Suolo e Salute

Category: Zootecnia e allevamento

IL POLLO BIOLOGICO VA A SCUOLA: IL PROGETTO TIPIBIO

IL POLLO BIOLOGICO VA A SCUOLA: IL PROGETTO TIPIBIO

Vi sottoponiamo una splendida attività che ha coinvolto il CREA (Centro di Zootecnia e Acquacoltura, finanziato dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali) con l’Istituto tecnico Agrario E. SERENI di Roma. All’interno del progetto TIPIBIO è stato deciso di ideare e produrre un video che raccontasse le capacità di adattamento di linee genetiche di pollo all’allevamento bio. Purtroppo la prima fase del progetto è coincisa con l’inizio dell’epidemia da Covid e la chiusura delle scuole, inoltre con l’espandersi del contagio da COVID 19 ed il successivo lockdown, l’idea iniziale non era più realizzabile. Il CREA-Zootecnia e Acquacoltura insieme al SERENI hanno deciso di produrre comunque un video utilizzando la DAD (didattica a distanza).

Qui di seguito il video: https://www.youtube.com/watch?v=rf8V7zy4DJo

 

Fonte: Sinab
Foto di Pexels da Pixabay

Fondo latte, Mipaaf: “25 milioni di euro per gli allevatori”

Il Mipaaf, il ministero per le politiche agricole alimentari, ha reso noto attraverso una nota stampa che il budget di 25 milioni di euro stanziato per il cosiddetto Fondo Latte, sarà destinato agli allevatori che hanno presentato le 5667 domande tramite Ismea (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare).

La misura prevedeva per gli allevatori un contributo sugli importi degli interessi passivi pagati sui mutui legati alla loro attività. Un contributo che è arrivato, secondo il ministero, attraverso una forte semplificazione della procedura per la nuova annualità.

Si tratta di una novità essenziale che taglia la burocrazia e va incontro alle esigenze delle aziende, anche del settore suinicolo”, scrivono dal Mipaaf.

Fondo latte: le agevolazioni del Mipaaf

I contributi del ministero potevano essere richiesti dalle imprese di allevatori con riguardo a determinati finanziamenti bancari. Imprese che prevedessero la produzione di latte bovino e che risultassero in regola con i pagamenti dei prelievi sulle eccedenze di produzione lattiera.

I finanziamenti coperti dalla misura, potevano avere una o più finalità: investimenti finanziati con prestiti a medio e lungo termine a valere sul Fondo Credito;consolidamento di passività a breve della stessa banca;consolidamento di passività a breve di banche diverse rispetto alla banca finanziatrice; pagamento dei debiti commerciali a breve.

Previsto il caso in cui, infine, il contributo fosse stato concesso al fine di coprire gli interessi passivi. In questo caso, la concessione era stata subordinata alla presentazione di un’attestazione da parte della banca erogatrice del mutuo. Un documento, cioè, che riportasse estremi del finanziamento e il dettaglio degli importi per interessi corrisposti nel biennio 2015-2016. Con riferimento a quest’ultima possibilità, il contributo era stato concesso anche ad aziende del comparto suinicolo.

Mipaaf, la soddisfazione del ministro Martina

Il titolare del Mipaaf Maurizio Martina ha espresso soddisfazione sull’erogazione dei fondi. Soprattutto perché questi sono stati utilizzati per intero:

«Siamo molto soddisfatti per l’utilizzo al 100% dei fondi che abbiamo stanziato per contribuire a tutelare il reddito degli allevatori davanti a una fase di crisi come quella dello scorso anno. Le semplificazioni introdotte nell’accesso al Fondo latte hanno consentito a oltre 5600 aziende di accedere ai 25 milioni di euro messi a disposizione. Uno strumento che fa parte della nostra strategia a favore della zootecnia con interventi coordinati come il taglio delle tasse, l’aumento delle compensazioni IVA, la sperimentazione dell’origine in etichetta per i prodotti lattiero caseari. I segnali positivi sul fronte del prezzo del latte ci dicono che la strada intrapresa è giusta, ma dobbiamo proseguire ancora per rilanciare un settore cruciale per l’economia di tanti nostri territori».

FONTE:

https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/11465

Due alternative naturali all’uso di antibiotici negli allevamenti: le scoperte dell’UniFi

Di recente, i Paesi dell’ONU hanno firmato una dichiarazione comune in cui si affronta il problema dell’aumento della resistenza batterica agli antibiotici. Il fenomeno sarebbe in crescita a causa della lentezza nello sviluppo di nuovi antibiotici, ma anche perché vengono spesso adoperati in maniera eccessiva o senza completare un ciclo completo di cura. In questo modo, i batteri colpiti “imparano” come resistervi e diventano più forti, minacciando la salute di tutti.

Tra le pratiche più pericolose che aumentano la resistenza batterica, ci sarebbe anche la somministrazione regolare di dosi di antibiotici a bovini, suini e polli negli allevamenti di tipo intensivo. Una pratica vietata in UE, ma ancora molto comune in Paesi come Cina e Stati Uniti. Si stima che l’80% della produzione di antibiotici statunitense sia destinata agli animali d’allevamento.

Da queste considerazioni, nasce l’esigenza di individuare metodi alternativi e naturali all’utilizzo di prodotti farmaceutici nell’ambito della zootecnia.

suini

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un settore di cui si occupa da tempo il professor Mauro Antongiovanni del Dipartimento di Nutrizione animale dell’Università di Firenze. Sono ormai 15 anni che all’interno dell’Ateneo toscano vengono sviluppate ricerche e innovazioni nell’ambito degli antibiotici naturali: i risultati sono stati presentati nel corso di un convegno all’Accademia dei Georgofili, il 6 ottobre scorso.

Secondo il professore, è innanzitutto “necessario eliminare completamente gli antibiotici dai mangimi zootecnici”. Gli ostacoli sono però numerosi dal momento che “le condizioni ambientali degli allevamenti intensivi necessitano di misure preventive”. Non mancano, poi, “le resistenze delle industrie farmaceutiche che minimizzano il problema di utilizzo, che talvolta sconfina in un vero e proprio abuso”.

Antogiovanni ha poi presentato i risultati conseguiti nell’utilizzo di due rimedi presenti in natura, i tannini e l’acido butirrico, sostanze con proprietà battericide o batteriostatiche.

L’acido butirrico è un acido grasso a catena corta, “prodotto naturalmente dalla fermentazione della fibra nell’apparato digerente e nell’intestino dei monogastrici. Si trova anche nel latte ed è una difesa che la natura ha previsto anche per i neonati”.

I tannini invece, sono “presenti nel vino e in molti vegetali come i carciofi, o nel legno, nelle castagne, nelle ghiande e in diversi tipi di frutti. Funzionano come battericidi e batteriostatici, bloccando la riproduzione dei microrganismi.

Questi elementi naturali, secondo Antogiovanni, non presentano effetti collaterali. Abbiamo verificato, inoltre, che hanno effetti benefici sul metabolismo, riducendo la volatilità delle deiezioni e la presenza di azoto, con conseguenze sulla qualità dell’aria”.

FONTI:

http://www.internazionale.it/opinione/gwynne-dyer/2016/10/03/antibiotici-resistenza

http://www.un.org/pga/71/wp-content/uploads/sites/40/2016/09/DGACM_GAEAD_ESCAB-AMR-Draft-Political-Declaration-1616108E.pdf

http://agronotizie.imagelinenetwork.com/zootecnia/2016/10/11/antibiotico-resistenza-un-alternativa-e-possibile/50364

Allevamenti biologici: dove ogm e antibiotici sono banditi

In questi ultimi anni si sente sempre più parlare, anche in Italia, di carne biologica e allevamenti biologici.

L’allevamento biologico è una pratica fortemente legata alla terra, esercitata nel pieno rispetto dell’ambiente e degli animali, secondo norme ben precise stabilite dall’Unione Europea.

All’interno di questi allevamenti, gli animali vengono alimentati con foraggi freschi o secchi o con mangimi biologici. Qui, sono banditi i farmaci e gli antibiotici a effetto preventivo di cui, soprattutto negli ultimi anni, si è fatto abuso all’interno degli allevamenti intensivi.

Così, il rispetto per l’animale, alla base della regolamentazione di un allevamento bio, si traduce inevitabilmente in benessere per l’uomo.

Nel 2014, gli allevamenti biologici presenti in Italia hanno fatto registrare numeri importanti, sintomo di un andamento di mercato che premia chi opera in maniera sostenibile: 4.806.887 animali, tra pollame (3.490.702), ovini (757.746), bovini (222.924), 146.692 (arnie con api), caprini (92.647), suini (49.900) ed equini (12.970) – oltre altri animali (20.336) – con una crescita di circa il 15% sull’anno precedente.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Paolo Carnemolla, Presidente di FederBio, spiega: “Sempre più consumatori scelgono latte, uova e carne biologica, sinonimo di benessere per gli animali e per l’uomo. Allevare con metodo biologico significa offrire agli animali spazi appropriati in stalla o all’aperto, alimentazione fresca o secca  preparata con ingredienti bio. Nel rispetto della loro natura gli animali non vengono “spinti” alla produzione esagerata. Ma non solo: il bio non prevede l’impiego di antibiotici o di farmaci a effetto preventivo e questo ha un inevitabile beneficio per il consumatore. La scelta del bio comporta sì costi più elevati, ma con benefici estremamente palesi e importanti per il benessere dell’uomo. L’auspicio è che sempre più consumatori, consapevoli e sensibilizzati, scelgano il bio come garanzia di alimentazione sana”.

Solo molto tardi, l’Unione Europea ha iniziato a far analizzare gli intestini degli avicoli al macello provenienti dagli allevamenti intensivi, trovando percentuali di batteri resistenti agli antibiotici preoccupanti. Batteri che i consumatori si ritrovano nel piatto perché le linee di macellazione non proteggono integralmente dalla contaminazione.

L’allevamento biologico, quindi, offre al consumatore la possibilità di prendersi cura di sé stesso, anche in vista dell’aumento di questi batteri, dovuto in parte proprio all’abuso che l’industria della carne fa dei medicinali all’interno degli allevamenti tradizionali.

Fonti:

http://www.feder.bio/comunicati-stampa.php?nid=1028

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/05/29/report-allarme-batteri-resistenti-agli-antibiotici-dagli-allevamenti-intensivi-arrivano-in-tavola/2778153/

Il 25 novembre a Reggio Emilia per parlare di suinicoltura sostenibile e opportunità economiche

Il prossimo 25 novembre, a Reggio Emilia, presso la Sala convegni del Tecnopolo, si terrà un incontro dal titolo “Opportunità economiche per una suinicoltura innovativa e sostenibile”.

Il convegno è organizzato dal Crpa, Centro ricerche produzioni animali. Si parlerà di allevamenti suinicoli, sostenibilità ambientale ed economica e opportunità di mercato. L’inizio dei lavori è previsto per le ore dieci.

In particolare, saranno evidenziati alcuni punti cardine legati al passaggio da un tipo di allevamento suinicolo convenzionale a scelte innovative, sostenibili e alternative. Il dibattito sarà incentrato sulle verifiche da effettuare all’interno degli allevamenti e inerenti al benessere e alla salute degli animali; l’impegno della manodopera e i quantitativi di lettiera da utilizzare; l’emissione di odori e gas; la produzione di biogas; le risposte produttive a fertilizzazioni con digestato e gli effetti su rilascio di azoto.

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Si parlerà anche della sostenibilità economica della suinicoltura innovativa, tendendo conto sia dei costi d’investimento, che di quelli di gestione.

Saranno presenti, per parlare delle varie tematiche dell’incontro, alcuni esponenti del Crpa emiliano, Roberta Chiarini, della Direzione generale Agricoltura dell’Emilia Romagna e Carlo Grignani, del Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari, dell’Università di Torino.

In occasione del convegno, realizzato nell’ambito del progetto Crpa “Suini su paglia e biogas” e finanziato dalla Regione Emilia-Romagna, saranno presentati i risultati finali ottenuti dalle varie attività previste e le opportunità del nuovo Programma di sviluppo rurale 2014-2020 per gli allevamenti suinicoli. L’inclusione di un focus sui bandi del nuovo Psr è centrale per comprendere l’importanza che questi strumenti hanno nello sviluppo del mercato e nella diffusione di un tipo di suinicoltura innovativa e a basso impatto ambientale.

La partecipazione al convegno è gratuita previa registrazione. La procedura di registrazione, da effettuare  sul sito ufficiale del Cpra attraverso la compilazione di un apposito modulo, sarà attiva fino alle ore 12:00 del 24/11/2015.

Fonti:

http://agronotizie.imagelinenetwork.com/zootecnia/2015/11/09/opportunita-economiche-per-una-suinicoltura-innovativa-e-sostenibile/46226

http://www.crpa.it/nqcontent.cfm?a_id=13498&tt=crpa_www&sp=crpa

 

Zootecnia da latte: pro e contro del decreto che divide gli allevatori

L’ultimo decreto ministeriale sugli aiuti finanziari europei al settore lattiero, stabilisce dei premi Pac in abbinamento all’iscrizione dei capi nei libri genealogici o nel registro anagrafico delle razze bovine, tenuti dall’Aia (Associazione Italiana allevatori). Questo ha creato uno scontro fra Cia e Confagricoltura, i quali hanno presentato ricorso al Tar di Roma, contro il ministero delle Politiche agricole e contro l’Aia “In un momento in cui il settore lattiero caseario si trova in una fase d’incertezza dettata dalla fine delle quote produttive – si legge nella nota stampa di Cia e Confagricoltura – l’esclusione di una vasta platea di beneficiari dai premi accoppiati della Pac  non può essere tollerata”. Secondo Cia e Confagricoltura, quindi, i provvedimenti attuativi delle disposizioni comunitarie, invece di prospettare un premio per tutti gli allevatori e per le zone marginali, vanno a vantaggio delle sole aziende che fanno riferimento all’Associazione Italiana Allevatori. “Tra l’altro – continuano le due Organizzazioni professionali – l’iscrizione nei libri genealogici o nei registri anagrafici (detenuti entrambi dall’Aia) non è obbligatoria ed è riservata alle vacche da latte di razza pura.

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Resterebbero quindi escluse, dagli 84,6 milioni di euro stanziati per la zootecnia bovina da latte, tutte le razze ibride”.

Valutando i pro e i contro vediamo che nei pro il legame fra premi accoppiati al settore latte e Libri Genealogici ha dalla sua il pregio di favorire le aziende più attente ai valori della genetica. E’ anche un invito ad iscrivere ai Libri (e dunque ad Aia) le stalle che ancora non lo fossero. Una via verso il miglioramento genetico che si sposa con l’obiettivo della qualità delle produzioni. Per di più un “toccasana” per l’associazione degli allevatori, reduce dai drastici tagli dei contributi pubblici e alle prese con una difficile e profonda riorganizzazione.
Nei contro invece per gli allevatori comporta altre spese (i costi per l’iscrizione ad Aia e per i controlli sugli animali) o peggio la possibilità di vedersi negare i premi accoppiati per la mancata iscrizione ai Libri dei propri animali. Un’evenienza inevitabile per le stalle che non hanno capi in purezza. Motivazioni che hanno indotto, come dicevamo in precedenza,  Confagricoltura e Cia a prendere posizione per contestare l’abbinamento fra premi accoppiati e Libri Genealogici
Fonti

http://agronotizie.imagelinenetwork.com/zootecnia/2015/05/06/e-scontro-sui-premi-per-la-zootecnia-da-latte/42950

http://confagricoltura.sardegna.it/news/zootecnia-74/zootecnia-76/premi-pac-latte-1866

http://saperefood.it/6premi-pac-latte-solo-se-iscritti-al-libro-genealogico-pro-e-contro-del-decreto-che-divide-gli-allevatori38/