Suolo e Salute

Mese: Maggio 2022

FIRMATO IL DECRETO ATTUATIVO DEL NUOVO REGOLAMENTO SUI PROCESSI PRODUTTIVI BIO ED ETICHETTATURA

FIRMATO IL DECRETO ATTUATIVO DEL NUOVO REGOLAMENTO SUI PROCESSI PRODUTTIVI BIO ED ETICHETTATURA

Battistoni (sottosegretario Mipaaf): «Il provvedimento abroga le disposizioni precedenti disciplinando in modo organico e univoco le procedure relative alla produzione biologica vegetale, animale, delle alghe e degli animali di acquacoltura, degli alimenti trasformati e del vino»

Semplificazione e armonizzazione delle norme sulle produzioni biologiche ai sensi del regolamento europeo Ue 2018/848. Sono le motivazioni che hanno spinto il Ministero delle Politiche agricole alla promulgazione dell’atteso decreto attuativo dello scorso 20 maggio inerente i processi produttivi bio e l’etichettatura.

Disciplina univoca

«Il decreto – spiega Francesco Battistoni -, sottosegretario Mipaaf, abroga le disposizioni normative precedenti disciplinando così, in modo organico e univoco, le procedure relative alla produzione biologica vegetale, animale, delle alghe e degli animali di acquacoltura, degli alimenti trasformati, oltrechè del vino».

Deroghe per gli allevamenti di molluschi

«Tra le disposizioni transitorie e finali – aggiunge – è stata inoltre introdotta la norma che consente agli allevamenti di molluschi biologici di rimanere nel sistema di controllo precedente».

«Ciò consentirà agli allevatori di proseguire nella loro produzione biologica che, altrimenti, sarebbe stata penalizzata. Un risultato, questo, che non si sarebbe potuto raggiungere senza la fattiva collaborazione degli uffici del Mipaaf, delle regioni e gli operatori del settore ai quali va il mio ringraziamento».

IL MINISTRO PATUANELLI: «L’OMOLOGAZIONE DELL’AGRICOLTURA DISTRUGGE LA BIODIVERSITÀ»

IL MINISTRO PATUANELLI: «L’OMOLOGAZIONE DELL’AGRICOLTURA DISTRUGGE LA BIODIVERSITÀ»

Forte intervento del Ministro nel corso della Giornata mondiale della Biodiversità. «Sono produzioni di eccellenza come il biologico e le Dop a costituire un forte antidoto per lo sviluppo armonico dei territori»

La prima biodiversità da tutelare è quella dell’agricoltura. Ne è convinto il ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli e lo ha ribadito proprio lo scorso 22 maggio, data proclamata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite “Giornata della Biodiversità”.

Contro una visione produttivistica e semplicistica

«Il primo rischio per l’agricoltura – ha detto – è l’omologazione, che porta alla distruzione della biodiversità». Una minaccia che secondo il Ministro deriverebbe da una visione semplicistica che vede la produzione alimentare solo in termini di massimizzazione delle rese e l’alimentazione solo in termini salutistici che indirizzano verso una dieta universale tutelata da controversi sistemi di etichettatura.

«Il grande rischio, non complottistico ma reale, è che il cibo sia sostituito da una pillola e da un prodotto di laboratorio». «Dobbiamo scongiurarlo facendo sistema, facendo formazione e informazione e soprattutto facendo capire che si può produrre cibo di qualità tutelando contemporaneamente l’ambiente, la biodiversità, la natura e il mondo in cui viviamo».

Una forte presa di produzione rilasciata dal ministro nel corso del Convegno Internazionale “Nature in Mind” organizzato a Roma dal Comando Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari dell’Arma dei Carabinieri in collaborazione con Coldiretti.

Il cibo è democrazia

«Il cibo ha un legame strettissimo con la democrazia», ha aggiunto il Ministro, che ha sottolineato: «La difesa del patrimonio di biodiversità attraverso produzioni di eccellenza come il biologico e le Dop – comparti dove il nostro Paese eccelle – costituisce un forte antidoto per lo sviluppo armonico dei territori, la fertilità dei suoli, la salubrità dell’aria, l’uso razionale dell’acqua e, più in generale, per lo sviluppo della produttività del sistema agricolo nazionale e della sicurezza del comparto alimentare italiano sotto il profilo qualitativo e salutistico».

L’impegno degli agricoltori italiani

In un comunicato stampa Confagricoltura ha messo in evidenza il forte impegno degli agricoltori nella tutela della biodiversità nazionale.

In Italia oggi sono infatti protetti oltre 3 milioni di ettari, pari a circa il 10,5% della superficie nazionale e tale sistema si integra alla rete Natura 2000, istituita ai sensi delle direttive Uccelli 2009/147/ce e Habitat 92/43/cee, che interessa una superficie totale di circa 6 milioni di ettari, il 19,3% del territorio nazionale.

Circa il 21% della superficie agricola italiana è potenzialmente classificabile come area agricola ad alto valore naturalistico (Avn), in cui si mantiene un elevato numero di specie e di habitat naturali.

CRISTIANO FINI NUOVO PRESIDENTE NAZIONALE DI CIA-AGRICOLTORI ITALIANI

CRISTIANO FINI NUOVO PRESIDENTE NAZIONALE DI CIA-AGRICOLTORI ITALIANI

Votato a Roma dall’assemblea di 399 delegati. Succede a Dino Scanavino, al vertice della confederazione negli ultimi 8 anni. Imprenditore vitivinicolo biologico modenese, la sua nomina dovrebbe portare un po’ di serenità nei rapporti con la “costola”  biologica di Anabio

Cristiano Fini è il nuovo presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani. Imprenditore agricolo modenese, 50 anni, Fini è stato nominato dall’VIII assemblea elettiva, riunita a Roma al Teatro Eliseo e composta da 399 delegati in rappresentanza dei quasi 900 mila iscritti in tutt’Italia.

Il neo presidente guida un’azienda agricola e vitivinicola a Castelfranco Emilia (MO) con 13 ettari investiti a vigneto biologico. Fa parte del Consiglio di amministrazione di Cantine Riunite Civ ed è stato membro della giunta camerale di Modena. Guiderà la confederazione per i prossimi quattro anni, succedendo a Dino Scanavino, al vertice di Cia negli ultimi 8 anni.

Gli obiettivi del neopresidente

«Stiamo attraversando una fase davvero complicata – ha riconosciuto il neo-eletto -: la pandemia, la guerra, i rincari eccezionali delle materie prime, il rischio di una crisi energetica e alimentare, i cambiamenti climatici». «Eppure il nostro settore, con tutte le difficoltà resta uno dei cardini dell’economia nazionale. Il valore aggiunto dell’agricoltura italiana, pari a 33 miliardi circa, resta il più elevato dell’Ue. Il sistema agroalimentare nel suo insieme fa il 15% del Pil. Ecco perchè possiamo e dobbiamo lottare, rimettendo al centro le nostre priorità».

Secondo il nuovo Presidente di Cia servono azioni precise e puntuali su larga scala, come una politica energetica nazionale ed europea che cerchi di calmierare i costi e le speculazioni, oltre a misure a sostegno delle filiere produttive, messe in ginocchio dagli incredibili rincari produttivi e dall’instabilità dei mercati. «ma soprattutto c’e’ bisogno finalmente di una redistribuzione del valore lungo la filiera. dobbiamo gridare la necessita’ di un reddito equo per gli agricoltori, facendo squadra su questo obiettivo comune, come su investimenti importanti nella ricerca per dotare il settore primario di strumenti innovativi contro il climate change».

Anabio pronta a collaborare al nuovo corso

Dopo l’elezione Fini ha ringraziato per il lavoro fatto il presidente uscente Dino Scanavino ed il suo antagonista in campagna elettorale Luca Brunelli. Tra i primi messaggi di solidarietà giunti al neo-presidente, quello di Anabio-Cia, “costola” biologica dell’organizzazione nazionale.  «I produttori biologici – affermano da Anabio-Cia- sono pronti a collaborare al nuovo corso». «Il green deal – interviene il presidente di Anabio, Federico Marchini – la strategia Farm to fork, il piano di azione Ue per l’agricoltura biologica e la nuova legge nazionale sul bio hanno rilanciato con vigore il tema della sostenibilità, anche in riferimento all’obiettivo del 25% delle superfici europee convertite al bio entro il 2030 (2027 in Italia)». «Lavoreremo per rafforzare il ruolo dell’associazione e diventare sempre più punto di riferimento sia per le 11.000 aziende agricole già associate, sia per quelle che lo diventeranno, confidando per questo sul supporto di Cia».

La nomina di un imprenditore bio come Fini dovrebbe portare più serenità nei rapporti tra Anabio e Cia, caratterizzati negli ultimi mesi da alcune tensioni.

CIMICE ASIATICA: LOTTA BIOLOGICA IMPANTANATA AL MINISTERO DELLA TRANSIZIONE ECOLOGICA

CIMICE ASIATICA: LOTTA BIOLOGICA IMPANTANATA AL MINISTERO DELLA TRANSIZIONE ECOLOGICA

L’Emilia-Romagna chiede al ministro Cingolani di sbloccare le autorizzazioni al lancio degli insetti antagonisti

Serve il via libera per l’utilizzo degli insetti antagonisti in grado di contrastare i gravi danni che cimice asiatica e moscerino dei piccoli frutti stanno provocando ai raccolti di frutta estiva.

Insetti utili bloccati nei laboratori

L’allarme è stato lanciato dall’Assessore all’agricoltura della Regione Emilia-Romagna Alessio Mammi, che ha scritto al Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani, per sollecitare il rilascio dell’autorizzazione all’immissione per il 2022 degli insetti utili, già pronti nei centri di moltiplicazione regionali.

«Il sistema agricolo – spiega Mammi – sta vivendo con grande preoccupazione i ritardi nell’ottenere i permessi per usare questi mezzi naturali e a fronte di un programma triennale di lotta biologica alla cimice asiatica, promosso nel 2020 e valido fino al 2022, ogni anno abbiamo scontato ritardi per ricevere le necessarie autorizzazioni».

Servono autorizzazioni pluriennali

«Rischiamo di mettere a repentaglio l’intero progetto di lotta biologica – aggiunge l’assessore -. È necessario uscire da questa fase sperimentale e avere autorizzazioni pluriennali che permettano agli operatori di procedere nei tempi dovuti con il rilascio degli insetti antagonisti come programmato».

LA SARDEGNA PUNTA A DIVENTARE TUTTA GREEN E BIO ENTRO IL 2030

LA SARDEGNA PUNTA A DIVENTARE TUTTA GREEN E BIO ENTRO IL 2030

Nasce a Ollolai (Nuoro) un comitato promotore per testimoniare la capacità di resilienza dell’agricoltura dell’Isola. Obiettivo è arrivare entro 8 anni a filiere 100% certificate bio e made in Sardegna

Trasformare la Sardegna entro il 2030 nella prima isola totalmente naturale e biologica. Il comitato promotore si è recentemente costituito a Ollolai (Nuoro), nel cuore della Barbagia.

L’associazione La Base attraverso Efisio Arbau ha dato gambe al progetto, coinvolgendo associazioni di categoria, ambientaliste e culturali, cooperative, professionisti, politici e singoli cittadini in questo grande e ambizioso progetto.

Filiere certificate per aumentare la sovranità alimentare

Si punta così ad avere intere filiere 100% certificate, non soltanto di alimenti per l’uomo ma anche per gli animali.  Produzioni bio ma anche 100% sarde.

«Sarà un incentivo – sostiene Arbau – al ritorno alla produzione anche delle materie prime rispondendo con un progetto concreto e calato sulle vocazioni tradizionali, ai grandi limiti che sta evidenziando in questi mesi la guerra in Ucraina sul fronte dell’approvvigionamento alimentare». «Allo stesso tempo si riscoprirebbe la consapevolezza del cibo sano, genuino e garantito ed al rispetto dell’ambiente».

I punti di forza dell’Isola

La Sardegna, infatti, è la prima regione nel Mediterraneo in cui si pratica l’allevamento degli ovini al pascolo. Inoltre l’Isola – secondo i dati Coldiretti – è al settimo posto nella classifica delle Regioni italiane bio con circa 120mila ettari (le aziende agricole sono circa 2mila) ed è sopra la media europea sull’incidenza della superficie biologica sulla Superficie Agricola Utilizzata (SAU) con circa il 10% rispetto ad una media UE di cerca l’8%.

Il volano del distretto bio

Da circa un anno inoltre è stato riconosciuto dalla Regione il Distretto regionale del Biologico (Sardegna Bio). «La Sardegna deve essere l’avamposto mondiale in cui si pratica la vita umana compatibile con la resilienza del pianeta – ha spiegato il promotore dell’iniziativa Efisio Arbau – Occorre un metodo di lavoro per le popolazioni che ci vivono, per riprendersi quella naturalità che garantirebbe lo sfruttamento di tutto il territorio regionale, produzioni di qualità e quantità adeguate alla popolazione residente e quella dei turisti che amano la nostra terra».

L’iniziativa è stata lanciata durante un convegno che si è tenuto nell’orto botanico di Ollolai durante il quale sono intervenuti: il direttore di Coldiretti Sardegna Luca Saba, il Presidente di Legacoop Claudio Atzori, il docente dell’Università di Sassari Pietro Pulina e il Presidente di Confcooperative Nuoro Ogliastra Michele Ruiu.

Suolo e Salute è il primo organismo di controllo e certificazione delle Sardegna con oltre 1000 operatori bio certificati, di cui 800 allevamenti, e quasi 100.000 ettari assoggettati al controllo.

PATUANELLI: «L’AGRICOLTURA BIO È STRATEGICA PER L’ITALIA»

PATUANELLI: «L’AGRICOLTURA BIO È STRATEGICA PER L’ITALIA»

«Siamo primi per numero di operatori, ai primi per incidenza e abbiamo anticipato al 2027 l’obiettivo del 25% di superfici coltivate, ma lo stesso deve capitare per le quote di mercato». L’intervento in difesa del settore biologico del ministro delle Politiche agricole

«L’agricoltura biologica è nei fatti è strategica per il nostro Paese». Il ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli ha le idee chiare nei confronti di questo modello di agricoltura e lo ribadisce nel momento in cui il conflitto in Ucraina e il rischio di una crisi alimentare nei Paesi del terzo mondo dipendenti dall’import di grano dal Mar Nero spingono alcuni a mettere in discussione gli impegni ambientali della prossima politica agricola comune.

Fare crescere assieme produzioni e domanda

«Sono i numeri a dimostrare il forte legame dell’Italia con l’agricoltura bio, dobbiamo impiegare le risorse di cui possiamo disporre anche per far crescere il valore dei prodotti e lavorare sulla comunicazione nei confronti del consumatore». Una presa di posizione espressa dal ministro in occasione del convegno romano organizzato dalle associazioni del bio per fare il punto sulla legge e sul piano d’azione per il biologico in fase di “assemblaggio” presso il ministero. Il ministro ha quindi enunciato i numeri del successo del bio in Italia.

Il Ministro dà i numeri

«Siamo primi in Europa per numero di operatori con 81.731 e un incremento dell’1,3% rispetto al 2019, terzi per superficie dopo Francia e Spagna; la nostra superficie risulta aumentata rispetto al 2019 di 5,1 punti percentuali, centomila ettari in più, in base ai dati 2021».

La Sicilia è la regione più bio d’Italia, a seguire Puglia, Calabria e Toscana che assieme raccolgo il 51% dell’intera superfice.

«Siamo al primo posto per numero di produttori, 71.590, la Francia ne ha poco più di 53.000, la Spagna 44.500». «Ai primi posti, ha detto ancora Patuanelli, anche come incidenza, al 16,6% e per questo abbiamo anticipato al 2027 l’obiettivo del green deal di arrivare al 25% di Superficie agraria.

Promuovere un messaggio chiaro e condiviso

L’export dei prodotti biologici nazionali ha un valore di 2,9 miliardi di euro, cresciuto degli ultimi due anni nonostante la pandemia. «I consumatori chiedono cibi sostenibili – ha spiegato Patuanelli – una domanda che dobbiamo assecondare non generando fratture ma puntando su un messaggio chiaro e unico». «Il nostro obiettivo non è solo quello di raggiungere il 25% di superfici coltivate a bio ma anche il 25% di quote di mercato».