamma di organismi, come organizzazioni di categoria, organizzazioni di produttori e gruppi agroalimentari responsabili delle attività di promozione. I progetti saranno valutati in particolare per quanto riguarda la sostenibilità dei criteri di produzione e consumo, in linea con gli obiettivi climatici, ambientali e di benessere animale della PAC nonché con la strategia Farm to Fork .

Le scadenze

Le proposte devono essere presentate entro il 21 aprile 2022 tramite il portale dedicato . La Commissione valuterà le proposte e annuncerà i beneficiari in autunno. L’ Agenzia esecutiva per la ricerca europea (REA) fornisce una serie di strumenti per aiutare i candidati a presentare con successo le loro proposte.

L’1 e il 2 febbraio 2022, l’Agenzia esecutiva per la ricerca europea (REA) organizzerà una giornata informativa su questi bandi

MENO PLASTICA IN VIGNETO E CANTINA, SVOLTA GREEN IN EMILIA-ROMAGNA

MENO PLASTICA IN VIGNETO E CANTINA, SVOLTA GREEN IN EMILIA-ROMAGNA

Presentato il progetto “Vivi Plastic free” da Ri.Nova (ex Crpv) per il recupero dei sottoprodotti della vinificazione. L’obiettivo è dimezzare l’utilizzo di plastica in vigneto e cantina

Il vino emiliano-romagnolo investe sull’economia circolare. Merito anche di “Vivi Plastic Free”, progetto presentato da Ri.nova, società che ha raccolto il testimone del Crpv specializzata nella ricerca scientifica in ambito agroalimentare a Cesena (Fc), in collaborazione con l’Università di Modena, Cantine Riunite&Civ, Caviro, Terre Cevico, oltre a diverse aziende agricole nel territorio regionale, Irecoop, Sabiomaterials e l’Associazione il Ventaglio di Orav. U

Nuovi materiali dagli scarti

n progetto ambizioso che punta a ridurre la presenza di plastica nel vigneto e in cantina fino al 60%, sostituendola con nuovi materiali ricavati dagli scarti della produzione vitivinicola.

«Nella filiera vitivinicola – spiega Giovanni Nigro, responsabile di progetto per Ri.Nova -la plastica convenzionale viene utilizzata principalmente per la produzione di tappi per la chiusura di vini e per la realizzazione di legacci da utilizzare sulle viti in fase di allevamento, potatura e nel caso di innesti».

La sostenibilità del biofiller

«Col progetto “Vivi Plastic Free” vogliamo più che dimezzare l’utilizzo di questo materiale, sostituendolo con un biofiller, un nuovo prodotto sostenibile da un punto di vista ambientale ed economico, creato dagli scarti della produzione vitivinicola e che può essere trasformato attraverso un processo replicabile su scala industriale». Il progetto è stato ammesso a contributo nell’ambito del Psr 2014-2020 dalla Regione Emilia-Romagna.

L’aumento dei costi delle materie plastiche

Nuova vita per prodotti di scarto, quindi, nel solco dei principi dell’economia circolare. «La sostenibilità ambientale ed economica oggi è cruciale per qualunque settore produttivo e la filiera vitivinicola non fa eccezione – spiega Nigro -: il comparto sta affrontando l’aumento dei costi delle materie plastiche che ha colpito tutti i settori e, fino a oggi, è stato costretto a gestire i notevoli costi di smaltimento degli scarti di produzione». G

«Grazie a “Vivi Plastic Free” le aziende potranno recuperare sottoprodotti di campo e di cantina per valorizzarli economicamente e, nel contempo, utilizzare materiali ecocompatibili, biodegradabili e/o compostabili, con un impatto positivo sull’ambiente e sul pianeta». I tempi di realizzazione saranno molto brevi. «Il progetto – conclude Nigro – prevede l’applicazione di tecniche e metodologie innovative già mature dal punto di vista scientifico. Sono convinto che la loro trasferibilità alle imprese del settore potrà avvenire in tempi molto rapidi».

IL BIO NEL DESERTO

IL BIO NEL DESERTO

Un filo diretto tra Italia ed Emirati Arabi grazie al biologico: all’Expo di Dubai l’esperienza di Emirates Bio Farm, una realtà agricola bio cresciuta nel deserto anche grazie alla collaborazione tecnica con il nostro Paese

Un filo diretto tra Roma e Dubai, tra Italia ed Emirati Arabi grazie al bio. Nel corso di Expo 2020 Dubai si è infatti tenuto l’evento “Agricoltura, allevamento e pesca sostenibili: le migliori pratiche innovative e digitali della cooperazione italiana ed europea – Agricoltori, Allevatori e Pescatori connessi con il futuro sostenibile” organizzato da Legacoop Agroalimentare e Legacoop Emilia Romagna con il supporto di Coopfond nello spazio della Regione Emilia Romagna presso il Padiglione Italia.

La doppia sfida dello Sceicco

Nel corso dell’evento Yazen Al Kodmani, Operations Manager di questa struttura, ha raccontato l’esperienza di Emirates Bio Farm, una realtà agricola biologica cresciuta nel deserto anche grazie alla collaborazione tecnica con il nostro Paese. L’agenzia Ansa ha raccolto il suo intervento, svelando la storia dell’uomo che ha reso green il deserto.

«Datemi l’agricoltura e io vi darò civiltà», ha ricordato El Kodmani, è tra le più celebri dichiarazioni dello sceicco Zayed bin Sultan Al Nahyan, padre fondatore degli Emirati Arabi Uniti. E se già è una sfida trasformare il deserto in un terreno fertile, lo è anche di più realizzare coltivazioni e allevamenti biologici e a ridotto impatto ambientale. Ma quella della sostenibilità e dell’indipendenza alimentare è un obiettivo che gli Emirati Arabi Uniti vogliono raggiungere, anche attraverso l’impegno dei produttori privati come Emirates Bio Farm, che punta su riciclo degli scarti, produzione locale, educazione e agriturismo per promuovere lo sviluppo agricolo del Paese.

La collaborazione con l’Italia

L’azienda agricola bio emiratina ha preso spunto dall’esperienza italiana per poter migliorare la propria produzione in termini di innovazione tecnologica. Emirates Bio Farm la più grande fattoria biologica privata degli Emirati, distribuita su 25 ettari all’interno di 100 ettari di terreno aperto ad Al Shuwaib, tra Dubai e Al Ain.

Ortofrutta e uova

«Produciamo oltre 60 varietà di frutta e verdura – spiega Al Kodmani – e abbiamo anche un allevamento di ovaiole con cui produciamo uova tutte certificate bio». Secondo il responsabile dell’azienda, le sfide dell’agricoltura nel deserto non sono molto diverse da quelle di tante altre realtà del mondo. «Abbiamo solo climi diversi, ma la scarsità d’acqua non è una sfida solo per noi, ma per molti Paesi in tutto il mondo oggi».

Ridurre il consumo d’acqua

«Quello che stiamo cercando di fare per vincere questa sfida è utilizzare un’economia circolare». «Le ovaiole ad esempio, e speriamo nel futuro di avere anche le pecore – possono mangiare gli scarti. Usiamo il letame per fertilizzare i campi. Stiamo usando l’irrigazione a goccia e serre d’ombra per ridurre il consumo di acqua. Inoltre, speriamo in futuro di allevare pesci tilapia (una specie molto diffusa nelle acque dolci del continente africano) utilizzando poi la loro acqua per l’irrigazione». La sostenibilità è chiave all’Expo di Dubai, come lo è nel percorso di Emirates Bio Farm.

Sostenibilità uguale biologico

«Per noi sostenibilità significa biologico, e stiamo cercando di crescere proteggendo l’ambiente, riducendo l’uso di fertilizzanti e pesticidi chimici, semi trattati, e promuovendo la circolarità».

Inoltre, l’azienda è pioniera negli Emirati nell’agriturismo, accogliendo nelle sue strutture migliaia di visitatori ogni anno con tour educativi per promuovere sostenibilità, agricoltura biologica, lotta allo spreco alimentare. E la sostenibilità non fa bene solo all’ambiente, ma anche all’indipendenza alimentare degli Emirati, Paese che importa l’80% del suo cibo.

«Come abbiamo visto con il Covid, la sicurezza alimentare è molto importante quando si verificano interruzioni delle spedizioni commerciali. Crediamo di essere in grado di offrire prodotti di qualità per il nostro mercato locale».

Tecnologia e know-how made in Italy

«Non siamo come l’Unione Europea con misure di protezione del mercato, quindi abbiamo molte più difficoltà con la concorrenza di tutto il mondo, cerchiamo quindi di essere più competitivi».

Un percorso di crescita a cui l’Italia può dare un grosso contributo: «L’Italia è uno dei maggiori fornitori di tecnologia e know-how agricolo, e vogliamo cercare di espandere le nostre relazioni, imparare e migliorare grazie all’esperienza italiana».

MACFRUT 2022 CONFERMA IL SALONE “BIOSOLUTIONS”

MACFRUT 2022 CONFERMA IL SALONE “BIOSOLUTIONS”

La fiera dell’Ortofrutta rimane programmata al Rimini Expo center per il 4-6 maggio 2022. Rinnovato l’appuntamento con il salone dedicato agli agenti di biocontrollo

Area espositiva, tavoli tecnici di confronto, riconoscimento alle innovazioni più significative. Saranno questi gli ingredienti della rinnovata proposta di Biosolutions international event, il salone internazionale dedicato agli agenti di biocontrollo che si terrà il 4-6 maggio al Rimini Expo center in occasione del Macfrut.

La fiera specializzata nell’ortofrutta ha infatti confermato questo approfondimento clou assieme all’AcquaCampus.

I protagonisti

Al centro della rassegna ci saranno come protagonisti i principali operatori dell’universo della difesa e della nutrizione delle piante con metodi naturali, dalle primarie aziende internazionali agli imprenditori agricoli sino ai tecnici di un settore sempre più al centro dell’agenda agricola.

 

Per rispondere alle esigenze del consumatore, infatti, le produzioni ortofrutticole dovranno sempre di più fare uso di prodotti per difesa, nutrizione e biostimolazione di origine naturale. Da qui la centralità delle biosoluzioni con un salone dedicato nella tre giorni di Macfrut.

Ortofrutta più sostenibile

«Il successo delle edizioni scorse ci ha spinto nella direzione di proseguire lungo la strada tracciata» spiega Camillo Gardini, responsabile del progetto Biosolution di Agri 2000. «Il consumatore mondiale chiede un’ortofrutta sempre più sostenibile e di qualità e un’agricoltura sempre più attenta all’ambiente e al territorio. Biosolutions international event è l’occasione giusta per incontrare i principali operatori del settore e valutare insieme le innovazioni che consentiranno la difesa e la nutrizione delle nostre colture nei prossimi anni».

 

Un salone in tre parti

Ecco le tre parti in cui si articolerà il salone Biosolutions:

 

  • Un’area Biosolutions ad alta visibilità posizionata nella hall sud, davanti all’ingresso principale dell’evento fieristico. In tale contesto i principali produttori presenteranno prodotti e novità ai visitatori delle filiere presenti a Macfrut.
  • Altro elemento centrale saranno i tavoli tecnici riservati agli espositori. Si tratta di incontri insieme a tecnici di campo esperti delle principali colture orticole utilizzatrici di biosolutions e sementi. Ogni tavolo ospita un gruppo di relatori rappresentativi di oltre il 70% delle superfici, capaci di documentare le principali problematiche emergenti: difesa, nutrizione, mercato, mutamenti climatici e sementi. Queste le colture al centro degli incontri: pomodoro da mensa, peperone e melanzane, cetriolo e zucchino, melone e cocomero, lattuga e insalate.
  • Biosolutions International Award, riconoscimento assegnato a tutte le biosolutions presenti in fiera con forti caratteri innovativi. Giunto alla seconda edizione, è stato ideato per far conoscere e premiare le innovazioni in questo settore che diventerà sempre più centrale nel sistema agricolo come evidenziato dal Green deal.
UNO SGUARDO AL BIOLOGICO EUROPEO NEL 2031

UNO SGUARDO AL BIOLOGICO EUROPEO NEL 2031

L’Agricultural Outlook della Commissione prevede almeno un raddoppio dell’incidenza delle superfici certificate che senza contare i sostegni del Farm to Fork arriverebbero al 15%. Una crescita legata anche alla flessione della superficie agricola totale, sopravanzata entro 10 anni da quella forestale

Restano le incertezze e non è per nulla facile tracciare le previsioni per il futuro dell’agricoltura Europea. La Commissione europea ci ha provato comunque, pubblicando a fine 2021 l’Agricultural Outlook che aggiorna le proiezioni dell’andamento del settore fino al 2031.

Un documento che guida le scelte strategiche di Bruxelles

Il documento che guida le scelte strategiche della politica europea riconosce come la domanda post-Covid-19 si sia ripresa, a seguito dell’allentamento delle misure di confinamento e delle campagne di vaccinazione in corso in tutta l’UE. Tuttavia, la situazione sanitaria è ancora in evoluzione, con il rischio ormai concretizzato di ulteriori ondate di contagi. Inoltre, a livello globale, l’inflazione è aumentata a causa delle misure di sostegno finanziario a seguito della pandemia e dell’aumento dei prezzi dell’energia e delle materie prime.

Al netto della futura Pac

Altro fattore di complicazione è rappresentato dalle incognite sulla futura Pac. Il rapporto, formulato quando i Paesi membri dell’UE dovevano ancora presentare i loro piani strategici per la nuova PAC, ha simulato che le condizioni definite dall’attuale periodo di programmazione della Politica agricola comunitaria rimanessero in vigore anche oltre il periodo di transizione concordato (dopo il 2022), tenendo conto della nuova allocazione delle risorse del bilancio UE 2021-27 (ma non degli obiettivi e delle azioni previste dalle strategie Farm to fork e Biodiversity).

Seminativi in retromarcia

Nonostante queste difficoltà le notizie per il bio europeo sono comunque positive. Riguardo all’uso del suolo gli uffici statistici della Commissione prevedono infatti che la superficie agricola totale dell’Ue diminuisca leggermente nei prossimi 10 anni, principalmente a causa della riduzione della superficie a seminativi, mentre quella biologica è prevista in crescita.

Senza calcolare le misure di supporto prevista dalla nuova Pac o altre iniziative legate al Green Deal europeo, l’area dedicata alla produzione biologica secondo l’Agricultural Outlook dovrebbe infatti raggiungere il 15% del totale dei terreni agricoli entro il 2031 (oggi la media europea è dell’8%). Ciò presuppone che la domanda di questo tipo di produzione continui a crescere. Di conseguenza, si presume che il tasso annuo di conversione da convenzionale a biologico rimanga elevato nel 2022-2031 come nel 2014-19.

Gli obiettivi del Green deal

Ulteriore sostegni al settore dell’agricoltura biologica potrebbe determinare un’accelerazione della tendenza fino ad arrivare all’obiettivo richiesto dalla strategia Farm to Fork (25% della Sau agricola convertita a biologico entro il 2030).

La superficie cerealicola totale dell’Unione Europea, come detto, sembra invece destinata a diminuire a 51,2 milioni di ettari tra il 2021 e il 2031. Si prevede che le rese di grano e orzo diminuiranno leggermente, mentre quelle di mais potrebbero ancora aumentare a causa dei miglioramenti nei Paesi dell’Est Europa.

Meno cereali

Questo si tradurrà in una produzione cerealicola di 276 milioni di tonnellate nel 2031 (-2,5% rispetto al 2021). Si prevede, inoltre, che il consumo domestico diminuirà a 254,8 milioni di tonnellate, principalmente a causa della minore produzione animale per le nuove abitudini alimentari e quindi di una minore necessità di mangimi. Ad alterare queste previsioni potrà incidere, in senso ulteriormente negativo il potenziale impatto dell’aumento dei prezzi dei fertilizzanti e dell’energia che potrebbero inibire le decisioni di semina degli agricoltori nel 2022 rappresentando la principale incertezza a breve termine.

Ambivalenti le previsioni riguardo alle colture oleaginose. Con una crescita di superficie e di resa per girasole e soia, mentre la situazione della colza è difficile, poiché è più sensibile alle condizioni climatiche sfavorevoli e alla pressione dei parassiti. Combinando questa diversa tendenza, la produzione di semi oleosi dell’UE dovrebbe essere di 31,2 milioni di tonnellate nel 2031, facendo rimanere l’UE un importatore netto di semi oleosi per tutto il periodo di proiezione. In crescita anche le produzioni di barbabietola da zucchero, mentre le colture da biocarburanti potrebbero registrare una flessione.

Più foreste

Il calo delle superfici agricole dovrebbe essere appannaggio di un’ulteriore forestazione del vecchio continente. La tendenza già delineata nel report del 2020 viene infatti confermata a causa delle politiche che spingono verso l’obiettivo di neutralità climatica.

I benefit legati al sequestro di carbonio spingeranno così le aree forestali a superare quelle agricole raggiungendo nel 2031 i 161,4 milioni di ettari, contro i 160,5 milioni della Superficie Agricola Utilizzata (Sau) (-0,7% rispetto al dato attuale).

Nonostante ciò il rapporto prevede che il reddito agricolo possa aumentare leggermente. Si prevede infatti che il valore della produzione agricola dell’UE aumenterà dello 0,7% all’anno nel 2021-31. L’aumento dei costi intermedi dovrebbe rallentare dall’1,8% all’anno nel 2011-21 allo 0,7% nel 2021-31, anche se si prevede che i costi dell’energia e dei fertilizzanti aumenteranno notevolmente del 2,7% all’anno. Inoltre, si prevede che il valore aggiunto netto per le aziende agricole aumenterà dell’1% all’anno nel periodo di riferimento.

Manodopera qualificata

Riguardo al livello di occupazione l’outlook prevede che il lavoro agricolo diminuirà dell’1,3% all’anno nel periodo di riferimento, una decrescita comunque minore rispetto al 2011-21 che era all’1,9%. Questo calo sarà dovuto principalmente al processo di concentrazione delle aziende agricole e alla maggiore meccanizzazione. Nel corso del decennio sarà sempre più necessaria una nuova serie di competenze agronomiche e digitali, per produrre di più con meno lavoratori e con un minore impatto ambientali.

Il presupposto per questa situazione è facile da verificare: l’Outlook stima infatti che l’economia Ue cresca raggiungendo livelli pre-covid entro il 2023 registrando poi un tasso di crescita del 2,7% entro il 2031.