Suolo e Salute

Mese: Gennaio 2015

La lunga strada del biologico ceco

Cresce il numero di aziende biologiche della Repubblica Ceca, salito ora a circa 4.000 unità. Malgrado questo dato, i prodotti biologici rappresentano ancora solo circa l’1% di tutti i prodotti venduti sul mercato, secondo quanto riportato da una ricerca condotta da Fresh Plaza. La maggior parte dei supermercati cechi offrono solo una piccola scelta di prodotti biologici, e il prezzo ancora piuttosto elevato mantiene ancora la maggior parte dei consumatori lontani dagli scaffali dei prodotti bio, che per questo motivo continuano ad essere percepiti ancora come beni di lusso per il consumatore ceco medio. Mentre infatti in molti paesi la differenza di prezzo rispetto al convenzionale è pari a circa 10 – 30% (ad esempio in Germania e in Austria), questo valore nella Repubblica Ceca può toccare e superare il 100%.

Non a caso la stragrande maggioranza delle persone che non acquistano biologico o che lo fanno solo molto raramente ha dichiarato che il motivo principale risiede nell’alto prezzo delle merci. Sul tema il Ministro dell’Agricoltura Marian Jureèka ha ammesso che ci vorrà ancora del tempo prima che la Repubblica Ceca possa allinearsi ai prezzi degli altri paesi, rendendo competitiva l’offerta locale di biologico. Nè la recente campagna d’autunno del Ministero a sostegno dell’agricoltura biologica è riuscita a cambiare l’orientamento dei consumatori.

Attualmente, circa un quinto dei prodotti biologici venduti nella Repubblica Ceca è costituito da latticini, seguiti da frutta e verdura e carne, che resta un prodotto particolarmente costoso. Un agricoltore biologico ha lamentato il fatto che il salame gioco da lui prodoto è stato venduto nei canali della GDO d un prezzo tre volte superiore. Dichiarando che d’ora in avanti cercherà di ricorrere alla vendita diretta dei propri prodotti. Ed è solo un esempio tra i tanti che ben fotografa la situazione nel paese. di vendere la propria produzione. Il sessanta per cento dei cechi che comprano prodotti biologici lo fanno presso un farmer market o acquistando direttamente da un agricoltore dedito al biologico proprio per ragioni di prezzo. E sulla scorta di questa esigenza sono nate diverse applicazioni di telefonia mobile grazie alle quali un’azienda che produce biologico può essere trovata facilmente dai potenziali acquirenti.

Fonte: Fresh Plaza, Organic Market

Il Regno Unito punta sul mercato del biologico

Il 2014 potrebbe rivelarsi un anno particolarmente significativo per il biologico anglosassone: il mercato dei prodotti biologici infatti è cresciuto dell’1,4%, con performances nettamente migliori rispetto ai cibi e alle bevande convenzionali, calate del 3-4%. Questi gli ultimi dati dell’Organic Trade Board, che dimostrano un’inversione di tendenza da parte dei consumatori inglesi a favore dei prodotti biologici. Senza dubbio un ruolo importante è stato svolto dai media, che hanno contribuito in maniera determinante a sensibilizzare i consumatori. Dando rilievo ed enfasi ad alcune ricerche, come la Pesticide Action Network research, che ha confermato che i consumatori possono ridurre l’esposizione ai residui dei pesticidi scegliendo prodotti bio.

Anche una recente ricerca dell’Università di Newcastle ha confermato che frutta , verdura e cereali provenienti dall’organic farming contengono concentrazioni significativamente più elevate di antiossidanti e più bassi livelli di pesticidi.

La campagna dell’Organic Trade Board “Organic. Naturally different” (Biologico. Naturalmente diverso) ha senza dubbio fatto la sua parte nel guidare la crescita del settore: leultime campagne, dedicate a carne e pane biologici che hanno interessato tutta Londra hanno ottenuto ottimi indici di persuasività, e le valutazioni effettuate a margine della campagna hanno dimostrato che i consumatori che hanno visto la campagna sono sempre più inclini a scegliere il cibo biologico e ad avere una comprensione più profonda dei vantaggi derivanti dalla scelta di prodotti bio. Molto importanti anche le partnership pubblicitarie stipulate con Sainsbury e MySupermarket, importanti catene della GDO britannica, che hanno contribuito ad un aumento significativo delle vendite.

Per il 2015, il Trade Board Organic prevede nuove iniziative a sostegno del settore. In particolare, i primi di marzo sarà presentata l’iniziativa “Prosper and grow with Organic” (prospera e cresci col biologico) che riunirà i principali attori del biologio del Regno Unito per illustrare loro come una strategia a lungo termine mirata a vantaggio dei prodotti iologici potrà portare a crescite significative nella vendita a dettaglio . Con l’occasione, verrà lanciato il nuovo Rapporto sui consumi biologici, prima ricerca quantitativa sui consumi di prodotti biologici nel Regno Unito, che fornirà preziose indicazioni per il prosieguo delle attività pro-biologico.

Ulteriori informazioni sulle iniziative dell’Organic Trade Board sono disponibili a questo indirizzo.

Bio USA, crescita record

Aumenta senza sosta la domanda di prodotti biologici da parte dei consumatori americani. A confermarlo lo studio “United States Organic Food Market Forecast & Opportunities, 2018”, secondo il quale il mercato del bio proseguirà la sua crescita ad un tasso medio del 14% da qui al 2018. Secondo i dati della ricerca, 4 famiglie americane su 5 dichiarano di acquistare, almeno occasionalment,e prodotti biologici, con una particolare propensione dimostrata dagli abitanti della West Coast, tradizionalmente più sensibile ai temi della sana alimentazione, del rispetto dell’ambiente e della sostenibilità. Anche se la crescita, secondo le proiezioni, interesserà in maniera significativa anche le altre aree più “conservatrici” degli Stati Uniti.

Fonte: Greenplanet

Il mondo del bio plaude al governo per l’impegno contro gli OGM

L’Italia si conferma leader nella battaglia contro gli OGM, in linea con le sue caratteristiche di paese produttore di un’alimentazione diversificata e di alta qualità. Complimenti al governo che, subito dopo l’approvazione della direttiva Europea che sancisce la libertà degli Stati membri di vietare o meno la coltivazione di Ogm, tiene fede a un impegno preso, di salvaguardia della nostra biodiversità e del nostro Made in Italy”. Le tre associazioni rappresentative del biologico in Italia – AIAB, FederBio e Associazioneper l’Agricoltura Biodinamica – esprimono la loro soddisfazione dopo l’approvazione del decreto che sancisce il divieto di coltivazione di mais Ogm Mon810 prorogando per un altro anno e mezzo il divieto già emanato con il precedente decreto interministeriale del 12 luglio 2013. Ci auguriamo che il divieto divenga presto a tempo indeterminato, mettendo una volta per tutte il nostro paese al riparo da contaminazioni transgeniche e preservando definitivamente la produzione biologica e di qualità”.

Fonte: FederBio

Martina su dati Istat: agricoltura italiana sempre più sostenibile

L’agricoltura italiana fa sempre meno ricorso ai fertilizzanti. L’Istat conferma che nel 2013 la distribuzione sul territorio di questi prodotti è scesa del 13,4% rispetto all’anno precedente, in linea con la flessione in atto nel nostro Paese negli ultimi 10 anni”. A dirlo il ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina, commentando i dati Istat sulla distribuzione per uso agricolo dei fertilizzanti e dei fitosanitari. “La sostenibilità ambientale, soprattutto nel settore agricolo” – ha proseguito Martina – “è un obiettivo prioritario, non a caso si intreccerà anche con i grandi temi che costituiranno l’ossatura di Expo. L’Italia proporrà le sue tecnologie, le migliori pratiche produttive e più in generale un modello agricolo che fa della sostenibilità un fattore di distintività. Fino al 2020 abbiamo 3,5 miliardi di euro della nuova programmazione dei fondi europei per stimolare investimenti legati alla sostenibilità. Sono stati previsti tra questi 1,5 miliardi di euro per favorire la crescita del biologico, tenendo presente che in Italia un ettaro su dieci è coltivato con pratiche bio. Abbiamo un sistema agricolo che guarda al futuro e lo fa abbassando l’impatto sull’ambiente, basti pensare solo che emettiamo il 35% di gas serra in meno della media Ue”.

Fonte: Sinab, Mipaaf

Export Vino: il primato italiano minacciato dalla Spagna

L’Italia potrebbe perdere il primato mondiale di maggiore esportatore di vino, beneficio della Spagna. A dirlo i dati provenienti da Gta (Global Trade Area) elaborati da Ismea e riferiti ai primi nove mesi del 2014, in base ai quali il nostro paese si attesta su un totale di 15 milioni di ettolitri di export contro i 16,5 milioni di euro spagnoli. La situazione si è determinata grazie all’enorme progresso delle spedizioni spagnole, che hanno fatto segnare una crescita del 24%, contro il modesto 0m7% italiano. Un dato questo che è da riferirsi quasi completamente al settore degli sfusi spagnoli, cresciuti addirittura del 41% in 9 mesi.

Per l’Italia, l’unica consolazione deriva dalla spumantistica, dove ci confermiamo leader mondiali con 1,6 milioni di ettolitri esportati ed una crescita del 23% rispetto al 2013 che consente al nostro paese di collocarsi al secondo posto in assoluto in termini di fatturato, dietro solo alla Francia

Fonte: Ismea