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Category: Agroalimentare

Filiera agroalimentare: in arrivo piano Ue contro pratiche sleali

filiera-agroalimentareFiliera agroalimentare: stop a pratiche sleali.

L’Unione Europea implementerà nei prossimi mesi un quadro normativo che si occupi della riduzione delle pratiche sleali nella filiera agroalimentare.

È quanto emerge da un lancio dell’agenzia ANSA, che ha potuto consultare in anticipo il piano europeo. I dettagli del progetto sono stati presentati ai ministri dell’agricoltura dei 28 Paesi membri dal commissario europeo all’agricoltura, Phil Hogan, il 15 novembre.

Un lavoro che ha impiegato quasi un anno. A partire da gennaio 2016, un gruppo di 12 esperti ha lavorato alla realizzazione di un documento contenente delle raccomandazioni per i mercati agricoli. Quella presentata dalla Task force nei giorni scorsi è solo una bozza del rapporto complessivo. I dettagli del piano andranno affrontati punto per punto nel quadro delle procedure legislative ordinarie del Parlamento Europeo.

All’interno della bozza presentata, si raccomanda di creare norme specifiche per mettere un freno alle pratiche sleali nella filiera agroalimentare.

I 12 esperti hanno infatti invitato le istituzioni europee a fissare un quadro di riferimento, cosiddetto baseline, per individuare il numero e la definizione di tutte le pratiche sleali riconosciute a livello europeo. La Task force ha inoltre raccomandato di istituire un “organismo pubblico indipendente” che sia in grado assicurare un’efficace azione di contrasto a tali pratiche scorrette. In particolare, saranno inserite norme relative ai ritardi dei pagamenti, nonché alle modifiche unilaterali e retroattive dei contratti in corso.

Gli altri punti toccati dal rapporto sono stati: trasparenza sulla formazione dei prezzi nella filiera agroalimentare; riconoscimento di deroghe al principio di concorrenza in favore delle organizzazioni di agricoltori; maggiore sostegno della gestione del rischio con assicurazioni e fondi mutualistici ad hoc.

Hogan: “Gli agricoltori saranno più forti”

Soddisfazione negli ambienti istituzionali europei per la presentazione del piano.

Secondo le parole di Hogan, dopo le numerose crisi subite dal comparto agroalimentare europeo, è necessario oggi “rafforzare gli agricoltori nella catena alimentare, perché abbiano la giusta remunerazione per i loro prodotti. Esamineremo la relazione e le sue raccomandazioni per fornire risposte politiche adeguate”.

Sul lavoro della Task force è intervenuto anche Paolo De Castro, europarlamentare e coordinatore del Gruppo S&D in commissione agricoltura del Parlamento europeo, che ha sottolineato come quelli posti non siano “temi nuovi. A essere nuova, però, sembra essere la determinazione del commissario a dare seguito alle iniziative richieste. Dalla creazione di un quadro legislativo Ue sulle pratiche commerciali sleali fino ai richiami sulla necessità di chiarire il rapporto tra politica agricola e norme sulle concorrenza, si tratta di raccomandazioni in sintonia con il lavoro della commissione agricoltura del Parlamento europeo e ci rallegriamo del fatto che il commissario Hogan voglia farle proprie”.

FONTI:

http://www.ansa.it/europa/notizie/rubriche/altrenews/2016/11/14/agricoltura-de-castro-sintonia-tra-esperti-e-pe-su-filiera_904889e0-3687-4cfe-b452-e4ae769b6f71.html http://www.ansa.it/europa/notizie/rubriche/altrenews/2016/11/14/agricoltura-de-castro-sintonia-tra-esperti-e-pe-su-filiera_904889e0-3687-4cfe-b452-e4ae769b6f71.html

Brevetti: novità UE sui prodotti agroalimentari

La notizia arriva da No Patents On Seeds!, coalizione di organizzazioni e associazioni preoccupate dall’impatto che i brevetti posti su piante, semi e animali da allevamento possono avere su allevatori, coltivatori e biodiversità.

La Commissione europea prende posizione sui brevetti nel settore agroalimentare.

Lo fa attraverso una nota esplicativa in cui si spiega che le piante e gli animali ottenuti attraverso tecniche di allevamento e coltivazione “essenzialmente biologiche” non possono essere sottoposti a brevetti.

Secondo la coalizione, la nota della Commissione UE si pone “in forte contraddizione con la pratica attuale dell’European Patent Office (EPO), che ha già concesso più di 100 brevetti sulla coltivazione convenzionale, come per esempio sui pomodori e sui broccoli”.

Brevetti su piante e animali: interpretazione inaccettabile

Stando ai rappresentanti di No Patents On Seeds!, l’EPO, l’ufficio dei brevetti europei, già nel marzo del 2015, confermava una “interpretazione inaccettabile” dell’attuale legge sull’esclusiva nei prodotti agricoli e da allevamento.

Mentre i processi di allevamento [e coltivazione] non possono essere brevettati, le piante e gli animai derivanti da tali processi sono brevettabili”, scrivevano Cristoph Then e Ruth Tippe, membri dell’associazione, in un report sull’argomento.

La dichiarazione della Commissione europea rappresenta quindi un passo in avanti importante. “È un successo enorme per le organizzazioni della società civile e le migliaia di persone che lottano contro i brevetti su piante e animali”, dichiara Christoph Then.

Gemse auf einem rustikalem Tisch aufgeschnitten“In ogni caso, la dichiarazione della Commissione non è legalmente vincolante e avrà bisogno di ulteriori definizioni per diventare efficace. Il compito dei governi europei è ora quello di riportare l’EPO sotto il controllo politico”.

La decisione, secondo gli attivisti, rispecchia le richieste del Parlamento europeo sull’argomento, nonché le posizioni ufficiali assunte dai governi di Austria, Germania, Olanda e Francia. In questi Paesi, la legge ha già proibito la registrazione di marchi su piante e animali.

Nel giugno di quest’anno, No Patents On Seeds! ha raccolto e consegnato all’EPO 800mila firme per mettere un freno alla sua politica sul brevetto dei prodotti agroalimentari.

Nuove richieste

La coalizione ha richiesto inoltre un’altra serie di chiarificazioni da parte della Commissione europea sul tema.

Richiedono in particolare che la definizione di “essenzialmente biologico”, includa tutti i metodi e i materiali bio utilizzati nella coltivazione tradizionale. Nuove misure legali, inoltre, sono necessarie “per assicurarci che le proibizioni non possano essere eluse”.

FONTI:

http://ec.europa.eu/DocsRoom/documents/19622?locale=it

http://no-patents-on-seeds.org/en/information/news/eu-commission-says-plants-and-animals-derived-conventional-breeding-should-be-regar

http://no-patents-on-seeds.org/sites/default/files/news/report_patents_on_seeds_time_to_act_2016.pdf

Suolo e Salute è sponsor del Congresso nazionale dell’Ordine dei periti agrari

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Nei giorni 6, 7 e 8 ottobre, a Barga (Lucca) presso il Ciocco Resort, si terrà il 18° Congresso nazionale dell’Ordine dei periti agrari e dei periti agrari laureati, che avrà come tema le filiere agroalimentari.

Durante questi giorni di lavori congressuali si tratteranno le problematiche, le peculiarità e opportunità della professione dei Periti Agrari nel contesto Nazionale e Internazionale, in particolare saranno oggetto dei lavori i percorsi di produzione di cibo, le sue qualità, la loro sostenibilità nel contesto economico ambientale e salvaguardia del suolo.
Le macro aree individuate per gli approfondimenti sono:
• PRODUZIONE
• TRASFORMAZIONE
• COMMERCIALIZZAZIONE E QUALITA’

il tutto in un ottica che dovrà prevedere il rispetto del territorio e del paesaggio in cui sono localizzate le attività.

Il Congresso sarà articolato in tre giornate, con sessioni plenarie e tematiche parallele.

I lavori in merito alla filiera agroalimentare, posti particolarmente sotto l’attenzione del mondo ad Expo 2015 nel corso del quale la categoria è intervenuta nello specifico organizzando alcuni eventi, proseguiranno durante il Congresso Nazionale, sempre più proiettati nel futuro della professione di Perito Agrario in un’ottica globale, dove assume maggiore importanza il valore, la tutela ed il miglioramento dei prodotti alimentari dallo stadio iniziale a quello finale. Senza tralasciare il contesto ambientale e di sostenibilità che le produzioni devono garantire.

Suolo e Salute rinnova il suo impegno all’interno dell’attività della filiera e  si presenta in qualità di sponsor di questo interessante e prestigioso evento.

Aflatossine, il riscaldamento globale mette a rischio le coltivazioni di mais

Una recente ricerca condotta dal Cnr (Consiglio Nazionale delle Ricerche), dall’Ispa (Istituti di scienze delle produzioni alimentari) e dall’Ibimet (Istituto di Biometeorologia), mette in guardia agricoltori e consumatori sugli effetti del riscaldamento globale sulla produzione cerealicola europea, in particolare del mais.

A destare preoccupazione è il rischio di contaminazione da aflatossine, che aumenterebbe a causa del costante innalzamento delle temperature. Le aflatossine sono delle micotossine presenti soprattutto nei cereali (mais, frumento, riso, etc.) e nei loro derivati, ma anche nei semi di arachidi e girasole, nella frutta secca e in legumi, spezie, caffè e cacao. Alcuni tipi di aflatossine (B1, B2, G1, G2) e i loro derivati metabolici (M1, M2) possono avere un’azione tossica, mutagena e cancerogena sul fegato e interferire con le risposte del sistema immunitario umano. La più pericolosa è la B1.

A causa del riscaldamento globale, “l’Aspergillus flavus, il fungo responsabile della produzione di aflatossine, si trova nelle condizioni ideali per prosperare“, spiega Antonio Moretti (Ispa-Cnr), in un’intervista. “Immaginando un aumento della temperatura di due gradi da qui al 2050 l’intero areale produttivo che si affaccia sul Mediterraneo vedrebbe incrementato di oltre il 50% il rischio di contaminazione.

aflatossine

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il più colpito sarebbe il mais“. Al momento dunque l’area più a rischio è la costa del Mediterraneo, ma il riscaldamento globale potrebbe portare a una diffusione dell’Aspegillus anche nell’Europa dell’Est e nel Sud-Est europeo.

Si tratta di un processo già in atto da tempo, come spiega Piero Toscano (Ibimet-Cnr): “In anni recenti, ad esempio nel 2003, 2012 e 2015, le persistenti anomalie termiche del periodo estivo hanno fatto impennare le contaminazioni da aflatossine del mais; la conseguenza è stata una sensibile riduzione dei raccolti e l’impossibilità di utilizzarli per l’alimentazione umana e animale”.

Per contrastare la diffusione di questo pericoloso fungo, che prospera nei climi secchi e caldi, bisogna immediatamente limitare l’innalzamento della temperatura globale. In secondo luogo, suggerisce Moretti, occorre “diffondere le migliori pratiche agronomiche. Lo strumento più promettente per la lotta alle aflatossine è l’uso di popolazioni di Aspergillus flavus non tossigene per contrastare quelle che producono micotossine“.

Non basta quindi il recente accordo di Parigi sul contenimento delle temperature globali fino a un massimo di +1,5°C: “Se da punto di vista politico l’accordo ha rappresentato un successo, altrettanto non può dirsi per l’emergenza tossine: a tale livello di riscaldamento, infatti, corrisponderebbe un aumento molto significativo di aflatossina B1”, conclude Toscano.

FONTI:

http://agronotizie.imagelinenetwork.com/difesa-e-diserbo/2016/07/29/aflatossine-coi-cambiamenti-climatici-mais-a-rischio/49720

http://www.cnr.it/sitocnr/almanacco_view.html?id=525

http://www.treccani.it/enciclopedia/aflatossina_%28Dizionario-di-Medicina%29/

Approvata la legge contro gli sprechi alimentari

E’ stata approvata ieri la legge per la limitazione degli sprechi alimentari. Il provvedimento, già approvato dalla Camera, diventa definitivo. Tra gli obiettivi principali della norma ci sono l’incremento del recupero e della donazione delle eccedenze alimentari, con priorità della loro destinazione per assistenza agli indigenti.

“Questa legge – dichiara il ministro Maurizio Martina – è una delle più belle e concrete eredità di Expo Milano 2015. L’abbiamo presentata lo scorso anno nel nostro Piano SprecoZero proprio durante l’Esposizione universale ed è una traduzione in fatti dei principi della Carta di Milano. Un provvedimento che conferma l’Italia alla guida della lotta agli sprechi alimentari, che ancora oggi hanno proporzioni inaccettabili. 12 miliardi di euro solo nel nostro Paese. Con questa norma ci avviciniamo sempre di più all’obiettivo di recuperare 1 milione di tonnellate di cibo e donarle a chi ne ha bisogno attraverso il lavoro insostituibile degli enti caritativi. È molto importante il rafforzamento del tavolo indigenti del nostro Ministero, che ora potrà diventare un vero e proprio laboratorio operativo per ridurre gli sprechi e aumentare l’assistenza ai più bisognosi. Un modello che ci rende unici in Europa e che punta ad incentivare e semplificare il recupero più che a punire chi spreca. Un ringraziamento va a tutti i parlamentari per l’attenzione che hanno dato a questa legge e in particolare a Maria Chiara Gadda che ha lavorato con passione in questi mesi al provvedimento”.

sprechi

“L’approvazione definitiva della legge contro gli sprechi alimentari – afferma il viceministro Andrea Olivero – è un fatto fondamentale nella lotta contro la povertà alimentare. Si tratta di un provvedimento che è stato costruito insieme al Terzo Settore, insieme cioè alle associazioni e agli enti caritativi che da sempre sono al servizio degli ultimi, intercettando gli sprechi e ridistribuendoli giorno dopo giorno con grande costanza e con capillarità impressionante. A questo punto – conclude il viceministro – la parola passa alla società civile e al settore imprenditoriale. Sono convinto che ciascuno farà la sua parte nel contrasto allo spreco”.
Cosa prevede la legge – Tra gli obiettivi principali della norma ci sono l’incremento del recupero e della donazione delle eccedenze alimentari, con priorità della loro destinazione per assistenza agli indigenti. Allo stesso tempo si favorisce il recupero di prodotti farmaceutici e altri a fini di solidarietà sociale. Importante anche il contributo alla limitazione degli impatti negativi sull’ambiente e all’educazione dei cittadini per diminuire gli sprechi alimentari.
 
Rafforzato il Tavolo indigenti del Mipaaf
Viene potenziato il ruolo del Tavolo indigenti del Mipaaf, che vedrà la partecipazione anche delle organizzazioni agricole insieme a enti caritativi, industria e grande distribuzione già rappresentate. Previsto un finanziamento di 2 milioni di euro per l’acquisto di alimenti da destinare agli indigenti. Il Mipaaf ha già avviato un’attività virtuosa di recupero degli sprechi e donazione agli indigenti. Proprio da poche ore è attivo il bando Agea per l’acquisto di latte crudo da trasformare in UHT e donare ai più bisognosi. Si tratta della prima tranche da 2 milioni del piano complessivo di acquisti da 10 milioni di euro.
Sostegno all’innovazione
Si istituisce un Fondo presso il ministero delle Politiche agricole con dotazione di 1 milione di euro per ciascuno degli anni 2016, 2017 e 2018, destinato al finanziamento di progetti innovativi – che possono prevedere il coinvolgimento di volontari del Servizio civile nazionale – finalizzati alla limitazione degli sprechi e all’impiego delle eccedenze, nonché per promuovere la produzione di imballaggi riutilizzabili o facilmente riciclabili.
Comuni
I Comuni hanno la facoltà di applicare un coefficiente di riduzione della tariffa sui rifiuti alle utenze non domestiche (TARI) relative ad attività produttive che producono e distribuiscono beni alimentari, in caso di donazione gratuita agli indigenti.
Definizione di eccedenze e sprechi
Le “eccedenze alimentari” consistono nei prodotti alimentari che, fermo restando il mantenimento dei requisiti di igiene e sicurezza, rimangono invenduti per varie cause. Per “spreco alimentare” si intendono i prodotti alimentari, agricoli e agro-alimentari, ancora commestibili, che vengono scartati dalla catena agroalimentare per ragioni commerciali, estetiche o perché in prossimità della data di scadenza.
Confische
In caso di confisca di prodotti alimentari, l’autorità da oggi disporrà la cessione gratuita con priorità all’alimentazione dei più bisognosi o successivamente come mangime per animali.
Riduzione sprechi nelle mense
Il ministero della Salute potrà emanare Linee guida per gli enti gestori di mense scolastiche, aziendali, ospedaliere, sociali e di comunità, al fine di prevenire e ridurre lo spreco connesso alla somministrazione degli alimenti.

La certificazione agroalimentare aiuta le imprese del settore

certificazione agroalimentare

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Certificazione agroalimentare : finalmente possiamo parlare di notizie positive che possono farci guardare con ottimismo al futuro. Le imprese certificate della filiera agroalimentare italiana durante gli anni della crisi hanno incrementato la quota di fatturato per l’export del +9%, passando dal 27% nel 2007 al 36% nel 2014 e quella imputabile direttamente ai prodotti certificati al 70%, superando l’80% per circa metà delle imprese in possesso di certificazione Bio, o DOP e IGP. E’ quanto emerge da una serie di studi realizzati dall’Osservatorio “Certificazione e qualità nella filiera dell’agroalimentare“, realizzato da Accredia in collaborazione con il Censis. Il 41,6% delle imprese certificate prevede un fatturato in crescita nel prossimo triennio, mentre per l’84% la certificazione posseduta ha permesso di migliorare la reputazione aziendale e valorizzare il prodotto, per l’80% ha consentito di aumentare la sicurezza e i controlli, per il 62% di relazionarsi meglio con i clienti e per il 58% di incrementare il fatturato.

Il concetto di “certificazione accreditata” è ormai radicato, con l’adozione da parte di un numero crescente di organizzazioni pubbliche e private degli strumenti di valutazione della conformità: certificazioni, ispezioni, prove e tarature, che vengono assicurate al mercato da organismi e laboratori “accreditati”. Il controllo sull’attività di tali operatori è garantito in ogni Paese europeo dalla competenza degli enti di accreditamento, cui organismi e laboratori accedono sulla base della scelta volontaria di conformarsi alle norme tecniche (es. ISO), ovvero della determinazione obbligatoria di leggi nazionali e sovranazionali, come nel caso di regolamenti e direttive europee.

Inoltre l’altro studio Accredia-Censis “La certificazione come strumento di semplificazione amministrativa“, le imprese ispezionate sono passate da oltre 30mila nel 2009 a poco più di 220mila nel 2014 e i controlli sulla sicurezza sul lavoro da parte del ministero del Welfare, dell’INSP, dell’INAIL e dei nuclei speciali dei Carabinieri, nel periodo 2009-2014 si sono ridotti del 27% e il numero degli ispettori preposti è diminuito dell’11%: la spending review e l’indebolimento delle competenze tecniche hanno reso sempre più difficile per le pubbliche amministrazioni svolgere un’efficiente azione preventiva di controllo. In questo senso, la certificazione volontaria sopperisce almeno in parte a questo deficit.