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6 maggio, Festa del biologico: tutti gli incontri e le iniziative a Milano

Il 6 maggio 2017, a Milano, va in scena la Festa del biologico. Piazza Duomo ospiterà incontri con esperti, progetti di coinvolgimento per giovani e tante altre iniziative formative.

Un’occasione per incontrarsi e confrontarsi su tematiche che partono dal rispetto dell’ambiente e dalla tutela della salute.

Festa del biologico: l’iniziativa

Produttori, aziende, protagonisti del settore bio italiano avranno la possibilità di parlare, all’Italia innanzitutto, e al Mondo, di un’altra forma di agricoltura, quella che permette all’umanità di nutrirsi, rispettando l’ambiente, la biodiversità e il territorio.

 La Festa del Biologico si inserisce all’interno di WEEK&FOOD, la settimana del food di Milano che si svolge parallelamente a TUTTOFOOD.

L’evento è organizzato da FederBio ed è aperto a produttori, aziende, consumatori, giornalisti, blogger, millennials, studenti, bambini, adulti e chiunque sia interessato a conoscere ilmondo bio da vicino.

L’intento di FederBio è di offrire ai partecipanti uno spazio aperto di confronto sperimentazione e arricchimento tra soggetti pubblici, privati e cittadini.

 Gli appuntamenti

Tante le iniziative messe in campo. A partire dai TALK, che si terranno a Palazzo Giureconsulti in via dei Mercanti dalle ore 10:15.

I momenti di confronto saranno 4, così suddivisi:

  • Il biologico Made in Italy. Un successo mondiale. Il talk, il primo della giornata, tratterà dei prodotti bio fiore all’occhiello del nostro Paese. Si analizzeranno allo stesso tempo le motivazioni del successo del settore, delineandone le opportunità;
  • Bio e comunicazione. Previsto per le 12:15, durante l’incontro sarà presentato il Project “PARLOCONBIO” in collaborazione con Economia e Gestione della Comunicazione Pubblicitaria, LiMed, e i corsi UCSC International, Università Cattolica del Sacro Cuore, con il coinvolgimento di 20 gruppi di millennials;
  • Nutrizione e benessere. Sono quello che mangio. Il pomeriggio, alle 14:45, è previsto invece un talk in cui verrà trattata la nutrizione per tutte le età. Nutrizionisti ed esperti spiegheranno perché scegliere bio per stare bene;
  • Agricoltura biologica: senza pesticidi per la salute dell’ambiente. Il ciclo di Talk si concluderà alle 16:15 con un dibattito sui pesticidi e sui loro rischi per la salute.

Festa del biologico: le aree espositive

Accanto alle iniziative di approfondimento, in via Mercanti, le aziende biologiche avranno la possibilità di esporre i loro prodotti e far conoscere la propria storia e le proprie attività.

BIO-DESIGN: UN’INSTALLAZIONE PER MILANO – Durante la Festa del Biologico sarà inaugurata un’installazione realizzata da giovani architetti laureatisi al Politecnico di Milano con materiali recuperati da aziende bio. L’opera rappresenterà il mondo biologico in movimento e in interazione con tutti noi. Un gioco di specchi e materiali di recupero.

Per i Millennials

Le giovani generazioni saranno coinvolte attraverso il contest #Vivoilbio. L’iniziativa ha l’obiettivo di spingere i giovani nella produzione di video, audio, foto inerenti l’agricoltura biologica. I 10 video migliori scelti da una giuria di 10 giornalisti, saranno proiettati durante la FESTA DEL BIO.

Per i bambini e le famiglie

Per i più piccoli, tante iniziative, giochi, attività volte a scoprire il bio.

Fonti:

http://www.feder.bio/comunicati-stampa.php?nid=1151

http://www.feder.bio/Festa_del_Bio_BIODESIGN.php

http://www.feder.bio/FestadelBio.php

Bayer e Monsanto: le preoccupazioni del mondo bio. Tavola rotonda a Colonia per protestare contro la fusione

Il 27 aprile, presso l’Università di Colonia, si terrà una tavola rotonda per fare il punto sulla fusione tra Bayer e Monsanto. L’iniziativa è un atto di protesta contro la fusione delle due società.

IFOAM – Organics International, Navdanya Foundation and Coordination against BAYER Dangers, ASTA of the University of Cologne hanno organizzato, insieme, una serie di attività per mostrare disappunto e preoccupazioneper la fusione tra Bayer e Monsanto. Le iniziative si svolgeranno nella stessa settimana in cui si svolgerà la prima assemblea degli azionisti della multinazionale, fissata per il 28 aprile a Bonn, in Germania.

Gli ospiti della tavola rotonda contro Bayer e Monsanto

L’evento vedrà la partecipazione di esperti internazionali che illustreranno gli effetti catastrofici del connubio tra le due società. Ecco un primo elenco delle personalità di rilievo che prenderanno parte alla tavola rotonda.

Miguel Lovera, scienziato esperto in biodiversità e propagazione delle piante, responsabile dell’Ufficio di protezione delle Piante e dei Semi durante il governo di Fernando Lugo, in Paraguay, condividerà la sua opinione di come il connubio Bayer e Monsanto potrebbe influenzare l’America Latina. Lovera è stato anche uno dei testimoni più importanti intervenuti durante il Tribunale Monsanto.

Nnimmo Bassey, vincitore del Right Livelihood Award (Premio al corretto sostentamento) o comunemente definito “Il premio Nobel alternativo” è uno degli ambasciatori del Tribunale Monsanto, da sempre attivo nella battaglia per un mondo libero da OGM.

Andre Leu, presidente IFOAM – Organics International è un pioniere e un agricoltore bio attivo in Australia. Per anni ha combattuto contro il monopolio delle aziende di agro-chimica. Durante la tavola rotonda esporrà le sue motivazioni contro le strutture monopolistiche del settore agricolo, messo sotto pressione dai poteri forti delle sementi, dei fertilizzanti e dei prodotti fitosanitari. Strutture che rendono difficile dare una risposta concreta alla fame, alla povertà e ai cambiamenti climatici.

Johannes Remmel, ministro per la protezione climatica della Renania Settentrionale-Vestfalia, è uno dei personaggi più attesi dell’evento. Lui, tra gli altri, valuterà politicamente il progetto di acquisizione della Monsanto.

Axel Köhler-Schnura, portavoce per il Coordinamento contro i pericoli derivanti dalla Bayer, che interverràsui numerosi reati societari commessi da Bayer e non solo.

Marie Bauer, dal Sindacato ambientale di Colonia, rappresenterà i giovani, evidenziando la necessità di una collaborazione tra i lavoratori e i movimenti ambientalisti, che dovrebbero condividere questa battaglia.

L’evento, infine, sarà moderato da Bernward Geier, Consigliere di Amministrazione presso Navdanya International Foundation e Ambasciatore di IFOAM – Organics International. La tavola rotonda è sostenuta dalla Fondazione Heinrich Böll, dalla Rosa Luxemburg Foundation e sponsorizzato da Rapunzel.

Fonte:

https://www.ifoam.bio/en/news/2017/04/24/bayer-monsanto-keep-your-fingers-our-food

Appello a Juncker dalle associazioni ambientaliste: “Stop al Mais OGM, rispetti la democrazia”

Mais OGM: associazioni ambientaliste e ong del mondo bio si sono riunite per inviare una lettera indirizzata al Presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker.

Nella missiva, le organizzazioni invitano l’esponente politico lussemburghese a ritirare alcune proposte di autorizzazione di mais OGM. Sia gli Stati Membri che l’Europarlamento si sono infatti espressi a sfavore dell’autorizzazione. Se la Commissione dovesse comunque procedere con il consenso, saremmo di fronte a una grave violazione dei principi democratici, sostengono.

Due voti europei per dire stop agli OGM

I firmatari hanno ricordato a Juncker il voto del 27 marzo scorso. In quell’occasione, gli Stati Membri dell’Ue avevano espresso parere negativo all’autorizzazione di due nuove varietà di mais geneticamente modificato, la Bt11 e la 1507, così come sul rinnovo di una concessione precedentemente garantita per la MON810.

Successivamente, su Bt11, 1507 e altre 3 tipologie di prodotti OGM (59122, MIR604 e GA21) si erano espressi sfavorevolmente anche gli eurodeputati, con una risoluzione, approvata a maggioranza.

Per assicurareil rispetto delle due votazioni, espressione delle istituzioni elette democraticamente dai rispettivi Paesi membri, le associazioni ambientaliste europee hanno quindi redatto una lettera aperta destinata a Juncker.

L’appello a Juncker: “Ritiri le proposte sugli OGM”

Sono 6 le sigle che hanno deciso di firmare l’appello al presidente della Commissione UE: Ifoam, Friends of the Earth Europe, Greenpeace, SafeFoodAdvocacy Europe, Slow Food e Testbiotech. La richiesta principale? Il ritiro delle proposte di approvazione da parte della Commissione per le varietà di mais OGM Bt11, 1507 e MON810.

«I risultati del voto del 27 marzo mostrano che buona parte degli stati membri dell’Unione si oppongono all’autorizzazione della coltivazione» dei 3 prodotti, scrivono le sigle ambientaliste nella missiva. «Anche se non è stata raggiunta una maggioranza qualificata [16 su 28 voti contrari nella votazione su Bt11 e 1507; 14 su 28, con 6 astensioni, sono stati sfavorevoli al rinnovo del MON810, ndr], gli Stati non hanno conferito alla Commissione un mandato chiaro per autorizzare questi Organismi Geneticamente Modificati. Se la Commissione dovesse autorizzarli, imporrebbe una decisione che va contro la maggioranza degli Stati Membri dell’Ue. Una scelta che contrasterebbe con i suoi sforzi di rendere l’Europa più democratica. Dimostrando quindi disprezzo per i principi democratici».

IFOAM, in particolare, con un comunicato sottolinea la «mancanza di un background politico, legale e scientifico dietro le proposte» di autorizzazione. Invitando ulteriormente Juncker a desistere, la federazione ricorda che «la coltivazione di OGM eleva il rischio di contaminazione dei raccolti biologici, incrementando i costi per agricoltori e addetti alla trasformazione che vogliono commercializzare prodotti OGM-free».

FONTI:

http://www.ifoam-eu.org/

http://www.ifoam-eu.org/

http://www.suoloesalute.it/

Testo Unico sul biologico a un passo dall’approvazione


Martedì 18 aprile, il Testo Unico sul biologico è arrivato nell’Aula di Montecitorio. Il provvedimento era stato approvato dalla Commissione Agricoltura della Camera il 16 marzo scorso.

Il testo, che prende il nome di “Disposizioni per lo sviluppo e la competitività della produzione agricola e agroalimentare con metodo biologico”, propone norme innovative finalizzate a supportare un settore che ha superato nel 2016 i 4,8 miliardi di euro, di cui 1,6 legati all’export. Numeri importanti, ma comunque attualmente inferiori ai mercati di Francia e Germania.

Cosa prevede il Testo Unico

«Con questa legge, che riconosce il valore economico e sociale del settore prevedendo incentivi per le organizzazioni interprofessionali e le intese di filiera vogliamo portare il mercato nazionale del biologico ai livelli di Germania e Francia». Ha spiegato il deputato Pd Massimo Fiorio, primo firmatario della proposta di legge.

Tra le novità più importanti introdotte dal Testo Unico, il riordino degli strumenti di governance amministrativa, attraverso un Tavolo tecnico finanziato dal Fondo per lo sviluppo dell’agricoltura biologica; l’incremento della ricerca nel settore; l’attuazione di misure che incentivino la conversione delle aziende al biologico e l’avvio di campagne educative; l’istituzione di distretti biologici e un disciplinare per le organizzazioni di produttori e interprofessionali.

«Il provvedimento, per il quale ringrazio il Governo per la collaborazione, è un altro tassello del Parlamento nell’opera di riforma del nostro sistema agroalimentare. Penso alla legge sulla biodiversità agraria, sull’agricoltura sociale, sul contrasto ai fenomeni del caporalato, sugli sprechi alimentari, sul testo unico sul vino, e i numerosi interventi di carattere fiscale e organizzativo». Questo l’intervento in aula di Nicodemo Oliverio, capogruppo Pd in commissione Agricoltura, durante l’esame della pdl sull’agricoltura e l’agroalimentare biologico.

Bio sempre più forte in Italia

L’esame del Testo Unificato è iniziato nel 2013. La speranza è che, a breve, l’Italia possa finalmente avere un provvedimento organico in grado di disciplinare e sostenere un settore in continua crescita.

Gli operatori presenti nel nostro Paese sono 59.959 (dati SINAB 2015). La superficie coltivata con metodo biologico occupa 1.492.579 ettari, più del 7,5% dell’anno precedente. Sono invece oltre 104.000 gli ettari convertiti. In percentuale sul totale della superficie coltivata in Italia, il biologico arriva quindi ad interessare il 12% della SAU nazionale (ISTAT SPA 2013), dato che cresce, rispetto allo scorso anno, quasi di un punto percentuale. Infine, le vendite del settore (dati Ismea-Nielsel) sono aumentate del 20% rispetto al 2014.

Fonti:

http://www.informatoreagrario.it/ita/News/scheda.asp?ID=3293

http://www.agi.it/economia/2017/04/18/news/agricoltura_bio_oliverio_pd_non_e_nicchia_bene_provvedimento-1694233/

http://www.sinab.it/sites/default/files/share/ANTICIPAZIONI%20SINAB%202015_01%208def_0.pdf

http://www.ansa.it/canale_terraegusto/notizie/mondo_agricolo/2017/03/16/agricoltura-comagri-approva-testo-unico-su-biologico_5752f6c8-93b5-4feb-ad9e-230927bf2efc.html

Vino biologico sempre più apprezzato dai consumatori italiani

Il vino biologico sarebbe più buono di quello realizzato con tecniche di coltivazione tradizionali.

È questo quanto emerso dal corso del convegno “Il successo del vino biologico in Europa e nel mondo” tenuto da Federbio in occasione di Vinitalybio.

La certificazione biologica, quindi, sarebbe collegata a un incremento significativo della qualità.

Vino biologico interprete autentico del terroir

La superiorità qualitativa del vino biologico sarebbe emersa grazie all’analisi di oltre 74 mila rating di vini di diverse vendemmie, varietà e regioni di produzione, pubblicati da the Wine Advocate, Wine Enthusiast e Wine Spectator.

Il perché è stato spiegato durante il convegno negli interventi tecnici di Enzo Mescalchin della Fondazione Mach di San Michele all’Adige e di Leonardo Valenti dell’università di Milano. Dati a conferma delle ricerche effettuate dall’Università della California e di Bordeaux.

All’interno di un vigneto coltivato senza l’ausilio di pesticidi chimici, i microrganismi aumentano di vigore. Il mancato uso di fertilizzanti comporta anche un contenimento della resa e un conseguente profilo organolettico migliore. Le uve che crescono in contesti del genere rappresentano così le interpreti più autentiche del terroir.

Trend in crescita

Sono sempre di più i produttori vitivinicoli che scelgono di abbracciare il biologico. Un trend che ha portato a una crescita a tre cifre del settore: +295% in Europa e +280% nel mondo, nel periodo compreso tra il 2004 e il 2015 (analisi Wine Monitor Nomisma su dati FIBL).

A detenere il primato come maggiore superficie (293mila ettari) vitata bio nel mondo è l’Europa, con l’88% della superficie globale. Primato europeo anche per l’incidenza delle coltivazioni bio sul totale: nel 2015 hanno superato il 7% (mentre la quota mondiale si fermava al 5%).

Primo tra tutti i Paesi per incidenza sul totale della vite coltivata con tecniche bio è l’Italia, con l’11,9%. Seguono l’Austria, con l’11,7%, e la Spagna, con il 10,2%.

«Nel nostro Paese da 52mila ettari nel 2010, si è raggiunta quota 83mila ettari nel 2015 sui 332.000 totali a livello mondiale, e si prevede di superare la soglia dei 90 mila per il 2016. In Sicilia gli ettari sono oltre 32.000, in Toscana sono 11.500, quasi 11mila in Puglia, più di 4mila nelle Marche e nel Veneto e più di 3.500 in Abruzzo: non c’è una denominazione d’origine per la quale non ci sia un’offerta di vino biologico da parte di qualcuna delle 1.500 cantine». Spiega Paolo Carnemolla, presidente Federbio.

Tra le regioni italiane con una conversione maggiore troviamo la Lombardia. Qui, le superfici destinate a vino biologico sono salite a 2.570 ettari, quasi tre volte in più il numero di 10 anni fa.

Vendite del settore e preferenze dei consumatori

Rispetto al 2015, le vendite di vino biologico hanno registrato una crescita del 53%. Decisamente meglio rispetto a un contenuto +1% delle vendite di vino in generale. I mercati più forti ed esigenti si confermano quelli esteri.

Secondo l’indagine Nomisma –ICE, il 25% della popolazione compresa tra i 18 e i 65 anni (circa 12 milioni di persone) ha avuto almeno un’occasione di consumare vino biologico nell’ultimo anno.

Ma cosa scelgono i consumatori?

Le preferenze vanno per il 69% al vino bio venduto in GDO. Il comparto ha fatto registrare una crescita del 42% rispetto al 2015. A registrare il margine di crescita maggiore sono i vini bianchi (+93%) e i vini spumanti e frizzanti (+162%).

I vini più apprezzati sono il Montepulciano d’Abruzzo, seguito dal Nero d’Avola e dalle diverse tipologie di Chianti.

Naturalità (24%), salubrità (20%) e qualità (17%) sono le tre proprietà distintive che i consumatori associano al vino biologico e per le quali sono disposti a pagare di più.

I mercati che offrono maggiori prospettive di crescita per il nostro Paese sono Germania e Regno Unito. Il 42% dei consumatori inglesi e il 40% di quelli tedeschi considerano il vino biologico italiano mediamente superiore rispetto a quello di altri Paesi.

Fonti:

http://www.feder.bio/comunicati-stampa.php?nid=1148

http://www.ilvelino.it/it/article/2017/04/10/vino-1-su-4-consuma-vino-bio–1-mln-user-rispetto-al-2015/582c572a-e236-407d-9f71-cea29179bfc7/

https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/11188

http://www.meteoweb.eu/2017/04/vino-il-biologico-allunga-il-passo-la-lombardia-triplica-i-vigneti/884535/

 

Riso, il Ministro Martina annuncia: “Introdurremo obbligo per l’indicazione di origine in etichetta”

«Vogliamo introdurre l’obbligo di indicazione dell’origine del riso in etichetta»: il Ministro per le Politiche Agricole, Maurizio Martina, ha annunciato così un piano d’azione in 5 punti per tutelare il reddito dei produttori risicoli del nostro Paese e per valorizzare le produzioni italiane ed europee.

Un provvedimento a lungo sollecitato dalle principali organizzazioni agricole, dall’Ente nazionale risi e dalla filiera tutta.

Ecco cosa c’è all’origine della crisi del comparto e come il Mipaaf intende affrontare il problema, introducendo l’obbligo di indicazione dell’origine del prodotto.

L’abbattimento dei dazi e la crisi del riso

Nel 2009, nella Comunità Europea entrava in vigore l’Eba, “Everythingbutarms”, un accordo tra l’Unione e 49 Paesi cosiddetti Pma (Paesi meno avanzati), che sopprimeva i dazi precedentemente in vigore per quei pasi in via di sviluppo che volevano esportare il proprio riso in Europa. Una scelta che ha spianato la strada alle importazioni del prodotto nel nostro continente. Secondo alcune stime di Confagricoltura, il riso importato in Ue dai Pma sarebbe passato dalle circa 10mila tonnellate del biennio 2008/2009 alle più di 500mila tonnellate del 2016/2017. Secondo l’Anga (Associazione nazionale giovani agricoltori), le stime sarebbero ancora più preoccupanti: i chicchi introdotti nel mercato comunitario dai Pma arriverebbero a quasi 1,4 milioni di tonnellate solo nel 2016.

Oggi i consumi di riso in Europa sarebbero coperti al 50% da prodotti importati. Prodotti che per i due terzi del totale non pagherebbero alcun dazio per l’ingresso in Ue. L’Italia, in questo senso, è il Paese più esposto. Su un fatturato di circa 3 miliardi di euro che la filiera europea produce ogni anno, l’Italia pesa infatti per circa un terzo del totale. È, il nostro, il principale produttore comunitario, con le sue 1,8 milioni di tonnellate annue, i suoi 234mila ettari coltivati e le più di 4mila aziende risicole.

Tra gli altri Paesi europei produttori di riso, troviamo Spagna, Portogallo, Grecia, Francia, Bulgaria e Ungheria. I rappresentanti di queste nazioni, si sono riuniti a Milano a febbraio, nel “Primo forum del riso europeo”, per fare il punto della situazione e proporre alcune soluzioni per fronteggiare la crisi. Nello scorso mese di marzo, invece, era la Commissione politiche agricole – costituita dagli assessori regionali all’Agricoltura di tutti gli enti locali italiani – a riunirsi per lanciare l’allarme sul comparto, chiedendo l’introduzione dell’origine obbligatoria in etichetta.

Rilanciare la filiera del riso: i 5 punti del Ministro Martina

Qualche giorno fa, a Roma, alla presenza del Ministro Martina si è svolta la riunione del tavolo di filiera del riso. Oltre al titolare del dicastero, erano presenti l’assessore all’agricoltura della regione Piemonte, Giorgio Ferrero, l’assessore all’agricoltura della regione Veneto, Giuseppe Pan, le principali organizzazioni agricole, i rappresentanti dell’industria e l’Ente nazionale risi. Dopo aver analizzato l’andamento del mercato, Martina ha proposto un piano in 5 punti per affrontare la crisi.

  1. Decreto per l’etichettatura d’origine obbligatoria

Insieme al Ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, il Mipaaf ha preparato uno schema di decreto «per la sperimentazione dell’obbligo di indicazione dell’origine in etichetta per il riso». Il provvedimento dovrebbe prevedere l’obbligo di indicare in etichetta sia il Paese di coltivazione che quello di trasformazione. Indicazioni che dovranno essere apposte in maniera evidente, «in modo da essere facilmente riconoscibili, chiaramente leggibili ed indelebili».

  1. Clausola di salvaguardia

Visto l’andamento dei prezzi e l’aumento delle importazioni a dazio zero, il Ministero si dice «pronto ad integrare il dossier già aperto con la Commissione per rinnovare la richiesta di attivazione della clausola di salvaguardia prevista dal regolamento UE n. 978/2012». Gli ultimi trend negativi verranno quindi integrati nel «dossier per il rinnovo della richiesta di attivazione della clausola».

  1. Lettera a Hogan

Terzo provvedimento previsto: il ministro Martina ha già «disposto l’invio di comunicazioni al Commissario Ue Phil Hogan e ai Paesi Produttori», per richiedere
«una revisione del regolamento 978/2012 in modo da prevedere meccanismi più forti di tutela dei redditi dei produttori». Il Ministro chiede inoltre il sostegno formale da parte dei Paesi che hanno partecipato al Forum milanese di febbraio.

  1. La polizza ricavi

Avviata già per il settore del grano, Martina si impegna a «estendere la sperimentazione della polizza ricavi» anche al settore risicolo. Si tratta di un indennizzo per la perdita di reddito degli agricoltori, corrisposto dalla compagnia assicurativa nel caso in cui il ricavo scenda del 20% rispetto alla media triennale del ricavo per ettaro. Il premio alle assicurazioni per la sottoscrizione della polizza sarà coperto al 65% dal Ministero stesso.

  1. Due milioni di euro per la promozione

Ultimo punto del piano ministeriale, la creazione di «campagne di comunicazione dedicate da sviluppare in coordinamento con l’Ente risi». L’obiettivo? Diffondere «maggiore conoscenza delle caratteristiche del prodotto» e rilanciare i «consumi di riso, valorizzando il lavoro dei produttori agricoli». Allo scopo, il Mipaaf si impegna a stanziare due milioni di euro.

Martina: appello all’Ue sul riso

A margine dell’incontro Martina ha rilasciato una dichiarazione in cui auspica il coinvolgimento della Commissione europea nelle strategie di rilancio dei prodotti risicoli italiani e comunitari:

«Vogliamo introdurre l’obbligo di indicazione dell’origine del riso in etichetta. Lo chiediamo a livello europeo e, in accordo con il Ministro Calenda, siamo pronti a sperimentare questo strumento in Italia. Oltre l’80% dei cittadini che hanno partecipato alla nostra consultazione pubblica ci chiede informazioni chiare sulla provenienza di questo prodotto. Per rispondere alla crisi del riso che sta mettendo in difficoltà migliaia di agricoltori in tanti nostri territori chiediamo alla Commissione Ue di fermare le importazioni a dazio zero che hanno creato uno squilibrio di mercato evidente, peraltro senza generare effetti positivi per i piccoli produttori dei paesi asiatici dai quali importiamo. Chiediamo l’attivazione urgente della clausola di salvaguardia. Allo stesso tempo siamo pronti ad estendere anche al settore risicolo la sperimentazione dell’assicurazione agevolata salva ricavi, come fatto per il grano. Può essere uno strumento concreto di protezione del reddito a fronte di forte oscillazioni dei prezzi delle materie prime. Per sostenere il settore investiremo 2 milioni di euro sulla promozione delle qualità del riso».

FONTI:

https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/11196

http://www.lastampa.it/

http://www.ansa.it/

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