Suolo e Salute

Mese: Gennaio 2019

Vinitaly: spazio anche al vino biologico

Vinitaly: spazio anche al vino biologico

Il prossimo Aprile a VeronaFiere si terrà la 53° edizione del Vinitaly, il salone internazionale dei vini e dei distillati.

L’edizione del 2019 presenterà due novità: l’Organic Hall e Vinitaly Design (prodotti e accessori che completano l’offerta legata alla promozione del vino e all’esperienza sensoriale).

Il padiglione Organic Hall ospiterà Vinitalybio, il padiglione dedicato al vino biologico certificato prodotto in Italia e all’estero. L’idea è quella di far crescere la visibilità a quelle aziende che hanno scelto la sostenibilità delle produzioni, oltre alla possibilità di far conoscere, tramite convegni e sessioni di degustazioni guidate, questo tipo di produzione.

Tra le novità, ci saranno le masterclass dedicate ai vini artigiani biologici, realizzate in collaborazione con l’associazione Vi.te. – Vignaioli e Territori.

 

Fonte: https://agronotizie.imagelinenetwork.com/agricoltura-economia-politica/2019/01/23/vinitaly-2019-tra-biologico-e-design/61555

Cosmesi biologica 2019

Cosmesi biologica 2019

Oltre al food, il biologico sta ottenendo successo anche dal punto di vista cosmetico.

Come si prospetta la biocosmetica in questo 2019?

  • ricerca di materie prime naturali;
  • un maggior confronto con i clienti, sempre più informati;
  • sarà posta una particolare attenzione ai prodotti per pelle e capelli.

La biocosmesi si trova di fronte un consumatore informato, sempre più sensibile alle problematiche ambientali e quelle relative alla sicurezza dei prodotti che acquista, ricercando un prodotto di primissima qualità.

Quali sono le materie prime più ricercate nella cosmetica bio?

  • Estratti di Neem;
  • Germogli di soia;
  • Olio di pesce;
  • Aloe vera;
  • Gomma di guar.

 

Per informazioni sulla certificazione della cosmetica biologica o per la cosmetica vegan potete contattare la dr.ssa Martina Polidori.

Ufficio Biocosmesi

via Borsellino 12/B, 61032 Fano (PU)

biocosmesi@suoloesalute.it

Tel: 0721 – 1712611

 

Fonte: https://www.innaturale.com/come-sara-la-cosmesi-biologica-nel-2019/

La rotazione nelle colture risicole

La rotazione nelle colture risicole

Fino alla metà del 1800, l’agricoltura era dominata dalla pratica del maggese, la pratica agricola che consisteva nella messa a riposo di un appezzamento di terreno per restituirgli fertilità.

Con l’arrivo delle colture industriali, tali pratiche agronomiche andarono evolvendosi in una serie di colture che hanno dominato il mondo agricolo fino al 1960.

La rotazione, ancora oggi, è una pratica molto importante per mantenere la fertilità del terreno, soprattutto in quelle aziende dove si limita l’uso di pesticidi e fertilizzanti o che hanno adottato il metodo di produzione biologica.

Per la coltivazione del riso è opportuno adottare la rotazione colturale?

Ente Risi sostiene che la semina di colture alternative al riso crea le migliori condizioni per il contenimento delle infestanti tipiche delle risaie sommerse, oltre a migliorare la qualità del suolo, soprattutto per gli importanti quantitativi di azoto organico residui.

Da questi presupposti, Ente Risi ha impostato due diversi piani quinquennali di rotazione colturale in due diversi appezzamenti dai quali verranno analizzati la flora infestante, dati produttivi e qualitativi. Al termine dei 5 anni verrà poi fatto anche un conto economico del quinquennio, in base anche ai risultati agronomici ottenuti.

“Molti pensano che il terreno “si stanca”: è più corretto dire che si esaurisce, o meglio, esaurisce i metaboliti utili a quella varietà vegetale. Per non parlare poi di tutti i problemi legati alle malattie e ai parassiti. Per ottenere dei buoni risultati, la rotazione del terreno agrario dovrebbe essere attuata per almeno 3-4 anni di fila prima di iniziare, daccapo, il ciclo”, afferma Paolo Gamalerio, conduttore di un’azienda risicola in lomellina.

“Senza dubbio si avrà un terreno più fertile, questo perché tutte le piante necessitano di alcune sostanze piuttosto che altre e viceversa ne rilasciano nel terreno (modificare la loro posizione aiuterà a mantenere il terreno più equilibrato e sano), migliorando di conseguenza il raccolto; meno parassiti, questo perché spostando le coltivazioni eviterai la proliferazione e diffusione di questo in ambienti favorevoli e statici; si risparmierà in concimazioni; viene ridotta la crescita delle malerbe, quindi, verranno utilizzati meno pesticidi aiutando a ridurre l’inquinamento ambientale e miglioreranno anche la qualità e la resa della produzione”, racconta Andrea Tacconi, risicoltore del Pavese.

Per chi pratica la rotazione colturale è sconsigliato il reimpianto, ammesso solo se al terreno vengono applicati alcuni interventi:

  • lasciare a riposo il terreno per un congruo periodo durante il quale praticare una coltura estensiva o un sovescio
  • asportare i residui colturali;
  • effettuare una concimazione organica sulla base delle analisi del terreno;
  • sistemare le piante in posizione diversa da quella occupata dalle precedenti.

È ammessa la possibilità di coltivare colture da sovescio.

 

Fonte: https://www.risoitaliano.eu/la-rotazione-fa-bene/

Il biologico ha bisogno della scienza

Il biologico ha bisogno della scienza

Il biologico continua ad essere al centro dei principali dibattiti nel mondo agricolo.

Il biologico:

  • È un mercato in continuo sviluppo grazie alla forte richiesta da parte dei cittadini, raggiungendo ad oggi un fatturato di oltre 5 miliardi di euro;
  • Ha modificato in positivo l’immagine dell’agricoltura;
  • Ha migliorato la qualità e lo status delle donne e degli uomini che lavorano in agricoltura;
  • Ha contribuito a ripopolare quelle aree che precedentemente erano state abbandonate, sostenendo così il territorio e il turismo;
  • Mantiene la fertilità del suolo e aiuta ad arginare il dissesto idrogeologico;
  • Tutela la biodiversità e la diversità del paesaggio;
  • Offre opportunità di lavoro per coloro che vogliono avvicinarsi al mondo dell’agricoltura, recuperando il legame con il territorio e la comunità locale, favorendo la nascita dei biodistretti.

Il metodo di produzione biologico è passato da essere un mercato di nicchia a un punto di riferimento per ormai oltre sei milioni di italiani.

Questa migrazione verso il biologico ha scatenato una reazione da parte dei settori che si sentono minacciati da tutto ciò: è arrivata una lettera firmata da 213 tra ricercatori agronomi, tecnici ed esperti di scienze agrarie, nella quale si richiede di rivedere la legge a favore del biologico approvata alla Camera lo scorso dicembre.

Viene richiesto di riguardare una serie di argomenti, dal cambiamento climatico all’impatto ambientale della produzione agricola. Tutti temi che sono affrontati e chiariti, attraverso uno studio scientifico, nel rapporto “Cambia la Terra”.

Perché questo accanimento contro il biologico?

“Non è in discussione il principio scientifico, ma piuttosto la direzione della ricerca, gli obiettivi da raggiungere” scrive Maria Grazia Mammuccini.

 

Fonte: https://www.cambialaterra.it/2019/01/il-bio-ha-bisogno-di-buona-scienza/

Il carrello della spesa è sempre più bio: oltre 3,5 miliardi di vendite nel 2018

Il carrello della spesa è sempre più bio: oltre 3,5 miliardi di vendite nel 2018

Il 2018 ha visto crescere le vendite del biologico di 3,5 miliardi, l’8% in più rispetto allo scorso anno.

Lo scorso 17 gennaio a Marca 2019, il Salone internazionale sui prodotti a Marca del Distributore, sono stati presentati da Nomisma i dati sul mercato italiano.

Tra i 10 prodotti biologici più venduti ci sono uova, confetture, gallette di cereali soffiati, bevande sostitutive del latte, latte fresco, pasta di semola, olio evo, yogurt intero, verdure IV gamma e biscotti.

I dati hanno rilevato che il 45% del totale rappresenta acquisti nella GDO, con un tasso di crescita del 14%:

  • Il 33% acquista bio per comodità;
  • Il 13% per convenienza;
  • Il 12% per assortimento.

Le rilevazioni di Nomisma permettono di osservare una crescita del trend legato a un’alimentazione sana ed eco-sostenibile:

  • Il 52% acquista bio per avere maggiori benefici sulla salute;
  • Il 47% considera il marchio bio come garanzia di maggiore sicurezza e qualità;
  • Il 26% acquista bio perché fa attenzione alla salvaguardia dell’ambiente.

Incrociando i dati, Nomisma ha rivelato che tra i vari fattori che influenzano l’acquisto bio ci sono:

  • L’origine italiana delle materie prime (58%);
  • La qualità degli ingredienti (54%);
  • Il metodo di produzione (46%).

“I nuovi dati confermano una volta di più che non si tratta di una moda, ma che la scelta bio si sta consolidando in maniera consapevole a livello internazionale. Un fenomeno che sta prendendo piede sempre di più in Italia, in tutta Europa, ma anche ovunque nel mondo, basti pensare alle performance delle nostre aziende in paesi come gli Usa, la Cina e il Giappone. L’interesse del consumatore nei confronti di prodotti naturali, semplici e a basso impatto ambientale si rivela un’esigenza diffusa. E il disegno di legge sul biologico, approvato a grande maggioranza alla Camera e ora in discussione al Senato, una volta approvato ci consentirà di rafforzare ulteriormente un settore che ci vede leader a livello mondiale”, dichiara Roberto Zanoni, presidente di AssoBio.

 

Fonte: https://www.italiaambiente.it/2019/01/21/biologico-oltre-35-miliardi-di-vendite-nel-2018-8-in-piu-rispetto-al-2017/

https://www.repubblica.it/economia/rapporti/osserva-italia/mercati/2019/01/17/news/carrello_della_spesa_sempre_piu_bio_nella_top_10_i_prodotti_della_prima_colazione-216794852/?refresh_ce

L’agricoltura biologica e il suo contributo per lo sviluppo sostenibile delle aree rurali

L’agricoltura biologica e il suo contributo per lo sviluppo sostenibile delle aree rurali

È stato condotto uno studio sulla sostenibilità del metodo biologico e la sua capacità di contribuire allo sviluppo rurale, generando effetti positivi sull’ambiente, sulla società e sul sistema economico.

Lo sviluppo territoriale dell’agricoltura biologica è influenzato da numerosi fattori tra i quali gli incentivi comunitari erogati sotto forma di pagamenti agroambientali. Questi incentivi hanno l’obiettivo di compensare gli agricoltori biologici per i maggiori costi e il mancato guadagno del metodo biologico rispetto al convenzionale, tuttavia, da più̀ parti si sostiene che i pagamenti dovrebbero essere finalizzati a ripagare i beni e servizi di interesse collettivo che l’agricoltura biologica produce e che il mercato non è in grado di riconoscere. D’altra parte, l’attuale metodo di calcolo dei pagamenti non è in grado di valorizzare i benefici collettivi prodotti dalle attività biologiche per una serie di motivi, tra i quali:

  • è riferito alla scala regionale ed è pertanto una media di tipologie produttive aziendali e territoriali molto differenti;
  • molti dei benefici prodotti dal biologico non sono presi in considerazione, come, ad esempio, gli effetti positivi sulla fertilità dei terreni o sulla biodiversità agraria.

La conseguenza di queste ed altre limitazioni è che i pagamenti agro-ambientali non sono da soli in grado di stimolare uno sviluppo dell’agricoltura biologica coerente con le caratteristiche territoriali. Infatti, può̀ accadere che in aree in cui il metodo biologico può̀ contribuire a mitigare un problema ambientale, gli agricoltori non sono propensi a convertire le aziende in quanto il finanziamento non è sufficiente a compensare l’eventuale perdita di reddito rispetto alle coltivazioni convenzionali.

La rete rurale nazionale ha redatto un documento nel quale vengono presentate metodologie e strumentalizzazione in grado di fornire un contributo per una più incisiva azione pubblica finalizzata a migliorare l’efficacia dei pagamenti agroambientali.

Fonte: https://www.ruminantia.it/il-contributo-dellagricoltura-biologica-allo-sviluppo-sostenibile-delle-aree-rurali/