Suolo e Salute

Anno: 2019

FederBio risponde allo studio svedese dedicato all’agricoltura biologica

FederBio risponde allo studio svedese dedicato all’agricoltura biologica

Uno studio svedese, condotto dalla Tecnological University di Chalmers in Svezia, pubblicato dalla rivista Nature, punta il dito contro l’agricoltura biologica, ritenuta anch’essa inquinante più o meno come quella convenzionale.

A rispondere ci ha pensato il presidente di FederBio, Paolo Carnemolla, che ha definito le teorie proposte dallo studio “discutibili”.

Lo studio ha rilevato, secondo delle ricerche, che il metodo biologico sarebbe più impattante sul clima, poiché per produrre la stessa quantità di cibo necessiterebbe di maggiore superficie coltivabile. Per avere più terre coltivabili si dovrebbero mettere a coltura più terre naturali, disboscando il Pianeta. 

Il presidente sottolinea come il disboscamento sia già un fenomeno in atto e praticato da chi fa agricoltura convenzionale, che fa uso di pesticidi, distruggendo l’ambiente e impoverendo le popolazioni locali. Non è quindi l’agricoltura biologica la responsabile del cambiamento climatico.

L’agricoltura biologica tutela l’ambiente, vieta l’uso di pesticidi e produce alimenti più sani. Inoltre, la sostanza organica nel terreno, il principale elemento dell’agricoltura bio, non solo pensa a nutrire le piante coltivate e il terreno, ma è anche un serbatoio di carbonio necessario per combattere il cambiamento climatico.

La ricerca svedese si è dimostrata superficiale, basata su dati non approfonditi o poco compresi, che considera solo un’area poco significativa.

 

Fonte: https://www.agricultura.it/2019/04/27/studio-svedese-su-nature-in-materia-di-sostenibilita-la-risposta-del-presidente-federbio/

 

2 italiani su 3 presentano residui di agrofarmaci nei capelli

2 italiani su 3 presentano residui di agrofarmaci nei capelli

Gli agrofarmaci, malamente indicati come “pesticidi”, sono ormai ospiti indesiderati nel nostro corpo. In Italia si registra una presenza di residui di agrofarmaci nella fibra dei capelli in oltre il 66% dei campioni analizzati.

Angelo Bonelli, coordinatore nazionale dei Verdi, ha presentato uno studio dal quale è emerso che 2 italiani su 3 presentano residui di agrofarmaci nei capelli.

Sono stati confrontati circa 30 tipologie di molecole differenti usati tra Germania, Danimarca, Regno Unito, Italia e Francia.

“È risultato che la quantità maggiore di campioni con la più alta concentrazione di residui di antiparassitari (84,6% di 13 persone) è stata trovata in Galles (Regno Unito) e la più bassa in Germania (44% su un campione di 34 persone), mentre l’Italia è terza.”

“In Italia si consumano 5,8 kg per ettaro di principi attivi mentre in Europa il dato, secondo l’agenzia europea per l’ambiente, è di 3,8 Kg per ettaro. Se analizziamo il dato Regione per Regione in Italia secondo i dati ISPRA vediamo che: il Veneto utilizza 10,9 kg per ettaro, la Provincia di Trento 10,5 kg, la Campania con 8,5 kg, Emilia-Romagna e Friuli-Venezia Giulia con valori rispettivamente 7,6 kg. Valori minori si registrano in Valle d’Aosta, Molise e Sardegna, con rispettivamente 0,2, 0,8 e 0,9 chilogrammi per ettaro”, spiega il coordinatore.

 

Fonte: http://www.ravennanotizie.it/articoli/2019/05/04/pesticidi.-residui-nei-capelli-di-2-italiani-su-3-emilia-romagna-terza-per-uso-in-agricoltura.html

 

Lavoro nei campi: il biologico tutela i lavoratori

Lavoro nei campi: il biologico tutela i lavoratori

Un chilo di pomodori da passata viene pagato 8 centesimi in agricoltura convenzionale, mentre nel biologico si arriva a pagare anche 33 centesimi.

Dalle stime del “Rapporto agromafie e caporalato” è emerso che il business del lavoro irregolare e del caporalato in agricoltura vale 4,8 miliari di euro, e le aziende che si rivolgono al “caporale” sono molte.

In agricoltura convenzionale, si apre così uno scenario nel quale vediamo un lavoratore sfruttato e sottopagato. La maggior parte dei lavoratori non ha un regolare contratto di lavoro, non sono così tutelati e non hanno nessun diritto garantito dai contratti e dalla legge. Passa dalle 10 alle 12 ore nei campi, prendendo circa 20/30€ al giorno.

L’agricoltura biologica offre invece maggiori garanzie: da più occupazione, viene riconosciuto il lavoro svolto nei campi e paga meglio il prodotto all’origine.

L’agroecologia è un modello produttivo che ha bisogno di una maggiore manodopera, poiché la coltivazione biologica richiede più attenzione: occorre, quindi un lavoro attento di persone non sfruttate, che ricevono un salario migliore oltre a lavorare in condizioni di maggior tutela per la salute perché non sottoposti ai rischi legati all’uso di pesticidi.

 

Fonte: https://www.cambialaterra.it/2019/04/lavoratori-sfruttati-nei-campi-il-biologico-marcia-in-direzione-opposta/

 

Suolo e Salute: cinquant’anni in piena forma

Suolo e Salute: cinquant’anni in piena forma

Nel 2018 il biologico italiano è cresciuto insieme a Suolo e Salute che si è confermato, anche per quest’anno, primo Ente di certificazione in Italia per numero di aziende certificate e per superficie coltivata in biologico.

Suolo e Salute trae origine dall’Associazione Suolo e Salute fondata a Torino nel 1969, realtà pioniera nello sviluppo e nella promozione del metodo dell’agricoltura biologica in Italia. Oggi l’Organismo di controllo certifica oltre il 26% delle aziende biologiche in Italia e quasi il 30% della superficie coltivata.

I numeri raggiunti coronano la storia di Suolo e Salute e rappresentano il più bel regalo per i suoi 50 anni.

Lo scorso 29 aprile, in occasione dell’Assemblea dei soci, è stato presentato il bilancio dello scorso anno e presentato i risultati operativi al 31 dicembre 2018, caratterizzati da un trend molto positivo sia da un punto di vista operativo che economico: oltre ad un aumento del numero delle aziende certificate si è registrato anche un aumento del fatturato e degli investimenti per l’ottimizzazione dell’operatività e dell’efficienza aziendale.

  1. Aziende controllate: +11,4% rispetto al 2017, con un totale di 18.881. Del totale delle aziende assoggettate, 3.931 (il 20,8%) svolgono attività di trasformazione esclusiva oppure trasformazione e produzione primaria. Del totale, 2.603 svolgono attività zootecnica bio (il 13,8%). Negli ultimi otto anni è da evidenziarsi l’incremento nel comparto dei trasformatori esclusivi, passati da 495 aziende (2010) a 1213 con un incremento di +145%. L’aumento degli ultimi tre anni è stato del 27%.
  1. Superficie agricola utilizzata (S.A.U.) al controllo: 518.000 ettari (biologico e conversione), con un incremento di 21.000 ettari rispetto al 2017. Nel periodo 2010-2018 la superficie agricola utilizzata controllata da Suolo e Salute è aumentata di 232.217 ettari (+81,4%).

“Questi dati – commenta Alessandro D’Elia, direttore generale di Suolo e Salute – vanno letti con il cuore. Nonostante le difficoltà abbiamo saputo affermare la nostra credibilità ed affidabilità, meritando la continua fiducia del mercato.  Proprio un bel regalo per i nostri 50 anni. Chiaramente i numeri e lo status di primo organismo di controllo e certificazione in Italia richiamano Suolo e Salute a un continuo senso di responsabilità nei confronti dei propri operatori e del sistema nel suo insieme”.

 

Per informazioni:

SUOLO e SALUTE srl

www.suoloesalute.it

 

L’appello di Anabio: occorre un Piano di ricerca sulle Sementi Biologiche

L’appello di Anabio: occorre un Piano di ricerca sulle Sementi Biologiche

Anabio, l’associazione di Cia-Agricoltori Italiani per il biologico, ha lanciato un appello al Ministero delle Politiche Agricole per un tempestivo finanziamento di un Piano di ricerca sulle sementi Biologiche.

L’idea è quella di aumentare la disponibilità di varietà selezionate e idonee alle specifiche pratiche agronomiche, in funzione delle caratteristiche delle produzioni bio.

“Nonostante l’avvio del Sistema informativo della Banca Dati Sementi Biologiche (BDSB), disponibile da inizio 2019 sul portale del SIAN per permettere agli agricoltori di conoscere e accedere alle sementi bio disponibili, poco è concretamente cambiato in termini di reale e sostanziale disponibilità di materiale riproduttivo biologico certificato. Per questo motivo Anabio, l’Associazione di Cia-Agricoltori Italiani per il biologico, chiede al Ministero delle Politiche Agricole l’immediato finanziamento di un Piano di ricerca sulle Sementi Biologiche, che abbia come obiettivo quello di aumentare la disponibilità di varietà selezionate e conciate, quindi idonee alle specifiche pratiche agronomiche, in funzione delle peculiarità delle produzioni biologiche.

Un obiettivo che diventa urgente, secondo Anabio-Cia, alla luce dell’Art.13 del Reg.to Ue n.848/2018, “Disposizioni specifiche per la commercializzazione di materiale riproduttivo vegetale di materiale eterogeneo biologico” e delle decisioni successive, che prorogano al 31 Dicembre 2019 l’iscrizione alla sperimentazione di altre sementi di materiale eterogeneo di avena, frumento, orzo e mais, ed estendono la durata della commercializzazione sperimentale fino al 28 Febbraio 2021.

Inoltre, la crescita dell’agricoltura biologica, sia rispetto agli operatori che alle superfici coltivate, è un ulteriore elemento che impone la messa a disposizione di materiale riproduttivo, per consentire uno sviluppo qualitativo e distintivo del bio italiano.”

 

Fonte: https://agvilvelino.it/article/2019/04/05/agricoltura-anabio-cia-subito-piano-di-ricerca-per-le-sementi-biologiche-2/

http://www.anabio.it/sezioni/titolo/agricoltura-anabio-cia-subito-piano-di-ricerca-per-le-sementi-biologiche-2

 

“Confronto tra tecniche e opportunità” sull’agricoltura biologica

“Confronto tra tecniche e opportunità” sull’agricoltura biologica

Il 12 aprile, a Piacenza, si è tenuto il convegno “Confronto tra tecniche e opportunità”, organizzato da Coldiretti e Terrepadane, durante il quale si sono riuniti esperti nel settore dell’agricoltura biologica.

Il biologico è una grande opportunità per il futuro, soprattutto in collina e montagna, e un settore in forte espansione nell’agro-alimentare.

“Il biologico è una grande opportunità per il futuro: questo settore è infatti da un lato recupero di tradizioni e dall’altro valorizzazione della natura. In questo senso la ricerca è fondamentale, perché le innovazioni che arrivano per fare il “bio” garantiscono un’agricoltura più sicura e sostenibile, alla quale dobbiamo lavorare per dare maggiore distintività e per far si che alle nostre produzioni sia riconosciuto il giusto valore”, spiega il presidente di Coldiretti Piacenza Marco Crotti.

“L’agricoltura deve essere certo sostenibile, non solo per l’ambiente, ma anche economicamente, socialmente ed eticamente: le tecniche agronomiche utilizzate per queste finalità sono molto diversificate ma tutte valide se perseguono questi fini, compresa la convenzionale e la biologica”, commenta il presidente della Facoltà di Scienze Agrarie dell’Università Cattolica, Marco Trevisan.

Durante il convegno intervenuto anche il presidente di FederBio, Paolo Carnemolla, che ha espresso la sua delusione per il nuovo regolamento dell’agricoltura biologica. “Abbiamo bisogno di aumentare sempre più la coerenza della normativa con quello che i cittadini vogliono.”

 

Fonte: https://www.ilpiacenza.it/economia/biologico-futuro-per-collina-e-montagna-ma-serve-una-normativa-europea-chiara-ed-univoca.html