Suolo e Salute

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RICERCA SVIZZERA SULLA CONTAMINAZIONE DA PESTICIDI: IL BIOLOGICO E’ ALLEATO DEL SUOLO

RICERCA SVIZZERA SULLA CONTAMINAZIONE DA PESTICIDI: IL BIOLOGICO E’ ALLEATO DEL SUOLO

Sebbene l’agricoltura a metodo bio festeggi ormai un’applicazione ventennale, la scia dei residui di pesticidi nei suoli è ancora significativa.

A renderlo noto, un team di ricercatori, a seguito di una rilevazione effettuata in Svizzera, sui campioni prelevati dai terreni di cento aziende agricole.

La ricerca evidenzia residui di tipo differente, sia in terreni coltivati tradizionalmente, che in quelli coltivati a metodo biologico. I ricercatori hanno passato in rassegna i terreni attraverso un metodo analitico contenente 46 pesticidi, tra questi: 16 erbicidi, 8 prodotti per la trasformazione di questi ultimi, 17 fungicidi e 7 insetticidi.

I risultati confermano che una percentuale di pesticidi ad alta residualità era presente in tutti i campi, senza alcuna eccezione, compresi quindi i quaranta coltivati biologicamente. E ciò escludendo utilizzi di sostanze non ammesse per il biologico ma principi attivi presenti per residualità di lungo termine.

In questi ultimi tuttavia, la percentuale di pesticidi presente è risultata notevolmente inferiore: circa nove volte minore rispetto a quella dei terreni coltivati convenzionalmente.

Vincente risulta in questo senso la gestione biologica, seppure con una lunghezza del tempo di depurazione da queste sostanze ancora molto importante.

Secondo il parere del team, un’altra ipotesi legata alla diffusione dei pesticidi, potrebbe essere la contaminazione di ritorno. In taluni casi infatti, questi potrebbero aver “viaggiato” dai terreni coltivati in maniera convenzionale verso quelli coltivati con metodo biologico per effetto deriva, l’azione dell’acqua o per persistenza negli strati profondi del terreno.

Fonte: Cambia la terra

AGRICOLTURA DI PRECISIONE E AGRICOLTURA BIOLOGICA: UNA POSSIBILE ALLEANZA PER L’AMBIENTE

AGRICOLTURA DI PRECISIONE E AGRICOLTURA BIOLOGICA: UNA POSSIBILE ALLEANZA PER L’AMBIENTE

La riduzione dei prodotti chimici è un obiettivo comune di tutto il comparto agricolo, e tra le possibili strategie emergono l’agricoltura di precisione e l’agricoltura biologica.

A tal proposito, riportiamo un’interessante intervista a Giorgio Maria Balestra, professore dell’Università della Tuscia, condotta da Matteo Giusti di Agro Notizie. Il Prof. Balestra si occupa da anni della possibile integrazione fra l’agricoltura biologica e l’agricoltura di precisione.

Giorgio Mariano Balestra, quali sono le potenzialità della protezione bio associata all’agricoltura di precisione?
“Per ridurre gli input chimici nella protezione delle coltivazioni dobbiamo innanzitutto chiarire i meccanismi d’interazione che si instaurano tra i differenti binomi ospite/patogeno. Quindi, capire quali approcci di difesa biologica applicare, unitamente a tecnologie derivanti dall’agricoltura di precisione che possono concorrere ad ottimizzare gli interventi di protezione e quindi prevenire e ridurre le perdite derivanti dagli agenti di malattia, come l’impiego delle molecole di sintesi”.

In concreto ci sono già degli studi che state portando avanti?
“In virtù del progetto Psr SmartAgri Platform, coordinato dal Consorzio agrario dell’Umbria, stiamo lavorando sul grano per proteggerlo dal fungo (Fusarium graminearum) particolarmente dannoso ed agente causale della fusariosi della spiga. Con la dottoressa Sara Francesconi abbiamo approcciato la problematica fusariosi della spiga del grano studiando come la modulazione stomatica e differenti parametri fotosintetici sono coinvolti nelle risposte di resistenza.

A seguito d’infezione da parte di F. graminearum e mediante analisi RT-qPCR, abbiamo chiarito quali geni sono coinvolti nella regolazione stomatica ed attiva nella cultivar Sumai3, resistente alla fusariosi, ma non nella cultivar Rebelde, sensibile alla fusariosi. Rispetto alla chiusura stomatica, nella cultivar Sumai3 sette geni risultano coinvolti nella regolazione positiva e due nella regolazione negativa, evidenziando un’interazione genica nell’apertura/chiusura degli stomi in risposta all’infezione da F. graminearum. Inoltre, a seguito dell’infezione da parte di questo fungo abbiamo chiarito come, con l’aumento della temperatura, si evidenzia un’influenza di determinati genotipi di grano determinando una diminuzione dell’efficienza fotosintetica nella cultivar Rebelde ma non nella cultivar Sumai e, confermando così, che i parametri fotosintetici sono correlati alla resistenza della fusariosi della spiga del grano, e lo studio ci è stato recentemente pubblicato su la rivista scientifica PLoS ONE“.

Sono ipotizzabili dei risvolti applicativi di queste vostre scoperte?
“Gli aspetti che stiamo studiando e traducendo in conoscenze applicative sono differenti ma collegati tra di loro. Parallelamente agli aspetti d’interazione ospite/patogeno, stiamo registrando dei risultati molto significativi con principi attivi di origine naturale in grado di inibire efficacemente F. graminearum meglio delle attuali molecole di sintesi utilizzate”.

E l’agricoltura di precisione come entra in tutto questo?
“Il progetto Psr SmartAgri Platform sta mettendo a punto una piattaforma interattiva dove tutti gli utenti potranno verificare in tempo reale il livello di rischio (basso, medio, alto) rispetto all’infezione da parte dell’agente della fusariosi, cosi da intervenire tempestivamente e preventivamente, in funzione di numerosi parametri (agronomico-colturali, microbiologici, fenologici, climatico-ambientali), ottimizzando gli interventi fitosanitari. Per andare oltre ed ottimizzare il tutto, ora ci stiamo avvalendo, proprio in virtù degli studi inerenti le risposte delle piante alle variazioni di temperatura, di monitoraggi e studi mediante droni con specifiche ottiche, in grado di elaborare delle risposte puntuali.

Ci auspichiamo nel breve di realizzare un sistema rapido, sensibile, economico e fruibile su larga scala, in grado di dare delle informazioni tempestive e risultare di concreto supporto a scelte decisionali strategiche per la difesa d’importanti coltivazioni made in Italy come il grano. L’obiettivo è di coniugare le conoscenze specifiche inerenti le risposte di resistenza nelle piante di grano, le potenzialità applicative di sostanze naturali attive nei confronti dell’agente della fusariosi della spiga, avvalendoci di tecnologie di precisione applicabili alla protezione delle piante”.

L’uso dei droni per il monitoraggio sarà poi facilmente applicabile nelle realtà aziendali?
“Sì, l’obiettivo è quello di indirizzare ed ottimizzare interventi di carattere agronomico-colturale e fitoiatrico con valenza territoriale. In areali caratterizzati da una determinata coltivazione ed interessati dalle stesse problematiche fitopatologiche come in questo caso (grano e fusariosi della spiga) questo approccio permetterà di ridurre significativamente differenti input (chimici, energetici) e quindi costi e perdite, tutto a vantaggio delle realtà aziendali”.

Si potrà pensare di distribuire con i droni anche altri mezzi di lotta come microrganismi o prodotti naturali magari in modo mirato?
“I droni sono fondamentali non solo per il trattamento in senso stretto, ma soprattutto per determinare quando è il momento d’intervenire, mediante rilievi con specifiche ottiche ed elaborazioni mirate di assoluta precisione che non rientrano nel visibile e che tengono conto di parametri (es. temperatura, attività fotosintetica delle piante) e della biologia dei patogeni (batteri, funghi). A questi aspetti, associando i risultati sull’individuazione di principi attivi di origine naturale in grado di controllare efficacemente come in questo caso F. graminearum, si annullano i rischi di resistenza dei patogeni, che solitamente si instaurano impiegando molecole di sintesi e quindi stiamo riuscendo a sviluppare un binomio naturale e tecnologico particolarmente ecosostenibile e dai risvolti applicativi molto promettenti”.

Quali altri aspetti dell’agricoltura di precisione possono essere ben abbinati alla difesa biologica delle colture?
“Molteplici; per esempio nello stesso progetto, oltre ad un difesa fitopatologica a basso impatto ambientale, si stanno valutando molti altri aspetti in grado di migliorare complessivamente la coltivazione e la produzione del grano. Dall’eliminazione delle infestanti, alla nutrizione del grano, dalle lavorazioni del suolo, all’efficientamento delle macchine agricole e delle attrezzature ad esse collegate. Tutto sarà di facile e rapida consultazione e di immediato utilizzo mediante la piattaforma SmartAgri e tutti coloro che aderiranno potranno consultare moltissime informazioni e ridurre costi e perdite con continui aggiornamenti in tempo reale, tenendo in considerazione anche tutti i parametri climatici territoriali.

Fonte: https://agronotizie.imagelinenetwork.com/difesa-e-diserbo/2020/08/27/difesa-biologica-e-agricoltura-di-precisione-e-possibile-metterle-insieme/67723

QUANDO IL CANTO DI UNA RANA TI CAMBIA LA VITA: IL RITRATTO DI GIULIA MARIA CRESPI

QUANDO IL CANTO DI UNA RANA TI CAMBIA LA VITA: IL RITRATTO DI GIULIA MARIA CRESPI

Due settimane fa si è spenta all’età di 97 anni Giulia Maria Crespi, una pioniera nel mondo della biologico e della biodiversità.

Nata in una delle famiglie lombarde più importanti, ha avuto sin dall’infanzia una forte propensione verso la cultura e la scienza. Da bambina constatò che intorno alle risaie il gracidare delle rane s’interrompeva bruscamente ogni maggio; colpita da questo fenomeno iniziò a studiarne le cause.

Grazie ad un viaggio in Svizzera si avvicinò al metodo biologico e biodinamico, ai loro grandi pregi a livello ambientale e nutritivo e al fatto che queste tecniche di produzione avrebbero permesso un ritorno di biodiversità negli agroecosistemi e quindi, salvare anche le rane delle sue risaie. Nel 1974 iniziò la sua grande scommessa investendo sul biologico e sul biodinamico, e portò, in poco tempo, i suoi marchi ad avere il favore dei consumatori che iniziava a sensibilizzarsi sul tema.

La Crespi continuò la sua battaglia in modo trasversale, studiando e denunciando le tecniche agricole invasive e pericolose per l’ambiente. Fu tra le prime a sollevare il problema delle sementi geneticamente modificate e dei rischi che ne sarebbero scaturiti.
Una donna da una tempra fuori dal comune che ha sicuramente cambiato in meglio il modo d’intendere l’agricoltura e l’ambiente.

Il pensiero di Giulia Maria Crespi era affine e vicino allo spirito che, fin dal 1969, aveva animato l’Associazione Suolo e Salute, in particolare il suo fondatore, il prof. Francesco Garofalo. Cinquanta anni fa, infatti, esattamente il 31 marzo 1969, nasceva, la prima associazione italiana – col nome esplicativo di Suolo e Salute – impegnata nella divulgazione e nella promozione del metodo organico-minerale in agricoltura, dal quale il biologico ha tratto le sue origini.

Una vera è propria “cattedra ambulante” per diffondere tra gli agricoltori questo metodo di coltivazione che all’epoca, sembrava un’idea di visionari, almeno in Italia, e che oggi rappresenta non solo un metodo di coltivazione, regolamentato ed affermato, ma uno stile di vita ed un orientamento anche culturale per una larga parte di consumatori che riconoscono il biologico come “la giusta visione” che guarda alla sostenibilità ambientale e ad un’alternativa produttiva valida per le aziende agricole e le comunità rurali.

Per la vicinanza e nel fervido ricordo di Giulia Maria Crespi vi invitiamo a leggere un suo articolo riproposto da Repubblica in cui parla di questi argomenti, buona lettura: Quel silenzio delle rane sterminate dai pesticidi, da lì è iniziata la “rivoluzione” dell’agricoltura biologica

Foto di Frank Winkler da Pixabay

Per annullare l’effetto del glifosato bastano due settimane di dieta bio

Per annullare l’effetto del glifosato bastano due settimane di dieta bio

Il consumo esclusivo di alimenti biologici può aiutarci a ostacolare il bioaccumulo di sostanze tossiche nell’organismo come ad esempio il glifosato, scoperto tutto ciò grazie ad uno studio.

In Europa viene rinnovata l’autorizzazione per l’impiego del glifosato.  Altri 5 anni in cui sui campi di mezza Europa (Italia e Francia hanno già parzialmente ridotto l’impiego) verrà utilizzato l’erbicida considerato “probabilmente cancerogeno” dallo Iarc. Come difendersi? Una nuova “arma” arriva dal consumo di alimenti biologici.

Uno studio su una famiglia italiana ha infatti dimostrato come il consumo di prodotti agroalimentari provenienti da coltivazioni bio sia in grado di ridurre i livelli di contaminazione nell’organismo. Annullandone gli effetti quasi del tutto.

Alimenti biologici e contaminanti nelle urine: lo studio FederBio

Aveva destato giusta preoccupazione una ricerca pubblicata a ottobre su JAMA in cui alcuni ricercatori dell’Università della California dimostravano come le concentrazioni di glifosato nell’urina della popolazione siano più che raddoppiate nel corso di 23 anni. Da una media di 0,2 microgrammi per litro nel ’93 si è passati a una di 0,44 microgrammi per litro nel 2016.

La buona notizia di oggi è che bastano due settimane di dieta a base di alimenti biologici per azzerarne i livelli nell’organismo. Lo studio è stato condotto in Italia e promosso da FederBio (Federazione Italiana Agricoltura Biologica e Biodinamica), Isde-Medici per l’Ambiente, Legambiente, Lipu (Lega Italiana Protezione Uccelli) e Wwf. Le sigle hanno lanciato la campagna #ipesticididentrodinoi per analizzare i livelli di contaminanti chimici presenti nel nostro organismo e per proporre soluzioni alternative.

I ricercatori si sono concentrati sugli inquinanti contenuti nelle urine di una famiglia italiana. Papà, mamma e due bambini di 7 e 9 anni si sono sottoposti a un esame specifico per stimare il contenuto di pesticidi nella pipì. L’analisi è stata effettuata prima e dopo una dieta 100% biologica.

I risultati sono stati estremamente interessanti. Dopo i 15 giorni di dieta sana, si è registrata una quasi completa decontaminazione dagli insetticidi più impiegati in agricoltura convenzionale (clorpirifos e piretroidi) e dal glifosato.

I ricercatori hanno effettuato 16 analisi su altrettanti campioni di urine. Quattro per ciascun membro della famiglia ‘analizzata’. In 13 dei 16 campioni sono stati riscontrati risultati estremamente positivi, con un abbattimento quasi totale dei livelli di contaminanti dopo la dieta bio. Solo in due casi non sono stati registrati miglioramenti. L’80% delle analisi, dunque, ha dimostrato gli effetti benefici della dieta a base di alimenti biologici.

I benefici degli alimenti biologici in dettaglio

Le analisi sono state elaborate dal Medizinisches Labor Bremen – MLHB, laboratorio accreditato di Brema. I risultati più interessanti sono stati individuati su due sostanze.

In primis, l’insetticida clorpirifos. Nel bambino più piccolo, il contaminante era presente nelle urine con un valore di oltre 5 microgrammi per grammo di creatinina. Si tratta di un valore più di tre volte maggiore rispetto alla media di riferimento, che si ferma a 1,5 mg/g. Dopo i 15 giorni di dieta a base di alimenti biologici il valore è sceso a 1,8 microgrammi. Anche nel papà la sostanza era presente in concentrazioni molto elevate: tre volte di più rispetto alla media di riferimento per gli adulti. Dopo la dieta, il valore non è stato più rilevabile.

Anche sul glifosato i risultati sono estremamente interessanti. Dopo la dieta bio, infatti, i valori di tutti i 4 membri della famiglia sono risultati al di sotto della soglia di rilevabilità. Un risultato straordinario, se consideriamo che le concentrazioni erano molto elevate. Nel papà, per esempio, i livelli erano più del doppio rispetto alla media della popolazione di riferimento (+116%). Dopo la dieta, le tracce di erbicida sono scomparse. Nei bambini i livelli iniziali erano più bassi, ma comunque importanti: 0,16 per la bambina di 9 anni, 0,19 per il più piccolo. A fronte di un valore di riferimento di 0,12 microgrammi/litro. Dopo la dieta, i residui di glifosato non sono più stati individuati.

Gli ambientalisti: “Incredibile l’assenza di monitoraggi su ampia scala”

La buona notizia, l’abbiamo visto, è che gli alimenti biologici possono aiutarci a ridurre efficacemente questi contaminanti chimici nel corpo. Il che ci ricorda quanto dobbiamo stare attenti ai prodotti che acquistiamo e consumiamo.

Se le analisi, infatti, da un lato ci rincuorano, dall’altra ci fanno temere per il cosiddetto ‘bioaccumulo’, l’accumulo di sostanze tossiche persistenti nell’organismo, risultato più che mai evidente dalle analisi. Lo scrivono i promotori della ricerca in una nota:

«Un’indicazione importante del fatto che la chimica contenuta negli alimenti da agricoltura convenzionale, anche in presenza di cibi che rispettano le soglie stabilite di fitofarmaci, come capita nella maggior parte dei prodotti consumati in Italia, rimane e si accumula nel nostro corpo, con conseguenze che ancora non sono state totalmente studiate e comprese».

Parole cui fa eco Maria Grazia Mammuccini, portavoce della coalizione #StopGlifosato, che si è mobilitata negli ultimi anni per ostacolare l’approvazione di una nuova autorizzazione europea per l’erbicida:

«L’iniziativa che abbiamo condotto ci spinge a una seria riflessione sul fatto che se cerchiamo ‘i pesticidi dentro di noi’ è molto probabile che li troviamo. Ma su questo non ci sono monitoraggi su ampia scala: è incredibile che ancora oggi ci si ponga in maniera molto vaga il tema dell’effetto dei pesticidi all’interno del nostro organismo. Misurare i livelli di inquinamento da fitofarmaci sui prodotti alimentari è il primo passo. Ma serve approfondire la conoscenza degli effetti che diverse e numerose sostanze hanno sulla nostra salute».

#Ipesticididentrodinoi : parte la campagna di FederBio

#Ipesticididentrodinoi : parte la campagna di FederBio

#IPESTICIDIDENTRODINOI è l’hashtag utilizzato per la campagna di “Cambia la terra” promossa da FederBio partita il 15 novembre che si concluderà il 30 novembre.

Basta una ‘semplice’ analisi delle urine e una normale famiglia italiana di quattro persone scopre di essere pesantemente contaminata dai pesticidi. Per tre dei membri alte concentrazioni di glifosato, l’erbicida per cui in queste settimane l’Europa deve decidere o meno la possibilità di utilizzo nei prossimi anni. Soprattutto uno dei genitori registra 0,26 microgrammi per litro (mg/l), mentre il bambino più piccolo arriva 0,19 rispetto a una media generale di 0,12 microgrammi per litro. Lo stesso bambino, solo 7 anni di età, registra oltre 5 microgrammi di clorpirifos per grammo di creatinina, un valore altissimo rispetto alla media della popolazione che è 1,5 (mg/g). Quest’insetticida provoca – tra i tanti altri danni – particolari effetti sulla capacità di apprendimento e di attenzione. Infine, due prodotti della contaminazione da piretroidi (Cl2CA e m-PBA) sono consistemente presenti nella famiglia. In particolare, m-MPA arriva nella mamma a concentrazioni di circa 3,4 microgrammi per grammo: un record che si trova solo nel 5% delle statistiche finora analizzate.

Parte la campagna #ipesticididentrodinoi, con un video che mostra il grado di contaminazione della famiglia D. – romana, con abitudini alimentari nella media – rispetto ad alcuni tra i pesticidi ed erbicidi più utilizzati in agricoltura: glifosato, clorpirifos e piretroidi. La campagna fa parte di Cambia La Terra, progetto di informazione contro i pesticidi voluto da Federbio con Isde- Medici per l’Ambiente, Legambiente, Lipu e WWF e coordinato da un comitato dei garanti di cui fanno parte – oltre ai rappresentanti delle associazioni citate – singole personalità del mondo della ricerca.

Scopo dell’esperimento sociale è dimostrare quanto l’assunzione di pesticidi possa essere influenzata dalla dieta. Così una famiglia di 4 persone (i genitori, Marta e Giorgio assieme ai loro bambini, Stella di 9 anni e Giacomo di 7) ha accettato di fare il test sulla presenza o meno di pesticidi nelle urine e – dopo 15 giorni di dieta 100% bio, quindi totalmente priva di chimica di sintesi – ripetere le analisi per verificare la differenza tra prima e dopo. Tutta la campagna #ipesticididentrodinoi è online e tutti possono seguire giorno dopo giorno, attraverso video e post della famiglia, l’evolversi della dieta. Il 30 novembre prossimo saranno presentati i risultati finali, e si risponderà alla domanda: è possibile, con solo 15 giorni a zero pesticidi ridurre o eliminare la quantità di sostanze chimiche che assorbiamo quotidianamente attraverso gli alimenti?

Le indagini, effettuate su un campione individuale di urine, sono state eseguite dal laboratorio di analisi Medizinisches Labor di Brema certificato ISO, che ha già eseguito per le Coop Danimarca lo stesso tipo di analisi. La Famiglia D., già attenta alle proprie scelte alimentari, è comunque contaminata – in differenti percentuali a seconda del componente – da sostanze chimiche.

Dalle analisi del laboratorio tedesco risulta che il livello di glifosato – l’erbicida più diffuso e utilizzato al mondo, probabile cancerogeno per l’uomo secondo l’Istituto internazionale di ricerca sul cancro – nelle urine dei figli, Stella e Giacomo, è maggiore della media. Per Giorgio è particolarmente alto, più del doppio della media (116% in più).

Per quanto riguarda il clorpirifos – insetticida con effetti su sistema nervoso centrale, sistema circolatorio e respiratorio – la situazione è particolarmente preoccupante per Marta e il figlio Giacomo che presentano concentrazioni superiori a quelle trovate nel 95% della popolazione di riferimento, ma anche Giorgio e la figlia Stella hanno valori sensibilmente più alti della media.

piretroidi – pesticidi ad ampio spettro per cui sono dimostrati disturbi dell’apprendimento, danni al sistema nervoso, al fegato, al cuore, all’apparato digerente e sul sangue – sono stati distinti in due dei più frequenti metaboliti (molecole in cui si scinde un composto chimico): Cl2CA e m-PBA. Tutti e quattro i componenti della famiglia D. sono risultati positivi ai piretroidi per la presenza, in particolare, di m-PBA. Nel caso di Marta c’è un valore molto elevato per questo metabolita, tanto alto da essere superiore a quello che si riscontra  solo nel 5% della popolazione di riferimento. Nei figli sono presenti quantità sensibilmente superiori alla media non solo per  m-PBA, ma anche per Cl2CA.

 

Cambia la terra – No ai pesticidi, sì al biologico è un progetto di informazione e sensibilizzazione voluto da Federbio con Isde- Medici per l’ambiente, Legambiente, Lipu e WWF, con un comitato di garanti composto da alcune personalità del mondo dell’associazionismo e della ricerca. La campagna #ipesticididentro di noi comincia oggi e continuerà per i prossimi 15 giorni sul web e sui social, fino al 30 novembre, giorno in cui arriveranno i risultati delle urine raccolte sempre all’interno della stessa famiglia dopo le due settimane di dieta bio.

Fonte e video

 

“Stop pesticidi”: quando le manifestazioni popolari hanno effetti politici

80 associazioni si erano riunite il 27 maggio scorso, a Cison di Valmarino, in provincia di Treviso per una “Marcia Stop Pesticidi”, per dire basta all’uso dei fitofarmaci nei Comuni della Docg del Prosecco.

Oggi, anche se con un certo ritardo, quella manifestazione produce i suoi primi effetti politici. Dimostrazione che, quando le popolazioni si muovono compatte, è difficile per le istituzioni ignorarle.

Stop Pesticidi: l’interrogazione nel comune di Cison

Coinvolti nella Marcia nel comune trevigiano, i Comitati Stop Pesticidi di Treviso e Belluno, associazioni a tutela della salute, comitati, tra cui anche quelli “no pirogassificatori”. A partecipare anche consiglieri regionali e deputati di diversa estrazione. In tutto 3mila persone, bambini, giovani, adulti e anziani.

Il primo effetto politico del corteo si vede oggi. Il consigliere comunale di Cison Giuseppe Benincà, del gruppo di minoranza “Laboratorio Cison”, ha infatti presentato un’interrogazione riprendendo le rivendicazioni dei manifestanti.

Nell’interrogazione viene indagato nello specifico il corretto uso dei pesticidi nel comune, le azioni di sostegno all’agricoltura bio sul territorio e la costituzione dei cosiddetti biodistretti.

«Quanti soldi – chiede Benincà all’amministrazione – ha investito il Comune in controlli per l’osservanza del regolamento intercomunale di polizia rurale? Quante segnalazioni sono state ricevute? Quanti interventi in loco sono stati effettuati?».

In particolare i dubbi si concentrano sull’utilizzo dei fitofarmaci nei pressi delle case degli abitanti del comune trevigiano:

«Vengono rispettate le distanze minime dalle abitazioni e dai luoghi sensibili? Le distanze inserite nel regolamento di polizia rurale sono sufficienti a garantire che non ci siano contaminazioni per deriva? Quando verrà adeguato il regolamento di polizia rurale per tenere conto del principio di precauzione?».

Report e l’allarme pesticidi sul Prosecco

La marea contraria ai pesticidi nelle colline del Prosecco si è forse fatta più forte dopo la discussa puntata della trasmissione Report, che aveva dedicato un ampio reportage – nel novembre 2016 – all’utilizzo dei fitofarmaci nelle aree dove si produce il Doc e il Docg. In quell’occasione, i produttori si erano affrettati a spiegare come il mondo vinicolo sia oggi molto più attento ad ambiente e salute rispetto al passato.

Ma la “Marcia” aveva un respiro più ampio. Lo spiegavano gli stessi organizzatori:

«Milioni di persone in tutto il mondo sono quotidianamente esposte ai pericoli provocati dall’uso di pesticidi e diserbanti in agricoltura. È scientificamente provato che queste sostanze chimiche possono contribuire al sorgere di diverse forme tumorali e alterare il sistema endocrino, con il conseguente aumento delle patologie correlate».

Tra le altre rivendicazioni, di particolare attualità l’utilizzo dell’erbicida glifosato in agricoltura. I manifestanti facevano allora “appello a tutti i cittadini, associazioni e gruppi per marciare uniti in difesa della nostra terra e della salute pubblica”.

FONTI:

http://www.oggitreviso.it/prima-vittoria-marcia-stop-pesticidi-comune-di-cison-chiamato-rispondere-167174#disqus_thread

http://tribunatreviso.gelocal.it/treviso/cronaca/2017/05/27/news/oggi-la-marcia-contro-i-pesticidi-percorso-ridotto-il-pd-attacca-1.15400904

http://tribunatreviso.gelocal.it/treviso/cronaca/2016/11/15/news/prosecco-un-report-di-polemiche-1.14418069