Suolo e Salute

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AL BIOFACH LA CONTINUA CAPACITÀ DI RINASCERE DEL BIO

AL BIOFACH LA CONTINUA CAPACITÀ DI RINASCERE DEL BIO

A Norimberga, dal 14 al 17 febbraio, è tornata la fiera leader del bio nel mondo. Per Suolo e Salute è stata l’occasione di incontri e di scambi di idee per affrontare, con un approccio positivo, le crisi internazionali che condizionano ancora il futuro del settore

Many lives, one company: Suolo e Salute si è presentata in gran forze all’appuntamento del Biofach 2023. Dal 14 al 17 febbraio allo stand 336, padiglione 4 dell’Exhibition Centre di Norimberga, è brillata l’insegna con lo slogan in inglese che racconta la pluralità di idee, personalità ed espressioni che sono riunite dentro l’esperienza ultra cinquantennale di Suolo e Salute.

Suolo e Salute c’è

E che può rappresentare anche le mille vite di un ente di certificazione che, come il bio, ha la capacità di rinascere continuamente superando le difficoltà innescate dalla crisi economica, sanitaria e geopolitica che stiamo ancora attraversando.  Sotto le nostre insegne sono passati i numerosi operatori, produttori, tecnici, certificatori e opinion leader che a vario titolo orbitano intorno alla galassia egli alimenti biologici e della cosmesi naturale e biologica approdati alla 27 edizione del Biofach. Ed è stata l’occasione per un proficuo scambio di idee per come affrontare, con un approccio positivo le crisi internazionali che condizionano ancora il futuro del settore.

In occasione di Biofach, fiera leader mondiale per gli alimenti biologici, si è tenuta anche Vivaness, fiera internazionale per la cura della persona naturale e biologica. Un’esperienza che Suolo e Salute ha condiviso con gli altri 2.764 espositori (di cui 222 a Vivaness) provenienti da 95 Paesi, che hanno presentato le proprie proposte sia in presenza all’interno dei padiglioni espositivi, sia sulla piattaforma digitale dell’evento.

Dibattiti e tendenze

Il tema del Congresso centrale della manifestazione era dedicato a “Biologico. Sovranità alimentare. Prezzi veri”.

Le tendenze emergenti sono invece state al centro del dibattito attraverso keyword come New Glocal, Vegan meets Tradition, Less is More; New Sweeteners.

Vivaness ha approfondito invece alcune tendenze come: Self-Empowerment, Natural Skinification, Less is More e Baby & Kids.

IL MERCATO BIO IN EUROPA SUPERA 50 MILIARDI DI EURO

IL MERCATO BIO IN EUROPA SUPERA 50 MILIARDI DI EURO

Esce il consueto studio di mercato diffuso da Fibl in occasione di Biofach. L’Italia si conferma primo Paese per numero produttori e trasformatori

Nel 2021 il mercato europeo del bio ha raggiunto quota 54,5 miliardi, e 46,7 in Ue. Emerge dal 24esimo annuario sull’agricoltura biologica mondiale curato dalla FiBL, l’istituto di ricerca specializzato nel settore, riferimento a livello globale.

I primati del made in Italy

Anche nel 2021 l’Italia conferma il primato di Paese europeo con il maggior numero di coltivatori e trasformatori di prodotti biologici. Sono italiani il 17% degli agricoltori e il 27% dei trasformatori su oltre 40 Paesi europei considerati.

Quelli con le maggiori superfici agricole biologiche sono la Francia (16% delle aree agricole a bio), seguita da Spagna, Italia e Germania. Tutti gli indicatori testimoniano la tendenza strutturale alla crescita del settore, anche se il mercato (+4% sul 2020) ha rallentato rispetto all’exploit del 2020 (+15% sul 2019).

Germania mercato top

Nell’Ue i cittadini hanno speso mediamente 104,3 euro pro-capite per l’acquisto di alimenti bio, con valori raddoppiato negli ultimi 10 anni (2012-21). Il mercato più importante è quello tedesco, con 15,9 miliardi di euro l’anno di vendite al dettaglio, seguito da Francia e Italia.

A SLOW WINE FAIR IL PUNTO SU CLIMA, DENOMINAZIONI E BIO

A SLOW WINE FAIR IL PUNTO SU CLIMA, DENOMINAZIONI E BIO

“Nutrire il suolo per contrastare gli effetti del climate change”. Tre conferenze digitali per avvicinarsi all’appuntamento del 26 febbraio a Bologna dove sono attese 750 cantine di cui la metà bio

L’edizione 2023 prenderà il via il 26 febbraio e sarà preceduta da tre conferenze digitali. Attese 750 cantine espositrici, il 50% in più rispetto all’anno scorso, di cui metà certificate bio

Slow Wine Fair, la seconda edizione della fiera del vino buono, pulito e giusto, organizzata da BolognaFiere e Sana, con la direzione artistica di Slow Food e il coinvolgimento di FederBio aprirà i cancelli a Bologna da domenica 26 a martedì 28 febbraio.

Tre appuntamenti digitali

Nel corso della conferenza stampa di apertura, che si è tenuta il 10 febbraio presso la sede di Ascom Bologna, sono state annunciate alcune tappe di avvicinamento. Dopo infatti la conferenza online dell’8 febbraio sugli effetti del cambiamento climatico sulla produzione vitivinicola, i seguenti webinar per anticipare i contenuti della fiera sono quelli del 15 e del 22 dedicati al tema delle denominazioni e del biologico.

L’obiettivo di Slow Food

L’obiettivo di Slow Food è quello di “difendere il vino buono, pulito e giusto e promuovere la viticoltura sostenibile”. Lo ha detto, alla presentazione dell’iniziativa, Federico Varazi, vicepresidente di Slow Food Italia. La manifestazione sarà «un’occasione per guardare al futuro dell’agricoltura e dei territori del vino italiano e un modo per riflettere insieme al mondo della politica sull’alternativa al modello di agricoltura fin qui perseguito» che rischia di minacciare «il suolo e l’ambiente naturale, e sperperare materie prime e impoverire i produttori».

Sviluppo ecosostenibile

Di cambiamenti climatici ed effetti nel mondo del vino ha parlato anche Giancarlo Gariglio, coordinatore della Slow Wine Coalition. «Sta nascendo una comunità di persone che crede fermamente che si possa cambiare il sistema agricolo dalle basi -ha osservato – facendo sì che le nuove parole d’ordine siano sostenibilità ambientale e uso oculato delle risorse naturali, difesa del paesaggio e la sua tutela per contrastare cementificazione, incendi, dissesti idrogeologici».

Scegliere di produrre vino biologico non è solo importante per tutelare l’ambiente ma è anche un ottimo modello di business, come ha spiegato Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio.

Uno su due beve “green”

«Da un’indagine condotta da Nomisma-Wine Monitor – ha detto -risulta che i italiano su 2 sceglie vino biologico». Prodotto che «è particolarmente apprezzato anche all’estero, dove vale il 19% dell’esportazione globale di agroalimentare bio. In termini assoluti parliamo di 626 milioni di euro di vino bio Made in Italy e una quota sul totale dell’export vitivinicolo italiano dell’8%” in base ai dati Nomisma Osservatorio Bio». «Senza contare che negli ultimi 10 anni le superfici di vite coltivate a bio sono aumentate di oltre il 109%” e sono uno “strumento per la comunità locale e per il territorio».

Imparare dal vino

Punta sull’educazione, infine, Daniele Ara, assessore alla Scuola e all’educazione del Comune di Bologna, per il quale «la conoscenza del buon vino può essere un deterrente rispetto a tanti eccessi da parte dei più giovani».

MADE IN ITALY BIO, PRIORITÀ AL MARCHIO DI PROMOZIONE

MADE IN ITALY BIO, PRIORITÀ AL MARCHIO DI PROMOZIONE

Le strategie per sostenere il biologico italiano con più promozione, ricerca e accordi di filiera al centro del summit tra il presidente di Aiab Giuseppe Romano e il sottosegretario all’Agricoltura con delega per il bio Luigi D’Eramo

I temi più importanti e strategici per il settore biologico, a partire dall’attuazione del piano d’azione nazionale, sono stati al centro dell’incontro in via XX Settembre a Roma, sede al ministero dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, tra il presidente di Aiab (Associazione Italiana Agricoltura Biologica) Giuseppe Romano e il sottosegretario al Masaf Luigi D’Eramo, al quale è stata da poco formalizzata la delega al biologico.

L’origine incontra la sostenibilità

«Abbiamo affrontato – fa sapere Giuseppe Romano – il tema della promozione del marchio biologico italiano “Made in Italy Bio”, che può favorire la realizzazione di filiere di biologiche 100% nazionali e al giusto prezzo».

I temi caldi

Altri temi caldi al centro del tavolo di confronto sino stati:

  • il sistema di assistenza tecnica (innovazione, ricerca, formazione degli agricoltori) per aumentare in quantità e qualità le produzioni e favorire la conversione al biologico, snellendo la burocrazia e favorendo l’accesso al credito per gli investimenti,
  • l’attività di comunicazione e informazione ai cittadini sui valori ambientali dei prodotti biologici.

«Infine – ricorda Romano – abbiamo voluto sollecitare la riorganizzazione del tavolo tecnico del bio e la celere operatività del piano d’azione nazionale».

«Ringraziamo – conclude Romano – il sottosegretario per la disponibilità e l’ascolto, certi della possibilità di avviare una proficua collaborazione, assieme alle altre associazioni di settore, così da ribadire il ruolo di leader dell’Italia nel settore biologico».

NEL PANIERE ISTAT ENTRANO ANCHE L’ORTOFRUTTA BIO

NEL PANIERE ISTAT ENTRANO ANCHE L’ORTOFRUTTA BIO

È la prima volta che vengono considerati i prodotti bio per l’elaborazione dellìindice dei prezzi al consumo e secondo Coldiretti è un riconoscimento indiretto del valore di un settore arrivato a quasi 4 miliardi di euro di valore

Frutta e verdura biologiche entrano nel paniere dell’Istat per il calcolo dell’indice dei prezzi al consumo. È una conferma indiretta della sempre maggiore attenzione da parte dei consumatori verso la sostenibilità nel piatto. Coldiretti ricorda infatti che, in base ai dati Nielsen, quasi nove famiglie italiane su dieci (89%) hanno acquistato questi prodotti almeno una volta.

New entry vitaminica

L’aggiornamento da parte dell’Istat considera l’elenco dei prodotti che compongono il paniere di riferimento per la rilevazione dei prezzi al consumo nel 2023. La lista di ortofrutta bio “new entry” comprende arance, mandarini, limoni, banane, mele, pere, pesche, kiwi, pomodori da insalata, melanzane, zucchine, peperoni, carote, cipolle.

I canali di distribuzione

«Il valore degli acquisti di prodotti biologici – fa sapere Coldiretti – ha raggiunto la cifra di oltre 3,9 miliardi di euro, con la grande distribuzione a rappresentare il canale di vendita principale».

L’exploit del maggior incremento delle vendite (+5%) si registra però nei mercati contadini assieme ai Gas (Gruppi di acquisto solidale) e ai piccoli negozi.

A spingere il fenomeno è la leadership dell’Italia a livello europeo con 86mila imprese e il 17% della superficie coltivata a bio contro una media Ue del 9%. In 10 anni la superficie coltivata è raddoppiata (+99%), salendo alla cifra record di quasi 2,2 milioni di ettari, secondo l’analisi Coldiretti su dati Ismea e arrivando molto vicino agli obiettivi previsti dalla strategia Ue per il cibo “Farm to Fork”, che prevede di portare le superfici bio europee al 25% entro il 2030.

ALLEVAMENTI: IL MODELLO BIO VA RAFFORZATO

ALLEVAMENTI: IL MODELLO BIO VA RAFFORZATO

Alla tappa milanese della Festa del bio la coalizione di “Cambia La Terra” presenta una proposta in più punti per migliorare i sistemi di allevamento di bovini, suini e avicoli.

Cambia la terra, partendo dal cambiamento dell’allevamento zootecnico. È la proposta lanciata dalla seconda tappa della seconda edizione della festa del bio che si è tenuta il 4 febbraio a Milano. «Il regolamento europeo sugli allevamenti biologici non basta più, andare oltre significa puntare soprattutto sul miglioramento delle condizioni di vita del bestiame allevato».

Vantaggi per l’ambiente e per il benessere animale

È quanto rileva la Federazione italiana per l’agricoltura biologia e biodinamica (FederBio), che ha messo nero su bianco i criteri per ridefinire un sistema di allevamento biologico che sia in grado di produrre vantaggi per l’ambiente, per la salute dell’uomo e che, allo stesso tempo, tenga conto del benessere animale.

I punti della proposta

I criteri sono definitivi nel nuovo quaderno frutto del progetto “Cambia La Terra”, intitolato “Sostenibile non basta: il modello è quello del bio”. Ecco alcuni dei punti contenuti nella proposta:

  • i bovini devono poter pascolare all’aperto per almeno 120 giorni l’anno,
  • i vitelli devono poter essere alimentati alla mammella, in modo naturale,
  • gli allevamenti bio devono scegliere razze a lento accrescimento, in modo tale da assicurare una durata adeguata di vita agli animali;
  • le scrofe devono poter passare il periodo della gestazione all’aperto e non possono essere rinchiuse nelle gabbie;
  • ai polli non può essere tagliato il becco, una pratica che denuncia comunque allevamenti affollati;
  • occorre risolvere il problema dell’eliminazione dei pulcini maschi.

Il documento è stato redatto con i contributi di tutte le Associazioni di Cambia la Terra: FederBio, Isde Medici per l’ambiente, Legambiente, Lipu, Slow Food e WWF.