Suolo e Salute

Category: Suolo e Salute News

Quasi due milioni di agricoltori biologici in tutto il mondo

1,9 milioni di agricoltori biologici nel mondo, distribuiti in 164 paesi e dediti alla coltivazione di 37,5 milioni di ettari, con un aumento di quasi 200.000 ettari rispetto al 2011.  Questi i dati del movimento biologico mondiale al 2012, come riportato dall’edizione 2014 dello studio FiBL – IFOAM “The World of Organic Agriculture “. Dopo la fase pioneristica (il cosiddetto “Organic 1.0) degli esordi, e il boom degli anni scorsi, ora il biologico approda alla  “fase 3” o “Organic 3.0”, con l’obiettivo di sviluppare strategie e innovazioni più sostenibili e contribuire a ripensare alla radice l’attuale modello di sviluppo economico. Organic 3.0 significa innanzitutto la scelta di uso sostenibile delle risorse naturali al posto di sfruttamento, un’attenzione strategica alla qualità rispetto alla quantità e una trasparenza quanto più ampia possibile rispetto ai processi produttivi: “Grazie al suo approccio olistico , l’agricoltura biologica può dare un contributo positivo alla soluzione di sfide globali “, afferma Markus Arbenz , amministratore delegato di IFOAM . “Il movimento biologico affronta molte sfide quali l’alimentazione e la salute, la protezione del suolo e dell’acqua, il libero accesso alle sementi e la terra e il benessere degli animali . Combatte per l’internalizzazione dei costi esterni e contro i sussidi ingiustificati” . Per quanto riguarda il presente, la società di ricerche di mercato Organic Monitor stima che il mercato mondiale dei prodotti biologici abbia raggiunto un volume di circa 64 miliardi di dollari nel 2012 ( ca. 50 miliardi di euro ). Gli Stati Uniti restano il più grande mercato mondiale con 22.6 miliardi di euro e una crescita del mercato del 10 % , seguiti dalla Germania (7 miliardi di euro ) e dalla Francia (4 miliardi di euro). I paesi con il più alto consumo pro capite di prodotti biologici sono invece la Svizzera (189 € spesi annualmente da ogni cittadino svizzero per l’acquisto di prodotti bio) e la Danimarca (con una spesa pro capite di 159 €). Crescono le realtà dei paesi emergenti: secondo l’indagine effettuata da FiBL e IFOAM , circa l’80% dei 1.9 milioni di produttori biologici di tutto il mondo vive nei paesi in via di sviluppo. Come in passato , i paesi con il maggior numero di produttori sono l’India ( 600.000 agricoltori biologici ), l’Uganda (189.610 ) , il Messico ( 169.707 ) e la Tanzania ( 148.610 ).
Complessivamente, le superfici coltivate a biologico sono cresciute del 7% in Africa e del 6% in Europa. Quasi un terzo di tutti i terreni coltivati a biologico si trova in oceania (il 32% del totale), seguita dall’Europa (30%) e dall’America Latina (18%). L’Australia  continua a essere il paese con la più estesa superficie coltivata a biologico  (12 milioni di ettari , di cui circa il 97 % è costituito da pascoli estensivi) , seguita da Argentina ( 3,6 milioni di ettari) e Stati Uniti d’America ( 2,2 milioni ha . I paesi con la più alta percentuale di terreni gestiti biologicamente sono le isole Falkland con il 36,3 %, seguite dal Liechtenstein (29,6 %) e dall’Austria ( 19,7 % ) , insieme ad alcuni altri paesi in Europa. In dieci paesi nel mondo , più del 10 % di tutti i terreni agricoli è coltivato biologicamente.
Informazioni dettagliate sugli sviluppi e le tendenze del biologico mondiale sono disponibili nel  nuovo studio che è stato pubblicato recentemente dalla IFOAM -EU -Group , FiBL , Naturland e dall’Istituto Agronomico Mediterraneo ( CIHEAM – IAMB ).
Fonte: IFOAM, Organic Monitor

USA : gli agricoltori bio pagano per contaminazione da OGM

Food & Water Watch in collaborazione con OFARM (Organic Farmers’ Agency for Relationship Marketing) ha rivelato i risultati di un’indagine secondo la quale sono proprio I coltivatori non OGM a pagare il prezzo della contaminazione. Lo studio ha riguardato agricoltori di diciassette stati (in particolare del Midwest) rivelando che i rischi e gli effetti della contaminazione da OGM hanno ingiustamente gravato agricoltori biologici e non-GM sia in termini di lavoro extra  che di insicurezza finanziaria, diffondendo un forte scetticismo circa le possibilità di convivenza tra coltivazioni OGM e non OGM presso gli agricoltori stessi. Al contrario, secondo molti di loro ad essere in serio pericolo sono proprio i metodi di coltivazione tradizionali, fortemente minacciati dalla sempre più ingombrante presenza di organismi GM negli States. Paradossalmente, l’onere della contaminazione non è sostenuto in alcun modo da coloro che coltivano OGM. “Per cercare di evitare la contaminazione – ha dichiarato Oren Holle, presidente di OFARM – “ i nostri produttori non solo sono costretti a seguire i costosi standard della USDA Organic  ma ciò nonostante  troppo spesso devono affrontare costosi rifiuti da parte della stessa USDA motivati con una residua contaminazione da OGM”. Una situazione che senz’altro acuirà gli attriti da gli agricoltori che hanno scelto il metodo biologico e quelli che, al contrario, hanno scelto la redditività delle coltivazioni OGM. A questo punto, è lecito aspettarsi nei prossimi mesi ulteriori novità dagli Stati Uniti su uno dei temi che più sta agitando il mondo agricolo d’oltreoceano.
Fonte: Organic Market, Food and Water Watch

OGM, anche la Coldiretti appoggia l’azione di Martina

“Apprezziamo l’impegno del ministro delle politiche agricole Maurizio Martina per difendere il territorio italiano dai rischi di contaminazione da OGM”. Ad affermarlo il Presidente Coldiretti Roberto Moncalvo, che ha così commentato la possibilità, paventata dal Ministro, di intervenire con un atto mirato a bloccare eventuali coltivazioni biotech, nel caso di annullamento del decreto da parte del TAR. “La difesa del territorio nazionale dalla contaminazione da OGM – sottolinea la Confederazione – e’ un obiettivo condiviso dalla grande maggioranza degli italiani che  deve essere difeso dalle autorità responsabili: gli organismi geneticamente modificati in agricoltura non pongono solo seri problemi di sicurezza ambientale e alimentare, ma soprattutto perseguono un modello di sviluppo che e’ il grande alleato dell’omologazione e il grande nemico della tipicità, della distintività’ e del Made in Italy”. Nel sostenere l’azione del Governo, Coldiretti ricorda che sono rimasti solamente cinque Paesi nell’Unione a coltivare OGM (Spagna, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania e Slovacchia) “nonostante l’azione delle lobby che producono OGM”, con appena 148mila ettari di mais transgenico mon810  piantati nel 2013, la quasi totalità dei quali – conclude il comunicato –  in Spagna (136.962  ettari)”.
Fonte: Agrapress

CIA: ora un decreto anti OGM

“Il governo deve emanare al più presto un decreto interministeriale contro la semina di OGM, attivando la clausola di salvaguardia”. A chiederlo la CIA, secondo la quale l’introduzione di organismi geneticamente modificati “metterebbe a rischio gli oltre 5.000 prodotti tipici che rappresentano la spina dorsale del Made in Italy agroalimentare, annullando il maggiore vantaggio competitivo che abbiamo sui mercati: la biodiversità e la tradizione”.  “Ora l’esecutivo deve risolvere definitivamente la questione OGM in Italia – prosegue il comunicato della Confederazione – applicando il principio di precauzione come richiesto da tempo”. Le dichiarazioni della CIA proprio mentre si attendeva la sentenza del Tar del Lazio che, come riportato su questa stessa newsletter, è slittata probabilmente di alcune settimane.   Secondo la CIA “se il ricorso fosse accolto si aprirebbe la strada a semine di colture transgeniche approfittando della fase di deregulation”.
Fonte: Agrapress

Tar Lazio, rinviata sentenza su OGM

Il Tar del Lazio ha rinviato la sentenza sul ricorso presentato da un agricoltore friulano contro il decreto interministeriale che proibisce la semina di mais MON810. A renderlo noto la Coldiretti nel riferire che il Tar del Lazio prenderà una decisione verosimilmente nelle prossime settimane. “Esprimiamo fiducia per il buon esito finale del procedimento”,  ha dichiarato il presidente della Coldiretti Roberto  Moncalvo:  “il rinvio della decisione conferma il divieto di coltivazione e allontana il rischio di contaminazioni illegali”. Secondo  Moncalvo “i ministeri competenti e le Regioni devono cogliere il tempo disponibile per una soluzione definitiva che mantenga l’Italia libera da Ogm, come chiede la stragrande maggioranza dei cittadini”.
Fonte: TMNews/Agrapress

Vino Lombardia, boom di conversioni al biologico

Secondo quanto dichiarato dall’Assessore all’Agricoltura della Regione Lombardia Gianni Fava nel corso di Vinitaly, “diversi produttori lombardi hanno scelto di convertire le loro coltivazioni tradizionali in coltivazioni biologiche”. Secondo Fava “il passaggio al biologico può rivelarsi decisivo per espanderci in alcuni mercati importanti, come quello tedesco”. Dello stesso avvisto il Presidente Unioncamere Lombardia Bettoni, secondo il quale “anche se l’adesione al biologico è ancora a livello di nicchia di mercato è innegabile che si tratti di una tendenza da considerare con grande attenzione”.
Fonte: Agrapress