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Ue approva le limitazioni d’uso del glifosate

Il Comitato Ue per la salute delle piante approva le raccomandazioni della Commissione europea per limitare l’impiego del glifosate. La decisione contraddice in parte la scelta, adottata circa 15 giorni fa, di prolungarne l’uso per altri 18 mesi.

Lo scorso 11 luglio, gli esperti dei 28 Stati membri hanno votato a favore della restrizione delle condizioni d’uso del glifosate nell’Ue.

Le restrizioni includono:

  • il divieto di prodotti a base di glifosate con il coformulante POE-tallowamine,
  • l’obbligo di rinforzare il controllo sull’utilizzo in agricoltura come coadiuvante nella fase precedente alla raccolta,
  • raccomandazioni per ridurne l’uso al minimo in aree specifiche, come parchi pubblici e campi da gioco.

A darne conferma, il portavoce del commissario Ue alla salute Vytenis Andriukaitis.

Il divieto d’uso con il POE-tallowamine, una sostanza chimica impiegata per miscelare molecole diverse in un gran numero di pesticidi ed erbicidi, diventerà effettivo venti giorni dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale europea.

La bozza sulle restrizioni approvata nei giorni scorsi da Bruxelles faceva parte del pacchetto che conteneva l’estensione dell’utilizzo del glifosato per i prossimi 18 mesi, fino al 31 dicembre 2017.

oms fao glifosato

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Le limitazioni si applicheranno quindi in parallelo alla durata della proroga dell’autorizzazione, in attesa che l’Echa, l’Agenzia Ue per le sostante chimiche, emetta il suo parere sulla tossicità o meno del glifosato.

La proposta è passata con una maggioranza qualificata al primo tentativo, adesso gli stati membri dovranno armonizzare le proprie legislazioni nazionali con queste nuove disposizioni.

Maria Grazia Mammuccini, portavoce delle Coalizione italiana #StopGlifosato, ha definito l’approvazione delle restrizioni “una conferma, se mai ce ne fosse bisogno, della pericolosità della sostanza“.

La Coalizione chiede al ministero per le Politiche Agricole l’attuazione di misure concrete per la difesa del principio di precauzione perlomeno fino alla pronuncia dell’Echa, l’Agenzia Ue per le sostanze chimiche .

Il nostro Paese  – continua Mammuccini –  deve ora dare seguito all’annuncio del ‘Piano Glifosato Zero’. Ci aspettiamo che il ministro Martina incontri presto la nostra Coalizione, che riunisce 46  associazioni e organizzazioni della società civile, per discutere nel merito delle azioni concrete da realizzare per vietare totalmente la pericolosa sostanza, a partire dai PSR“.

Da più di un anno è in corso una disputa scientifica sulla cancerogenicità del glifosate tra l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) dell’Organizzazione mondiale della sanità e l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa).

Fonti:

http://www.informatoreagrario.it/ita/News/scheda.asp?ID=2917

https://www.ansa.it/europa/notizie/rubriche/altrenews/2016/07/11/glifosato-ok-ue-a-limitazioni-uso-erbicida-_d533efbf-1705-4bb0-a221-2fd68460cdff.html

http://www.feder.bio/comunicati-stampa.php?nid=1047

 

Perturbatori endocrini in fitofarmaci e biocidi: l’Ue fissa nuovi criteri per l’identificazione

Fissati i nuovi criteri per identificare i cosiddetti “perturbatori endocrini” in agrofarmaci e biocidi.

Dopo mesi di attesa e polemiche e in netto ritardo rispetto ai tempi imposti dalla legislazione comunitaria, la Commissione europea ha finalmente stabilito e pubblicato i criteri scientifici che identificano le sostanze ritenute perturbatori endocrini, eventualmente presenti nei prodotti fitosanitari e nei prodotti biocidi adoperati nell’Ue.

Previste anche “una serie di iniziative per minimizzare l’esposizione ai perturbatori”. Nel breve termine si punterà su ricerca e cooperazione internazionale, nel medio termine sulla metodologia per i test e nel lungo termine, invece, sulla regolamentazione.

I criteri scientifici sostenuti dalla Commissione Ue si basano sulla definizione di “perturbatore endocrino” data dall’Oms.

È un perturbatore una sostanza che ha un effetto nocivo sulla salute di animali e uomini, ha una modalità di azione endocrina e se c’è un collegamento causale tra l’effetto nocivo e la modalità di azione.

L’identificazione sarà effettuata utilizzando tutte le rilevanti prove scientifiche, un approccio soppesato basato sulle prove e attuando una robusta valutazione sistematica.

FITOFARMACI

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Lo scorso 15 giugno, dunque, Bruxelles ha presentato due atti legislativi, che dovranno ora essere approvati da Consiglio e Parlamento.

Come ha sottolineato il Presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker, “i perturbatori endocrini possono avere serie conseguenze sulla salute e sull’ambiente e anche se molte delle sostanze che li contengono sono state già vietate in seguito alle norme esistenti su pesticidi e biocidi, dobbiamo restare vigili. La Commissione è impegnata ad assicurare il più elevato livello di protezione della salute e dell’ambiente, motivo per cui oggi abbiamo presentato rigidi criteri per i perturbatori endocrini, basati sulla scienza, rendendo il sistema regolatorio Ue il primo al mondo a definirli“.

Per accelerare i tempi, la Commissione ha chiesto all’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) e all’Agenzia europea per le sostanze chimiche (Echa) di iniziare a verificare se singole sostanze autorizzate sospettate di essere interferenti endocrini, possano essere identificate come tali secondo i nuovi criteri previsti.

Fonti:

http://agronotizie.imagelinenetwork.com/difesa-e-diserbo/2016/06/20/perturbatori-endocrini-in-agrofarmaci-e-biocidi-giro-di-vite-in-ue/49271

http://www.ansa.it/europa/notizie/rubriche/altrenews/2016/06/15/in-pesticidi-sostanze-che-alterano-ormoni-nuovi-criteri-ue_e14e5e14-2c28-4506-a419-8d28dae98313.html

Rotazione delle colture cerealicole riduce l’uso di pesticidi e fertilizzanti chimici

La sostenibilità dei sistemi agricoli biologici si basa su un utilizzo razionale ed equilibrato dei fattori di produzione che compongono l’ecosistema: l’acqua, il suolo, l’aria e gli esseri viventi. La pratica della rotazione delle colture può fornire una valida alternativa all’utilizzo di pesticidi e fertilizzanti chimici, proprio nel rispetto di questi principi.

La rotazione consente infatti una corretta gestione della fertilità del suolo, il controllo delle piante infestanti e di eventuali problemi fitosanitari. Inserire i cereali in un’adeguata rotazione consente di raggiungere questi risultati, senza la necessità di ricorrere a prodotti di sintesi.

Nell’agrosistema di produzione biologica il cereale rappresenta un componente importante: la sua coltivazione infatti contribuisce all’equilibrio dell’avvicendamento colturale.

rotazione colture

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I fattori di forza di una rotazione delle colture cerealicole sono legati innanzitutto al fatto che l’apparato radicale delle piante è di tipo fascicolato ed ha la capacità di contrastare il progressivo compattamento dei terreni. Non solo: i cereali occupano la superficie dei suoli durante il periodo di maggior intensità delle piogge, contenendo di fatto sia i fenomeni di erosione che di lisciviazione dei nutrienti. Le stoppie, infine, cioè i residui colturali dei cereali, risultano molto importanti per la formazione di humus e il miglioramento della struttura e della tessitura del terreno.

Alcuni coltivatori biologici in Iowa, nella contea di Polk, hanno deciso di ricorrere all’antica pratica della rotazione delle colture cerealicole per contrastare la proliferazione dei parassiti nei campi.

L’agricoltore Aaron Lehman, uno dei primi che ha deciso di adottare questo sistema, ha spiegato che il segreto è di far crescere le altre colture, di solito avena e trifoglio, per un anno intero, in modo tale da creare un ambiente ostile ai parassiti, impedendogli di insediarsi nuovamente nei campi.

Scegliere una rotazione delle colture cerealicole ha inoltre un notevole vantaggio per la terra e per la gestione delle malattie, eliminando la necessità di ricorrere a prodotti chimici.

Una soluzione che, secondo Lehman, potrebbe andare bene anche per gli orti casalinghi.

Fonti:

http://www.publicnewsservice.org/2016-06-13/environment/old-idea-in-farming-made-new-to-reduce-pesticides-chemical-fertilizers/a52363-1

http://www.conmarchebio.it/wp-content/uploads/2014/10/BIOMARCHE-opuscolo-2.pdf

Api e pesticidi: pericosi quelli usati in prati e giardini

api e pesticidiNon solo i campi irrorati di pesticidi, ma anche i giardini e le aiuole pubbliche possono mettere a repentaglio la vita delle api.

Una ricerca della Purdue University (Usa), pubblicata su Nature, ha dimostrato che, anche se nei pressi delle arnie sono presenti campi di mais e soia, il polline raccolto dalle api nell’arco di una stagione è prelevato da diversi tipi di piante, e quel polline è costantemente inquinato sia da pesticidi agricoli che urbani.

Lo studio, dunque, chiama in causa anche le sostanze chimiche usate dai cittadini e dalle amministrazioni in giardini e spazi pubblici.

Per arrivare a questa conclusione, i ricercatori hanno esaminato il polline raccolto dalle api mellifere nell’arco di 16 settimane. All’interno del polline, proveniente da una trentina di famiglie di piante diverse, sono stati rilevati i residui di un numero “impressionante” di pesticidi che abbracciano nove classi di sostanze chimiche.

Tra queste, i neonicotinoidi, pesticidi usati nelle colture di mais e soia che nel corso di altri studi si sono rivelati tossici per le api, e i piretroidi, insetticidi che si trovano vicino a case e giardini con una grande varietà di piante in fiore, che hanno fatto registrare la concentrazione più alta nei campioni analizzati.

I ricercatori affermano che “i risultati mostrano che le api sono cronicamente esposte a numerose sostanze chimiche per tutta la stagione rendendo i pesticidi un importante fattore di stress a lungo termine per questi insetti“. Durante lo studio, infatti, gli esperti hanno trovato 29 pesticidi nei prati, 29 nei campi agricoli trattati e 31 nei campi non trattati.

La vita delle api, dunque, non dipende solo dagli agricoltori, ma anche dai cittadini che, se “hanno a cuore le api, devono usare gli insetticidi sono quando sono strettamente necessari, perché le api entrano in contatto con queste sostanze“, spiegano i ricercatori.

Fonti:

http://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/natura/2016/05/31/api-fanno-il-pieno-di-pesticidi-non-in-campi-agricoli_4d0550c2-4ad5-4cba-a02f-945588ce9ec2.html

http://www.focus.it/ambiente/ecologia/le-api-sono-contaminate-da-molti-pesticidi

http://www.nature.com/ncomms/2016/160531/ncomms11629/full/ncomms11629.html

Glifosato e pesticidi nelle acque italiane: l’Ispra diffonde dati allarmanti

Si torna a parlare di glifosato e di inquinamento da pesticidi nelle acque del nostro Paese. L’edizione  2016 del  “Rapporto Nazionale Pesticidi nelle Acque” dell’Ispra fornisce infatti una visione chiara e preoccupante dello stato di salute delle acque superficiali e sotterranee italiane.

Una situazione così allarmante che ha portato la coalizione italiana #StopGlifosato e Avaaz a scrivere al ministro Martina e a rilanciare una petizione che ha già raccolto 1.400.000 firme.

Secondo le analisi effettuate dall’Ispra, le acque superficiali (fiumi, laghi, torrenti) contengono pesticidi nel 64% dei 1.284 punti monitorati (nel 2012 erano il 57%), quelle sotterranee nel 32% dei 2.463 punti studiati (erano il 31% nel 2012).

Fra le sostanze maggiormente rilevate c’è lui, il glifosato, insieme al suo prodotto di decadimento, l’Ampa, presenti rispettivamente nel 39,7% e nel 70,9% dei punti di monitoraggio delle acque superficiali e, nella maggior parte dei casi, in percentuali superiori ai limiti di qualità ambientale previsti dalle norme.

Sono dati superiori a qualsiasi aspettativa che mostrano come la salute dei cittadini e dell’ambiente sia a forte rischio. È inammissibile un livello di contaminazione di questa portata per una sostanza dichiarata  probabile cancerogeno per l’uomo. Tutto ciò rafforza ulteriormente la nostra battaglia contro il rinnovo dell’autorizzazione a livello europeo” dichiara Maria Grazia Mammuccini, portavoce della coalizione.

Per questo – prosegue –  in vista  del prossimo appuntamento europeo previsto per il 18 e 19 maggio, la coalizione italiana #StopGlifosato ha stretto una collaborazione con Avaaz  e rilancia la petizione contro il rinnovo dell’autorizzazione all’uso del Glifosato in vista della decisione finale in Europa che riguarderà il futuro della salute di tutti” .

La collaborazione è stata formalizzata con l’invio di una lettera al ministro Martina per chiedere un incontro in rappresentanza delle 38 organizzazioni del settore dell’agricoltura biologica, dell’ambiente, della tutela del territorio, dei consumatori e di quella parte della popolazione italiana che ha già firmato la petizione per chiedere la messa al bando del pesticida.

Récolte du blé :  moissoneuse et tracteur

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nella lettera la coalizione sottolinea anche il sostegno al “piano annunciato dal Ministro Martina per la riduzione dell’uso del Glifosato in Italia, con l’obiettivo della sua completa eliminazione entro il 2020. e la cancellazione dei sussidi nell’ambito dei Piani di sviluppo rurale  2014 – 2020 per le aziende che utilizzano ancora questo diserbante, sotto accusa per la sua potenziale pericolosità per la salute dell’uomo e dell’ambiente”.

L’Italia può avere un ruolo fondamentale nel dibattito europeo sul futuro dell’agricoltura, fanno sapere le organizzazioni, ma è necessario che, assieme agli altri Paesi contrari al pesticida, si opponga con forza anche all’ultima proposta della Commissione Europea che ne suggerisce il rinnovo per “soli” sette anni.

Fonti:

http://www.feder.bio/comunicati-stampa.php?nid=1018

http://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/acqua/2016/05/09/isprapesticidi-nel-64-delle-acque-di-fiumi-e-laghi_6bd48f77-e147-486f-91c3-f27ef7d32faf.html

http://www.isprambiente.gov.it/files/pubblicazioni/rapporti/rapporto-244/Rapporto_244_2016.pdf

I pesticidi condizionano gli insetti impollinatori nella scelta dei fiori

bombi pesticidi

L’esposizione ai pesticidi, anche a bassi livelli, influenza la capacità di attingere nutrimento dai fiori da parte dei bombi. Ad affermarlo, un gruppo di ricercatori provenienti dall’università canadese di Guelph che hanno condotto uno studio sulle conseguenze che i pesticidi possono avere sugli insetti impollinatori.

Secondo gli studiosi, le sostanze chimiche possono alterare la scelta dei fiori da parte dei bombi,ostacolando la loro capacità di apprendere le competenze necessarie per estrarre nettare e polline.

La ricerca condotta dall’università canadese è la prima a indagare gli effetti dei pesticidi sulla capacità degli insetti impollinatori di alimentarsi da fiori diffusi in natura che hanno forme complesse, come il trifoglio bianco o il ginestrino.

Le api e altri insetti, come ad esempio i bombi, impollinano molte delle colture alimentari più importanti del mondo oltre alle piante selvatiche. Questo, da tempo, ha sollevato una serie di preoccupazioni circa l’impatto che la riduzione del numero di questi insetti potrebbe avere sulla sicurezza alimentare e la biodiversità. E parte della responsabilità della moria delle api, e non solo, è dovuta proprio all’utilizzo di pesticidi.

Nel loro lavoro, gli studiosi si sono concentrati soprattutto sugli effetti causati da un insetticida neonicotinoide, il thiamethoxam. Dai dati raccolti, è emerso che l’esposizione a livelli realistici al neonicotinoide analizzato portava i bombi a raccogliere più polline, ma impiegando più tempo rispetto alle api del gruppo di controllo. Inoltre gli insetti esposti al pesticida sceglievano di nutrirsi da fiori diversi.

Come spiega uno degli autori dello studio, Nigel Raine: “Le api si affidano all’apprendimento per individuare i fiori, monitorare il loro rendimento nutritivo e cercare il modo migliore per estrarre nettare e polline. Se l’esposizione a bassi livelli di pesticida già influisce sull’abilità di imparare, le api possono sviluppare problemi nella raccolta di cibo e nell’apprendimento di metodi di impollinazione” che sono essenziali per i campi, coltivati e non.

Un precedente studio neozelandese ha rilevato che l’esposizione a pesticidi neonicotinoidi (in questo caso clorpirifos) può causare cambiamenti nel cervello, più precisamente nelle aree associate con l’apprendimento e la memoria nelle api.

Lo studio, recentemente pubblicato su Functional Ecology, è stato sostenuto dall’Insect Pollinators Initiative e finanziato congiuntamente dal Consiglio per la Ricerca Scientifica nel settore Biologico e delle Biotecnologie, il Dipartimento per l’Ambiente, l’Alimentazione e gli Affari Rurali, il Consiglio Nazionale per la Ricerca Ambientale, il governo Scozzese e il Wellcome trust.

Fonti:

http://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/natura/2016/03/14/esposizione-a-pesticidi-altera-scelta-api- su-fiori_b76a4283-7c9b-4b92-a66b-8507d7a176cf.html

http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/1365-2435.12644/epdf