Suolo e Salute

Mese: Febbraio 2022

BIOCONTROLLO, LA MIGLIORE PRATICA CONTRO LO SPRECO ALIMENTARE

BIOCONTROLLO, LA MIGLIORE PRATICA CONTRO LO SPRECO ALIMENTARE

Protezione in campo ma anche in post-raccolta: insetti utili, microrganismi, semiochimici e sostanze naturali sono in grado di prolungare la shelf life di frutta e orticole, realizzando un sistema alimentare ad alto grado di sostenibilità. Lo ricorda Cia-Agricoltori Italiani in occasione della giornata contro lo spreco alimentare

Mitigare la crisi climatica e combattere lo spreco alimentare: il biologico e i suoi strumenti sostenibili di difesa sono in prima linea. Lo assicura Cia-Agricoltori Italiani che, con queste finalità, ha avviato un progetto di innovazione digitale in 100 aziende agricole con Ibma Italia, l’associazione delle realtà attive nella bioprotezione delle colture. Il 5 febbraio si è celebrata la Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare, appuntamento fisso che dal 2014 cerca di sensibilizzare l’opinione pubblica sullo spreco di cibo.

Risorse naturali

A questo proposito Cia ha voluto ricordare che strumenti come insetti utili, microrganismi, feromoni, sostanze naturali sono in grado di contrastare in maniera efficace parassiti e agenti patogeni delle piante sia in campo che in post-raccolta, consentendo di prolungare la shelf life di frutta e orticole, realizzando un sistema alimentare ad alto grado di sostenibilità.

Gli obiettivi del Green Deal

Si riducono così infatti le perdite di cibo lungo le catene di produzione e di fornitura. L’obiettivo del progetto di Cia e Ibma, attraverso attività di formazione attiva e prove in campo sulle nuove tecnologie digitali e bio, è quello di sostenere l’obiettivo del Green Deal europeo di una transizione ecologica che consenta di ridurre, entro il 2030, il 50% dell’uso degli agrofarmaci di sintesi per la formazione attiva e le prove in campo di queste nuove tecnologie

 

Sprecare meno

«Lo spreco alimentare – dicono da Cia – è un problema in continua crescita. Per invertire questa tendenza, è necessaria una trasformazione radicale del nostro sistema agroalimentare, che deve iniziare dalle pratiche agricole ed estendersi lungo tutta la catena del valore: produzione, trasformazione, stoccaggio, esportazione, distribuzione e consumo domestico». I progressi nelle nuove soluzioni di bioprotezione possono svolgere un ruolo significativo in questo senso, riducendo le inefficienze e gli sprechi alimentari lungo la catena alimentare, prendendo in prestito gli strumenti dalla cassetta degli attrezzi della natura.

Valorizzare la conoscenza

«La ricerca in questi anni ha mostrato come proprio grazie al biocontrollo gli agricoltori possano aumentare le azioni di contrasto ai parassiti, garantendo alimenti più sani e sicuri sulle nostre tavole». La diffusione di queste metodologie passa dalla sperimentazione agronomica per valorizzare il know how degli agricoltori, nell’obiettivo di produrre di più e meglio, ma con meno impatto.

SANA SLOW WINE FAIR SLITTA A FINE MARZO

SANA SLOW WINE FAIR SLITTA A FINE MARZO

La prima edizione del Salone dei vini “buoni, puliti e giusti” organizzata a BolognaFiere si terrà dal 27 al 29 marzo

Slitta alla fine di marzo la prima edizione di Sana Slow Wine Fair, la manifestazione internazionale dedicata al vino buono, pulito e giusto in programma a Bologna. Il Salone – organizzato da BolognaFiere con la direzione artistica di Slow Food – era in programma alla fine di febbraio ma, per favorire lo svolgimento in sicurezza e agevolare la partecipazione degli operatori nazionali e internazionali, si terrà da domenica 27 a martedì 29 marzo.

Il Manifesto di Slow Food

Sotto le Due Torri arriveranno cantine provenienti da tutta Italia e dall’estero per presentare prodotti che rispondono ai principi della Slow Wine Coalition e che sono ispirati dal Manifesto Slow Food per il vino buono, pulito e giusto: sostenibilità ambientale, tutela del paesaggio e del ruolo culturale e sociale delle aziende vitivinicole nei propri territori.

«Sana Slow Wine Fair – osserva Gianpiero Calzolari, Presidente BolognaFiere – sarà una preziosa occasione di confronto per un settore in forte espansione che fonde la cultura enologica agli aspetti legati alla sostenibilità, all’etica nella produzione e alla biodiversità».

L’esperienza di Sana

«Su questi temi – continua il presidente – , prioritari per produttori e consumatori, possiamo vantare un’esperienza trentennale con l’organizzazione di Sana, la più importante manifestazione dedicata al mondo del biologico e del naturale».

«Considerata l’attuale situazione dell’emergenza sanitaria – conclude – il posticipo di questa prima edizione di Sana Slow Wine Fair consentirà di favorire l’arrivo di operatori e appassionati e ci permetterà di accoglierli in sicurezza».

IL SOSTEGNO DI SUOLO E SALUTE AL NUOVO BIODISTRETTO DEL SENESE

IL SOSTEGNO DI SUOLO E SALUTE AL NUOVO BIODISTRETTO DEL SENESE

Sei comuni avviano il percorso per la costituzione di un distretto biologico in un’area, tra le colline a occidente di Siena, dove è molto presente Suolo e Salute. Una scelta che può valorizzare i numerosi elementi ambientali di pregio presenti in questo territorio. Capofila è il Comune di Sovicille affiancato da Murlo, Chiusdino, Monticiano e poi Radicondoli e Casole d’Elsa. Alessandro D’Elia: «Iniziative come questa vanno sostenute a tutti i livelli e testimoniano la necessità di accelerare con l’approvazione del Ddl sul bio»

Sei comuni della Provincia di Siena verso la costituzione di un distretto del biologico. Si tratta di Sovicille, che è il capofila, insieme a Murlo, Chiusdino, Monticiano e poi Radicondoli e Casole d’Elsa, che insieme hanno avviato questo percorso. Nel complesso costituiscono un territorio molto articolato, con un’estesa superficie forestale, un paesaggio unico che può essere ora maggiormente valorizzato e tutelato con la nascita del Biodistretto.

Il sostegno di Suolo e Salute

Si tratta di un territorio che sta particolarmente a cuore a Suolo e Salute, presente con il suo sostegno di certificazione in numerose realtà dei sei Comuni senesi. «Iniziative come queste – afferma Alessandro D’Elia, direttore generale di Suolo e Salute – vanno sostenute a tutti i livelli e da tutti gli attori del sistema del biologico nazionale, in primis dalla politica».

«Ed è per questo – continua – che si spera adesso in un iter accelerato della legge sul biologico, appena emendata e rimandata al Senato (vedi notizia precedente)».

«Suolo e Salute da sempre ha sostenuto e favorito la creazione dei Biodistretti, credendo molto sulle potenzialità di questo strumento virtuoso per la valorizzazione sul piano economico, sociale ed ambientale dei territori, soprattutto di quelli marginali». Un’attenzione testimoniata dall’impegno profuso da questo organismo di certificazione nella prima esperienza europea di aggregazione di aziende bio in un territorio, in alta Val di Vara a Varese Ligure in provincia di La Spezia. «Fin dal 1998 – ricorda D’Elia- abbiamo creduto ed investito sulla nascita e sullo sviluppo del Biodistretto dell’Alta Val di Vara, un esempio di coerenza e di coesione territoriale in un territorio unico dove tuttora abbiamo la sede ligure di Suolo e Salute».

«Siamo – continua D’Elia – leader per la certificazione biologica in Italia con oltre 21.000 operatori controllati, quasi il 26% del totale, e siamo tra i più importanti organismi di certificazione in Toscana e nell’area del nuovo Biodistretto vantiamo la certificazione di molte aziende agricole e di trasformazione».

Boschi e agricoltura bio

Come nel caso dell’Alta Val di vara, il valore ambientale di questa zona collinare del Senese è testimoniato da un tasso di boscosità è pari al 62%, non solo, in questi comuni il 54% del territorio coltivato è biologico, ben 9.485,15 ettari e sono presenti 220 aziende bio. La costituzione del distretto consentirà di sostenere le progettualità del territorio anche usufruendo dei fondi dello Sviluppo rurale e di fondi dedicati alla ricerca e innovazione in agricoltura biologica, ai distretti e alle filiere.

Gli obiettivi

Le finalità e le ricadute sul territorio di un bio distretto sono molteplici, oltre al rafforzamento complessivo del comparto e delle competenze tecniche saranno valorizzati i prodotti biologici e le filiere del territorio aprendo nuovi mercati per i produttori. Ed ancora, favorire lo sviluppo di una proposta turistica basata sulla sostenibilità, l’ecoturismo, lo sviluppo e fruizione di reti di mobilità lenta. «Per la costituzione del biodistretto – sottolinea Giuseppe Gugliotti, sindaco di Sovicille – è essenziale il coinvolgimento dei produttori biologici e degli operatori».

«Nel distretto bio le amministrazioni comunali si impegnano ad adottare politiche di tutela del suolo e dell’ambiente, di riduzione dei rifiuti, di promozione delle produzioni biologiche e dell’agrobiodiversità, di educazione alimentare, l’uso di materiali biodegradabili negli eventi pubblici. È dunque un’iniziativa che incrocia il tema della sostenibilità economica e ambientale». L’iniziativa ha già fatto i primi passi grazie all’impegno di Monica Coletta, agronomo specializzata in agricoltura biologica. «Ora serve – conclude la vicesindaca Federica Parrini – un nucleo promotore fortemente motivato che animi la discussione per arrivare a definire obiettivi e priorità di azione».

 

LEGGE SUL BIO, IL PING PONG CONTINUA

LEGGE SUL BIO, IL PING PONG CONTINUA

Un emendamento al fotofinish stralcia il riferimento al biodinamico. Il provvedimento torna così al Senato, suscitando reazioni contrastanti da parte delle associazioni agricole. Coldiretti evidenzia la necessità di fare presto per sostenere un settore che vale 7,5 miliardi di euro a valore

Si allunga il tie-break della lunga partita di ping-pong del disegno di legge sul biologico. Dopo 13 anni e 3 legislature, nella votazione di oggi alla Camera dei Deputati (che avrebbe dovuto chiudere infine la partita) è stato approvato l’emendamento presentato da Riccardo Magi (+Eu) che ha abolito il termine biodinamico dal comma 3 dell’articolo 1 della proposta di legge sulla tutela, lo sviluppo e la competitività della produzione agricola, agroalimentare e dell’acquacoltura con metodo biologico.

Effetto Mattarella

In questo modo il provvedimento dovrà fare l’ennesimo dietrofront per sottoporre la nuova modifica all’esame del Senato.

L’equiparazione tra biologico e biodinamico aveva in precedenza sollevato critiche autorevoli, tra cui quella del presidente della Repubblica Sergio Mattarella (ne abbiamo parlato qui). La sua rielezione ha quindi certamente pesato sulla decisione dell’assemblea di Montecitorio.

«Il Senato sia celere»

Contrastanti le reazioni del mondo agricolo. Da una parte Cia Agricoltori Italiani, per bocca del proprio presidente Dino Scanavino, ha accolto con favore lo stralcio del riferimento al biodinamico. Dall’altra Coldiretti raccomanda maggiore celerità. «Con gli acquisiti – afferma Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, di prodotti bio made in Italy che nel 2021 hanno sfiorato il record di 7,5 miliardi di euro di valore, tra consumi interni ed export, mai come in questo momento storico abbiamo bisogno della legge sul biologico e per questo occorre ora accelerare l’iter al Senato».

Suolo e Salute e il nodo dei Biodistretti

Sulla stessa linea Suolo e Salute che mette in evidenza la necessità di rispondere in maniera efficace e puntuale alle pressanti esigenze dei territori bio italiani, in particolare riguardo alle opportunità offerte dalla nascita dei Biodistretti (si legga al proposito la prossima news).

Tra gli organismi di certificazione Suolo e Salute è infatti il primo che ha creduto in questa chance di aggregazione e valorizzazione. «Fin dal 1998 – ricorda Alessandro D’Elia, direttore generale di Suolo e Salute- abbiamo creduto ed investito sulla nascita e sullo sviluppo del primo Biodistretto nell’Alta Val di Vara (La Spezia), dimostrando come l’aggregazione territoriale possa costituire un forte volano di sviluppo di aree ritenute svantaggiate».

«Un caso di successo che può ispirare altri territori, soprattutto se potranno fare riferimento su regole chiare a livello nazionale riguardo alle modalità di aggregazione dei territori a forte impronta bio, una delle esigenze più pressanti a cui il disegno di legge sul bio può dare risposta».

 

La valorizzazione dell’origine nazionale

Prandini mette anche in evidenza la necessità di rispondere alle richieste dell’Europa sul Green deal. «Dobbiamo agevolare la transizione al biologico e per farlo servono norme precise, visto che le imprese sono in difficoltà a causa di un chiaro vuoto di carattere normativo a cui chiediamo di porre rimedio». Tra gli elementi più positivi del provvedimento secondo l’associazione agricola ci sarebbe l’introduzione di un marchio per il bio italiano per contrassegnare come 100% Made in Italy solo i prodotti ottenuti da materia prima nazionale. «Il provvedimento sostiene anche l’impiego di piattaforme digitali per garantire una piena informazione circa la provenienza, la qualità e la tracciabilità dei prodotti, con una delega al Governo per rivedere la normativa sui controlli e garantire l’autonomia degli enti di certificazione».

 

MATTARELLA RICONFERMATO, LEGGE SUL BIO PIÙ LONTANA?

MATTARELLA RICONFERMATO, LEGGE SUL BIO PIÙ LONTANA?

Una rielezione accolta da tutti con favore, fuori e dentro i Palazzi. Una scelta di valore che assicura stabilità in un momento estremamente delicato per la storia della Repubblica. Alcune recenti esternazioni del Presidente riconfermato rendono però più lontana l’ipotesi di una veloce approvazione della legge che mette insieme bio e biodinamico e che da tre anni fa la spola tra Camera e Senato

Ancora tu? Ma non dovevamo vederci più? Le parole di Mogol non sembrino dissacranti. La conferma di Sergio Mattarella come Presidente della Repubblica è stata accolta da tutti, sia dentro che fuori i palazzi istituzionali, con enorme favore e anche il mondo del biologico non sfugge a queste considerazioni.

Una scelta di stabilità in un momento storico delicato

La serietà e il rigore del Presidente riconfermato sono fuori discussione. E il forte senso di responsabilità testimoniato nel corso della rielezione è sicuramente da apprezzare.

Il nostro Paese vive una fase estremamente delicata: per le sfide imposte dal Pnrr, per gli effetti della pandemia e per l’impennata di un’inflazione che sta mettendo a dura prova famiglie e imprese, anche a causa di rinnovate tensioni internazionali alle porte dell’Unione europea.

Quella di Mattarella è una scelta che può dare stabilità, il nuovo mandato sarà, se possibile, più impegnativo del precedente e l’auspicio è che possa trovare la più ampia disponibilità di collaborazione da parte di tutte le componenti politiche, economiche e sociali.

Il Presidente si è dimostrato nel corso del suo precedente settennato un elemento di assoluto equilibrio per la tenuta politica e forse anche economica della Repubblica.

Le esternazioni all’inaugurazione de La Sapienza

Almeno fin quasi alla fine del mandato. Lo scorso novembre infatti alcune sue affermazioni proprio sul bio sembrano averne infranto il tradizionale aplomb istituzionale. Nel suo intervento tenuto all’inaugurazione dell’Anno accademico dell’Università La Sapienza, il capo del Quirinale ha infanto infatti le speranze di quanti credevano che l’approvazione del disegno di legge sul bio, a tre anni dalla stesura del testo, fosse imminente.

Una reazione stimolata dalle considerazioni del professore emerito dell’Università romana Giorgio Parisi, premio Nobel per la fisica nel 2021 che, nella sua lectio magistralis, aveva definito il biodinamico come «una pratica stregonesca», chiedendo quindi di non accordare a questo metodo di produzione alcun vantaggio competitivo attraverso il progetto di legge in questione.

A quest’invito Mattarella aveva affermato: «Io notoriamente non posso pronunciarmi ma posso ben dire che ci sono alcuni altri passaggi, parlamentari anzi tutto, che rendono lontana questa ipotesi».

Franano così le speranze di chi prevedeva un’approvazione definitiva della legge entro il prossimo marzo, come abbiamo riportato anche su queste pagine?

DIFENDERE L’AGRICOLTURA BIOLOGICA

DIFENDERE L’AGRICOLTURA BIOLOGICA

Anche nel bio le colture non si difendono da sole. Le avversità e i parassiti vanno affrontate con competenza e professionalità, applicando il principio olistico che contraddistingue questo metodo di produzione. L’uscita di un nuovo volume Edagricole sulla difesa fitosanitaria in ortofrutticoltura biologica offre lo spunto per rispolverare gli insegnamenti di uno dei più influenti divulgatori della lotta bio

«Non ho dubbi che una delle difficoltà ambientali più onerose provocate dall’agricoltura “industriale” sia derivata da un crescente impiego, dalla fine del secondo conflitto mondiale in poi, dalla chimica di sintesi».

«Un impiego che è passato quasi subito dall’uso all’abuso, dal consumo al consumismo. Da un certo punto di vista, rivisitando a ritroso tutta la faccenda, queste molecole obbedivano a una reale esigenza, che la semplificazione del campo coltivato e le nuove varietà di piante più produttive ma più fragili avevano resa più acuta e urgente».

«Non si dimentichi però che i danni sono stati spesso superiori ai vantaggi, e che ancora oggi i problemi creati da questo approccio semplicistico restino più preoccupanti di quanto non si creda!».

L’insegnamento di un padre nobile del bio

Era il 2004 e Giorgio Celli, professore di entomologia agraria all’Università di Bologna, tra i padri nobili dell’agricoltura biologica in Italia grazie anche a doti invidiabili da divulgatore che avevano aperto le menti di molti alla conoscenza scientifica della lotta biologica, commentava con queste parole l’uscita della prima edizione del volume “Difesa fitosanitaria in agricoltura biologica” di Edagricole.

Affermazioni ancora talmente attuali e scottanti che gli autori, Massimo Benuzzi e Vincenzo Vacante, le hanno riproposte nella nuova edizione riveduta e corretta del manuale, fresco di stampa con il titolo “Difesa fitosanitaria in ortofrutticoltura biologica”.

Un tabù da superare

Nonostante gli auspici di Celli, parlare di difesa in agricoltura biologica rimane troppo spesso un tabù, invece si tratta di uno degli ambiti più stimolanti in cui i produttori bio più motivati possono dimostrare la propria professionalità.

Gli autori lo mettono in evidenza nell’introduzione del nuovo volume. «L’agricoltura biologica è comunemente intesa come un sistema di produzione privo di impatto ambientale. Un concetto esasperato a tal punto che molti, compresi diversi addetti ai lavori, pensano che produrre biologico sia sinonimo di “non intervento”, sperando che la natura faccia il suo corso, fiduciosi del fatto che prima o poi il campo coltivato con il metodo bio trovi il suo equilibrio naturale».

Le trombe dei detrattori

Un approccio che non fa altro che dare fiato alle “trombe” degli avversari di questo metodo di produzione e della forzata tesi della sua insostenibilità a causa della presunzione di un livello di produzione troppo basso e insufficiente a fare fronte alla domanda mondiale di sicurezza alimentare.

Il bio invece deve difendersi, sia nei confronti con questi detrattori che nei campi coltivati. Oggi ha a disposizione, per riuscirci, nuovi alleati. Strumenti di biocontrollo come macro e microrganismi utili, estratti naturali, induttori ed elicitori, sostanze di base e corroboranti. Purtroppo le difficoltà burocratiche per la registrazione di queste sostanze lascia scoperte ancora troppe colture ingiustamente giudicate “minori”. E anche quelle maggiori hanno spesso carenze nell’affrontare alcune avversità. Tanto che nella nuova edizione del volume di Edagricole, oltre al vasto aggiornamento dei mezzi tecnici, sono state aggiunte solo due colture rispetto all’edizione del 2004: patata e brassicacee.

La sicurezza della certificazione dei mezzi tecnici

La differenza fondamentale tra difesa biologica e convenzionale non è però cosa, ma come lo si usa.

La fiducia dei consumatori è un capitale da difendere. Per questo tecnici e produttori devono innanzitutto poter contare sulla sicurezza che i mezzi tecnici per la difesa che utilizzano siano regolarmente consentiti in agricoltura biologica. Un’esigenza che ha spinto Suolo e Salute a sostenere lo specifico servizio di certificazione volontaria “Suolo e Salute inputs” (clicca qui per approfondire).

Un approccio più consapevole

Oltre alla sicurezza è poi decisiva la competenza, per affermare anche nella difesa delle colture l’approccio “olistico” tipico del biologico. L’errore storico più grave dell’agricoltura convenzionale è stato infatti quello di pensare che la manipolazione dell’agroecosistema producesse effetti solo all’interno dell’appezzamento coltivato, trascurandone l’impatto sia sulla qualità delle produzioni che sulla biodiversità dell’ecosistema.

«Il problema ambientale e sanitario posto dai mezzi chimici – ammoniva Celli 20 anni fa – è scottante, ma l’idea di controllare gli organismi dannosi alle colture con strategie più vicine alla natura sta prendendo finalmente forma».

L’importante è non cadere negli stessi errori del passato, rispettando i principi dell’agroecologia, consapevoli che la missione degli agricoltori può e deve essere quella di tutelare l’ambiente, ma anche di produrre cibo per tutti.