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L’INEA presenta l’annuario dell’agricotura italiana 2013

Riflettori puntati sul settore primario nell’Annuario dell’agricoltura italiana, presentato il 23 dicembre u.s. dall’INEA presso la sala Cavour del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali. Il 2013 conferma il ruolo anticiclico del settore dell’agricoltura, della silvicoltura e della pesca dopo l’andamento recessivo del 2012, facendo registrare all’agricoltura in senso stretto oltre 52.500 milioni di euro di produzione, con una crescita di +3,6% in valori correnti e +6,2% di valore aggiunto, trainata dall’aumento dei prezzi di +3,9%. Lieve miglioramento si è verificato nel rapporto tra l’indice dei prezzi della produzione agricola e l’indice dei prezzi dei consumi intermedi, con la ragione di scambio che è tornata a superare il valore di parità. Crescono le esportazioni di prodotti agro-alimentari del 5% grazie al contributo determinante della componente prezzo e tornano a crescere le importazioni (+3%), grazie a un aumento delle quantità. Il settore primario ha registrato l’incremento del 2,6% delle importazioni e del 2,2% delle esportazioni mentre l’industria alimentare e delle bevande evidenzia un aumento delle esportazioni del 5,3% e +3% delle importazioni. Gli scambi con l’estero sono stati trainati dai prodotti del made in Italy, seppur più debolmente rispetto all’anno passato, soprattutto con riferimento ai prodotti trasformati, il cui saldo normalizzato perde quasi 12 punti percentuali. Il sistema agro-industriale, nonostante la contrazione dell’economia e della domanda nazionale, ha registrato rispetto al 2012 una lieve crescita (+1,5% a valori correnti) del fatturato, che si attesta a 132 miliardi di euro, nuovamente sostenuto dalle esportazioni. Cresce anche il valore aggiunto del 2,2% in valori correnti (ma -1,1% in valori concatenati).

La contrazione dei redditi delle famiglie dovuta alla riduzione del potere d’acquisto e alla flessione dei salari reali ha comportato una riduzione dei consumi: – 0,9% a valori correnti e -3,5% a valori concatenati per la spesa per alimentari e bevande non alcoliche. I prezzi sono cresciuti del 2,4% rispetto al 2012. Segnali di cedimento per il mercato della terra anche nel 2013, con una riduzione del prezzo dei terreni agricoli dello 0,4%, con un picco nel Nord-est (-1%). Tenendo conto dell’inflazione, i prezzi reali sono scesi dell’1,6%; l’erosione del patrimonio fondiario ha portato il valore della terra, in termini reali, su un livello pari al 92% di quello registrato nel 2000.

Il contenimento del credito, legato alla difficile congiuntura economica, ha messo in difficoltà le imprese, con ricadute negative sui loro risultati economici; i prestiti nel 2013 hanno raggiunto una consistenza di 74,2 miliardi di euro, di cui 44,1 miliardi sono stati elargiti al settore primario. Si registra, inoltre, la riduzione della spesa per investimenti, con ricadute negative sulle prospettive di sviluppo future: -4% degli investimenti fissi lordi in agricoltura, rispetto all’anno precedente. Consistente calo dell’occupazione di circa 54.000 mila unità (-4,2%), di cui -6,7% rappresentato dalla componente femminile e -3,2% dagli uomini, maggiormente concentrata nel Nord-est (-9,9%) e nel Mezzogiorno (-4,1%), mentre è rimasta invariata al Centro e nel Nord-ovest. Continua l’incremento di lavoratori stranieri nell’agricoltura italiana, che interessa soprattutto la componente di provenienza comunitaria (+18,3%). Sono oltre 300.000 gli stranieri coinvolti, con un’incidenza del 37% (+12% rispetto al 2012) sull’occupazione agricola totale.

Il sostegno pubblico all’agricoltura nel 2013 è stato pari a circa 13,5 miliardi di euro (+3,8% rispetto al 2012), di cui oltre il 53% di origine comunitaria e circa il 24% proveniente dalle politiche nazionali e regionali. Il sistema delle agevolazioni in agricoltura conferma il suo ruolo strategico, andando a costituire poco meno del 23% degli interventi di politica nazionale nell’anno in esame. La superficie boschiva italiana raggiunge i 10,9 milioni di ettari, con un incremento, rispetto al 2005, di circa 600.000 ettari, con una riduzione rispetto al 2012 del 78% della superficie totale percorsa dal fuoco e del 64% per il numero degli incendi avvenuti.

Significativa è stata la crescita registrata dall’agricoltura biologica italiana con un + 13% delle superfici dedicate (certificate e in conversione) pari a 1,3 milioni di ettari (oltre il 10% della Sau complessiva). Il mercato biologico italiano raggiunge nel 2012 il quarto posto in Europa, con vendite pari a 1,9 miliardi di euro, e presenta una crescita di rilievo (+9,6% nel biennio 2011-2012). Con un fatturato di 902 milioni di euro (+2%) nel 2013 l’agriturismo e il turismo rurale occupano un posto rilevante fra le attività di diversificazione, registrando la continua crescita del settore, sia dal lato dell’offerta (+4% come numero di letti rispetto al 2012), sia come numero di ospiti, che ha ormai superato la soglia dei 2,4 milioni di presenze. In aumento sono risultate anche le attività dedicate all’educazione e alla didattica, con 2.505 fattorie didattiche accreditate. (dati ISTAT). Sono 264 le registrazioni italiane dei prodotti Dop e Igp (pari a 1.237, comprese anche le Stg) e le registrazioni di vini Dop sono 405 vini tra Docg e Doc con superfici investite di circa 338.000 ettari (quasi il 76% del totale delle superfici vitate italiane) che conferiscono all’Italia il primato in Europa.

“Come di consueto – spiega il Commissario Straordinario dell’INEA, Giovanni Cannata – l’Annuario dell’agricoltura italiana rappresenta una lente di ingrandimento sul settore primario nazionale, facendone risaltare i tratti essenziali, e gli andamenti evolutivi. Il 2013, nonostante abbia segnato una fase di moderata ripresa per l’agricoltura nazionale, pone in luce la presenza di preoccupanti aree di fragilità, che meriterebbero una maggiore attenzione e la messa in campo di interventi più incisivi. Tra queste, si possono citare: le questioni connesse al lavoro, le difficoltà di accesso alla terra, le difficoltà di accesso al credito, la maggior fragilità dell’attività agricola in termini di redditività. Nonostante la consapevolezza delle istituzioni della necessità di trovare efficaci soluzioni, le azioni di politica agricola sono state pesantemente frenate dall’applicazione delle rigorose manovre di contenimento del bilancio dello Stato Pertanto, gli interventi a supporto del settore sono stati demandati soprattutto alle politiche comunitarie, centro nevralgico della spesa pubblica in agricoltura. Infine, a tutti i collaboratori di oggi e di ieri va un caloroso ringraziamento per aver contribuito a dipingere questa lunga tela che ha rappresentato le luci e le ombre dell’agricoltura italiana”.

Fonte: Ufficio Stampa INEA

Nuova partenship IFOAM – Bioc per il lancio della directory globale per la certificazione bio

Con l’obiettivo di ottimizzare i processi di certificazione e di aumentare la credibilità della certificazione a livello mondiale, IFOAM è entrato nella società Bioc che riunisce gli operatori certificati nel settore bio a livello mondiale. Questa nuova collaborazione permetterà l’adozione della certificazione Bioc per organismi di certificazione, produttori, commercianti, governi, e qualunque altra realtà impegnata a vario titolo nel settore del biologico, permettendo l’accesso ai dati e alle certificazioni in tempo reale. La piattaforma Bioc assicura che soltanto i certificati convalidati da organismi di certificazione vengano inclusi nel sistema, rendendo in questo modo di fatto impossibile la produzione di certificati fraudolenti.

Il nuovo sistema consentirà anche risparmiare tempo e denaro grazie alla maggiore efficienza dei certificati grazie alla facilità di monitoraggio dello stato di certificazione degli operatori e dei prodotti rilevanti per le loro operazioni.

I dati sono ovviamente protetti e la riservatezzaè garantita in ogni momento dal sistema. Il sistema Bioc ha già accesso a più di 60.000 certificati; è attualmente in programma l’espansione del sistema in modo tale da raggiungere una massa critica di adesioni tale da facilitarne l’adozione in tutto il mondo con tutti i vantaggi conseguenti in termini di praticità, efficienza e integrità del sistema stesso. IFOAM ha scelto di puntare con decisione su questo progetto certa del fatto che la strategia consentirà di arrecare molti benefici al movimento biologico mondiale e pertanto incoraggia tutti gli organismi di certificazione, i produttori, i commercianti, e i governi a partecipare. Ulteriori informazioni sono disponibili presso David Gould, IFOAM Value Chain Facilitator (d.gould[at]ifoam.org), o Rolf Mäder, Direttore Generale Bioc rolf.maeder[at]bioC.info.

Fonte: IFOAM

De Castro: la nuova etichetta europea è un passo importante verso la tutela dei consumatori

“Con l’introduzione della nuova etichetta l’Europa compie un nuovo importante passo verso il raggiungimento del suo obiettivo specifico di tutela dei diritti dei consumatori e di garanzia delle produzioni agroalimentari”. Queste le parole di Paolo De Castro, già presidente Comagri e attualmente  coordinatore per il gruppo dei socialisti e democratici della Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale del Parlamento Europeo riguardo il nuovo sistema di etichettatura alimentare . “Si conclude con successo un lungo percorso di confronto interistituzionale  in cui l’europarlamento ha giocato un ruolo strategico nella definizione di nuovi e innovativi criteri di etichettatura per una sempre maggiore trasparenza e corretta informazione dei consumatori”.

Fonte: Agrapress

Nota di FederBio sul servizio di Report  dedicato al biologico

In una nota FederBio, Federazione Italiana Agricoltura Biologica e Biodinamica,  esprime la propria posizione in seguito alla puntata di Report del 14 dicembre 2014 intitolata “I biofurbi” e dedicata al mondo del biologico e della biocosmesi:  “i prodotti da agricoltura e da allevamento biologici, disponibili nei negozi specializzati, nella grande distribuzione organizzata e in altri canali di vendita diretta non hanno nulla a che vedere con i cosmetici bio. L’agricoltura biologica è normata a livello europeo attraverso il Regolamento n 834/2007 e successivi, il quale sottolinea: ‘La produzione biologica è un sistema globale di gestione dell’azienda agricola e di produzione agroalimentare basato sull’interazione tra le migliori pratiche ambientali, un alto livello di biodiversità, la salvaguardia delle risorse naturali, l’applicazione di criteri rigorosi in materia di benessere degli animali e una produzione confacente alle preferenze di taluni consumatori per prodotti ottenuti con sostanze e procedimenti naturali. Il metodo di produzione biologico esplica pertanto una duplice funzione sociale, provvedendo da un lato a un mercato specifico che risponde alla domanda di prodotti biologici dei consumatori e, dall’altro, fornendo beni pubblici che contribuiscono alla tutela dell’ambiente, al benessere degli animali e allo sviluppo rurale’.

Dunque la coltivazione biologica anche del riso non si limita solo a evitare l’impiego dei diserbati ma anche dei concimi chimici e dei pesticidi di sintesi, oltre a applicare una corretta pratica agronomica come la rotazione delle colture e la presenza di elementi naturali a tutela della biodiversità naturale. Nulla a che vedere quindi con la cosmesi biologica, per la quale invece manca una definizione “legale” (lo stesso vale anche per la cosmesi cosiddetta naturale). In questo specifico ambito esistono due standard privati internazionali, NaTrue, (www.natrue.org) , e CosmOS (www.cosmos-standard.org) che, nella citata assenza di un quadro normativo europeo, garantiscono l’assoluta conformità a standard collettivi precisi e riconosciuti a livello internazionale (diverso, ovviamente, è il caso di riferimenti a pretese caratteristiche “naturali” o addirittura “biologiche” senza il rifermento in etichetta al  controllo di organismi qualificati).

Non comprendiamo quindi per quale motivo i due argomenti siano stati accostati nella medesima trasmissione, con il rischio di dare allo spettatore un messaggio confuso e fuorviante anche se apprezziamo che anche la trasmissione Report si sia fatta parte attiva nel sollecitare l’adozione di una normativa almeno nazionale sulla cosmesi “biologica” e naturale. In generale il settore della produzione agroalimentare biologica (agricoltura, allevamento e trasformazione) è quello più controllato: ai controlli delle diverse Autorità pubbliche ogni anno vengono aggiunte migliaia di ispezioni e di analisi per la ricerca di prodotti chimici di sintesi non ammessi nel metodo di coltivazione bio, che hanno proprio l’obiettivo di portare alla luce eventuali casi da seguire o di criticità che vanno affrontate con il massimo rigore e trasparenza. Le analisi sono sempre più spesso effettuate in campagna nei periodi critici della coltivazione e sempre meno sul prodotto finito. Come ha bene evidenziato l’inchiesta di Report le analisi per la ricerca dei residui sui prodotti destinati al consumo non sempre consentono di identificare eventuali frodi.

I prodotti biologici continuano a essere quindi i più controllati e sicuri per i consumatori, la Federazione tuttavia conviene che è necessario non abbassare mai la guardia, specie ora che il mercato è in forte crescita e così i prezzi alla produzione. Quelli che la trasmissione ha definito i cosiddetti “bio furbi” devono essere denunciati, a tutela delle oltre 50.000 aziende bio italiane che lavorano onestamente e che nutrono un comparto vitale per l’agroalimentare italiano, l’unico che registra una crescita costante e importante dal 2005 ad oggi. Per questo FederBio si è dotata di un Codice Etico e di uno sportello per le segnalazioni (http://www.federbio.it/Segnalazioni_e_Reclami.php) e svolge da tempo un’attività specifica di indagine e di denuncia, oltre che di monitoraggio del sistema di certificazione e del mercato. Per questo ci siamo messi fin dal primo momento a disposizione anche della redazione di Report e siamo già impegnati a lavorare sulle incongruenze che sono state segnalate nell’inchiesta (ad esempio i dati sulle superfici e sulle rese per ettaro di superficie, evidentemente incongruenti).

In Italia ogni azienda bio riceve un controllo circa ogni 9 mesi (nel 2013 il rapporto visite effettuate sul numero totale di aziende è stato pari a 1,35 – elaborazione FederBio). La coltivazione biologica del riso è sicuramente molto impegnativa e richiede un lavoro più accurato anche per la presenza di aziende che non sono interamente convertite al bio. Sulla base delle elaborazioni di FederBio sui dati degli ultimi 5 anni (2010 – 2014) messi a disposizione dagli organismi di certificazione queste aziende sono state controllate in media 2,15 volte, valore quasi doppio rispetto alla media italiana delle aziende biologiche. Se è vero che le aziende risicole risultano mediamente più soggette a infrazioni rispetto alla media totale in Italia (4,74% contro il 3,92%) è altrettanto vero che ogni minima infrazione viene notificata alle Autorità pubbliche, per i loro adempimenti del caso e che alle aziende responsabili vengono comminate le sanzioni del ritiro della certificazione e dell’espulsione. Per quanto riguarda il controllo analitico emerge che nel quinquennio indicato il rapporto analisi di laboratorio/aziende controllato è doppio nel comparto riso rispetto al dato del bio italiano il 40,81% delle aziende risicole subiscono annualmente analisi, contro il 21,24% delle aziende bio in generale. Malgrado la maggiore pressione analitica le analisi sulle aziende risicole da cui risultano non conformità (dolose o accidentali quindi involontarie per contaminazioni da parte di aziende vicine che non adottano le misure necessarie a evitare la diffusione nell’ambiente  dei principi attivi ) sono mediamente più basse rispetto a quelle dell’intero settore, attestandosi al 7,23% contro 8,43%. Naturalmente gli esiti delle analisi conducono, quando sia accertata l’intenzionalità dell’uso di prodotti non consentiti, alla sospensione della certificazione o all’esclusione del produttore, secondo criteri e con sanzioni non decise dagli organismi di controllo, ma precisamente e dettagliatamente previsti dalla legge.

“FederBio è venuta a conoscenza della denuncia dei giovani agricoltori di Confagricoltura (ANGA) già da qualche settimana, purtroppo non direttamente e con notevole ritardo non certo per nostra indisponibilità al confronto. Abbiamo infatti immediatamente attivato una unità di crisi e riunito tutti gli organismi di certificazione per analizzare i dati reali della coltivazione e del controllo del riso bio in Italia e predisporre un piano d’azione per superare le criticità. – dichiara il Presidente di FederBio Paolo Carnemolla – Su questa base abbiamo incontrato la presidenza di ANGA e la dirigenza di Confagricoltura nazionali, condividendo i punti sui cui avviare alcune azioni comuni, a conferma che c’è una volontà condivisa di denunciare i “biofurbi” e tutelare i coltivatori di riso bio onesti, che sono la grande maggioranza. FederBio sta inoltre lavorando anche per attivare una piattaforma informatica per la tracciabilità delle produzioni e delle transazioni dei cereali bio, proprio per evitare quella confusione sui dati e sulle rese produttive che ha messo in evidenza l’inchiesta di Report.” conclude Carnemolla.

Fonte: FederBio

Coldiretti Impresa pesca sul nuovo Regolamento di etichettatura dei prodotti ittici

Commentando in un comunicato l’entrata in vigore, il 13 dicembre scorso, delle nuove norme  relative all’etichettatura per la messa in commercio dei prodotti ittici (Reg.UEe n. 1379/2013), Coldiretti Impresapesca sottolinea che “le maggiori incombenze per i pescatori si traducono in maggiori garanzie di identità del pescato o allevato nazionale che consente ai consumatori di fare scelte di acquisto più consapevoli in grado di riconoscere e premiare il pesce tricolore”. In base al nuovo regolamento infatti deve essere riportato sia il metodo di produzione (se pescato, pescato in acque dolci, allevato), che il tipo di attrezzo usato per la cattura e la zona di cattura o produzione (per esempio, Mare Adriatico, Ionio, etc., nche con l’ausilio di una cartina). Novità anche per quanto riguarda i prodotti ittici congelati, sui quali deve essere riportata  la data di congelamento. Per i prodotti ittici congelati prima della vendita e successivamente venduti decongelati, la denominazione dell’alimento  dovrà invece riportare la designazione ‘decongelato’. Maggiore chiarezza anche nel caso delle preparazioni di pesce: nel caso di prodotti costituiti dall’unione di diverse parti ed eventualmente miscelati ad additivi ed enzimi alimentari, è ora obbligatoria l’ndicazione ‘pesce ricomposto’. Così come va obbligatoriamente indicata l’eventuale presenza di proteine aggiunte e la loro origine.

Fonte: Coldiretti, Impresapesca, Agrapress

Inea presenta l’annuario dell’agricoltura italiana

Un’ampia raccolta di dati e riflettori puntati sulle dinamiche del settore agricolo nel volume “Annuario dell’agricoltura italiana 2013”, che verrà presentato dall’INEA, a Roma il prossimo 23 dicembre alle ore 11: 30, presso la Sala Cavour del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, via XX settembre 20. Giunto ormai alla LXVII edizione, l’Annuario dell’INEA presenta, al fianco degli andamenti delle principali componenti del sistema agroalimentare nazionale, analisi più originali sui processi di diversificazione e di ampliamento dell’attività agricola nella direzione della fornitura di beni e servizi alla collettività, sull’evoluzione del mercato fondiario, sull’impiego di lavoro straniero in agricoltura e sulla dimensione del sostegno pubblico agli operatori del settore primario. Durante l’incontro verranno presentati anche i risultati della monografia di approfondimento dell’Annuario, La cooperazione: una nuova centralità nello sviluppo del sistema agroalimentare italiano, che approfondisce la  tematica nella sua dimensione produttiva, distributiva e sociale. Introdurrà i lavori Giovanni Cannata, Commissario Straordinario dell’INEA, seguirà la relazione tecnica di Roberta Sardone e di Gaetana Petriccione. E’ attesa la partecipazione del Ministro Maurizio Martina.