Suolo e Salute

Tag Archives: biologico

SPAGNA SEMPRE PIÙ BIO

SPAGNA SEMPRE PIÙ BIO

Dai dati relativi al 2021 erge la forte crescita delle colture frutticole e degli allevamenti

La Spagna fa sul serio nel settore biologico. I dati statistici ufficiali relativi all’anno 2021 sono infatti stati di recente pubblicati dal Ministero spagnolo dell’Agricoltura, della Pesca e dell’Alimentazione (MAPA).

Boom delle arboree

Per quanto riguarda la produzione vegetale, spicca l’aumento degli ettari dedicati alle colture permanenti (+18%), soprattutto frutta a guscio (+35%), banane e colture subtropicali (+25%), agrumi (21%) e oliveti (16%). Nell’ambito dei seminativi (+15%), si è registrata una crescita delle colture foraggere per l’alimentazione animale (+39%).

L’espansione degli allevamenti

In termini di produzione animale, gli allevamenti bio sono aumentati a 9.247 (+20% rispetto all’anno precedente). In particolare gli aumenti si sono verificati nel settore degli ovini (+24%), bovini (+22%), caprini (+15%) e suini (+15%). Il numero di capi di bestiame è aumentato soprattutto nei bovini (+20%), negli ovini (+17%), nei suini (+11%) e nei caprini (+9%). L’acquacoltura biologica ha ridotto la sua produzione a 4.891 tonnellate (-35%), ma spicca la produzione di cozze con 2.806 tonnellate. Il numero di aziende di acquacoltura è diminuito del -4%, attestandosi a 167 unità.

Operatori e trasformatori

Il numero di operatori è aumentato del 16% rispetto al 2020 e si attesta ora a 58.485 unità. Questo aumento si è verificato in quasi tutte le attività: produttori primari (19%), trasformatori (12%) e commercianti (7%). Se si considera che uno stesso operatore può svolgere più attività diverse, il numero totale di attività ha raggiunto 62.320, con un aumento del 16,87% rispetto all’anno precedente.

Le attività di trasformazione industriale sono cresciute del 5%, raggiungendo quota 10.920. La produzione vegetale ha raggiunto le 9.436 unità, includendo la manipolazione e la conservazione di frutta e verdura e la produzione di bevande. La produzione animale è salita a 1.484, in particolare l’industria della carne e del latte.

UN VADEMECUM PER RICONOSCERE I PRODOTTI BIO

UN VADEMECUM PER RICONOSCERE I PRODOTTI BIO

La proposta di Aiab per tutelare un consumo consapevole e sostenere il mercato del bio

Lanciato da Aiab-Associazione italiana agricoltura biologica il vademecum del bio. L’iniziativa mira ad aiutare, accompagnare e consigliare i consumatori a una scelta consapevole e a districarsi «nella giungla di etichette in modo da riconoscere il vero biologico».

Oltre al logo c’è di più

Il logo del bio (Eurofoglia) è ovviamente l’elemento più importante per la sicurezza della biologicità di un alimento, assieme però anche all’origine della materia prima (agricoltura Italia o agricoltura regione- agricoltura Ue, agricoltura non Ue, agricoltura Ue/non Ue). Inoltre l’etichetta deve avere Il codice di un organismo di controllo come Suolo e Salute (esempio: It-bio-123), contenere It- codice Iso internazionale che identifica il paese dell’organismo di controllo, la dicitura bio in vigore in Italia (Eko, Eco, Org per altri Paesi) e 123-codice numerico identificativo dell’organismo di controllo che certifica l’operatore.

Il commento di Romano

«L’Italia – afferma Giuseppe Romano, presidente nazionale di Aiab – ad oggi vanta la più alta percentuale di superfici bio sul totale agricolo, il 17%, a fronte della quota media Ue ancora ferma al 9%. Nonostante questo, però, in Italia vengono spesi ogni anno poco più di 3 milioni di euro per l’acquisto di prodotti bio, mentre in Germania, ad esempio, quasi 15 milioni».

«Questo per diversi motivi, ma principalmente perché c’è anche una grande confusione su cosa significhi scegliere un prodotto bio e come riconoscerlo. Occorre abituarsi a leggere le etichette e riconoscere cosa acquistiamo per la nostra dieta quotidiana. Per questo abbiamo pensato a questo semplice vademecum per contribuire a fare chiarezza ed aiutare i consumatori a riconoscere i prodotti biologici».

L’IRLANDA AUMENTA IL SOSTEGNO AL BIO DELL’80%

L’IRLANDA AUMENTA IL SOSTEGNO AL BIO DELL’80%

Dublino innesta la quarta per recuperare terreno. Il livello record di finanziamenti previsti dal bilancio 2023 mira a raggiungere entro 5 anni l’obiettivo del 7,5% di superficie agricola nazionale

L’Irlanda è uno dei Paesi più in ritardo rispetto all’obiettivo del 25% di superficie bio stabilito dal Green Deal. Per recuperare terreno il Governo di Dublino ha appena deciso di stanziare 37 milioni di euro per il regime dell’agricoltura biologica per il 2023, con un aumento recorddell’80% rispetto allo scorso anno

L’impegno di Pippa

«Il nostro Governo – commenta la ministra Pippa Hackett -, si è impegnato a portare la superficie agricola totale a produzione biologica al 7,5% entro il 2027. Il bilancio 2023 prevede uno stanziamento di 37 milioni di euro per questo obiettivo, un aumento senza precedenti che riflette il livello di interesse degli agricoltori per questo metodo di produzione».

Superfici in crescita

Il dipartimento guidato da Hackett ha implementato una serie di misure politiche negli ultimi due anni per aumentare la diffusione dell’agricoltura biologica. «Nel 2022 abbiamo assistito a un aumento del 20% delle domande di adesione al regime di agricoltura biologica rispetto al 2021, con un aumento previsto di 17.000 ettari». «Complessivamente negli ultimi due anni si è registrato un aumento del 35% della superficie coltivata biologicamente. Credo che i finanziamenti aggiuntivi annunciati nell’ambito di questo budget faciliteranno un ulteriore aumento sostanziale della superficie bio in Irlanda».

Nuove sinergie tra produzione e ricerca

Riguardo in particolare alle misure di trasferimento tecnologico finanziate attraverso il partenariato europeo per l’innovazione il ministro Hackett ha dichiarato: «Il successo degli attuali EIP nell’ambito del PSR è stato ampiamente riconosciuto e sono stato lieto di garantire una consistente dotazione di bilancio nel 2023 di 21 milioni di euro». Alcuni progetti in corso stanno arrivando alla fine dei loro termini.

«Pubblicheremo un nuovo invito a presentare proposte nel 2023 nell’ambito del nuovo piano strategico della Pac. Mi aspetto che i temi proposti per il nostro prossimo invito includano priorità ambientali, nonché questioni come il benessere degli animali, la sicurezza degli allevamenti e il miglioramento dell’equilibrio di genere nell’agricoltura irlandese».

TRANSIZIONE ECOLOGICA, IL PIANO STRATEGICO PAC È TROPPO DEBOLE

TRANSIZIONE ECOLOGICA, IL PIANO STRATEGICO PAC È TROPPO DEBOLE

Parte la nuova programmazione della politica agricola comunitaria. L’Italia rispedisce a Bruxelles una nuova versione del documento con le linee d’indirizzo nazionali senza dare seguito alle osservazioni espresse in marzo dalla Commissione Ue. Quattordici associazioni ambientaliste esprimono il loro forte dissenso

L’agricoltura italiana sta entrando nella nuova fase di programmazione della Pac, la Politica agricola comunitaria. La riunione del tavolo di partenariato del 28 settembre ha chiuso la partita del Piano strategico nazionale (PsP), lo strumento che dovrebbe garantire la realizzazione anche in Italia degli obiettivi di transizione ecologica fissati dalle strategie Farm to Fork e Biodiversity del Green deal.

Non recepite le critiche della commissione

La Commissione ha espresso lo scorso marzo numerose osservazioni alla prima versione del piano, ma il nostro Paese ha deciso di ribadire le scelte nazionali già espresse.

Quattordici associazioni ambientaliste e dei consumatori (tra cui Legambiente, Greenpeace, Wwf e Slow food) esprimono un forte dissenso per il documento italiano di programmazione della Pac post 2022.

«È deludente – dichiarano in un comunicato congiunto- e inefficace per una vera transizione ecologica della nostra agricoltura». Le critiche riguardano tutti gli aspetti del Psp, sia riguardo al primo (aiuti diretti) che al secondo pilastro (Sviluppo Rurale). «Le Regioni – scrivono le 14 associazioni – hanno infatti programmato i loro interventi per lo sviluppo rurale senza una vera strategia condivisa per la sostenibilità dell’agricoltura».

La delusione degli ambientalisti

«Questo Piano strategico nazionale – è il commento tranchant – è una vera delusione che completa la pessima riforma della Pac voluta dal Parlamento e dal Consiglio Ue, incapaci di dare risposte concrete alle gravi crisi ambientali che colpiscono la stessa agricoltura e tutela solo gli interessi economici delle potenti corporazioni agricole».

Il bio è l’unica nota positiva

«L’unica novità positiva di questo Psp resta il maggiore investimento nell’agricoltura biologica con la volontà di anticipare al 2027 l’obiettivo del 25% della superficie agricola certificata rispetto all’obiettivo europeo al 2030». Ma il maggiore sostegno al biologico non è ritenuto dal sodalizio ambientalista sufficiente per promuovere la transizione ecologica di tutto il settore primario.

L’ITALIA E LA SFIDA DI TORNARE A GUIDARE IL BIO IN EUROPA

L’ITALIA E LA SFIDA DI TORNARE A GUIDARE IL BIO IN EUROPA

Le proposte e le sfide lanciate in occasione della conferenza organizzata da Aiab a Roma

In occasione della seconda Giornata Europea del Biologico si è svolta a Roma lo scorso 23 settembre la Conferenza Nazionale del Bio: “Proposte e sfide per riportare l’Italia alla guida del BIO in Europa”, promosso da Aiab (Associazione Italiana Agricoltura Biologica).

Molti i temi toccati, dal ruolo del biologico come strumento per uscire dalle crisi e affrontare la transizione ecologica, fino al ruolo dei mercati e della crescita della domanda, attualmente in fase di stagnazione.

La crisi alimentare è collegata a quella climatica

«Fissando gli obiettivi della strategia Farm to Fork – ha detto Giuseppe Romano, presidente Aiab – l’Europa ha riconosciuto che il biologico è uno degli strumenti che ci può consentire di uscire dalla crisi climatica, e di conseguenza anche da quella degli approvvigionamenti alimentari. È una strada ormai obbligatoria da percorrere per andare verso la sostenibilità del comparto agricolo».

Frascarelli (Ismea) «Far crescere la domanda»

«La politica ha fatto molto per il settore del biologico- ha riconosciuto Angelo Frascarelli, presidente di Ismea -, visto che nell’ultimo anno e mezzo c’è stata la massima concentrazione di interventi normativi che vanno nella direzione della crescita del biologico». «Abbiamo infatti avuto il piano di azione sull’agricoltura biologica, il nuovo regolamento sull’agricoltura biologica, in Italia 720 mln euro in più per il bio per i prossimi cinque anni, ed infine anche la legge sull’agricoltura biologica». Per non compromettere l’efficacia di questi interventi è ora però necessario, secondo Frascarelli, rivitalizzare la domanda di bio, ora in fase di stagnazione.

Distribuzione e certificazione

Il problema del biologico secondo Fabio Massimo Pallottini, presidente di Italmercati, è quello di garantire una logistica più vicina al consumo, una logistica di prossimità. «Bisogna gestire e organizzare meglio l’ultimo miglio del biologico, una sfida per le piattaforme dei mercati all’ingrosso che possono diventare punti di distribuzione del biologico, a disposizione anche degli operatori minori».

Riccardo Cozzo, presidente di Assocertbio, nel suo intervento in occasione della Conferenza romana ha ribadito il ruolo decisivo della certificazione, vero punto qualificante per tutti gli anelli della catena del valore del bio.

All’incontro hanno preso parte anche Alessandro D’Elia, direttore generale di Suolo e Salute, e Francesco Barchiesi, responsabile di Suolo e Salute Lazio.

COSÌ WASHINGTON SOSTIENE LA CRESCITA DEL BIO IN USA

COSÌ WASHINGTON SOSTIENE LA CRESCITA DEL BIO IN USA

I progetti sostenuti dal dipartimento americano dell’agricoltura favoriscono una crescita armonica dell’offerta e della domanda

Cresce la produzione e anche la domanda. L’agricoltura biologica negli Stati Uniti continua a seguire una forte tendenza al rialzo. Lo scrive il National institute of Food and Agricolture (NIfa), ente governativo che opera all’interno dell’Usda americano.

I numeri della crescita

Secondo il Nass (National Agricultural Statistics Service, l’Istat a stelle e strisce) la superficie coltivata biologica certificata è aumentata del 73% arrivando a 1,4 milioni di ettari, tra il 2011 e il 2019. Anche i pascoli bio sono aumentati nello stesso periodo di circa il 22% (800mila ettari).

Dal punto di vista della vendita al dettaglio, il cibo biologico è un grande business, anche se non del tutto maturo. Fonti del settore indicano infatti che le vendite di prodotti alimentari biologici statunitensi sono più che raddoppiate nel decennio successivo al 2010, raggiungendo oltre 51 miliardi di dollari.

Le difficoltà da superare

I produttori, indipendentemente dal fatto che siano già certificati o stiano pensando di entrare nel settore, devono però affrontare numerosi ostacoli, a causa della mancanza di strumenti efficaci nella gestione della salute del suolo, delle malattie, dei parassiti e delle erbe infestanti. Un altro problema è la disponibilità limitata di mangimi biologici certificati e tracciati. Il Governo americano però punta a superare queste difficoltà finanziando alcuni progetti che stanno rafforzando la capacità dei produttori statunitensi di coltivare e commercializzare prodotti agricoli biologici di alta qualità. Ecco alcuni esempi.

Bilanciare la salute del suolo e la sicurezza alimentare nell’uso del letame agricolo

In un progetto quinquennale da 2 milioni di dollari un team di scienziati della Land Grant University ha lavorato in una partnership pubblico-privata per studiare come i produttori biologici possono utilizzare al meglio i prodotti di origine animale come letame e compost. I risultati della ricerca hanno consentito di fornire agli agricoltori biologici strategie basate sulla scienza sull’applicazionedi periodi di attesa ottimali tra l’applicazione del letame e la raccolta delle colture.

Migliorare la produzione di latte bio attraverso corrette miscele di leguminose e graminacee foraggere

Presso l’Università del New Hampshire, Andre Brito ha condotto uno studio quinquennale per determinare in che modo i cambiamenti nelle varie miscele di leguminose-graminacee in più anni influiscono sulla qualità del foraggio, sulla produzione di latte e sulle emissioni di gas serra quando somministrate a vacche da latte biologiche. Un’esperienza che ha consentito di produrre latte biologico di qualità superiore dal punto di vista nutrizionale.

Trasferimento di innovazione

La ricerca che promuove la produzione biologica negli Stati Uniti coinvolge vari programmi finanziati da NIFA, come il programma di ricerca e istruzione sull’agricoltura sostenibile, i programmi di ricerca e trasferimento tecnologico per l’innovazione delle piccole imprese e il programma di sovvenzioni per servizi veterinari (VSGP).

Alcuni esempi

Alcuni di questi programmi di formazione hanno favorito la competitività di alcune realtà agricole bio, ecco alcuni esempi:

Nichki Carangelo e Laszlo Lazar gestiscono Letterbox Farm, una fattoria biologica diversificata a Hudson, New York, dove coltivano orticole, colture estensive e fiori e allevano polli, maiali e conigli per un progetto di vendita diretta sostenuto dal programma Community Supported Agriculture (CSA) che ha consentito di allestire un sito di vendite online e spazi di vendita diretta di fattoria.

Cody Scott coltiva barbabietole biologiche presso la Green Bexar Farm, a Saint Hedwig, in Texas, vicino a San Antonio. Grazie alle indicazioni di Nifa Cody e la moglie Natalie Scott hanno dato vita a un impianto di noci pecan di 10 acri nel 2017 (circa 4,5 ettari) e a mezzo ettaro di orticole bio il cui ciclo di produzione viene anticipato grazie a tunnel invernali.