Suolo e Salute

Mese: Maggio 2015

Etichettatura alimenti: passo indietro dell’Ue sull’origine obbligatoria

Nei giorni scorsi, la Commissione Europea ha reso noti due rapporti sull’indicazione di origine obbligatoria in etichetta per alcune categorie di prodotti alimentari. I report riguardano: il primo, latte, prodotti a base di latte e carni “minori”, come carne di coniglio, cavallo e cacciagione; il secondo, i prodotti non trasformati, “mono-ingrediente” o che contengono un ingrediente che rappresenta oltre il 50% dell’alimento (riso, pasta, succhi, conserve di pomodoro).

Secondo l’esecutivo Ue, per queste tipologie di alimenti è consigliabile “un’etichettatura volontaria, in combinazione con regimi di etichettatura obbligatoria per alcune categorie di prodotti “, al posto di un obbligo a livello comunitario.

La ragione addotta sembrerebbe essere il fatto che, secondo la Commissione Europea,  l’etichettatura obbligatoria per i prodotti lattiero-caseari avrebbe un “impatto diseguale” per i produttori, rendendola più onerosa per alcuni rispetto ad altri. Cosa che varrebbe anche per le carni minori, per la pasta, per la passata di pomodoro, il succo d’arancia e così via.

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Un parere criticato da molti, a partire dal nostro ministero delle Politiche Agricole e che andrebbe contro la volontà dei consumatori italiani di conoscere l’origine delle materie prime presenti in tutti gli alimenti.

Queste le parole del ministro Maurizio Martina: “Ci aspettavamo molto di più dalla Commissione europea, faremo sentire forte la nostra voce nel Consiglio dei ministri dell’agricoltura Ue perché riteniamo fondamentale dare informazioni trasparenti al consumatore sulla provenienza delle materie prime. Il rapporto purtroppo non ci soddisfa, ma affronteremo con determinazione la questione tenendo conto delle risposte dei consumatori italiani alla nostra consultazione pubblica”.

Enrico Brivio, portavoce per la Salute e la Sicurezza alimentare della Commissione europea, ha spiegato che “l’etichetta d’origine volontaria è consigliabile perché non impone carichi amministrativi non necessari alle autorità nazionali e agli operatori del settore“.

Anche Paolo De Castro, coordinatore S&D della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo, ha espresso il suo disappunto sul parere dell’esecutivo europeo: “Noi siamo molto negativi nei confronti di questi due report perché vanno nettamente contro ciò che avevamo votato in Parlamento e in particolare in Commissione Agricoltura. Appena i rapporti arriveranno in aula all’Europarlamento faremo rumore e difenderemo la nostra linea. Noi siamo a favore dell’indicazione d’origine per garantire informazioni trasparenti al consumatore. In particolare avevamo approvato un documento sul mono-ingrediente proprio per tutelare le conserve alimentari. Del resto la Commissione conosce bene casi come quello dei pomodori provenienti dalla Cina, non mi spiego questa chiusura totale“.

Secondo Coldiretti, l’indicazione della Commissione Europea sarebbe contraddittoria rispetto al percorso intrapreso fino adesso e che ha portato all’obbligo, in vigore dal primo aprile 2015, di indicare in etichetta il luogo di allevamento e macellazione delle carni di maiale, capra e pecora. Il presidente Roberto Moncalvo ha infatti affermato che “in un difficile momento di crisi bisogna portare sul mercato il valore aggiunto della trasparenza per dare a tutti la possibilità di fare scelte di acquisto consapevoli e sostenere l’agricoltura e il lavoro delle imprese agricole del territorio”.

I rapporti dell’esecutivo Ue saranno inviati a Europarlamento e Consiglio, per un’eventuale discussione in materia.

Fonti:

http://www.informatoreagrario.it/ita/News/scheda.asp?ID=2324

http://www.repubblica.it/economia/2015/05/21/news/latte_pasta_e_riso_dietrofront_dell_europa_sull_etichette_d_origine-114922896/

http://www.coldiretti.it/news/Pagine/335—20-Maggio-2015.aspx

http://ec.europa.eu/agriculture/newsroom/205_en.htm

Suolo e Salute transita con successo alla norma ISO 17065

Obiettivo raggiunto e con successo. L’11 maggio scorso, il Comitato settoriale di Accreditamento ha deliberato per Suolo e Salute la transizione alla norma ISO 17065/2012. Alla base di tale decisione vi sono le risultanze positive rilevate da ACCREDIA, Ente nazionale di accreditamento, durante le visite ispettive presso l’organismo di controllo.

La norma ISO/IEC 17065:2012, “Conformity assessment – Requirements for bodies certifying products, processes and services”, pubblicata il 15 settembre 2012, ha sostituito la UNI CEI EN 45011:1999, che è stata contestualmente ritirata, sebbene continui a valere nel periodo di transizione dei 36 mesi dalla data di pubblicazione della nuova norma.

La ISO 17065:2012 recepisce e rende più espliciti dei concetti già contenuti nella guida GD5 dello IAF che forniva la base delle linee guida per l’applicazione e interpretazione della norma UNI 45011 e quindi non ha stravolto l’operatività degli Organismi di controllo ma ha comportato una serie di modifiche e integrazioni alla documentazione di sistema necessarie per l’adeguamento.

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La principale novità introdotta riguarda il concetto di “meccanismo di salvaguardia dell’Imparzialità” in cui viene data grande enfasi al principio di imparzialità e all’individuazione di parti significativamente interessate che devono garantire la salvaguardia dell’imparzialità dell’organismo di controllo.

Ai fini dell’adeguamento alla nuova norma Suolo e Salute ha predisposto uno specifico piano di transizione per definire e successivamente apportare al proprio Sistema di gestione qualità le modifiche ritenute necessarie al soddisfacimento dei nuovi requisiti. Tale piano di transizione è stato attuato da Suolo e Salute tra luglio e Agosto 2014 ed è stato valutato da Accredia nella verifica di sorveglianza svoltasi a settembre 2014 a fronte della nuova norma.

Suolo e Salute risulta essere tra i primi Organismi di Controllo in Italia ad aver raggiunto a pieno titolo la transizione alla nuova norma.

Fonte : http://www.suoloesalute.it/

The Guardian: l’Ue fa marcia indietro su pesticidi pericolosi a causa di pressioni Usa

Funzionari americani avrebbero fatto pressioni sull’Ue affinché venisse accantonata l’idea di regolamentare la presenza di sostanze chimiche che sarebbero collegate con cancro e sterilità maschile, in vista degli accordi del TTIP, il partenariato trans-atlantico per il commercio e gli investimenti. Questo, almeno, quanto affermato da The Guardian, a seguito della diffusione di alcuni nuovi documenti.

Secondo quanto riportato dal giornale inglese, le bozze dell’Ue prevedevano il divieto di 31 pesticidi contenenti EDC (Endocrine Disrupting Chemicals), perturbatori endocrini. Una linea che sarebbe stata abbandonata a causa delle pressioni esercitate dagli Stati Uniti e scoperte dall’accesso ad alcuni documenti informatici ottenuti dalla Pesticides Action Network (PAN) Europe.

Il 26 giugno 2013, una delegazione di alto livello della AmCham (la Camera di Commercio statunitense) avrebbe fatto visita alla propria controparte europea per spingere l’UE a rinunciare ai propri criteri scientifici usati per identificare gli EDC, a favore di un nuovo studio.

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In quell’occasione, i rappresentanti statunitensi si sarebbero lamentati dell’inutilità di creare categorie e quindi “elenchi” di sostanze proibite. Un messaggio ribadito anche successivamente, quando il segretario generale della commissione, Catherine Day, avrebbe inviato una lettera a Karl Falkenberg, direttore del dipartimento dell’Ambiente, per chiedere l’abbandono dei criteri contenuti nelle bozze Ue.

Secondo The Guardian queste pressioni sarebbero state sufficienti per far slittare la normativa prevista per il 2014, al 2016, nonostante i costi sanitari in Europa collegati a patologie connesse ai perturbatori endocrini, come ad esempio perdita di QI, obesità e criptorchidismo (una condizione che colpisce i genitali dei bambini maschi), siano stimati intorno ai 150 mld l’anno.

Sembra che prima della decisione, inoltre, la AmCham avesse chiesto uno studio per fissare limiti meno severi sull’esposizione ritenuta accettabile a queste sostanze. Il presidente della commissione ambiente dell’AmCham avrebbe infatti scritto in una lettera indirizzata alla commissione: “Siamo preoccupati di vedere che questa decisione, che è la fonte di molti dibattiti scientifici, potrebbe essere presa su un terreno politico, senza prima valutare quali potrebbero essere i suoi effetti sul mercato europeo“.

Come ricorda The Guardian, all’inizio di quest’anno, 64 europarlamentari hanno presentato delle interrogazioni alla Commissione circa il ritardo nella classificazione degli EDC, a seguito di altre rivelazioni fatte dallo stesso giornale. La Svezia, il Parlamento europeo e il Consiglio europeo hanno proposto un ricorso giurisdizionale contro la commissione per l’impasse legislativa.

Ma non è tutto: qualche settimana prima che venisse messa da parte la bozza Ue inerente i limiti severi previsti per i pesticidi, alcune grandi aziende europee, come Dupont, Bayer e BASF avrebbero espresso il loro “disappunto” su una legislazione troppo restrittiva che potrebbe danneggiare i negoziati commerciali Usa-Ue.

Funzionari Ue hanno affermato che la procedura di valutazione non è legata ai negoziati TTIP e che i criteri definitivi per identificare le sostanze dannose saranno fissati in maniera indipendente.

Fonti:

http://www.theguardian.com/environment/2015/may/22/eu-dropped-pesticide-laws-due-to-us-pressure-over-ttip-documents-reveal

http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-//EP//TEXT+OQ+O-2015-000017+0+DOC+XML+V0//EN

http://www.pan-europe.info/

Epidemia Xylella: decisioni e proposte nell’Europarlamento

Si torna ancora a parlare di Xylella. La scorsa settimana, il Parlamento Europeo ha approvato a larga maggioranza una risoluzione comune sull’emergenza Xylella. I punti principali del provvedimento sono: maggiori controlli alle frontiere, indennizzi agli agricoltori e potenziamento della ricerca.

Secondo quanto riportato da Il Corriere, l’Ue ha in gran parte confermato le decisioni prese lo scorso 28 aprile, puntando a rafforzare gli interventi.

Prevista quindi l’estirpazione di qualsiasi pianta (indipendentemente dallo stato di salute) nel raggio di 100 metri dalle piante infettate dalla Xylella, rimozione di qualsiasi impedimento all’azione di eradicazione, zona cuscinetto di 10 chilometri per isolare la provincia di Lecce, divieto di impianto delle piante ospiti nella zona infetta, divieto di importazione di vegetali da Costa Rica e Honduras, divieto di spostamento di qualsiasi pianta coltivata in una zona infetta.

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Rosa D’Amato (M5s) ha così commentato la decisione: “Si potranno eradicare alberi sani solo perché potenzialmente ospiti a prescindere da eventuali controlli, misure miopi e con conseguenze europee“.

La D’Amato ha sottoscritto, insieme a FederBio (Federazione italiana per l’agricoltura biologica e biodinamica), Copagri (Confederazione dei produttori agricoli), Cia (Confederazione italiana agricoltori) e l’Ong Pan Europe (Pesticide Action Network), un documento che contiene una serie di proposte alternative all’uso su larga scala di pesticidi, previsto per gestire e ridurre il contagio della Xylella fastidiosa.

Il documento mira anche a ridurre il più possibile le estirpazioni degli alberi malati e delle piante “potenzialmente” ospiti, in favore di soluzioni agronomiche alternative, in particolare quelle dell’agricoltura biologica.

Come ha spiegato la D’Amato, che è membro della Commissione parlamentare Agricoltura, “Con questo documento chiediamo di attuare una strategia alternativa che affronti realmente il problema del disseccamento degli ulivi senza creare più danni di quelli che già gli agricoltori pugliesi si trovano ad affrontare. Le parole chiave sono biologico, ricerca, buone pratiche. Parole che, purtroppo, non abbiamo ancora riscontrato nelle decisioni a livello nazionale e comunitario”.

Oltre a limitare l’uso di pesticidi, vietando sostanze già revocate a livello nazionale a favore di tecniche e pratiche biologiche, nel documento si sollecita anche la Commissione e l’Ue a escludere la vite dalle piante suscettibili di divieto di esportazione e rivedere l’obbligo di eradicare le piante che si trovano nel raggio di 100 metri rispetto agli ulivi infetti, privilegiando pratiche alternative come il monitoraggio e l’isolamento.

Il documento, infine chiede di garantire risorse umane e finanziarie adeguate per attuare le strategie di contenimento della Xylella, prevedendo compensazioni per il settore, e di assicurare fondi adeguati per la ricerca, l’analisi e i rimedi contro la Xylella e i suoi vettori.

Fonti:

http://www.europarl.it/it/succede_pe/news_2015/maggio_2015/ulivi_compensazioni.html

http://www.askanews.it/regioni/puglia/da-federbio-copagri-e-cia-no-a-uso-pesticidi-contro-xylella_711512195.htm

http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/lecce/cronaca/15_maggio_21/xylella-commissione-europea-conferma-taglio-piante-sane-1372d04c-ffc2-11e4-80e9-2fa6ce8b2f3d.shtml

http://agronotizie.imagelinenetwork.com/agricoltura-economia-politica/2015/05/21/risoluzione-contro-la-xylella-l-europarlamento-approva/43195

Sviluppo rurale: l’Ue approva altri 24 programmi per rilanciare l’agricoltura

Il 26 maggio scorso, la Commissione Europea ha approvato 24 programmi di sviluppo rurale (PSR), in Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Germania, Irlanda, Italia, Romania, Spagna, Svezia e Regno Unito.

Quest’ultima tornata lascia altri 67 PSR ancora da approvare, cosa che dovrebbe avvenire a rotazione tra la seconda metà del 2015 e, eventualmente, l’inizio del 2016.

I programmi hanno l’obiettivo di migliorare la competitività del settore agricolo dell’UE, preservare l’ambiente rurale e il clima e a rafforzare il tessuto economico e sociale delle comunità rurali per il periodo 2014-2020.

Si prevede che i programmi adottati creeranno oltre 40 000 posti di lavoro nelle zone rurali e circa 700 000 posti di formazione per promuovere l’innovazione, il trasferimento delle conoscenze, pratiche agricole più sostenibili e imprese rurali più forti.

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L’Ue rende così disponibili finanziamenti per un valore di 27 miliardi di euro, che saranno integrati dal cofinanziamento di fondi pubblici a livello nazionale o regionale e/o di fondi privati.

Tra le azioni prioritarie dei programmi nazionali e regionali adottati figurano l’ammodernamento delle aziende agricole, il sostegno ai giovani agricoltori, la gestione sostenibile dei terreni e il miglioramento delle infrastrutture a banda larga.

In particolare, per l’Italia, sono stati approvati il programma della Rete Rurale Nazionale (59,7 milioni di Fondi comunitari) e i programmi regionali di sviluppo rurale (PSR) del Veneto (510 milioni), Emilia Romagna (513 milioni), Toscana (414 milioni) e Provincia Autonoma di Bolzano (158 milioni).

Le risorse comunitarie rese così disponibili ammontano, per l’intera programmazione 2014-2020, a oltre 1,64 miliardi di euro di fondi Feasr, che salgono a circa 3,8 miliardi tenendo conto del cofinanziamento nazionale.

Il ministro Maurizio Martina ha accolto con favore l’approvazione della Commissione Europea: “Il via libera della Commissione è una buona notizia per i nostri agricoltori che avranno a disposizione risorse per investire su strumenti innovativi per la produzione e per l’ammodernamento delle aziende. Con i fondi destinati alla rete rurale saranno possibili investimenti per migliorare le attività di supporto alle imprese”.

Anche Phil Hogan, Commissario per l’Agricoltura e lo Sviluppo rurale ha espresso parere positivo sulle decisioni prese: “Uno dei principali punti di forza del nostro concetto di sviluppo rurale è che noi stabiliamo le priorità fondamentali, ma spetta poi ai singoli Stati membri o alle singole regioni definire il programma più consono ai loro problemi e alle loro opportunità. I programmi adottati oggi offrono finanziamenti per una serie di progetti dinamici, che vanno da progetti di ammodernamento dell’agricoltura e di incoraggiamento del rinnovo generazionale in Croazia e in Romania, alla diffusione della banda larga in zone scarsamente popolate dell’Emilia-Romagna e al sostegno all’agricoltura biologica in Svezia o alla promozione di una gestione del suolo rispettosa dell’ambiente su 1 milione di ettari di terreni agricoli in Irlanda. Rafforzare la base di conoscenze del nostro settore agricolo è un aspetto importante dei PSR. Sono lieto di constatare che quasi tutti i programmi adottati oggi sosterranno progetti di innovazione nell’ambito del Partenariato europeo per l’innovazione“.

I programmi approvati dalla Commissione Ue coprono circa il 18% delle risorse messe complessivamente a disposizione dell’Italia fino al 2020, che ammontano a circa 21 miliardi grazie al cofinanziamento nazionale.

Fonti:

http://www.ifoam-eu.org/en/news/2015/05/26/commission-approves-24-more-rural-development-programmes

http://www.ilvelino.it/it/article/2015/05/27/mipaaf-ok-da-commissione-ue-ai-primi-programmi-di-sviluppo-rurale/257131fa-e8fe-4500-a0f3-a2b05403e5fd/

http://europa.eu/rapid/press-release_IP-15-5025_it.htm

SANA 2015: dal 12 al 15 settembre un’edizione unica nell’anno di Expo Milano

Tante novità per l’edizione di quest’anno di SANA, il Salone Internazionale del Biologico e del Naturale che lo scorso anno ha registrato oltre 43.000 presenze (+36% rispetto al 2013). Iniziamo con la data, non più il primo fine settimana di settembre ma quello successivo. Uno slittamento che porta così la 27° edizione del Salone ad iniziare il 12 settembre.

Altra novità: il collegamento tematico – nell’anno dell’Expo – con il Parco della Biodiversità, progettato e realizzato da BolognaFiere (Official Partner di EXPO Milano 2015) grazie all’accordo con Expo2015 e al riconoscimento ottenuto per essere l’organizzatore appunto di SANA, principale piattaforma e manifestazione per la promozione del biologico in Italia.

Come sottolineato da Duccio Campagnoli, Presidente di BolognaFiere, “SANA è la Fiera che ha raccolto e accompagnato sempre più in questi anni  il grande sviluppo del biologico in Italia” e nell’Esposizione Universale il cui tema è “Nutrire il Pianeta. Energie per la vita” non poteva mancare il mondo del biologico che propone un modello agricolo sostenibile, attento alla fertilità della Terra e dei terreni, che tutela l’ambiente e protegge la biodiversità delle specie vegetali. Un modello agricolo che vuole nutrire veramente il Pianeta, nel suo duplice significato, ed è pronto alla sfida.

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Il Parco della Biodiversità con all’interno il Padiglione del Biologico e del Naturale è una delle aree tematiche ufficiali dell’Esposizione ed è l’ unica vetrina dedicata interamente al prodotto biologico all’interno di Expo.

In questa edizione 2015 di SANA il Buyers Programme vede crescere ancora la presenza delle delegazioni internazionali per favorire l’internazionalizzazione del biologico e del naturale attraverso una serie di attività specifiche che consentono agli espositori di prendere contatto con buyer e distributori provenienti da tutto il mondo. Lo scorso anno erano ben 1500 i buyer esteri presenti, ben 2613 gli incontri b2b.

Dal punto di vista espositivo, l’edizione 2015 manterrà la caratteristica organizzazione in tre grandi macro aree merceologiche: alimentazione biologica, benessere e altri prodotti naturali.

Confermate anche l’area novità, per presentare in anteprima ai visitatori i prodotti novità segnalati dalle aziende espositrici (lo scorso anno sono stati esposti ben 250 prodotti innovativi), SANA Shop per acquistare direttamente i prodotti dalle aziende. Il salone tratterà inoltre approfondimenti sull’alimentazione e l’integrazione alimentare per gli sportivi e ricerche di mercato per conoscere le dinamiche sociali ed i trend. Nella 4 giorni del Salone non mancherà inoltre un ricco programma di convegni, incontri e workshop per rendere SANA uno spazio di confronto e discussione internazionale ed imprenditoriale sul mercato del bio.

Per partecipare a SANA 2015 come espositore:

Donato Martelli, Sales Manager

tel. 051 282223 –  donato.martelli@bolognafiere.it

www.sana.it