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Rapporto GreenItaly 2018: l’agricoltura italiana è la più green d’Europa

Rapporto GreenItaly 2018: l’agricoltura italiana è la più green d’Europa

Dal Rapporto GreenItaly 2018 di Fondazione Symbola e Unioncamere è emerso che l’agricoltura italiana è la più green d’Europa.

Questo risultato è stato ottenuto grazie alle resistenti e innovative fondamenta su cui appoggia l’agricoltura italiana:

  • Valorizzazione dei prodotti Made In Italy;
  • Valorizzazione delle filiere produttive;
  • La sostenibilità ambientale;
  • La qualità delle produzioni;
  • L’innovazione;
  • Il contributo fornito dai giovani del settore.

Parliamo di molteplici risultati che hanno permesso all’agricoltura italiana di raggiungere questo vertice europeo. Ad esempio, le esportazioni agroalimentari italiane solo nel 2017 hanno raggiunto il valore record di 41,03 miliardi di euro (+6,8% rispetto all’anno precedente). L’Italia eccelle anche sulla sicurezza alimentare presentando il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari (0,4%).

Come abbiamo elencato sopra, uno dei punti di forza che hanno permesso all’agricoltura italiana di essere più green è l’aver favorito la presenza di giovani sui campi. Le nuove generazioni hanno dimostrato un particolare interesse ai temi della sostenibilità, dell’innovazione e della diversificazione. Nascono imprese agricole con attività innovative e di diversificazione produttiva:

  • Dalla trasformazione aziendale dei prodotti alla vendita diretta;
  • Crescono le fattorie didattiche e gli agriasilo;
  • Agricoltura sociale;
  • Agribenessere;
  • Cura del paesaggio;
  • Produzione di energie rinnovabili.

Fonte: http://giovanimpresa.coldiretti.it/pubblicazioni/attualita/pub/rapporto-greenitaly-2018-lagricoltura-italiana-%c3%a8-la-pi%c3%b9-green-deuropa/

A rischio la produzione di frumento biologico

A rischio la produzione di frumento biologico

Salvatore Massimino, rappresentante della FNP Cereali Alimentari dei Giovani di Confagricoltura ANGA, sostiene che le nuove disposizioni emesse dal decreto sulle produzioni bio potrebbero mettere a rischio la produzione del frumento duro biologico in Sicilia.

“Il nuovo decreto ministeriale stabilisce, infatti, che la medesima specie può essere coltivata sulla stessa superficie solo dopo l’avvicendarsi di almeno due cicli di colture principali di specie differenti”, spiega Massimino.

Il decreto, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale lo scorso 5 Settembre, ha provocato non poca preoccupazione a riguardo: a causa dei vincoli imposti dalle condizioni del suolo e del clima del territorio siciliano, è difficile individuare coltivazioni alternative al grano duro.

“A ridosso delle semine e con un quadro normativo estremamente incerto bisogna adoperarsi con massima tempestività per dare la possibilità ai nostri imprenditori di fare le corrette scelte agronomiche. Non è possibile che con colture da sovescio in atto non sappiamo se la pratica adottata sia valida o meno per l’annata agraria corrente. A tal proposito stiamo preparando un’interrogazione al Ministero attraverso la Federazione Nazionale di Prodotto Agricoltura Biologica di Confagricoltura per avere precisazioni in merito”, interviene in presidente di Confagricoltura Sicilia Ettore Pottino.

La soluzione? Avere la possibilità di coltivare il frumento ad anni alterni per mantenere vitali intere comunità rurali che dipendono da questa coltivazione.

 

Fonte: http://www.lurlo.news/frumento-bio-confagricoltura-in-allarme-la-produzione-rischia-di-ridursi-di-un-terzo/

L’università di Napoli scioglie i dubbi sulla filiera del biologico

L’università di Napoli scioglie i dubbi sulla filiera del biologico

La trasmissione televisiva Petrolio nella puntata Bio Evolution, con l’aiuto dell’università Federico II di Napoli, si è interrogata sulla rivoluzione biologica in atto mostrando una ricerca condotta sui prodotti bio.

Sempre più consumatori scelgono di portare sulla propria tavola prodotti ricercati e biologici, innescando un processo di conversione al bio da parte dei produttori. Il Biologico è effettivamente sinonimo di qualità?

Sono stati messi a confronto prodotti biologici e convenzionali, in particolar modo carote, pomodori pachino, limoni e fagioli borlotti. I valori nutrizionali dei prodotti bio sono stati migliori e favorevoli per la nostra salute.

  • Le carote bio presentano +15,40% di carotene da quelle convenzionali;
  • La buccia dei pomodori pachino ha +4,50% di licopene;
  • Nei limoni bio è contenuto +5,20% di Vitamina C;
  • Nei fagioli borlotti +12% di antociani.

Fonte: https://www.ilmattino.it/sapori_della_campania/le_news/conversione_bio_test_universita_federico_ii_napoli_petrolio-4080764.html

Biologico e Tecnologia: nasce Blockchain

Biologico e Tecnologia: nasce Blockchain

A Roma si è tenuto il seminario “Accrescere la reputazione del biologico: la tracciabilità alla luce delle nuove frontiere tecnologiche”, organizzato da Anabio-Cia con esperti del settore. Durante il seminario si è discusso sull’applicazione di tecnologie smart per rendere più competitivo e resiliente il mondo del biologico.

Un prodotto biologico ha il vantaggio di essere un prodotto certificato e soprattutto tracciato. La tracciabilità diventa un elemento fondamentale per mantenere e accrescere la reputazione del biologico.

I consumatori sono disposti sempre più a pagare per i prodotti bio, in virtù della loro garanzia di qualità, salubrità ed ecosostenibilità. Una garanzia di trasparenza che si confronta con le innovazioni tecnologiche, come la Blockchain. Questa tecnologia è considerata come la nuova Internet delle transazioni: è un’infrastruttura digitale utile a gestire banche dati in maniera diffusa, senza la presenza di un’autorità di controllo dei dati e di gestione dei flussi di informazione, in grado di garantirne la tracciabilità.

Ass.O.Cert.Bio, mentre si aspetta che il governo metta a disposizione una propria piattaforma pubblica così come previsto dal Decreto Legislativo n° 20 del 20 febbraio 2018, si è mossa per attivare la rete OIP, un sistema informatico di tracciabilità per i prodotti biologici con particolare riferimento alla verifica delle produzioni e delle transazioni delle filiere considerate a maggior rischio di frode (es. le granaglie).

“Il settore agroalimentare, e in particolare quello del biologico, può considerarsi in linea con la tendenza della Blockchain, avendo già avviato la raccolta dei dati, integrabili lungo tutto il processo produttivo -ha evidenziato Federico Marchini-. La Blockchain arriva a supportare il mondo agricolo anche in materia di sicurezza alimentare e tutela il rapporto con i cittadini-consumatori ai quali è data la possibilità, grazie allo sviluppo di specifiche funzionalità, di consultare in totale trasparenza tutte le informazioni raccolte lungo la filiera e relative al prodotto”.

 

Fonte: https://www.cia.it/news/notizie/biologico-anabio-cia-migliorare-tracciabilita-con-nuove-tecnologie-digitali/

Nuovo regolamento europeo per il Biologico

Nuovo regolamento europeo per il Biologico

Il 22 Ottobre è stato pubblicato il Regolamento di esecuzione (UE) 2018/1584 della Commissione, relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici, per quanto riguarda la produzione biologica, l’etichettatura e i controlli.

  • Non ammessi come diserbanti l’aceto e gli oli vegetali, sostanze che sono previste solo per il controllo di organismi nocivi o malattie.
  • Ammessi i feromoni come trappole o erogatori automatici, necessari per compensare la carenza di insetticidi.
  • Ammessi la Deltametrina e la Lambda Cialotrina, due piretroidi di sintesi da applicare solo come esche proteiche contro le mosche dell’ulivo e della frutta;
  • Ammessa la Laminarina, una sostanza che stimola le difese delle colture senza esercitare azione battericida o fungicida;
  • Ammessi i microrganismi non geneticamente modificati;
  • Confermato l’uso del Rame per la difesa antiparassitaria.

 

Fonte: https://agronotizie.imagelinenetwork.com/difesa-e-diserbo/2018/10/25/biologico-via-al-nuovo-regolamento-europeo/60528

L’agricoltura biologica e i fanghi di depurazione: serve chiarezza.

L’agricoltura biologica e i fanghi di depurazione: serve chiarezza.

Dal Decreto Genova esplode il caso dell’innalzamento dei limiti degli idrocarburi nei campi. L’articolo 41 infatti enuncia un aumento dei limiti di idrocarburi pesanti C10 e C40 di 20 volte per quanto riguarda i fanghi di depurazione che possono essere sparsi sui suoli agricoli: un attacco all’ambiente, alla sicurezza della catena alimentare e alla contaminazione delle falde.

I fanghi prodotti dal processo di depurazione delle acque reflue urbane sono da tempo utilizzati come fertilizzanti in agricoltura, in considerazione alla presenza di sostanze organiche. Il loro riutilizzo agronomico costituisce una soluzione al problema dello smaltimento, ma la garanzia della qualità dei fanghi deve essere costantemente assicurata da controlli e analisi, sottoposti a trattamento per poter essere utilizzati come effetto concimante.

Acquistare biologico può essere un’alternativa? I fanghi vengono utilizzati anche in agricoltura biologica?

Roberto Pinton, segretario AssoBio ed esperto agroalimentare, fa chiarezza: in agricoltura biologica non sono ammessi i fanghi di depurazione. Gli unici fanghi ammessi nel bio sono:

  1. Fanghi provenienti da zuccherifici (un sottoprodotto della produzione di zucchero di barbabietola);
  2. Fanghi che derivano dalla produzione di sale mediante estrazione per dissoluzione (da salamoie naturali presenti in zone montane).

 

Fonte: https://ilsalvagente.it/2018/10/19/i-fanghi-di-depurazione-vengono-usati-nel-biologico-facciamo-chiarezza/