Suolo e Salute

Mese: Settembre 2017

Ifoam lancia la guida gratuita per le politiche pubbliche di sostegno al bio

La guida ha lo scopo di diffondere e favorire le politiche pubbliche in materia di agricoltura sostenibile.

Sostenere la diffusione e l’efficientamento dell’agricoltura biologica, coinvolgendo nel processo istituzioni locali e nazionali. È questo l’obiettivo di IfoamOrganics International, che ha lanciato il “Global Policy Toolkit on Public Support to OrganicAgriculture”.

Si tratta di un supporto per i rappresentanti delle istituzioni, che contiene specifiche policy da implementare, con esempi concreti e anche una serie di provvedimenti da non adottare per scongiurare un impatto negativo sull’agricoltura bio. Il Toolkit è gratuito ed è possibile scaricarlo sul sito di Ifoam.

Politiche pubbliche per il bio: la guida di Ifoam

«I risultati di questo studio unico nel suo genere sono inestimabili per i sostenitori del biologico, per i policy-maker e per tutti coloro che desiderano veder crescere l’agricoltura sostenibile nei propri Paesi».

Così Andre Leu, presidente di IFOAM – Organics International, presenta la guida che l’organizzazione ha messo a disposizione dei rappresentanti istituzionali di tutto il mondo. Per un periodo di più di due anni, IFOAM ha raccolto e catalogato esperienze di politiche pubbliche di successo in più di 80 Paesi. Ne è emersa una panoramica di tutti i provvedimenti che hanno supportato, più o meno efficacemente, il percorso dell’agricoltura biologica nelle diverse nazioni.

«Abbiamo realizzato questo toolkit per riempire un vuoto di conoscenza. Ora i policy-maker possono apprendere di più, non solo sul perché dovremmo tutti supportare l’agricoltura biologica, ma anche su come possono riuscirci», spiega Markus Arbenz, Direttore Esecutivo di Ifoam – Organics International.

La guida si è resa necessaria nel momento in cui i consumatori e la società civile hanno cominciato a sostenere l’agricoltura bio come percorso efficace verso una società e un modello di produzione più sostenibili. Non solo dal punto di vista ambientale: le pratiche bio sono ormai note per i loro benefici sociali ed economici. I governi, seguendo questo trend, hanno cominciato sempre di più a sostenere il biologico. È quindi importante condividere i programmi di successo per sostenere questo percorso di conversione:

«In tutto il mondo, organizzazioni, politici e ministri, sono alla ricerca di nuove idee per implementare politiche pubbliche in favore del bio. Lo studio, e il toolkit che ne consegue, ci permettono di compiere un grande passo in avanti nella creazione di policy che aiutano lo sviluppo della coltivazione e del mercato biologici», conclude Paul Holmbeck, direttore di OrganicDenmark e uno tra gli autori del report.

Global Policy Toolkit: consigli ed esperienze per politiche pubbliche sostenibili

La guida è suddivisa in diverse sezioni. C’è una prima parte, chiamata main report, che raccoglie le guide linea per supportare l’agricoltura biologica. In prima battuta, questo report serve a introdurre il tema: perché nasce il toolkit, perché ha senso sostenere il biologico e una breve storia sulle politiche pubbliche in tema.

Si entra poi nel vivo del tema: gli autori propongono piani strategici per il bio, di livello sia locale che nazionale, entrando poi nello specifico delle singole misure che è possibile implementare. L’ultimo capitolo invece elenca tutte quelle policy che potrebbero avere un impatto negativo sul settore: sussidi pubblici per l’uso di pesticidi chimici, concessioni per la coltivazione di OGM e così via.

Ifoam ha inoltre realizzato un form da compilare per guidare istituzioni e governi nelle specifiche situazioni del proprio Paese. Tutte le misure contenute nel main report, infatti, non possono essere implementate insieme. E potrebbero inoltre essere poco efficaci in determinati contesti. Questo secondo tool è quindi necessario per valutare nello specifico la situazione del Paese che ne fa richiesta.

Ulteriore strumento: una presentazione in powerpoint, utile per i sostenitori del bio per incoraggiare governi e istituzioni ad adottare politiche pubbliche di sostegno al settore.

FONTI:

https://www.ifoam.bio/en/news/2017/09/22/launch-policy-toolkit-highlighting-public-support-organic-agriculture-over-80

http://www.ifoam.bio/en/global-policy-toolkit-public-support-organic-agriculture

http://www.ifoam.bio/sites/default/files/policy_toolkit_main_report.pdf

Il CETA entra in vigore in via provvisoria.L’Italia rinviata la ratifica del trattato

Lo scorso 21 settembre, è entrato in vigore in via provvisoria il CETA, l’accordo economico e commerciale tra UE e Canada.

Al momento, entreranno in vigore tutte le parti di competenza generale dell’Unione Europea. Sono ancora in attesa della ratifica parlamentare, invece, le tematiche a competenza nazionale, tra cui uno dei punti più dibattuti del trattato: la risoluzione delle controversie tra investitori e Stati.Operative, invece, la liberalizzazione di merci, servizi, appalti pubblici, fino alla tutela delle indicazioni geografiche.

Il percorso del CETA

L’accordo economico e commerciale globale è stato firmato da Unione europea e Canada il 30 ottobre 2016, in seguito all’approvazione degli Stati membri dell’UE, espressa in seno al Consiglio.

Più tardi, il 15 febbraio 2017, anche il Parlamento europeo ha dato suo consenso. Il 16 maggio 2017 è arrivata la ratifica da parte del Canada. Il 21 settembre scorso l’accordo è entrato in vigore in via provvisoria e sarà pienamente attivoquando tutti gli Stati membri dell’UE avranno ratificato il testo, conformemente ai rispettivi obblighi costituzionali.

L’esame di ratifica slitta in Senato

Nel frattempo, il 27 settembre scorso, durante la discussione in parlamento, l’esame della ratifica del trattato è slittato “sine die”.

A renderlo noto, Loredana De Petris, presidente del gruppo Misto, al termine della Conferenza dei Capigruppo di Palazzo Madama.

Il fronte No-Ceta ha accolto con soddisfazione lo stop parlamentare:

«Il rinvio è il primo risultato di una rivolta popolare contro un accordo sbagliato e pericoloso per l’Italia che ci ha visti protagonisti su tutto il territorio nazionale. Ricordiamo che hanno già espresso contrarietà 14 regioni, 1973 comuni e 69 Consorzi di tutela delle produzioni a denominazioni di origine».

Queste le parole di Roberto Moncalvo, presidente Coldiretti. Roncalvo ha anche affermato che il fronte No-Ceta continuerà a lavorare duramente per arrivate al voto contrario.

I pericoli del CETA per le produzioni italiane

L’accordo economico e commerciale tra Ue e Canada potrebbe avere importanti ripercussioni per le produzioni italiane. Ne è convinta Coldiretti Emilia Romagna che evidenzia il rischio di una sorta di“pirateria internazionale” a danno dei prodotti Made in Italy più prestigiosi.

«L’accordo – afferma Coldiretti – avrà riflessi pesanti in tema di trasparenza e ricadute sanitarie e ambientali che metteranno sotto scacco nella nostra regione produzioni di eccellenza e importanti colture estensive come i cereali».

Il CETA potrebbe inoltre mettere a rischio la produzione di grano duro italiano, con il conseguente crollo dei prezzi, favorito dall’azzeramento strutturale dei dazi per l’importazione dal Canada. Paese in cui è ammesso l’uso intensivo del glifosato nella fase di pre-raccolta. Uso che è invece severamente vietato in Italia.

FONTI:

http://www.repubblica.it/economia/2017/09/27/news/ceta_la_ratifica_finisce_su_un_binario_morto_ma_il_trattato_resta_in_vigore_in_via_provvisoria-176667967/

http://www.informatoreagrario.it/ita/News/scheda.asp?ID=3492

http://www.ansa.it/canale_terraegusto/notizie/istituzioni/2017/09/27/ceta-al-senato-esame-ratifica-trattato-slitta-sine-die_1e7403f5-84c5-441d-a740-df299858a02c.html

http://bologna.repubblica.it/cronaca/2017/09/21/news/ceta_dop_igp_emilia-romagna-176102880/

Decreto controlli nel bio: le aziende italiane scrivono a Martina

Dopo le proteste delle organizzazioni del settore anche le aziende italiane leader nel mondo del bio si mobilitano.

Continua a far discutere il decreto legislativo emanato dal Ministero delle Politiche Agricole, in materia di controlli sulla produzione agricola e agroalimentare biologiche.

In 71 hanno indirizzato una lettera al ministro Maurizio Martina. Nella missiva, elencati tutti i punti controversi della nuova norma, articolo per articolo.

Aziende italiane bio contro il decreto: “È mancata concertazione”

Tanti i nomi illustri che hanno deciso di sottoscrivere la missiva. Da Alce Nero ad Almaverde Bio. Da Granarolo a Terremerse. Sono in tutto 71 le aziende italiane del comparto biologico che hanno espresso “preoccupazione” per le conseguenze del decreto legislativo sui controlli nel comparto:

«Le disposizioni presenti in questo decreto – scrivono le imprese – rischianoseriamente di ottenere effetti contrari a quelli prefigurati, sia in termini di maggiore efficacia dei controlli, sia di tutela dei consumatori, sia di efficienza procedurale ed operativa».

I brand lamentano poi la mancanza di coinvolgimento nell’iter legislativo da parte del Ministero:

«Siamo rimasti negativamente sorpresi anche dall’assenza di concertazione con le organizzazioni d’impresa che, lungo la filiera, rappresentano il punto di vista e l’interesse degli operatori economici del settore, essendo convinti che un confronto in questo senso avrebbe potuto dare un contributo rilevante ad un miglioramento reale dello stato attuale delle cose».

I sottoscrittori ricordano infine come “il mercato dei prodotti biologici sia disciplinato in ambito comunitario”. Un aspetto evidentemente sottostimato dal Ministero:

«Intervenire in modo così pesante sulle regole del solo nostro Paese – scrivono – rischierebbedi compromettere la competitività delle nostre Aziende in ambito internazionale».

Tutti gli articoli da rivedere secondo le aziende italiane bio

In definitiva, il parere delle aziende bio è “sostanzialmente non positivo”. Vengono quindi illustrate “modifiche sostanziali” al provvedimento, elencate nella missiva punto per punto:

  • L’articolo 4, comma 4, prevede che gli organismi di controllo richiedano una nuova autorizzazione ogni 5 anni. Una previsione che “aumenterebbe inutilmente i costi di sistema”.
  • L’articolo 4, comma 6, lettera d, disciplina invece il conflitto di interessi. Qui le aziende italiane ritengono “eccessiva, eccessivamente generica e sostanzialmente negativa la previsione” del decreto. Chiedono quindi di favorire la partecipazione agli Organi di Controllo da parte “di organizzazioni di imprese, di cooperative, di consorzi, di associazioni”, purché “aperte e caratterizzate da solide pluralità di operatori, tra loro anche concorrenti”.
  • L’articolo 4, comma 9 impone invece il cambio periodico degli Organismo di Controllo. Una disposizione che “graverebbe oltremodo sulle imprese, riducendone la competitività sia in ambito nazionale, sia sui mercati internazionali”.
  • Gli articoli 8, 10 e 11, rendono inoltre “eccessivamente gravose” le sanzioni pecuniarie per i contravventori.
  • L’Allegato II al punto A, infine, obbliga gli Organismi di Controllo a dotarsi di strutture in ogni regione dove controllano più di 100 operatori. Un punto che andrebbe “eliminato” dal decreto perché “genererebbe oneri certi e rilevanti, con conseguenti aggravi in termini di costi per le imprese, senza effettivi benefici in termini di efficacia dei controlli”.

FONTI:

http://www.greenplanet.net/decreto-sui-controlli-le-aziende-leader-del-bio-scrivono-al-ministro-martina

http://www.italiafruit.net/DettaglioNews/41253/dal-biologico/bio-caro-ministro-le-scriviamo

http://www.agroter.net/ftp/ItaliafruitDaily/lettera_aziende-bio.pdf

La Francia mette al bando glifosato e Roundup: lo stop entro 7 anni

La Francia ha detto no. A partire dalla fine dei 5 anni di governo di Emmanuel Macron, il Paese transalpino metterà definitivamente al bando il glifosato.

Uno stop che si estenderà a tutti i possibili utilizzi e quindi anche all’agricoltura. Sarà vietato anche il Roundup, l’erbicida Monsanto che contiene il formulato.

La decisione è stata annunciata negli scorsi giorni dal governo francese presieduto da Edouard Philippe.

Roundup: la messa al bando tra 5-7 anni

Entro “la fine del quinquennio” del presidente Emmanuel Macron, il glifosato e tutti i prodotti in commercio che lo contengono – tra cui il Roundup – saranno “vietati in Francia”. È questo l’annuncio che il governo francese, presieduto dal premier Edouard Philippe, ha effettuato nelle ultime ore.

La dichiarazione è tratta da un’intervista al portavoce del governo, CristopheCastaner, intervistato da Bfm-Tv. Dopo le dichiarazioni del portavoce è arrivata però una parziale smentita del Ministro dell’Agricoltura StéphaneTravert. Una smentita non sulla sostanza dell’annuncio, quanto sui tempi: lo stop potrebbe arrivare in un periodo di 5-7 anni.

Al di là delle tempistiche, la direzione è ormai tracciata.

L’annuncio arriva malgrado l’opposizione degli agricoltori francesi. Nei giorni scorsi, infatti, la Federazione nazionale dei sindacati degli agricoltori (FDSEA, Fédérationnationaledessyndicats d’exploitantsagricoles) era scesa in piazza per contrastare la scelta dell’amministrazione Macron di non appoggiare il rinnovo dell’autorizzazione all’erbicida in sede europea.

La sua politica uccide l’agricoltura francese”, dichiarava DamienGreffin, presidente della FDSEA.

Malgrado le proteste, il governo va avanti per la propria strada. Il glifosato è stato già vietato dal primo gennaio di quest’anno nelle aree aperte al pubblico. L’uso privato sarà invece proibito nel 2019. Entro il 2024, dovrebbe arrivare il bando definitivo, per tutti gli usi. Quindi anche in agricoltura, dove prodotti come il Roundup vengono utilizzati abbondantemente.

Il governo Castaner ha giustificato la scelta, che coinvolge anche altri formulati chimici oltre al glifosato, parlando di “rischio per la salute pubblica”. Oltre al divieto, l’esecutivo annuncia un investimento di 5 miliardi di euro per lo sviluppo di prodotti alternativi.

Lo studio

L’annuncio del governo francese arriva in un momento caldo per l’erbicida. A breve ci sarà infatti il voto in sede europea per il rinnovo dell’autorizzazione all’uso del prodotto. Non solo: Glifosato e Roundup sono stati al centro delle polemiche negli ultimi giorni a causa di uno studio commissionato dall’organizzazione governativa GénérationsFutures, che ha richiesto ad alcuni laboratori diindividuare la presenza dei formulati in alcuni prodotti alimentari in commercio.

Seppur limitata a circa 30 prodotti, l’indagine ha dimostrato una presenza diffusa di glifosato all’interno dei cibi commercializzati Oltralpe: il 53,3% dei campioni analizzati è risultato infatti contaminato.

Le analisi, pubblicate su tutti i giornali francesi lo scorso 14 settembre, hanno dimostrato la presenza del formulato in:

  • 7 cereali per la colazione (sugli 8 analizzati)
  • 7 legumi su 12
  • 2 tipi di pasta su 7

Sul fronte delle concentrazioni, i dati relativi ai legumi paiono particolarmente rilevanti:

«Non tanto da provocare intossicazioni acute – spiega lo studio –maquanto basta per contaminare a poco a poco l’apparato digestivo e dunque il nostro organismo».

Roundup e glifosato: il rinnovo in Europa

Come accennato, la decisione arriva a pochi giorni dal pronunciamento europeo sulla proroga all’autorizzazione del glifosato. Il voto definitivo sulla materia dovrebbe arrivare il prossimo 5 ottobre. La scadenza dell’autorizzazione arriverà il 31 dicembre di quest’anno: se rinnovata, l’autorizzazione all’impiego di Roundup e simili arriverà al 2027, con una proroga di 10 anni.

La Francia era già intervenuta nel dibattito sul tema, a inizio settembre:

«La Francia – annunciava un funzionario del Ministero dell’Ambiente –voteràcontro la riautorizzazione del glifosato, visti i dubbi che restano circa la sua pericolosità».

FONTI:

http://www.informatoreagrario.it/ita/News/scheda.asp?ID=3495

http://www.repubblica.it/ambiente/2017/09/25/news/la_francia_dice_no_al_glifosato_divieto_fino_al_2022-176470139/

http://www.askanews.it/video/2017/09/22/stop-glifosato-agricoltori-francesi-in-piazza-macron-ci-uccide-20170922_video_17574132/

http://www.lifegate.it/persone/stile-di-vita/francia-glifosato-alimenti-cibo

http://www.lifegate.it/persone/news/fine-glifosato-in-francia

http://www.suoloesalute.it/francia-glifosato-votera-no-al-rinnovo-ue/

Ecco i corsi gratuiti Accademia Bio: l’offerta formativa per l’Emilia Romagna

corsi gratuiti accademia bio
Informiamo che i nuove iscrizioni ai corsi gratuiti Accademia Bio di Federbio sono partite. Da fine ottobre cominceranno i primi corsi. Nel sito www.accademiabio.it sezione Emilia Romagna potrai trovare altre informazioni oltre il catalogo dei corsi.

Sono corsi indirizzati esclusivamente per aziende agricole, possono partecipare titolare, dipendenti e collaboratori famigliari.

Nel catalogo trovate i corsi specialistici in Agricoltura Biologica di Orticoltura, Frutticoltura, Cerealicoltura, Viticoltura, Zootecnia e Biodinamica. Cosi come il corso specializzato a migliorare le vostre capacità e modalità di vendita.

Ecco le specifiche di alcuni corsi gratuiti Accademia Bio

Orticole Bio (29 ore) Gratuito

Il corso fornisce competenze specifiche nell’applicazione del metodo biologico alle colture orticole. L’imprenditore agricolo potrà conoscere in dettaglio le pratiche agronomiche dalla preparazione/gestione del suolo alla raccolta, cosi come conoscere le diverse colture e varietà orticole per la scelta, preparazione e gestione del piano agronomico aziendale

Frutticoltura Bio: Gestione aziendale e pratiche agronomiche (29 ore) Gratuito

Il corso fornisce competenze specifiche nell’applicazione del metodo biologico alla frutticoltura. Corso progettato per conoscere come gestire un frutteto biologico come nuovo impianto ma anche per la conversione al biologico. Saranno date informazioni sulle principali pratiche colturali, di gestione dei suoli, di difesa, potatura, raccolta. Il corso prevede una analisi delle principali varietà frutticole per orientare alla migliore scelta per l’impianto frutticolo bio.

Cerealicoltura Bio: Risoluzione delle problematiche e gestione coltivazione (16 ore) Gratuito

L’ obiettivo del corso è sviluppare processi concreti per la risoluzione delle problematiche pratiche, con riguardo al controllo delle malerbe e delle fitopatologie, e per la scelta delle migliori pratiche agronomiche profittevoli della cerealicoltura biologica, con riguardo particolare alla fertilizzazione e all’introduzione di materiale genetico alternativo. Cosi come indicazioni su varietà antiche.

Zootecnia Bio: la gestione di un’azienda zootecnica secondo metodo biologico (20 ore) Gratuito

Il corso presenta i principi normativi della gestione biologica di un azienda zootecnica. E’ dedicato alla gestione di allevamenti bovini (latte e carne), ovi-caprini e avicoli. E’ previsto un FOCUS dedicato alla gestione di un allevamento secondo i principi della medicina veterinaria omeopatica. Infine si tratterà del sistema di controllo e certificazione nazionale applicato a questa tipologia di azienda

CLICCA QUI PER SCARICARE IL PROGRAMMA COMPLETO

Accademia Bio è un progetto di Federbio (Federazione Italiana di Agricoltura Biologica) Participando al corso di Federbio puoi avvicinare la tua azienda ai servizi di Federbio per la promozione e sviluppo della tua azienda.
Le iscrizioni chiudono il 5 ottobre. Sono previste edizioni in tutte le provincie della Emilia Romagna,  le date saranno concordate con gli scritti. I corsi sono di pomeriggio/sera una volta a settimana.
Se avete bisogno di maggiore informazione scriveteci o chiamare al 392 6542057 o iscrivere a accademiabio@federbioservizi.it

Ogm in Italia: l’Ue impone di eliminare il divieto di coltivazione

Ogm In italia

Ogm in Italia: presto potranno essere nuovamente coltivati? Lo scorso 13 settembre, la Corte di Giustizia Europea ha dichiarato illegittimo un decreto interministeriale con cui si vietava la coltivazione di organismi geneticamente modificati nel nostro Paese.

La decisione è arrivata nell’ambito della vicenda giudiziaria di Giorgio Fidenato, agricoltore friulano che aveva deciso, diversi anni fa, di coltivare una variante geneticamente modificata di mais. Una decisione presa senza le dovute autorizzazioni.

Ora gli organismi comunitari sembrano dare ragione a Fidenato, ma la vicenda non è così chiara. Ecco cosa sta succedendo.

Ogm in Italia: il divieto di coltivazione nel 2013

Il decreto interministeriale annullato dalla Corte di Giustizia si riferiva nello specifico alle coltivazioni di mais Mon810, brevettato dalla Monsanto.

La legge si era resa necessaria in seguito a una serie di episodi avvenuti tra il 2009 e il 2010 in Friuli-Venezia Giulia. Qui, Fidenato ha iniziato infatti la semina del mais ogm, in alcuni campi di sua proprietà. Un’attività che avrebbe poi causato la contaminazione dei campi circostanti. Secondo il Corpo Forestale, infatti, i terreni adiacenti risultavano contaminati da “inquinamento genetico” fino al 10%.

Dopo una serie di interventi, anche da parte di Organizzazioni no profit come Greenpeace, i campi dell’agricoltore sono stati posti sotto sequestro. FIdenato era stato inoltre condannato a pagare una multa di 25mila euro.

Decisione a cui il coltivatore si è opposto, dando il via nel 2011 a una battaglia legale, che è arrivata fino alla Corte di Giustizia europea. Una battaglia che l’imprenditore agricolo ha proseguito anche in campo.

Nonostante l’assenza di un’autorizzazione, infatti, Fidenato ha continuato a piantare Mais ogm in Italia, sia nel 2012 che nel 2013. Attività che ha proseguito fino all’intervento definitivo del governo. L’allora Ministro delle Politiche Agricole, Nunzia De Girolamo, insieme a Lorenzin e Orlando, firmarono infatti un decreto che poneva il divieto di coltivazione per il Mon810. La decisione fu giustificata dai rischi che gli ogm avrebbero posto alla biodiversità.

La decisione dell’Ue

Il 13 settembre scorso è arrivata infine la sentenza della Corte di Lussemburgo che ha dato ragione all’agricoltore, dichiarando illegittimo il divieto di coltivazione di mais ogm in Italia.

Le autorità comunitarie sostengono che “non vi erano nuove prove scientifiche a supporto delle misure di emergenza richieste”, che hanno poi portato al divieto.

La Corte si è però spinta oltre, sostenendo l’illegittimità del principio di precauzione: «Il principio di precauzione, che presuppone un’incertezza sul piano scientifico in merito all’esistenza di un certo rischio, non è sufficiente per adottare tali misure».

Per poter vietare gli Ogm in Italia, dunque, si dovrebbe dimostrare con certezza la loro nocività.

Ogm in Italia: non è detta l’ultima parola

Secondo Coldiretti, non si dovrebbe però dare per scontata la reintroduzione delle coltivazioni Ogm in Italia. Le ragioni possono essere raccolte in tre punti.

Innanzitutto, esiste una direttiva europea del 2015 che dà la possibilità agli Stati membri di limitare o vietare del tutto le coltivazioni di ogm sul proprio territorio. Direttiva che supera, già di per sé, il decreto interministeriale italiano del 2013.

In secondo luogo, il 76% dei cittadini italiani è contrario all’introduzione del biotech nei campi.

Infine, esiste una volontà istituzionale molto forte nel tutelare il Made in Italy. Punto, quest’ultimo, sostenuto con forza da Roberto Moncalvo, presidente della Coldiretti:

«Per l’Italia gli organismi geneticamente modificati in agricoltura non pongono solo seri problemi di sicurezza ambientale, ma soprattutto perseguono un modello di sviluppo che è il grande alleato dell’omologazione e il grande nemico del Made in Italy».

FONTI:

http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/09/13/ogm-la-corte-europea-contro-litalia-non-puo-vietare-le-coltivazioni-geneticamente-modificate/3854262/

http://www.ilfoglio.it/cibo/2017/09/13/news/chi-e-l-agricoltore-che-ha-sfidato-il-paese-del-no-e-ha-vinto-152061/

http://www.minambiente.it/comunicati/nuova-direttiva-europea-su-ogm-pubblicata-su-gazzetta-ufficiale