LEGGE SUL BIO, IL PING PONG CONTINUA

Un emendamento al fotofinish stralcia il riferimento al biodinamico. Il provvedimento torna così al Senato, suscitando reazioni contrastanti da parte delle associazioni agricole. Coldiretti evidenzia la necessità di fare presto per sostenere un settore che vale 7,5 miliardi di euro a valore

Si allunga il tie-break della lunga partita di ping-pong del disegno di legge sul biologico. Dopo 13 anni e 3 legislature, nella votazione di oggi alla Camera dei Deputati (che avrebbe dovuto chiudere infine la partita) è stato approvato l’emendamento presentato da Riccardo Magi (+Eu) che ha abolito il termine biodinamico dal comma 3 dell’articolo 1 della proposta di legge sulla tutela, lo sviluppo e la competitività della produzione agricola, agroalimentare e dell’acquacoltura con metodo biologico.

Effetto Mattarella

In questo modo il provvedimento dovrà fare l’ennesimo dietrofront per sottoporre la nuova modifica all’esame del Senato.

L’equiparazione tra biologico e biodinamico aveva in precedenza sollevato critiche autorevoli, tra cui quella del presidente della Repubblica Sergio Mattarella (ne abbiamo parlato qui). La sua rielezione ha quindi certamente pesato sulla decisione dell’assemblea di Montecitorio.

«Il Senato sia celere»

Contrastanti le reazioni del mondo agricolo. Da una parte Cia Agricoltori Italiani, per bocca del proprio presidente Dino Scanavino, ha accolto con favore lo stralcio del riferimento al biodinamico. Dall’altra Coldiretti raccomanda maggiore celerità. «Con gli acquisiti – afferma Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, di prodotti bio made in Italy che nel 2021 hanno sfiorato il record di 7,5 miliardi di euro di valore, tra consumi interni ed export, mai come in questo momento storico abbiamo bisogno della legge sul biologico e per questo occorre ora accelerare l’iter al Senato».

Suolo e Salute e il nodo dei Biodistretti

Sulla stessa linea Suolo e Salute che mette in evidenza la necessità di rispondere in maniera efficace e puntuale alle pressanti esigenze dei territori bio italiani, in particolare riguardo alle opportunità offerte dalla nascita dei Biodistretti (si legga al proposito la prossima news).

Tra gli organismi di certificazione Suolo e Salute è infatti il primo che ha creduto in questa chance di aggregazione e valorizzazione. «Fin dal 1998 – ricorda Alessandro D’Elia, direttore generale di Suolo e Salute- abbiamo creduto ed investito sulla nascita e sullo sviluppo del primo Biodistretto nell’Alta Val di Vara (La Spezia), dimostrando come l’aggregazione territoriale possa costituire un forte volano di sviluppo di aree ritenute svantaggiate».

«Un caso di successo che può ispirare altri territori, soprattutto se potranno fare riferimento su regole chiare a livello nazionale riguardo alle modalità di aggregazione dei territori a forte impronta bio, una delle esigenze più pressanti a cui il disegno di legge sul bio può dare risposta».

 

La valorizzazione dell’origine nazionale

Prandini mette anche in evidenza la necessità di rispondere alle richieste dell’Europa sul Green deal. «Dobbiamo agevolare la transizione al biologico e per farlo servono norme precise, visto che le imprese sono in difficoltà a causa di un chiaro vuoto di carattere normativo a cui chiediamo di porre rimedio». Tra gli elementi più positivi del provvedimento secondo l’associazione agricola ci sarebbe l’introduzione di un marchio per il bio italiano per contrassegnare come 100% Made in Italy solo i prodotti ottenuti da materia prima nazionale. «Il provvedimento sostiene anche l’impiego di piattaforme digitali per garantire una piena informazione circa la provenienza, la qualità e la tracciabilità dei prodotti, con una delega al Governo per rivedere la normativa sui controlli e garantire l’autonomia degli enti di certificazione».

 

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