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L’IRLANDA AUMENTA IL SOSTEGNO AL BIO DELL’80%

L’IRLANDA AUMENTA IL SOSTEGNO AL BIO DELL’80%

Dublino innesta la quarta per recuperare terreno. Il livello record di finanziamenti previsti dal bilancio 2023 mira a raggiungere entro 5 anni l’obiettivo del 7,5% di superficie agricola nazionale

L’Irlanda è uno dei Paesi più in ritardo rispetto all’obiettivo del 25% di superficie bio stabilito dal Green Deal. Per recuperare terreno il Governo di Dublino ha appena deciso di stanziare 37 milioni di euro per il regime dell’agricoltura biologica per il 2023, con un aumento recorddell’80% rispetto allo scorso anno

L’impegno di Pippa

«Il nostro Governo – commenta la ministra Pippa Hackett -, si è impegnato a portare la superficie agricola totale a produzione biologica al 7,5% entro il 2027. Il bilancio 2023 prevede uno stanziamento di 37 milioni di euro per questo obiettivo, un aumento senza precedenti che riflette il livello di interesse degli agricoltori per questo metodo di produzione».

Superfici in crescita

Il dipartimento guidato da Hackett ha implementato una serie di misure politiche negli ultimi due anni per aumentare la diffusione dell’agricoltura biologica. «Nel 2022 abbiamo assistito a un aumento del 20% delle domande di adesione al regime di agricoltura biologica rispetto al 2021, con un aumento previsto di 17.000 ettari». «Complessivamente negli ultimi due anni si è registrato un aumento del 35% della superficie coltivata biologicamente. Credo che i finanziamenti aggiuntivi annunciati nell’ambito di questo budget faciliteranno un ulteriore aumento sostanziale della superficie bio in Irlanda».

Nuove sinergie tra produzione e ricerca

Riguardo in particolare alle misure di trasferimento tecnologico finanziate attraverso il partenariato europeo per l’innovazione il ministro Hackett ha dichiarato: «Il successo degli attuali EIP nell’ambito del PSR è stato ampiamente riconosciuto e sono stato lieto di garantire una consistente dotazione di bilancio nel 2023 di 21 milioni di euro». Alcuni progetti in corso stanno arrivando alla fine dei loro termini.

«Pubblicheremo un nuovo invito a presentare proposte nel 2023 nell’ambito del nuovo piano strategico della Pac. Mi aspetto che i temi proposti per il nostro prossimo invito includano priorità ambientali, nonché questioni come il benessere degli animali, la sicurezza degli allevamenti e il miglioramento dell’equilibrio di genere nell’agricoltura irlandese».

TRANSIZIONE ECOLOGICA, IL PIANO STRATEGICO PAC È TROPPO DEBOLE

TRANSIZIONE ECOLOGICA, IL PIANO STRATEGICO PAC È TROPPO DEBOLE

Parte la nuova programmazione della politica agricola comunitaria. L’Italia rispedisce a Bruxelles una nuova versione del documento con le linee d’indirizzo nazionali senza dare seguito alle osservazioni espresse in marzo dalla Commissione Ue. Quattordici associazioni ambientaliste esprimono il loro forte dissenso

L’agricoltura italiana sta entrando nella nuova fase di programmazione della Pac, la Politica agricola comunitaria. La riunione del tavolo di partenariato del 28 settembre ha chiuso la partita del Piano strategico nazionale (PsP), lo strumento che dovrebbe garantire la realizzazione anche in Italia degli obiettivi di transizione ecologica fissati dalle strategie Farm to Fork e Biodiversity del Green deal.

Non recepite le critiche della commissione

La Commissione ha espresso lo scorso marzo numerose osservazioni alla prima versione del piano, ma il nostro Paese ha deciso di ribadire le scelte nazionali già espresse.

Quattordici associazioni ambientaliste e dei consumatori (tra cui Legambiente, Greenpeace, Wwf e Slow food) esprimono un forte dissenso per il documento italiano di programmazione della Pac post 2022.

«È deludente – dichiarano in un comunicato congiunto- e inefficace per una vera transizione ecologica della nostra agricoltura». Le critiche riguardano tutti gli aspetti del Psp, sia riguardo al primo (aiuti diretti) che al secondo pilastro (Sviluppo Rurale). «Le Regioni – scrivono le 14 associazioni – hanno infatti programmato i loro interventi per lo sviluppo rurale senza una vera strategia condivisa per la sostenibilità dell’agricoltura».

La delusione degli ambientalisti

«Questo Piano strategico nazionale – è il commento tranchant – è una vera delusione che completa la pessima riforma della Pac voluta dal Parlamento e dal Consiglio Ue, incapaci di dare risposte concrete alle gravi crisi ambientali che colpiscono la stessa agricoltura e tutela solo gli interessi economici delle potenti corporazioni agricole».

Il bio è l’unica nota positiva

«L’unica novità positiva di questo Psp resta il maggiore investimento nell’agricoltura biologica con la volontà di anticipare al 2027 l’obiettivo del 25% della superficie agricola certificata rispetto all’obiettivo europeo al 2030». Ma il maggiore sostegno al biologico non è ritenuto dal sodalizio ambientalista sufficiente per promuovere la transizione ecologica di tutto il settore primario.

L’ITALIA E LA SFIDA DI TORNARE A GUIDARE IL BIO IN EUROPA

L’ITALIA E LA SFIDA DI TORNARE A GUIDARE IL BIO IN EUROPA

Le proposte e le sfide lanciate in occasione della conferenza organizzata da Aiab a Roma

In occasione della seconda Giornata Europea del Biologico si è svolta a Roma lo scorso 23 settembre la Conferenza Nazionale del Bio: “Proposte e sfide per riportare l’Italia alla guida del BIO in Europa”, promosso da Aiab (Associazione Italiana Agricoltura Biologica).

Molti i temi toccati, dal ruolo del biologico come strumento per uscire dalle crisi e affrontare la transizione ecologica, fino al ruolo dei mercati e della crescita della domanda, attualmente in fase di stagnazione.

La crisi alimentare è collegata a quella climatica

«Fissando gli obiettivi della strategia Farm to Fork – ha detto Giuseppe Romano, presidente Aiab – l’Europa ha riconosciuto che il biologico è uno degli strumenti che ci può consentire di uscire dalla crisi climatica, e di conseguenza anche da quella degli approvvigionamenti alimentari. È una strada ormai obbligatoria da percorrere per andare verso la sostenibilità del comparto agricolo».

Frascarelli (Ismea) «Far crescere la domanda»

«La politica ha fatto molto per il settore del biologico- ha riconosciuto Angelo Frascarelli, presidente di Ismea -, visto che nell’ultimo anno e mezzo c’è stata la massima concentrazione di interventi normativi che vanno nella direzione della crescita del biologico». «Abbiamo infatti avuto il piano di azione sull’agricoltura biologica, il nuovo regolamento sull’agricoltura biologica, in Italia 720 mln euro in più per il bio per i prossimi cinque anni, ed infine anche la legge sull’agricoltura biologica». Per non compromettere l’efficacia di questi interventi è ora però necessario, secondo Frascarelli, rivitalizzare la domanda di bio, ora in fase di stagnazione.

Distribuzione e certificazione

Il problema del biologico secondo Fabio Massimo Pallottini, presidente di Italmercati, è quello di garantire una logistica più vicina al consumo, una logistica di prossimità. «Bisogna gestire e organizzare meglio l’ultimo miglio del biologico, una sfida per le piattaforme dei mercati all’ingrosso che possono diventare punti di distribuzione del biologico, a disposizione anche degli operatori minori».

Riccardo Cozzo, presidente di Assocertbio, nel suo intervento in occasione della Conferenza romana ha ribadito il ruolo decisivo della certificazione, vero punto qualificante per tutti gli anelli della catena del valore del bio.

All’incontro hanno preso parte anche Alessandro D’Elia, direttore generale di Suolo e Salute, e Francesco Barchiesi, responsabile di Suolo e Salute Lazio.

COSÌ WASHINGTON SOSTIENE LA CRESCITA DEL BIO IN USA

COSÌ WASHINGTON SOSTIENE LA CRESCITA DEL BIO IN USA

I progetti sostenuti dal dipartimento americano dell’agricoltura favoriscono una crescita armonica dell’offerta e della domanda

Cresce la produzione e anche la domanda. L’agricoltura biologica negli Stati Uniti continua a seguire una forte tendenza al rialzo. Lo scrive il National institute of Food and Agricolture (NIfa), ente governativo che opera all’interno dell’Usda americano.

I numeri della crescita

Secondo il Nass (National Agricultural Statistics Service, l’Istat a stelle e strisce) la superficie coltivata biologica certificata è aumentata del 73% arrivando a 1,4 milioni di ettari, tra il 2011 e il 2019. Anche i pascoli bio sono aumentati nello stesso periodo di circa il 22% (800mila ettari).

Dal punto di vista della vendita al dettaglio, il cibo biologico è un grande business, anche se non del tutto maturo. Fonti del settore indicano infatti che le vendite di prodotti alimentari biologici statunitensi sono più che raddoppiate nel decennio successivo al 2010, raggiungendo oltre 51 miliardi di dollari.

Le difficoltà da superare

I produttori, indipendentemente dal fatto che siano già certificati o stiano pensando di entrare nel settore, devono però affrontare numerosi ostacoli, a causa della mancanza di strumenti efficaci nella gestione della salute del suolo, delle malattie, dei parassiti e delle erbe infestanti. Un altro problema è la disponibilità limitata di mangimi biologici certificati e tracciati. Il Governo americano però punta a superare queste difficoltà finanziando alcuni progetti che stanno rafforzando la capacità dei produttori statunitensi di coltivare e commercializzare prodotti agricoli biologici di alta qualità. Ecco alcuni esempi.

Bilanciare la salute del suolo e la sicurezza alimentare nell’uso del letame agricolo

In un progetto quinquennale da 2 milioni di dollari un team di scienziati della Land Grant University ha lavorato in una partnership pubblico-privata per studiare come i produttori biologici possono utilizzare al meglio i prodotti di origine animale come letame e compost. I risultati della ricerca hanno consentito di fornire agli agricoltori biologici strategie basate sulla scienza sull’applicazionedi periodi di attesa ottimali tra l’applicazione del letame e la raccolta delle colture.

Migliorare la produzione di latte bio attraverso corrette miscele di leguminose e graminacee foraggere

Presso l’Università del New Hampshire, Andre Brito ha condotto uno studio quinquennale per determinare in che modo i cambiamenti nelle varie miscele di leguminose-graminacee in più anni influiscono sulla qualità del foraggio, sulla produzione di latte e sulle emissioni di gas serra quando somministrate a vacche da latte biologiche. Un’esperienza che ha consentito di produrre latte biologico di qualità superiore dal punto di vista nutrizionale.

Trasferimento di innovazione

La ricerca che promuove la produzione biologica negli Stati Uniti coinvolge vari programmi finanziati da NIFA, come il programma di ricerca e istruzione sull’agricoltura sostenibile, i programmi di ricerca e trasferimento tecnologico per l’innovazione delle piccole imprese e il programma di sovvenzioni per servizi veterinari (VSGP).

Alcuni esempi

Alcuni di questi programmi di formazione hanno favorito la competitività di alcune realtà agricole bio, ecco alcuni esempi:

Nichki Carangelo e Laszlo Lazar gestiscono Letterbox Farm, una fattoria biologica diversificata a Hudson, New York, dove coltivano orticole, colture estensive e fiori e allevano polli, maiali e conigli per un progetto di vendita diretta sostenuto dal programma Community Supported Agriculture (CSA) che ha consentito di allestire un sito di vendite online e spazi di vendita diretta di fattoria.

Cody Scott coltiva barbabietole biologiche presso la Green Bexar Farm, a Saint Hedwig, in Texas, vicino a San Antonio. Grazie alle indicazioni di Nifa Cody e la moglie Natalie Scott hanno dato vita a un impianto di noci pecan di 10 acri nel 2017 (circa 4,5 ettari) e a mezzo ettaro di orticole bio il cui ciclo di produzione viene anticipato grazie a tunnel invernali.

IL BIOLOGICO PUNTI SULLE RISORSE UMANE

IL BIOLOGICO PUNTI SULLE RISORSE UMANE

La formazione di tutti i diversi Attori del Sistema è un asset più che mai strategico e fondamentale in questo momento per il mondo del Biologico. L’appello lanciato al Sana di Bologna da AssocertBio.

La formazione delle risorse umane, sia nel Sistema di Controllo e Certificazione sia lungo tutta la filiera del Biologico, dalla produzione alla distribuzione, rappresenta un valore centrale, un fondamento per l’intero settore e un’opportunità per le nuove generazioni. È l’appello lanciato da AssocertBio al mondo del biologico durante la 34° edizione del Sana, il salone internazionale del biologico e del naturale.

 Il ruolo di Assocertbio

Durante i quattro giorni di incontri e dibattiti che hanno scandito l’appuntamento bolognese, sono stati tanti gli spunti di riflessione e le sfide messe sul piatto di un settore in cui AssocertBio gioca un ruolo da protagonista, rappresentando più del 95% delle certificazioni bio del nostro Paese.

La competenza al centro

In un contesto come quello attuale, contraddistinto da un rallentamento dei consumi interni, ma allo stesso tempo da un aumento del numero degli operatori bio così come da una significativa crescita dell’export, aumenta la consapevolezza dell’importanza di puntare sulle persone e sulle competenze. «L’entrata in applicazione, a partire dal 01 gennaio 2022, del nuovo regolamento europeo, è avvenuta in un contesto a dir poco complesso, contraddistinto dall’aumento del prezzo delle materie prime, dei costi energetici e dell’inflazione» commenta Domenico Corradetti, segretario generale della associazione che rappresenta dodici enti certificatori del Biologico italiani.

La riforma del Reg. 2018/848

«Il Reg. (UE) n. 2018/848 oltre a disporre che la produzione biologica sia soggetta a “controlli ufficiali” – conformemente al regolamento (UE) 2017/625 – rende ancora più centrale il ruolo degli operatori, che devono rispondere a diversi adempimenti (ad esempio l’implementazione di un sistema di gestione bio, la redazione di una relazione tecnica, l’adozione di misure preventive e precauzionali, ecc.), che presuppongono il saper disporre di un mix di competenze e conoscenze».

Formazione professionale continua

Secondo Domenico Corradetti, segretario di AssocertBio, la formazione e il continuo aggiornamento, utili e strategici per il futuro del comparto, dovrebbero riguardare non solo le aziende ma anche tutte le figure professionali che, insieme alla filiera, costituiscono il Sistema del Biologico: si va, ad esempio, dal personale degli Organismi di Certificazione agli Ispettori, dall’Autorità Competente (Ministero, Regioni e province autonome) fino ai centri di assistenza agricola e ai consulenti.

«Siamo tutti chiamati, ogni giorno e con sempre maggior forza, a rassicurare il consumatore, che in un quadro contraddistinto da grandi incertezze, ha ancor più bisogno di garanzie su quello che acquista per la sua alimentazione. Noi enti di certificazione giochiamo un ruolo fondamentale: non a caso il Decreto Controlli (Dlgs 20/2018) ha stabilito dei requisiti ben precisi per il personale, per gli Ispettori e i professionisti che collaborano con gli Organismi di Certificazione del Biologico in termini di esperienza, di formazione iniziale e di titoli di studio.

Il bio sale in cattedra

In merito a questi ultimi segnaliamo la necessità di aumentare il numero di ore di lezione (in aula e di esercitazioni) dedicate all’insegnamento del metodo di produzione Biologico (in tutte le fasi e per tutte le tipologie di attività) nella Didattica prevista negli Istituti Tecnici così come nei corsi di Laurea delle Facoltà di Agraria. La conoscenza della legislazione del comparto, prerequisito fondamenta-le, non può che essere, infatti, complementare alla conoscenza delle tecniche del metodo di produzione: la combinazione di questi due fattori potrebbe essere una delle leve da utilizzare affinchè la virtuosità del sistema Biologico italiano continui ad eccellere.

Atteggiamento costruttivo

All’interno di un momento storico cruciale per il mondo del Biologico, secondo AssocertBio il ruolo di un’associazione è quello di riuscire a stimolare in modo costruttivo il settore. Diventa quindi fondamentale dare vita a una community di figure sempre più preparate e in grado anche di veicolare in maniera corretta le informazioni che poi vengono fornite ai consumatori finali. «Oggi gli operatori devono avere a disposizione, direttamente o tramite consulenti e collaboratori, una cassetta degli attrezzi molto composita e ricca di strumenti.

Il “Giurista del biologico”

Vi è la necessità di fare della formazione un obiettivo da condividere con l’intero settore del Biologico. Va in questa direzione, ad esempio, il Corso di Alta Formazione per “Giurista del Biologico” – organizzato dall’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna in collaborazione con il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (Mipaaf) e Ismea – la cui seconda edizione è stata presentata   – lo scorso 10 settembre al Sana – in uno specifico convegno durante il quale siamo stati chiamati anche noi di AssocertBio a dare un contributo».

Si tratta di un passaggio culturale da compiere tutti insieme, che comporta saper vivere la formazione non solo come un dovere, ma come un’opportunità di crescita e miglioramento, utile per individuare i punti di criticità trovando gli strumenti per risolvervi. «La parola d’ordine – conclude Corradetti-  deve essere: formazione continua».

L’AUSTRIA PUNTA A RAFFORZARE IL RECORD DI SUPERFICIE BIO IN EUROPA

L’AUSTRIA PUNTA A RAFFORZARE IL RECORD DI SUPERFICIE BIO IN EUROPA

Ok a nove piani strategici nazionali Pac da parte della Commissione. Tra questi spicca l’Austria, l’unico Paese già in regola con l’obiettivo Farm to Fork del 25% di bio e che ora punta al 30%. L’Italia manca ancora all’appello

La Commissione europea ha dato il via libera Piani strategici nazionali Pac di Austria e Lussemburgo. Salgono così a nove i Paesi che hanno avuto il via libera da Bruxelles per l’attuazione della nuova Politica agricola comune. Il 31 agosto scorso avevano infatti ricevuto disco verde i Piani di Danimarca, Finlandia, Francia, Irlanda, Polonia, Portogallo e Spagna.

Gli obiettivi del Green deal

Restano 19 piani da approvare (il Belgio ne ha due) tra cui quello italiano, perché le norme Pac entrino in vigore, come previsto, il 1° gennaio 2023. I piani strategici nazionali sono una delle novità assolute della riforma approvata a livello Ue nel dicembre 2021. Sono lo strumento con cui gli Stati devono indicare come intendono spendere i 270 miliardi di euro di sostegno agli agricoltori europei (tra aiuti al reddito, sviluppo rurale e misure di mercato) tra il 2023 e il 2027, per realizzare gli obiettivi economici, sociali e ambientali di una Pac chiamata a realizzare gli obiettivi tracciati dalle strategie Farm to fork e Biodiversity del Green Deal (25% di superficie bio, riduzione del 50% dei prodotti chimici per la difesa e del 20% di fertilizzanti).

L’Italia può puntare al primo posto

Tra gli impegni che spiccano nel Piano austriaco quello di arrivare a regime con il 30% di bio. Il Lussemburgo invece punta solo al 20%, ma paradossalmente è l’obiettivo del piccolo paese dell’Europa centrale il più impegnativo. L’Austria infatti è già oggi al vertice del biologico europeo, l’unico che ha già raggiunto e superato il target  assegnato da Bruxelles (25,7%). Il Lussemburgo è invece oggi tra i fanalini di coda con una quota del 4,6%. L’impegno del paese alpino risulta quindi, a conti fatti, poco ambizioso e consentirebbe all’Italia di raggiungere la vetta europea se gli impegni anticipati in occasione del Sana (25% nel 2027, 30% nel 2030) verranno messi nero su bianco sul nostro Piano ormai in dirittura di arrivo.