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Il riscaldamento globale si combatte col biologico: l’evento a Bologna

L’agricoltura biologica come antidoto ai devastanti cambiamenti climatici che stanno modificando profondamente il nostro pianeta. È questo, in estrema sintesi, il tema del Convegno che si terrà il prossimo 12 settembre a Bologna, organizzato nell’ambito del progetto “BIOrganic LifeStyle”, promosso da Federbio, la Federazione italiana Agricoltura Biologica e Biodinamica.

L’evento prende il titolo di “Agricoltura biologica: la risposta globale al riscaldamento globale” e si terrà presso la Sala Notturno, Blocco D – Centro Servizi a Bologna. Integrato nelle attivitàdel SANA, il Salone internazionale del biologico e del naturale che si tiene nella città emiliana dal 9 al 12 settembre, l’appuntamento è organizzato in collaborazione con il Kyoto Club.

Qual è la relazione tra cambiamenti climatici e agricoltura? Quanto ha inciso l’agricoltura intensiva sull’ambiente e sul clima? Come l’agricoltura biologica contribuisce alla riduzione delle emissioni dei gas serra? A partire da queste domande il convegno vuole fare il punto sul ruolo che il settore agricolo riveste nell’ambito del dibattito sui cambiamenti climatici, una delle principali sfide ambientali del nostro tempo”, si legge nella presentazione dell’evento.

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Nel dettaglio si cercherà di analizzare il contributo che l’agricoltura biologica può fornire nell’ostacolare il riscaldamento globale in atto e, soprattutto, nel raggiungimento degli obiettivi ambientali fissati dall’ultima conferenza sul clima a Parigi, la COP21. “L’agricoltura biologica”, spiegano gli organizzatori,“rappresenta un metodo sostenibile di coltivazione e di produzione grazie anche all’attenzione sempre più viva delle aziende alla sostenibilità energetica”.

Il programma della giornata prevede:

ore 10.00 – Registrazionedei partecipanti

ore 10.30 – Salutie introduzione dei lavori di Paolo Carnemolla, Presidente FederBio

ore 10.45 – Il direttore del Kyoto Club, Sergio Andreis, interviene sul “Ruolo del settore agricolo nella lotta al riscaldamento globale dopo la COP 21”

ore 11.05 – Lorenzo Ciccarese dell’ISPRA espone sul tema “Agricoltura biologica, una risposta concreta ai cambiamenti climatici (e ad altre grandi sfide ambientali globali)”

ore 11.25 – Sjef Staps del Louis Bolk Institute, relaziona sulle sfide poste dai cambiamenti climatici all’agricoltura biologica e alle soluzioni in merito individuate nei Paesi Bassi

ore 11.50 – Hans Herren, presidente di Biovision, chiude questa prima serie di interventi con la relazione “Invertire i cambiamenti climatici con l’agroecologia e l’agricoltura rigenerativa: quali sono gli ostacoli a questa trasformazione?”

Successivamente è prevista una tavola rotonda dal titolo “La sostenibilità energetica in Agricoltura Biologica: efficienza energetica e utilizzo di fonti rinnovabili”, che porterà all’uditorio dati e case history sull’argomento. Al dibattito  parteciperanno Carlo Alberto Campiotti, Referente scientifico Efficienza Energetica in Agricoltura e Industria Alimentare – ENEA-UTEE; Valentina Nicolucci – Relazioni Istituzionali per Europa, Africa, Medio Oriente, Asia e Pacifico – CNH Industrial; Mauro Conti – Direttore di BIT SpA; Paolo Foglia – Responsabile Ricerca&Sviluppo ICEA, Istituto di Certificazione Etica e Ambientale. Modera la tavola rotonda Diego Gavagnin di Energia Media.

FONTI:

http://www.feder.bio/agenda.php?nid=1055

http://www.feder.bio/files/1775.pdf

 

Dai pesticidi e fertilizzanti chimici all’agricoltura biologica: il miracolo indiano di Kedia

Agricoltura biologica, un sistema completamente autonomo e sostenibile dal punto di vista energetico, rimozione quasi completa di pesticidi e fertilizzanti chimici, valorizzazione degli antichi saperi degli agricoltori: è questo il progetto che un gruppo di agricoltori, insieme a Greenpeace, sta portando avanti nel Bihar, stato dell’India conosciuto per l’arretratezza e l’estrema povertà. Una zona che potrebbe rinascere grazie all’esempio dei contadini del villaggio di Kedia.

Tutto è partito nel 2013, quando Greenpeace ha avviato l’iniziativa ‘Living Soil’ (suolo vivente) in diverse parti del Bihar, per informare le persone sull’impatto negativo di pesticidi e fertilizzanti. Ai coltivatori veniva proposto un modo di pensare diverso: la strada della sostenibilità. I residenti di Kedia si sono mostrati da subito entusiasti all’idea e sono riusciti, nel tempo, a riportare speranza a tutto il settore agricolo indiano. Negli ultimi anni, infatti, il Paese vive una profonda crisi che sta devastando vite e campi coltivati; difficoltà nate anche a causa di un programma governativo, il BGREI Bringing Green Revolution to Eastern India (Portiamo la Rivoluzione Verde in India), che avrebbe aumentato l’utilizzo di agenti chimici nei campi.

Kedia è la dimostrazione che c’è ancora speranza, se si persegue un modello di sviluppo sostenibile.

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Negli ultimi 3 anni, i coltivatori locali hanno avviato forme di produzione biologica utilizzando il vermicompost e diverse soluzioni naturali per aumentare la fertilità del terreno e allontanare i fitofagi: tutti i pesticidi sono stati già eliminati, mentre l’utilizzo di fertilizzanti chimici è stato ridotto del 70%.

L’aspetto più straordinario è che la resa dei terreni non è diminuita, o lo ha fatto in maniera marginale. La produzione di grano è rimasta la stessa, così come quella di cipolle e patate. Qualche differenza è stata riscontrata in alcuni campi di riso, con una leggere diminuzione della produzione.

Il programma della ‘Green Revolution’ aveva lasciato in eredità un sistema agricolo guasto, costringendo i coltivatori ad accettare il pesante sfruttamento delle risorse naturali, invece di lavorare in armonia con l’ambiente naturale, come hanno sempre fatto nella loro storia”, ha spiegato Ishteyaque Ahmed (Greenpeace), che ha seguito l’avventura del villaggio fin dall’inizio. “Da quando abbiamo avviato questo cambiamento a Kedia, siamo stati testimoni dei bellissimi risultati della collaborazione rispettosa ed equilibrato tra la natura, gli agricoltori e gli strumenti messi a disposizione dal Governo”.

In meno di 20 mesi, i coltivatori locali hanno costruito quasi 300 unità per la produzione di vermicompost, creato un combustibile da biomasse (usato in cucina) utilizzando 11 diversi tipi di piante, raccolto letame e urine dal bestiame per realizzare pesticidi naturali e trasformato gli escrementi umani in fertilizzanti. Grazie all’utilizzo di tecniche tradizionali e biologiche, il progetto Kedia è riuscito anche a creare un terreno che trattiene maggiormente l’acqua, attenuando l’impatto della devastante siccità che la regione ha sofferto negli ultimi mesi.

Rajkumar Yadav, uno degli agricoltori coinvolti, ha spiegato che il progetto gli “ha permesso di ridurre significativamente i costi di produzione”. Non solo: “Ora siamo certi di essere protetti dagli effetti dannosi dei prodotti chimici che avremmo usato in alternativa”, ha raccontato.

Il progetto Kedia non smette di affrontare nuove sfide. Nei giorni scorsi, Ishteyaque Ahmed e Greenpeace India hanno avviato una raccolta fondi online per installare un sistema di immagazzinamento a freddo, completamente alimentato dal fotovoltaico, per aumentare le capacità di conservazione dei prodotti agricoli del villaggio. Ad oggi, più del 40% degli alimenti coltivati in India deve essere buttato a causa della carenza di siti di immagazzinamento: gli abitanti di Kedia stanno cercando una strada sostenibile per ovviare anche a questo problema.

FONTI:

http://www.merinews.com/article/from-droughts–chemical-fertilisers-to-thriving-organic-agriculture-kedias-journey-with-greenpeace/15918476.shtml&cp

http://www.greenpeace.org/india/en/Press/The-Kedia-Model-Is-Here/https://greenpeaceindia.ketto.org/fundraiser/support-indias-farming-future?utm_campaign=kedia&utm_source=greenpeace-india&utm_medium=facebook&utm_content=post

http://timesofindia.indiatimes.com/city/patna/Bihars-Kedia-village-an-iconic-success-story-in-the-Eco-Agri-Revolution/articleshow/52606587.cms

http://www.greenpeace.org/india/en/Press/Greenpeace-Launches-Food-For-Life-Campaign-On-World-Environment-Day-/

http://www.greenpeace.org/india/en/Blog/Community_blogs1/hope-in-bihar/blog/56283/

 

Riparte l’Accademia Bio. Primo appuntamento: la certificazione biologica

Ripartono i corsi di formazione dell’Accademia Bio, la scuola di specializzazione in agricoltura biologica e biodinamica, organizzata da FederBio.

Il percorso formativo per l’anno accademico 2016-2017 riprenderà a settembre e sul sito della Federazione sono già disponibili tutti i corsi programmati dall’autunno al prossimo aprile.

Per un’impresa agroalimentare avvicinarsi al settore degli alimenti biologici può essere impegnativo e rischioso se non c’è la necessaria conoscenza dei suoi elementi caratterizzanti“, scrivono gli organizzatori sul sito di FederBio. “Come tutti i sistemi della qualità, infatti, anche il biologico presuppone un’organizzazione aziendale e un’attenzione ad aspetti sostanziali che non si limitano alla cura dell’alimento in sé, ma che riguardano la tracciabilità, l’organizzazione dei cicli di produzione, le attività di sanificazione e le prescrizioni sulla sicurezza alimentare e, naturalmente, l’etichettatura degli alimenti“.

La formazione diventa quindi un prerequisito essenziale per la buona riuscita di un’azienda agricola biologica.

Il primo corso si intitolerà “La gestione della certificazione biologica per le aziende agroalimentari” e si terrà a Bologna il 29 e il 30 settembre prossimi, presso la sede dell’Associazione Seneca, in piazza dei Martiri, 8. Le iscrizioni sono già aperte e si chiuderanno il 16 settembre.

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L’evento di formazione è aperto a tutti, anche se è pensato specificatamente per titolari di aziende agricole, responsabili della qualità, personale impiegato nella produzione e consulenti aziendali.

L’obiettivo principale del corso è di trasmettere le conoscenze necessarie alla creazione di un sistema di gestione aziendale che sia in grado di produrre alimenti biologici conformi, spiegando nel dettaglio i relativi sistemi di controllo e certificazione.

Il corso sarà diviso in due parti. Durante la prima giornata si discuterà di:

  • “Principi e obiettivi della normativa biologica”
  • “Gestione della certificazione biologica: fase di ottenimento”
  • “Gestione della certificazione biologica: fase di mantenimento”

La seconda giornata di lavori sarà invece focalizzata su:

  • “Sistema di controllo e certificazione”
  • “Certificazione di un alimento biologico: la formulazione di una ricetta biologica (ingredienti, ausiliari e additivi utilizzabili); l’etichettatura dei prodotti alimentari”.

Tutti gli appuntamenti dell’Accademia Bio dell’autunno di quest’anno si terranno a Bologna, mentre dal prossimo anno saranno attivati dei corsi anche a Roma.

Per iscriversi al corso, è necessario collegarsi al sito di Federbio e compilare il form di iscrizione: http://www.feder.bio/Form-iscrizione-Accademia-Bio.php

FONTI:

http://www.feder.bio/Calendario_Corsi_Accademia_Bio.php

http://www.feder.bio/Corso_La_gestione_della_certificazione_biologica_per_le_aziende_agroalimentari.php

http://www.feder.bio/files/1756.pdf

Crolla il prezzo del frumento, ma il biologico certificato traina il settore

Mentre in Italia imperversa la cosiddetta ‘guerra del grano’, con prezzi sui campi che a luglio sono calati fino al 50%, c’è un settore che mantiene le proprie quotazioni e garantisce il giusto reddito per gli agricoltori: il frumento biologico. La ricetta del successo è presto detta: le aziende presenti sul mercato investono sempre di più sulla tracciabilità e la distintività delle filiere, garantendo in questo modo standard qualitativi migliori, che giustificano prezzi alla produzione più soddisfacenti.

Il sistema di certificazione dei cereali biologici è nato per iniziativa di ACCREDIA e FederBio, la federazione del settore biologico e biodinamico nazionale, a partire dai raccolti 2016. Una piattaforma, unica nell’UE, che sfrutta gli strumenti  “della tracciabilità informatica delle produzioni e delle transazioni a sistema e che da mesi attende di essere approvata anche dal MiPAAF, affinché venga estesa a tutti gli operatori del comparto“, spiega il Presidente di FederBio Paolo Carnemolla.

ACCREDIA, l’Ente italiano di Accreditamento, sta lavorando inoltre per adeguare le procedure di certificazione rispetto a rischi più elevati, “per uniformare e migliore le procedure di controllo affinché gli operatori che acquistano prodotti biologici per trasformarli siano intransigenti nel verificare i propri fornitori, continuando a offrire la garanzia per i consumatori, la tracciabilità e la trasparenza che devono essere impegni di tutti i protagonisti del mercato“. Uno sforzo che FederBio sta seguendo e sostenendo con attenzione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I risultati di mercato del frumento biologico, grazie anche a queste procedure, sono stati incoraggianti. Ma si tratta solo di un punto di partenza e occorre aumentare ancora di più la vigilanza. Ecco perché FederBio e AssoBio hanno attivato, già nel maggio scorso, un Piano d’azione per il rafforzamento del sistema di certificazione e si attiveranno per estendere i controlli anche sul versante dei prezzi.

La cerealicoltura convenzionale, infatti, è in difficoltà proprio a causa delle speculazioni sui prezzi e della disorganizzazione a livello logistico e produttivo.

Dobbiamo evitare che i prezzi troppo bassi e ingiusti del grano convenzionale vengano utilizzati come pretesto per abbassare anche quelli del prodotto biologico, senza tenere conto dei costi di produzione e di un mercato che chiede sempre più prodotto bio“, ha affermato il Presidente di AssoBio Roberto Zanoni.

Secondo Zanoni, a rendere troppo variabile l’andamento dei prezzi di acquisto delle materie prime è “l’attuale organizzazione delle borse merci e l’assenza di un organismo interprofessionale di settore. Per questo motivo AssoBio, che associa i principali operatori nazionali della trasformazione e distribuzione, ha deciso di aprire la propria base sociale anche alla GDO e di attivare un monitoraggio sui contratti di acquisto dei propri associati“.

FONTI:

http://www.feder.bio/comunicati-stampa.php?nid=1054 http://www.repubblica.it/economia/rapporti/osserva-italia/le-storie/2016/07/17/news/guerra_del_grano_in_italia_prezzi_in_picchiata_basta_import_selvaggio_-144171368/

 

L’Agricoltura Biologica spopola in Emilia Romagna: boom a Ferrara

Il settore dell’agricoltura biologica sta vivendo un periodo di fioritura importante in tutta Italia, in modo particolare in Regioni come Calabria, Puglia e Sicilia, dove grazie allo strumento dei Psr e ai fondi europei, sono presenti le maggiori superfici agricole investite nel biologico (dati 2014).

Uno sviluppo importante nel settore ha investito, però, anche il centro-nord. È il caso dell’Emilia Romagna che, secondo l’ultimo rapporto sul biologico presentato dal Centro Studi di Confagricoltura, ha visto una variazione del +9,9% tra il 2013 e il 2014, passando dagli 80.924 ettari originari agli 88.899 dell’ultima rilevazione. In particolare, a stupire è la performance della provincia di Ferrara, con i suoi 12mila ettari di terreno coltivati con metodi green. Un sistema che sta riscontrando molto successo, soprattutto sul fronte delle esportazioni: “Il settore biologico sta dimostrando grande vivacità oltre ad essere proiettato verso i mercati esteri” ha spiegato di recente Pier Carlo Scaramagli, presidente di Confagricoltura Ferrara. Scaramagli tenta anche di spronare le istituzioni per un impegno maggiore nel settore:“Oltre a consolidare l’aggregazione dell’offerta dei produttori, è necessario aumentare la ricerca: il biologico, infatti, potrebbe rappresentare un investimento tecnologico per il futuro oltre ad una concreta possibilità soprattutto del seminativo e della frutticoltura”. Servono, quindi, maggiori investimenti nel campo dell’innovazione: il piano strategico nazionale per l’agricoltura biologica, appena approvato, va in questa giusta direzione.

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D’altronde è ormai assodato che se l’intero comparto agricolo vuole crescere a livello nazionale, deve seguire le orme delle aziende più green. Le imprese che hanno scelto, in Italia, l’agricoltura biologica hanno superato le 55mila, facendo marcare un +6% ogni anno a partire dal 2011. La coltivazione sostenibile rappresenta più del 10% dell’intera superficie agricola nazionale (circa un milione e mezzo di ettari).

L’agricoltura biologica nostrana ha una vocazione soprattutto per l’export: secondo i dati Confagricoltura, oltre il 74% delle imprese italiane del settore è presente sui mercati internazionali da più di 5 anni, con sbocchi soprattutto nel Nord Europa (Germania e Francia su tutte). Il primo Paese extraeuropeo per importazione del Made in Italy sono gli Stati Uniti. Tra i prodotti privilegiati dai mercati esteri ci sono frutta e verdura (20%) e i sostituti del latte (16%) come le bevande vegetali e la soia.

FONTI:

http://lanuovaferrara.gelocal.it/ferrara/cronaca/2016/07/24/news/agricoltura-biologica-in-marcia-1.13867217?refresh_ce

http://www.confagricoltura.it/ita/press-room_anno-2016/giugno-2/convegno-confagricoltura-biologico-comparto-in-crescita-sul-mercato-interno-ed-internazionale-pero-le-regioni-devono-crederci.php

https://argav.files.wordpress.com/2016/06/agricoltura_biologica_italiana.pdf

PAC: misure realmente a sostegno dell’agricoltura biologica? Il parere di IFOAM

La riforma della PAC (Politica Agricola Comune) per il periodo 2014-2020 non fornisce strumenti chiari e sufficienti per promuovere una vera transizione verso l’agricoltura sostenibile.

È questa la conclusione a cui arriva un nuovo studio, promosso da IFOAM EU e condotto dall’Istituto per l’agricoltura biologica (FiBL).

I risultati sono stati diffusi prima della riunione dei ministri dell’agricoltura dell’UE, tenutasi il 18 luglio scorso per discutere l’ulteriore semplificazione della PAC.

Secondo quanto affermato in un comunicato stampa diffuso dalla stessa IFOAM, la maggior parte degli strumenti messi a disposizione dalla PAC sarebbero limitati a sostenere le singole pratiche agricole e non a promuovere una transizione completa verso la sostenibilità.

Anche se sono previste delle misure “verdi” che rappresentano un passo e un incoraggiamento verso la giusta direzione, queste non sono sufficienti.

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Il supporto diretto per lo sviluppo di sistemi agricoli biologici rappresenta solo l’1,5% del bilancio agricolo totale dell’UE.

L’autore principale dello studio, Matthias Stolze, responsabile di Scienze Socio-economiche all’Istituto di ricerca di agricoltura biologica (FiBL), dichiara: “Nonostante alcuni miglioramenti nell’ultima riforma, come la componente ecologica, la maggior parte del bilancio della PAC è ancora dedicata a obiettivi politici non legati alla sostenibilità e così non riesce a dare all’UE concrete opportunità per una transizione verso sistemi agro-alimentari più sostenibili e per sostenere gli agricoltori che vorrebbero prendervi parte“.

Per questo, conclude, sono necessari maggiori sforzi per rendere i beni pubblici una parte integrante e integrata della strategia PAC e non semplicemente un'”aggiunta”.

Lo studio mostra che la maggior parte della PAC favorisce ancora in modo sproporzionato la produzione a prescindere dalla sostenibilità globale dell’azienda. Per esempio, l’agricoltura biologica si è dimostrata un scelta adatta a soddisfare la domanda dei consumatori e un beneficio per l’ambiente, eppure i mezzi per aumentarne la produzione in Europa sono piuttosto deboli. Dati previsionali sulle conversioni future indicano che nella maggior parte dei paesi le opportunità per aumentare in modo significativo la superficie biologica entro il 2020 sono veramente limitate.

Jan Plagge, di IFOAM EU, spiega: “La PAC rappresenta il 40% dell’apporto dei contribuenti al bilancio dell’UE e dovrebbe essere usato per aiutare gli agricoltori a migliorare la loro sostenibilità a lungo termine, raggiungere gli obiettivi ambientali e climatici dell’UE, e soddisfare le aspettative dei consumatori che sono sempre più alla ricerca di cibo di qualità come dimostra la continua crescita delle vendite di alimenti biologici “.

Per questo, spiega IFOAM, è necessario che la Commissione europea e i ministri dell’Agricoltura pensino seriamente a come la politica possa incoraggiare gli agricoltori che vogliono intraprendere una strada più sostenibile, riconoscendogli pienamente la fornitura di beni pubblici come l’acqua pulita e suoli sani.

Fonti:

http://www.feder.bio/comunicati-stampa.php?nid=1048

http://www.ifoam-eu.org/en/news/2016/07/15/press-release-cap-not-delivering-public-goods-promised

http://www.ifoam-eu.org/sites/default/files/ifoameu_study_organic_farming_cap_2014_2020_final.pdf