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Category: Consumo del suolo

Calamità naturali, l’allarme Confesercenti: “22mila PMI danneggiate in 5 anni”

calamità naturali

Migliaia di persone coinvolte, decine di migliaia di attività economiche messe in ginocchio, miliardi investiti per la ricostruzione delle aree colpite.

Le calamità naturali che colpiscono il nostro Paese – frane, alluvioni, terremoti – sembrano abbattersi con sempre maggiore intensità. Colpa di uno sviluppo sempre meno sostenibile, che erode il suolo di larga parte del Paese, e dei cambiamenti climatici in atto.

Ma non tutto è perduto, la soluzione c’è: ridare vigore all’attività agricola, recuperando importanti terreni alla coltivazione e alla riforestazione. E dando maggiore importanza al ruolo degli imprenditori e dei lavoratori del settore.

Ecco la fotografia dei rischi sismico e idrogeologico in Italia e la soluzione proposta da Coldiretti.

Non solo imprese agricole: tutti i danni delle calamità naturali

È facile immaginare come i fenomeni meteorologici estremi – la siccità registrata in questo 2017 in Italia, per esempio – possano gravemente danneggiare le imprese agricole. Ma le calamità naturali che fronteggiamo ogni anno hanno arrecato grossi problemi anche a negozi, bar, ristoranti. Per non parlare di capannoni, fabbriche, botteghe artigiane. Negli ultimi 5 anni, spiega Confesercenti, sono state almeno 22mila le imprese affette da tali fenomeni.

È il dissesto idrogeologico a creare i maggiori grattacapi. 12mila PMI, infatti, sono state danneggiate da alluvioni, esondazioni e smottamenti causati dalle precipitazioni. Sono inoltre 10mila le piccole e medie imprese rimaste vittime di terremoti. Il danno stimato dall’Ufficio economico di Confesercenti è stato pari a circa 700 milioni di euro.

«Il tema delle calamità naturali nel nostro Paese – scrive l’associazione in una nota – è in generale collegato alla difficoltà strutturale della prevenzione dei rischi e del corretto utilizzo del territorio, che rimanda all’altrettanto evidente difficoltà a programmare l’uso delle risorse e del territorio stesso. Inoltre, per ciò che riguarda la specificità dei danni al tessuto economico-produttivo, la modalità dei rimborsi alle imprese si ferma ai soli danni materiali. Per le imprese, ad esempio, non viene considerato in alcun modo il danno economico, costituito dalla perdita di valore aggiunto diretto ed indiretto, che può protrarsi per più anni. E spesso è necessario molto tempo anche per ottenere il rimborso».

Rischio sismico e idrogeologico: fenomeni in crescita

Confesercenti snocciola poi alcuni dati che dimostrano come sia il rischio sismico, che quello idrogeologico, sia in severo aumento nel nostro Paese.

Sono oggi 7mila i comuni presenti in aree a elevato rischio idrogeologico: l’85% del totale, per una superficie pari al 10% del territorio italiano. La popolazione esposta a tale rischio è quindi salita a 5,8 milioni di persone. Dal secondo dopoguerra a oggi, sono registrate più di mille frane, in 900 località, e 700 inondazioni. Sono 9mila le vittime, tra morti, feriti e dispersi.

Non va meglio per il pericolo sismico. I comuni a rischio in questo caso sono 3mila, che coprono un’area pari al 44% del territorio nazionale. Sono 21,8 milioni le persone che vivono in aree a elevato rischio sismico.

A testimoniare il peggioramento delle condizioni del Paese, i fondi statali stanziati per far fronte alle calamità naturali. Dal 1944 al 1990, la spesa media è stata pari a circa 2,8 miliardi di euro l’anno per interventi successivi a terremoti, frane e alluvioni. Dal 1991 al 2009, la cifra media è salita a 4,7 miliardi l’anno. Dal 2010 al 2014, abbiamo assistito a un ulteriore aumento: più di 6 miliardi l’anno.

Complessivamente, il nostro Paese ha speso più di 240 miliardi di euro per fronteggiare tali disastri naturali: il 74,6% per i danni da terremoto, il 25,4% per il dissesto idrogeologico.

Calamità naturali: le responsabilità di uno sviluppo insostenibile

C’è un disastro nel disastro, che sta colpendo l’Italia: quello del consumo di suolo. Se le calamità naturali non possono essere evitate, sarebbe almeno il caso di prevenire i danni maggiori, aumentando l’estensione della superficie agricola e forestale, ostacolando cementificazione e abbandono. È quanto suggerisce Coldiretti, presentando uno studio sul tema, puntando il dito su un modello di sviluppo scorretto:

«Sviluppo che ha provocato un irresponsabile consumo di suolo – spiega Roberto Moncalvo, presidente nazionale dell’associazione – con la scomparsa di oltre un quarto della terra coltivata (-28%). Negli ultimi 25 anni in Italia sono rimasti appena 12,8 milioni di ettari di superficie agricola utilizzata».

Secondo gli ultimi dati, sono stati consumati in Italia 23mila chilometri quadrati di suolo: 3 metri quadrati al secondo. Si tratta del 7,6% del territorio nazionale (dati: Ispra).

«Su questo territorio meno ricco e presidiato si abbattono i cambiamenti climatici, con le bombe d’acqua che il terreno non riesce ad assorbire. Il tutto spesso aggravato anche “a monte” dall’assenza di una politica forestale e di gestione del reticolo idrografico».

Per fronteggiare le calamità naturali, occorre quindi “difendere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile dalla cementificazione e dall’abbandono”. Per riuscirci, è necessario l’impegno “da parte delle amministrazioni a tutti i livelli”. In particolar modo, l’obiettivo deve essere quello di riconoscere “il ruolo dell’attività agricola dal punto di vista sociale, culturale ed economico”.

FONTI:

http://italiafruit.net/DettaglioNews/41150/in-evidenza/calamita-naturali-in-aumento-i-numeri-dellemergenza

http://www.confesercenti.it/blog/imprese-confesercenti-negli-ultimi-5-anni-da-calamita-naturali-danni-gravi-per-22mila-pmi/

http://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/natura/2017/09/15/maltempo-coldiretti-senza-la-campagna-litalia-affoga_99cf82fb-5492-4508-a031-5984a96cad7c.html

Allarme siccità: il governo stanzia 700 milioni di euro

È pieno allarme siccità in Italia. A Roma l’acqua verrà presto razionata e anche il Vaticano ha chiuso le fontane per scongiurare l’impatto dell’emergenza.

La Calabria chiede lo stato di calamità per far fronte alle precipitazioni vicine allo zero. Pronte a seguirla Marche, Sicilia, Sardegna, Campania, Toscana, Emilia Romagna, Puglia. È pieno allarme siccità in Italia. Una perturbazione atlantica ha interessato in questi giorni alcune regioni settentrionali, ma non basterà.

Il governo prova a correre ai ripari. Il ministero delle politiche agricole ha infatti annunciato 3 linee di intervento per fronteggiare l’emergenza.

Allarme siccità: i dati del CREA

Il Crea, ente di ricerca del Mipaaf specializzato nel settore agroalimentare, ha esposto alcuni dati sull’emergenza siccità in corso in Italia, che aiutano a comprendere le dimensioni del fenomeno. Innanzitutto il caldo. La temperatura media, nel 2016, ha fatto segnare un nuovo record: +1,35° C rispetto al trentennio che va dal 1961 al 1990.

Negli ultimi mesi la situazione è andata peggiorando: +3,2°C in media rispetto alle temperature considerate normali. A questa anomalia termica si è aggiunta quella idrologica: rispetto alla media del mese di giugno, quest’anno si è registrato un calo delle precipitazioni del 53%.

Per citare un solo esempio concreto, il fiume Po è sceso di 3,23 metri sotto lo zero idrometrico. Dal bacino idrico del fiume dipende il 35% della produzione agricola nazionale. Basterebbe questo per avere contezza dell’enormità del problema.

La siccità generalizzata ha portato ovviamente a un grave danno economico per colture e allevamenti. Tra i settori più colpiti c’è quello cerealicolo: secondo alcune stime il calo di produzione sarebbe tra il 40 e il 50%.

Allarme siccità: gli interventi del Mipaaf

Il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali ha reso noto, con una nota, di aver attivato alcune misure per contrastare l’allarme siccità. Sono tre gli assi principali di intervento.

  • Attivazione del fondo di Solidarietà Nazionale. La Commissione Bilancio del Senato ha approvato un emendamento al Decreto Legge “Mezzogiorno” per consentire alle aziende colpite dalla siccità e che non hanno sottoscritto polizze assicurative di accedere ai benefici per favorire la ripresa dell’attività agricola, come previsto dalla legge 102/2004. La proposta deve passare al vaglio delle Regioni che hanno tempo fino al 30 dicembre 2017 per deliberare la declaratoria di eccezionalità degli eventi atmosferici.
  • Aumento dell’anticipo sui Fondi Europei. Il Mipaaf si è poi rivolto alla Commissione europea per autorizzare l’erogazione di anticipi almeno fino al 70% sui pagamenti diretti e almeno fino all’85% sul sostegno previsto per le misure a superficie dello sviluppo rurale.
  • Infrastrutture irrigue. Sul medio periodo, il Ministero ha inoltre attivato un bando per migliorare le infrastrutture irrigue. I termini chiuderanno il 31 agosto. È prevista una dotazione finanziaria di circa 600 milioni.

A quest’ultima voce vanno ad aggiungersi i 107,65 milioni di euro che il Mipaaf aveva già annunciato in giugno per opere riguardanti infrastrutture idriche (a cui andranno 92 milioni), difesa del suolo, dissesto idrogeologico, risanamento ambientale e bonifiche. In questa misura rientrano 6 opere irrigue cantierabili che partiranno nei primi mesi del 2018, tra cui la Ristrutturazione della Rilevata Dora del canale Cavour.

Allarme siccità, Martina: “In campo per la tutela degli agricoltori”

A commentare le misure, il ministro per le Politiche Agricole Maurizio Martina, che ha espresso vicinanza agli agricoltori:

«Siamo in campo – ha dichiarato – per tutelare i produttori agricoli che stanno subendo danni dalla prolungata siccità di queste settimane. Abbiamo sostenuto con forza l’emendamento approvato ieri al Senato per l’attivazione del Fondo di solidarietà nazionale. È un intervento necessario anche per le aziende non assicurate per consentire l’utilizzo di strumenti concreti come la sospensione delle rate dei mutui e dei contributi assistenziali e previdenziali. Siamo pronti a collaborare con le Regioni nel censimento dei danni e la verifica delle condizioni per dichiarare lo stato di eccezionale avversità atmosferica. Allo stesso tempo abbiamo chiesto il via libera alla Commissione europea per aumentare gli anticipi dei fondi UE della politica agricola comune. Potremo così aumentare di oltre 700 milioni di euro le anticipazioni, portandole a 2,3 miliardi di euro a ottobre, e garantire più liquidità alle imprese agricole. Andiamo avanti anche nel piano strategico per dare ai nostri territori infrastrutture irrigue migliori, più efficienti e con meno spreco di acqua. È un intervento necessario guardando al medio periodo e all’effetto che il cambiamento climatico sta producendo sempre più spesso sulle nostre produzioni. È un tema cardine che affronteremo anche in occasione del G7 agricoltura di ottobre a Bergamo».

FONTI:

https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/11511

http://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2017/07/24/italia-piegata-dalla-siccita-ma-al-nord-piogge-in-arrivo_191b0104-e348-41a4-8ebd-07da5e119ae8.html

http://www.repubblica.it/cronaca/2017/07/24/news/maltempo_pioggia_nord_siccita-171512904/

http://www.suoloesalute.it/irrigazione-mipaaf-stanzia-92-milioni-euro-modernizzare-le-infrastrutture/

Consumo di suolo agricolo: 25mila ettari persi ogni anno. Legge bloccata in Parlamento

Il consumo di suolo è una delle malattie del nostro mondo. Un problema che riguarda da vicino anche l’Italia.

Il rapporto 2015 dell’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) sul consumo di suolo parla di 55 ettari di Penisola, ingoiati dal cemento ogni giorno. Un consumo dovuto principalmente alla costruzione di nuove infrastrutture, di insediamenti commerciali e all’espansione di aree urbane a bassa densità.

La perdita di territorio riguarda prevalentemente le aree agricole, seguite dalle aree urbane e dalle terre naturali.

Di questo ha parlato Mario Catania, ministro delle Politiche agricole durante il Governo Monti, in una sua intervista ad Agronotizie.

Catania, che segue da tempo la questione, parla di una perdita annuale di 25mila ettari di terreno che potrebbe essere destinato diversamente, ad esempio alla produzione di cibo.

Se la sfida per il 2050 è quella di sfamare 9 miliardi di persone, attraverso l’aumento di una produttività agricola sostenibile, il nostro Paese si sta muovendo nella direzione sbagliata.

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Come spiega Catania, il terreno perso è un “suolo particolarmente pregiato, pianeggiante, fertile, fondamentale per la produzione di cibo e per le funzioni ecosistemiche come l’assorbimento delle acque piovane. Terreni persi irreversibilmente, perché, una volta cementificato, il suolo non potrà mai più tornare come prima. Questo comporta, ovviamente, non solo una perdita di terreni coltivabili,essenziali per l’auto approvvigionamento alimentare di un Paese, ma anche il venir meno di una protezione naturale in caso di eventi climatici avversi“.

E parla anche di un ddl sul consumo di suolo, licenziato dalle Commissioni competenti dopo un anno impiegato per il voto degli emendamenti, che giace arenato in attesa di approdare alla Camera.

Nella legge, afferma l’ex ministro, è previsto un meccanismo che pone dei paletti al nuovo consumo di suolo. In particolare, si fa riferimento al “divieto quinquennale di mutamento di destinazione d’uso previsto per tutte le aree coltivate in favore delle quali sono stati erogati gli aiuti dell’Unione europea“.

Un ulteriore presidio, in attesa che entri in funzione la procedura di riduzione progressiva del consumo di suolo, – continua Catania – è fornito dalle disposizioni transitorie che vietano per tre anni il consumo di nuovo suolo, ad eccezione di quello necessario per i lavori già previsti dai piani regolatori“.

Il testo attuale, precisa l’ex ministro, è frutto di un compromesso, quindi molto lontano da come era stato pensato in origine. Può comunque essere migliorato, quando e se riuscirà ad arrivare in aula.

Fonti:

http://agronotizie.imagelinenetwork.com/agricoltura-economia-politica/2016/02/29/consumo-di-suolo-parla-catania-quotaccelerare-sul-ddlquot/47715

http://www.isprambiente.gov.it/it/pubblicazioni/rapporti/il-consumo-di-suolo-in-italia-edizione-2015

http://www.lastampa.it/2015/05/07/scienza/ambiente/focus/rapporto-ispra-sul-consumo-di-suolo-italia-asfaltata-dal-cemento-tjfFP2BV6617DNo8aabfhN/pagina.html

Perché l’agricoltura biologica è la scelta migliore per nutrire il mondo

L’agricoltura biologica potrebbe essere la chiave per nutrire il mondo durante l’era del riscaldamento globale.

La conferma arriva da una ricerca che aggiunge nuove prove alla teoria che, sul lungo termine e soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, questo modello di agricoltura sia la risposta migliore ai cambiamenti climatici.

Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature Plants, è stato condotto dal professor John Reganold della Washington State University che, con il suo team di ricerca, ha esaminato centinaia di pubblicazioni risalenti agli ultimi 40 anni.

Osteggiata per anni dalla scienza ufficiale e dalle lobby, l’agricoltura biologica potrebbe veramente essere ciò di cui il pianeta ha bisogno.

Come evidenziano i ricercatori nel loro lavoro, bevande e alimenti biologici rappresentano un segmento di mercato in rapida crescita: tra il 1999 e il 2014, il loro valore è aumentato di ben 5 volte. Oggi, valgono 72 miliardi di dollari e si prevede un raddoppio entro il 2018.

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Anche se i rendimenti sono più bassi rispetto a quelli dell’agricoltura tradizionale, il divario tra le due colture è minore di quanto si pensi. Un altro studio effettuato presso l’Università della California, ad esempio, ha dimostrato che il deficit potrebbe essere più che dimezzato attraverso la rotazione delle colture ed evitando le monoculture.

Per leguminose come fagioli, piselli e lenticchie, invece, non vi è alcuna differenza tra le due tecniche colturali; anzi, in questo caso, il biologico potrebbe essere “un’alternativa molto competitiva rispetto all’agricoltura industriale“.

Ma è il cambiamento climatico il punto più importante che accresce il valore delle colture sostenibili.

Come sottolinea la ricerca, in casi di siccità, “le aziende agricole gestite col metodo biologico hanno spesso dimostrato di produrre rendimenti più elevati rispetto ai loro omologhi convenzionali“, perché i concimi utilizzati trattengono l’umidità nel terreno. E la siccità è una condizione sempre più diffusa a seguito dell’aumento delle temperature.

Le tecniche biologiche, inoltre, sono ancora più efficaci nei paesi in via di sviluppo, dove la maggior parte degli agricoltori non può permettersi di comprare fertilizzanti o pesticidi chimici.

Un rapporto delle Nazioni Unite che ha esaminato 114 progetti, che coinvolgono quasi due milioni di aziende agricole africane, ha scoperto che il rendimento dei terreni privi di sostanze chimiche è raddoppiato.

Tutto questo, dando per scontato che l’agricoltura biologica è il tipo di coltura migliore per la tutela della natura e della fauna selvatica e riduce l’esposizione a pesticidi tossici, sia in azienda che negli alimenti.

Fonti:

http://www.independent.co.uk/environment/climate-change/organic-farming-could-be-key-to-feeding-the-world-as-global-warming-takes-hold-a6872501.html

http://www.nature.com/articles/nplants2015221

 

Agricoltura biologica: unica strada contro i cambiamenti climatici

L’agricoltura biologica è la soluzione ai cambiamenti climatici. Ne sono fermamente convinti Aiab e FederBio, che riportano alcuni dati di uno studio pubblicato nel 2013 e diretto da Andreas Gattinger (FiBL – Istituto di ricerca per l’agricoltura biologica). Secondo lo studio, infatti, se tutte le superfici agricole fossero coltivate con metodi biologici, le emissioni di CO2 potrebbero ridursi del 23% in Europa e del 36% negli Usa.

Una provocazione, e al tempo stesso una proposta, che arriva mentre gli occhi di tutto il mondo sono puntati sulla COP21 di Parigi.

Che agricoltura e allevamenti intensivi generino un forte impatto nocivo sull’ambiente è ormai cosa risaputa. In questi giorni, ad esempio, l’Enpa ha distribuito a tutti i nostri deputati un documento ricco di autorevoli riferimenti scientifici che evidenzia come il 20% dei gas serra provenga proprio dagli allevamenti intensivi. E le coltivazioni non sono da meno. Ma scegliere il tipo giusto di agricoltura potrebbe ridimensionare il problema.

Lo studio diretto da Gattinger ha esaminato i risultati di 74 indagini internazionali che hanno messo a confronto gli effetti sul terreno delle coltivazioni biologiche e di quelle convenzionali. L’analisi ha portato alla conclusione che l’agricoltura biologica permette di fissare nel terreno quantità di carbonio significativamente superiori, offrendo un importante contributo per frenare il riscaldamento globale. Coltivare biologico corrisponderebbe a circa il 13% della riduzione complessiva di CO2 necessaria per raggiungere gli obiettivi climatici fissati per il 2030.

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Ma non è tutto. Un altro studio comparso sulla rivista Critical reviews in plant sciences, e realizzato dai ricercatori del Dipartimento di Biologia dell’Università di Padova in collaborazione con l’Università di Cornell, conferma che i terreni coltivati con metodo biologico hanno una maggiore capacità di stoccaggio di CO2 e al tempo stesso trattengono acqua, generando un miglior rendimento in caso di siccità.

Le tecniche agricole sostenibili garantiscono non solo un’attività produttiva duratura, ma accrescono la fertilità dei suoli, salvaguardano la biodiversità. Accrescere il tasso di sostanza organica nel terreno, inoltre, rappresenta il più importante sistema di assorbimento di carbonio sul nostro pianeta.

Promuovere metodi di coltivazione sostenibili non è solo una possibilità è un’esigenza.

Paolo Carnemolla, Presidente di FederBio afferma: “Come abbiamo dimostrato con la Carta del Bio in EXPO, il modello agricolo e alimentare biologico è la risposta più efficace alle sfide del futuro in quanto capace di conciliare la tutela dell’ambiente, la salute e la nutrizione adeguata della popolazione con un’economia rurale equa e migliore. Questo anche perché le tecniche di agricoltura e allevamento biologico possono concretamente contribuire alla lotta al cambiamento climatico“.

Il modello biologico, dunque, è l’unico in grado di salvare il pianeta dai cambiamenti climatici. Per poter abbracciare il cambiamento, però, è necessario l’intervento delle forze politiche in gioco, affinché diano il sostegno economico che necessita e una normativa seria e rigorosa che non dia più voce a nessuna ambiguità.

Fonti:

http://www.adnkronos.com/sostenibilita/world-in-progress/2015/11/30/clima-soluzione-bio-con-agricoltura-naturale-solo-usa_3zytgXenGcUsWY6b3WTgKO.html?refresh_ce

http://www.askanews.it/cop-21/clima-cia-cop21-valorizzi-ruolo-agricoltura-anti-effetto-serra_711676626.htm

http://www.repubblica.it/ambiente/2015/11/27/news/pericoli_industria_carne-128274534/

Biologico e ambiente: occhi puntati sulla COP21 di Parigi

Gli occhi del mondo sono tutti puntati su Parigi, dove dal 30 novembre all’11 dicembre si terrà la Conferenza internazionale sul clima ().

La speranza comune è quella di riuscire a raggiungere un accordo, applicabile a tutte le nazioni, che riesca a contenere il riscaldamento globale al di sotto di 1,5 gradi, come richiesto da alcuni Paesi, in particolare le piccole isole che altrimenti rischiano di scomparire a causa dei cambiamenti climatici in atto.

IFOAM, la Federazione internazionale del movimento per l’agricoltura biologica, e IFOAM EU saranno sul posto per proporre un accordo internazionale che riconosca l’importanza del settore per la sicurezza alimentare e per combattere i cambiamenti climatici.

Secondo la Federazione, il tema del biologico è un punto di partenza dal quale non si può prescindere se si vuole migliorare la situazione climatica a livello mondiale.

COP21

 

 

 

 

 

 

 

 

Con quasi 800 milioni di persone che soffrono la fame, sottolinea IFOAM sul suo sito ufficiale, è necessario dare la priorità al diritto al cibo e alla sicurezza alimentare.

È necessario, continua la Federazione, che ci sia un impegno effettivo nell’affrontare e regolamentare le attività che producono le emissioni più elevate, come ad esempio l’uso di fertilizzanti.

Ecco un elenco di alcuni dei principali eventi a cui IFOAM parteciperà.

21 ° SESSIONE DELLA CONFERENZA DELLE PARTI 30 NOVEMBRE 11 DICEMBRE – PARIGI LE BOURGET

La COP21, come accennato, sarà un appuntamento cruciale. A questo appuntamento, il Segretariato UNFCCC.  IFOAM – Organics International interverrà nei negoziati.

CLIMATE GENERATIONS AREA – nei pressi di PARIGI LE BOURGET

Quest’area è dedicata ai progetti proposti dalla società civile e legati alla lotta contro il cambiamento climatico. Gli incontri sono aperti al pubblico.

4/1000 INITIATIVE: SOILS FOR FOOD SECURITY AND CLIMATE,  1 dicembre, PARIGI LE BOURGET

L ‘Iniziativa “4/1000: terreni per la sicurezza alimentare e climatica” mira a garantire che l’agricoltura svolga la sua parte nella lotta al cambiamento climatico. Qui si intende mostrare che anche un piccolo aumento del carbonio stoccato nel suolo (suoli agricoli, in particolare prati e pascoli, e suoli forestali) è di fondamentale importanza per migliorare la fertilità del suolo e la produzione agricola e per raggiungere l’obiettivo a lungo termine di limitare l’aumento della temperatura.   Il ripristino dei terreni agricoli degradati e l’aumento del tasso di carbonio nel suolo svolgono un ruolo importante per affrontare la triplice sfida della sicurezza alimentare, dell’adattamento dei sistemi alimentari e delle persone al cambiamento climatico, e della mitigazione delle emissioni di origine antropica.

FESTA DEL CONTADINO A COP21, IL 2 DICEMBRE, PARIGI LE BOURGET

Gruppi, ricercatori, persone comuni e altri sostenitori dell’agricoltura interverranno insieme per condividere le prospettive per l’agricoltura, alla luce delle trattative delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici.

INTERNATIONAL RIGHTS OF NATURE TRIBUNAL, 4-5 DICEMBRE,  PARIGI

È un’iniziativa creata dai e per i cittadini: fornisce alla gente di tutto il mondo l’opportunità di testimoniare pubblicamente come in alcuni casi governi e aziende non solo permettono, ma incoraggiano la distruzione della Terra. È aperta al pubblico, ma è richiesta la registrazione. IFOAM parteciperà a questo evento.

RAFFREDDARE IL PIANETA, NUTRIRE IL MONDO, 7 DICEMBRE, PARIGI

È un incontro volto a discutere su come invertire l’innalzamento delle temperature attraverso l’agricoltura biologica rigenerativa. Andre Leu, presidente di IFOAM interverrà assieme a Vandana Shiva, Ronnie Cummins, Tom Newmark e Hans Herren.

Fonti:

http://www.ifoam.bio/en/news/2015/11/16/ifoam-organics-international-cop-21-climate-conference-paris

http://newsroom.unfccc.int/lpaa/agriculture/join-the-41000-initiative-soils-for-food-security-and-climate/