Suolo e Salute

Anno: 2017

Contaminazione da pesticidi: colpito un terzo della nostra frutta e verdura

Tractor fertilizes crops corn in spring

Stop Pesticidi. Analisi dei residui di pesticidi negli alimenti e buone pratiche agricole”. Si intitola così il tradizionale report di Legambiente sulla contaminazione da pesticidi dei prodotti ortofrutticoli e trasformati. Un report in chiaroscuro: aumentano le superfici coltivate a bio, ma allo stesso tempo vengono individuati più campioni fuorilegge. E torna a crescere il ricorso ai prodotti chimici nell’agricoltura italiana.

Vediamo le principali evidenze emerse dal report.

Contaminazione da pesticidi: salute umana e ambientale a rischio

L’analisi di Legambiente riporta i dati che le Agenzie per la Protezione Ambientale e gli Istituti Zooprofilattici Sperimentali hanno raccolto nel 2015. Le risultanze finali parlano di una contaminazione da pesticidi in aumento.

Il report riporta i risultati delle analisi di 9608 campioni da agricoltura convenzionale: prodotti ortofrutticoli, prodotti trasformati e miele. Rispetto all’anno precedente, nel 2015 è stato registrato un aumento dei campioni irregolari dallo 0,7% all’1,2%. Per campioni irregolari si intende la presenza di almeno un residuo chimico che supera i limiti di legge.

Di contro, sale anche la quota di prodotti analizzati che non presenta alcun residuo chimico: si passa dal 58% del 2014 al 62,4% dell’anno successivo. In diminuzione anche i campioni regolari che però presentano almeno un residuo – dal 18,8 al 16,5% – e i multiresiduo totali – dal 22,4 al 19,9%.

È  la frutta il comparto dove si concentra la maggiore incidenza della contaminazione da pesticidi. Nel 58,4% dei campioni analizzati, infatti, è stato individuato almeno un residuo. Nel complesso, la filiera ortofrutticola presenta residui nel 36,4% dei casi. Ciò vuol dire che più di un terzo della frutta e verdura che consumiamo è contaminata da almeno una sostanza, anche se la concentrazione rientra nei limiti di legge.

Il “caso” tè verde

L’impiego di prodotti chimici in agricoltura ha visto, in Italia, un trend positivo nell’ultimo periodo. Dal 2010 al 2013, infatti, la diminuzione dell’impiego è stata pari al 10%. Gli ultimi dati disponibili, riferiti al 2014, fanno temere però un’inversione di tendenza: 3 anni fa, in Italia veniva registrato un aumento di circa 12mila tonnellate rispetto ai 12 mesi precedenti.

I prodotti più impiegati: fungicidi (65mila tonnellate), erbicidi (24,2 mila ton) insetticidi e acaricidi (22,3 mila ton), altri prodotti chimici (18,2 mila ton). L’Italia è terza in Europa per vendita di pesticidi chimici, con il 16,2% del totale del mercato comunitario. Fanno peggio solo Spagna (19,9%) e Francia (19%).

I casi più eclatanti di contaminazione dei prodotti ortofrutticoli e trasformati, vengono in ogni caso registrati dai paesi extra Ue. Il tè verde importato analizzato da Legambiente ha registrato la presenza di 21 diversi residui chimici. Altri casi eclatanti: bacche, 20 residui; cumino, 14 sostanze; ciliegie, 13; lattughe e pomodori, 11; uva, 9.

Agricoltura bio per ridurre la contaminazione

Dal report Legambiente si evince chiaramente come il massiccio impiego di prodotti chimici in agricoltura non abbia effetti solo sulla salute dell’uomo. Bisogna infatti tener conto anche delle ricadute negative per l’ambiente. In che modo tali sostanze si accumulano nel suolo? Quanto influiscono sulla biodiversità? Quanto, invece, sulla fertilità e l’erosione dei terreni?

A questa e altre emergenze, può rispondere solo un’agricoltura basata sul rispetto dell’ambiente e l’assenza di formulati chimici: ne è convinta la presidente di Legambiente, Rossella Muroni. Presentando il dossier della ong a Roma, Muroni ha dichiarato:

«Lo studio presentato evidenzia inequivocabilmente gli effetti di un vuoto normativo: non esiste ancora una regolamentazione specifica riguardo l’impiego simultaneo di più principi attivi sul medesimo prodotto. La conseguenza è che possono essere definiti come “regolari”, e quindi commercializzati, prodotti contaminati da più principi chimici, purché abbiamo concentrazioni entro i limiti di legge. Le alternative all’uso massiccio dei pesticidi non mancano. La crescita esponenziale dell’agricoltura biologica e delle pratiche agronomiche sostenibili sta dando un contributo importante alla riduzione dei fitofarmaci e al ripristino della biodiversità e alla salute dei suoli».

FONTI:

https://www.legambiente.it/contenuti/comunicati/stop-pesticidi-presentato-il-dossier-di-legambiente-sulla-contaminazione-da-pes

http://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/inquinamento/2017/01/31/legambiente-13-frutta-e-verdura-con-tracce-di-pesticidi_cd7da196-bfd9-4fbd-9441-916dff22153e.html

https://www.legambiente.it/sites/default/files/docs/stop_pesticidi_rapporto_2017.pdf

Mais Ogm: Italia vota a favore. Le reazioni di Carnemolla e Greenpeace

Lo scorso 27 gennaio, i rappresentanti degli Stati membri si sono riuniti per approvare o respingere l’introduzione in Europa di tre tipologie di mais Ogm resistenti a parassiti. Si è trattato del primo voto con le nuove regole concernenti la possibilità dei singoli Paesi di rifiutare la coltivazione dei prodotti sui rispettivi territori nazionali. Anche in presenza di un’autorizzazione da parte dell’Ue.

Mais Ogm: spaccatura tra gli Stati membri

Gli stati membri non sono riusciti a raggiungere la maggioranza qualificata necessaria.

Durante la sessione, alcuni dei Paesi che hanno vietato il mais Ogm sul proprio territorio hanno votato a favore. Tra questi, l’Italia e l’Olanda.

Il voto ha dimostrato una spaccatura dei rispettivi governi sul tema.

La delusione del comparto bio italiano

Il voto dell’Italia a favore delle tre tipologie di mais Ogm non è stato accolto con favore dal comparto bio nazionale.

Paolo Carnemolla, presidente Federbio (Federazione Italiana Agricoltura Biologica e Biodinamica), evidenzia in una nota la gravità della posizione italiana, attribuendo parte della responsabilità al ministro della Salute , Beatrice Lorenzin “da sempre schierata a favore di Ogm e glifosato”.

Secondo il presidente della Federazione, questo radicale cambiamento di posizione da parte dell’Italia potrebbe essere, almeno in parte, considerato un ennesimo “danno collaterale” della catastrofe del terremoto e delle nevicate in Centro Italia: “Mentre i ministri dell’Agricoltura e dell’Ambiente Martina e Galletti sono impegnati con queste emergenze e il dramma di un tessuto economico e sociale devastato e da ricostruire, la ministra Lorenzin ha avuto modo con un blitz di spostare a favore degli Ogm un equilibrio fra componenti del governo già messo a dura prova all’epoca del voto sull’autorizzazione per il glifosato”.

Ogm e glifosato: il connubio che “confonde” l’Europa

Ma non è tutto. Per Carnemolla, l’acquisizione tedesca della Monsanto potrebbe aprire nuovi scenari preoccupanti in tema di Ogm.

Com’è noto, afferma nella sua nota, glifosato e mais Ogm della Monsanto sono da sempre collegati. Le piante sono selezionate in modo tale che si possa usare una grande quantità del principio chimico. Lo stesso che lo Iarc ha definito come probabilmente cancerogeno per gli esseri umani.

Ora che la multinazionale americana è stata acquisita dalla tedesca Bayer, ci ritroviamo in casa enormi interessi economici e soprattutto enormi conflitti di interesse. Il fatto è che anche sulla questione degli Ogm l’Europa non riesce a prendere una posizione univoca e chiara. Del resto, quando la politica balbetta è tempo favorevole di scorribande per i sempre più potenti e solitari padroni della chimica e della genetica, non solo in campo agricolo” conclude il presidente di Federbio.

La reazione di Greenpeace

Anche Greenpeace condanna il voto dell’Italia: “Il voto italiano a favore della coltivazione dei tre mais OGM, oltre a dare la zappa sui piedi all’agricoltura europea, è pura ipocrisia, dato che in Italia queste colture sono già vietate. Come spiega il ministro Martina questo autogol?”.

Questa la reazione di Federica Ferrario, responsabile campagna Agricoltura sostenibile Greenpeace Italia, che evidenzia, inoltre, come i cittadini europei, italiani in testa, chiedano agricoltura sostenibile. Proprio per questo, la Commissione Ue non dovrebbe “voltare pagina sugli OGM una volta per tutte, e concentrare urgentemente i propri sforzi sull’agricoltura ecologica”.

La risposta del Ministero

Da parte sua, il dicastero sembra aver chiarito diversamente la sua posizione.

Il ministero delle Politiche agricole ha confermato oggi il suo approccio rispetto alla coltivazione di Ogm in campo, dando come indicazione di voto l’astensione, che equivale da sempre alla contrarietà nel comitato competente Ue dove votano i ministeri della salute europei”. Questa la dichiarazione riportata da Repubblica.

 

FONTI:

http://www.feder.bio/comunicati-stampa.php?nid=1118

http://www.huffingtonpost.it/paolo-carnemolla/italia-per-la-prima-volta-pro-ogm-grazie-lorenzin_b_14546590.html

http://www.repubblica.it/ambiente/2017/01/27/news/ogm_ue_si_spacca_e_non_decide_su_tre_mais_transgenici-157020391/

http://www.greenpeace.org/italy/it/ufficiostampa/comunicati/Commissione-Ue-non-ottiene-sostegno-per-nuove-colture-OGM-Brutto-scivolone-dellItalia-che-ha-votato-a-favore-degli-OGM/

Frodi alimentari: numeri e risultati della piattaforma FederBio

federbio frodiL’evento Biofach 2017, che si terrà a Norimberga, in Germania,  dal 15 al 18 febbraio, è la principale fiera sul cibo bio al mondo. Il giorno 16, giovedì, sarà l’occasione per mostrare i risultati della piattaforma FederBio contro le frodi nel settore.

Ecco i dettagli dell’evento.

FIP, la piattaforma anti frodi di FederBio

Con una tavola rotonda di esperti del settore bio, FederBio presenterà a Norimberga il suo progetto informatico contro le frodi. Si chiama FIP, FederBio Integrity Platform, e come suggerisce il nome ha l’obiettivo di preservare l’integrità del settore biologico italiano.

Sono ormai diversi anni che, in collaborazione con Intact e Organ Services, la Federazione ha avviato l’ideazione e la realizzazione del FIP. Un progetto integrato con DATABIO, database obbligatorio per le aziende biologiche italiane, che contiene una serie di dati utili per individuare frodi potenziali:

  • Superfici coltivate
  • Quantità potenzialmente producibili
  • Documenti di certificazione

Il FIP è in grado di combinare tali dati in tempo reale con le transazioni commerciali di granaglie. A un anno di distanza dall’effettiva messa in atto del progetto, è ora di valutarne impatto e risultati.

«Dopo un anno di attività nella complessa filiera dei cereali e granaglie, FederBio vuole confrontarsi con gli attori delle filiere e con le autorità competenti per evidenziare le potenzialità del sistema e promuoverlo a livello europeo», spiegano dalla Federazione.

Fip: il progetto anti frodi è pronto per confrontarsi con l’Europa

La tavola rotonda di Norimberga verterà sul progetto FIP e su come il sistema possa essere integrato anche a livello europeo. “L’esperienza di FederBio a disposizione dell’Europa”, questo il titolo ufficiale dell’appuntamento, a cui parteciperanno:

  • Paolo Carnemolla, Presidente Federbio
  • Gerald A. Herrmann, Direttore Organic Services
  • Fabrizio Piva, Presidente EOOC (European Organic Certifiers Council, consiglio europeo dei certificatori bio)
  • Jochen Neuendorff, Coordinatore AFI (Anti Fraud Initiative, iniziativa anti frodi)
  • Elena Panichi, facente funzione Capo Unità Agricoltura Biologica della DG Agricoltura, Commissione Europea

Prima di entrare nel vivo della tavola rotonda, i partecipanti potranno ascoltare in che modo il sistema FederBio Integrity Platform sia stato applicato ad alcuni operatori italiani.

In particolare, racconteranno la propria esperienza Alessandra D’Aniello, Ufficio Relazioni Esterne per Molino Casillo SPA, e Tiziano Orlandi, Responsabile Conferimenti Biologici per Progeo – Società Cooperativa Agricola.

FONTI:

http://www.feder.bio/agenda.php?nid=1115

http://www.suoloesalute.it/biofach-2017-torna-la-fiera-internazionale-del-cibo-bio/

IFOAM in cerca di una città per il XX Organic World Congress

IFOAM International è alla ricerca di una città che ospiti la 20ª edizione dell’Organic World Congress, il congresso mondiale del biologico, che si terrà nel 2020.

Una volta ogni tre anni, IFOAM – Organics International organizza il Congresso Mondiale del biologico in un Paese diverso.

L’evento è un’occasione unica per sostenere e invitare protagonisti di rilievo del settore, provenienti da tutte le parti del mondo e accogliere le più recenti novità sul fronte della ricerca, della sperimentazione scientifica e delle politiche di sviluppo dell’agricoltura biologica.

Le cifre del biologico

Attualmente il settore biologico raggruppa più di 2,3 milioni di agricoltori in 172 Paesi e garantisce lavoro a milioni di persone.

Il Congresso Mondiale del Biologico è un evento che attrae un pubblico eterogeneo di agricoltori, produttori, distributori, certificatori, esperti di mercato e scienziati. Un bacino di utenza che può stimolare un’affluenza di pubblico di circa duemila partecipanti.

I vantaggi di ospitare l’Organic World Congress

I Paesi ospitanti hanno la possibilità di beneficiare dell’ampia risonanza, anche a livello mediatico, che un evento di tale portata può avere. Il Congresso è infatti considerato uno degli appuntamenti più importanti in tutto il mondo, per lo sviluppo del settore biologico.

Un evento che fa capo a una fetta di mercato che registra dati di vendita di oltre 80 miliardi di dollari. Un’ottima occasione per presentare al mondo i propri agricoltori biologici locali, ricercatori e imprenditori di settore e rafforzare le opportunità di lavoro. Oltre, naturalmente, per promuovere e misurare i progressi raggiunti dall’agricoltura biologica negli ultimi anni.

Quando presentare le candidature

I Paesi possono inviare le proprie candidature per ospitare l’Organic World Congress a partire dal 12 maggio 2017. Il vincitore sarà scelto in occasione dell’Assemblea Generale che si terrà dopo il 19° Congresso Mondiale del biologico. Appuntamento a New Delhi, in India, dal 9 all’11 novembre prossimi.

Ricordiamo che, nel 2008, il Congresso è stato ospitato anche a Modena.

 

Fonti:

https://www.ifoam.bio/en/news/2017/01/23/call-host-20th-organic-world-congress

http://www.ifoam.bio/sites/default/files/owc2020_bids.pdf

http://agronotizie.imagelinenetwork.com/agricoltura-economia-politica/2008/06/09/e-bio-xvi-congresso-mondiale-del-biologico/20652

https://owc.ifoam.bio/2017

Evoo Days: a Febbraio arrivano i giorni dell’olio extravergine d’oliva

Appuntamento a Verona, lunedì 20 e martedì 21 febbraio, per gli Evoo Days: evento per gli esperti e i produttori di olio extravergine d’oliva. Un’occasione da non perdere per chi è a caccia di possibilità di network, formazione e business nel settore.

L’evento si terrà durante il “Sol d’Oro Emisfero Nord”, concorso oleatorio di respiro internazionale.

Veronafiere ospita i giorni dell’olio extravergine d’oliva

“Sol d’Oro” è il più autorevole concorso oleario internazionale. L’edizione “Emisfero Nord”, si tiene quest’anno a Verona, presso Veronafiere, dal 15 al 20 febbraio. Durante l’evento, e in concomitanza con la Giornata Mondiale dell’Olio di Oliva, nascono gli EVOO Days. Un forum dedicato alla formazione e al networking nella filiere dell’olio extravergine d’oliva di qualità.

Le sessioni di lavoro saranno 4, due per ciascuna giornata. E si concentreranno su temi specifici.

Il 20 febbraio, sarà la volta delle tecniche di produzione per l’olio d’oliva Made in Italy. L’obiettivo sarà quello di introdurre innovazioni in grado di incrementare le quantità prodotte, senza snaturare l’identità dell’olio. Nel pomeriggio, invece, il focus sarà sulla qualità dell’olio extravergine d’oliva nei processi di realizzazione: qualità di tipo organolettico e salutistico.

Il giorno dopo, 21 febbraio, sarà la volta delle analisi del mercato e delle prospettive di consumo dell’olio extravergine. Previsti workshop specifici sull’export verso Usa, Giappone e Taiwan. Nel pomeriggio, invece, saranno affrontati temi più specifici riguardo il marketing del prodotto: etichette, siti internet, social network, fiere internazionali.

Saranno presenti relatori di caratura internazionale dall’Italia, ma non solo: ospiti da Spagna, Giappone, Taiwan, Usa e Marocco.

Gli Evoo Days sono organizzati con il patrocinio dell’Accademia dei Georgofili e dell’Accademia Nazionale dell’Olivo e dell’Olio. Parteciperà ai lavori il Consiglio Oleicolo Internazionale, nella figura del direttore esecutivo.

Una rete per l’olio extravergine d’oliva

Gli Evoo Days nascono da un’esperienza di successo: wine2wine, forum sul business dei prodotti vitivinicoli, che lo scorso dicembre è giunto alla terza edizione. Un appuntamento organizzato, anche in questo caso, da Veronafiere.

I giorni dell’olio extravergine d’oliva, spiega Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere, hanno «il loro focus sempre nel business. Ma, come abbiamo fatto per wine2wine, l’ottica è di mettere le diverse professionalità in rete. L’obiettivo? Migliorare il prodotto finale e conseguire una ricaduta economica positiva, per tutti gli attori della filiera».

Un appuntamento che mette al centro le produzioni e le professionalità italiane, di cui l’olio extravergine d’oliva rappresenta un’eccellenza.

«L’iniziativa degli Evoo Days», prosegue Mantovani, «è stata ideata per far crescere e valorizzare il potenziale umano e professionale della filiera oleicola: l’olio di qualità, infatti, è uno dei frutti della cultura italiana. Un valore da preservare, ma che allo stesso tempo ha bisogno di essere aggiornato: in questo modo può essere leader e cogliere le opportunità del mercato, sia italiano che estero».

FONTI:

http://www.solagrifood.com/it/area-espositori/evoo-days/

http://www.solagrifood.com/it/area-espositori/concorso-sol-doro/view/sol-doro-emisfero-nord/

http://agronotizie.imagelinenetwork.com/agricoltura-economia-politica/2017/01/31/evoo-days-l-olio-d-oliva-fa-rete/52692

http://www.ansa.it/canale_terraegusto/notizie/fiere_eventi/2017/01/30/olio-veronafiere-lancia-evoo-days-business-formazione_720198ca-47e2-4135-952d-5545088bbefd.html

 

Festuca: la soluzione che salverà le colture da freddo e siccità?

Secondo i ricercatori, la festuca arundinacea, pianta con un’incredibile resistenza a freddo e siccità, potrebbe racchiudere la soluzione che salverà le colture dai cambiamenti climatici.

La Festuca arundinacea è una pianta erbacea con una spiccata resistenza al freddo e agli stress idrici. È molto utilizzata nella realizzazione dei tappeti erbosi, proprio per le sue caratteristiche che le consentono di tollerare bene caldo, siccità, malattie e scarsa manutenzione. È una delle specie che meglio si adatta al clima italiano.

I ricercatori dell’Università di Pisa hanno esaminato la pianta per carpire il segreto della sua longevità e applicarlo alle colture agrarie, sempre più minacciate dai cambiamenti climatici.

Lo studio

Lo studio, condotto dal professor Lorenzo Guglielminetti ha portato a degli sviluppi interessanti.

In un’intervista rilasciata ad “Agronotizie”, Guglielminetti spiega il comportamento della Festuca e le sue possibili applicazioni in campo agrario.

Questa pianta, afferma, “è in grado di sopravvivere per più di un anno in completa assenza di risorse energetiche, ma con i tessuti idratati”.

La Festuca unirebbe in sé il comportamento delle piante che vivono in ambienti desertici, e che trascorrono lunghi periodi di inattività, a quello delle piante erboree che, per affrontare l’arrivo dell’autunno, conservano il nutrimento in steli e radici sotto forma di zuccheri.

Durante i test, i ricercatori hanno fatto germinare la Festuca al buio. La pianta è cresciuta per circa 200 giorni. Dopo aver esaurito il nutrimento presente nel seme è entrata in letargo, per poi riprendere la propria attività una volta esposta nuovamente alla luce. Tutto il processo è durato 650 giorni.

Cosa determina la sua resistenza

All’interno della Festuca sono presenti dei geni incredibilmente forti che le consentono di resistere agli stress esterni. La pianta utilizza la fase di letargo per evitare di esaurire tutte le riserve accumulate e morire in assenza di fotosintesi.

Secondo Guglielminetti la scoperta ha un valore rilevante anche per le altre colture. “Se noi riuscissimo a trasferire questi meccanismi, che ancora non sono chiari, nelle colture agrarie saremmo in grado di rendere le piante più resistenti”, spiega il professore. Si potrebbero ottenere specie che consumano meno risorse idriche e che non temono le gelate primaverili.

Nuovi Ogm quindi?

Alla domanda se trasferire i geni della Festuca alle altre colture possa determinare la creazione di Ogm, l’esperto risponde che non è detto. L’ingegneria genetica è una soluzione, ma esistono altre vie: una volta individuato esattamente il gene di resistenza di questa pianta, è possibile ricercarlo in altre varietà presenti tra le colture agrarie non ancora valorizzate commercialmente. Poi, le proprietà potrebbero essere trasferite attraverso incroci tradizionali alle altre varietà più commercializzate ma meno resistenti.
Fonti:

http://agronotizie.imagelinenetwork.com/agricoltura-economia-politica/2017/01/19/freddo-e-siccita-non-fanno-piu-paura-grazie-ad-un-erba/52500

https://it.wikipedia.org/wiki/Festuca_arundinacea