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VERTICE MASAF – CORTE DEI CONTI UE SUL BIOLOGICO

VERTICE MASAF – CORTE DEI CONTI UE SUL BIOLOGICO

Il sottosegretario Luigi D’Eramo incontra a Roma Keit Pentus-Rosimannus, membro della Corte dei Conti europea: «Lavoriamo perché Italia resti esempio virtuoso e punto di riferimento in Ue»

Il sottosegretario di Stato al ministero dell’Agricoltura, sovranità alimentare e foreste, Luigi D’Eramo, ha ricevuto lo scorso lunedì 11 settembre al Masaf, subito dopo la fine di Sana, Keit Pentus-Rosimannus, membro della Corte dei Conti europea.

Una nota diffusa dal ministero informa che l’incontro è stato molto positivo e che ha avuto come focus la realtà del settore biologico italiano, l’esempio virtuoso rappresentato dal nostro Paese e le strategie e gli obiettivi che si è posta l’Italia per continuare ad essere un punto di riferimento di questo comparto in Ue.

I temi affrontati

Molti i punti affrontati, dalla crescita della superficie bio che equivale oggi in Italia al 18,7% dell’intera superficie agricola nazionale e che ci proietta a raggiungere il target europeo del 25% già nel 2027, ai recenti provvedimenti approvati per dare piena attuazione alla legge 9 marzo 2022 n.23, alla campagna di comunicazione Masaf, realizzata da Ismea, presentata nei giorni scorsi per favorire il rilancio dei consumi interni. Si è parlato inoltre del Piano d’azione nazionale arrivato alle battute finali e dell’istituzione del marchio biologico italiano, che, ha ricordato il sottosegretario, sarà «una ulteriore garanzia per i consumatori e contribuirà a suggellare la specificità dei prodotti Made in Italy».

Italia come esempio

«Attualmente, oltre che sull’Italia, ci stiamo focalizzando sulla realtà del settore biologico di altri Stati membri quali Romania, Austria e Polonia – ha evidenziato Pentus-Rosimannus -. Siamo qui oggi per approfondire una delle esperienze di maggior successo nel panorama europeo, un esempio che può essere di aiuto anche per altri paesi».

«Stiamo continuando a lavorare – ha affermato il sottosegretario Masaf – per un’agricoltura di qualità e sostenibile caratterizzata da una incredibile biodiversità e da tipicità uniche che possono aiutare a rilanciare e a mantenere vivi interi territori, contrastando anche lo spopolamento delle aree interne». «Tutto questo si traduce in valore economico, maggiore occupazione e aumento del turismo».

UN QUINTO DELL’AGRICOLTURA ITALIANA È BIO

UN QUINTO DELL’AGRICOLTURA ITALIANA È BIO

I dati Sinab presentati da Ismea rivelano che le superfici bio arrivano a sfiorare il 19% della Sau del Belpaese con una crescita nel 2022 del 7,5%. Gli operatori toccano quota 93mila (+8,9%)

Balzo inatteso del biologico italiano nel 2022. A confermarlo sono le anticipazioni del rapporto “Bio in cifre 2023” curato per il Masaf dal Sinab, il Sistema di Informazione Nazionale sull’Agricoltura Biologica e presentate a L’Aquila al convegno Ismea “Appuntamento con il Bio”.

Colpo di coda della vecchia Pac

Risultati per molti versi inattesi, perché si riferiscono a un periodo, l’anno scorso, in cui il bio non ha potuto usufruire del favore concesso dalla Farm to Fork e dalla Pac 2023-2027 a questo metodo di produzione.

Lo conferma Fabio del Bravo di Ismea: «C’è molto più ottimismo – ha detto – sulla possibilità di raggiungere l’obiettivo F2F del 25% delle superfici agricole, che il nostro Paese ha anticipato al 2027». Alcune regioni sono infatti già oltre l’obiettivo, alcune sono vicine, altre tremendamente lontane.

Le superfici coltivate a biologico hanno infatti raggiunto l’anno scorso i 2.349.880 ettari, con un incremento del 7,5% rispetto al 2021, portando l’incidenza della superficie agricola utilizzata (Sau) nazionale al 18,7% (+1,3% sul 2021), che si conferma tra le più elevate nella Ue (nel 2021 eravamo al quinto posto dietro Austria, Estonia, Svezia e Portogallo.

Aumento significativo anche per il numero di operatori biologici che hanno toccato quota 92.799, di cui 82.627 è rappresentato da aziende agricole (+ 8,9% rispetto al 2021).

Sei Regioni già oltre il 25%

A livello regionale, da segnalare l’esplosione del biologico in Toscana, che con 35,8% è diventata la prima regione come incidenza di SAU bio, seguita da Calabria, Sicilia, Marche, Basilicata e Lazio, le prime 6 regioni ad aver superato l’obiettivo del 25% contenuto nelle strategie europee.

Anche la zootecnia bio ha evidenziato valori di crescita importanti: +22,5% per gli alveari, 10,5% per i caprini, 9,7% per gli ovini e 8,2% per i bovini.

La nota critica continua ad essere rappresentata da una domanda interna che, nel 2022, ha registrato un incremento modesto del +0,5% rispetto l’anno precedente. Da segnalare però un calo dei volumi, considerando che l’aumento generalizzato dei prezzi a causa dell’inflazione ha determinato la riduzione della capacità di spesa delle famiglie.

In forte calo (-17,1%) risultano invece le importazioni da Paesi terzi. In particolare cala l’importi di cereali (-22%), colture industriali (-25,9%) e oli e grassi vegetali (-30,7%). Un dato che dimostra l’attualità della necessità di un marchio del bio made in Italy, tra gli obiettivi del Piano d’azione.

Consumi fuori casa sempre più green

Il rallentamento della domanda interna, almeno per i volumi, è però mitigato da due tendenze positive. Da un lato, nei canali on-trade, il guadagno di quote di mercato da parte del discount (+14,2% rispetto al 2021), in grado di dare una risposta all’attenzione di risparmio dei consumatori.

Dall’altro la crescita del bio nel canale off-trade, ovvero bar e ristoranti, con un’incidenza degli esercizi che acquistano almeno un prodotto bio che arriva rispettivamente al 54,5% e 68,4%.

Un colpo di coda del bio che riporta in alto il clima di fiducia delle aziende. Un indice Isma che dopo l’assottigliamento del differenziale rispetto al convenzionale registrato negli ultimi 5 anni, torna a pendere decisamente in favore delle aziende bio.

(box) Bio in cifre

  • 2,35 i milioni di ettari (+ 7,5% sul 2021)
  • 800 gli operatori (+8,9%)
  • 3,7 milioni di € (+0,5%) il giro d’affari
  • 54,5% la quota dei bar con prodotti bio
  • 68,4% quella dei ristoranti
  • -17,1% l’import da Paesi terzi
UNA POLITICA AGRICOLA NAZIONALE MOLTO BIO

UNA POLITICA AGRICOLA NAZIONALE MOLTO BIO

Via al piano strategico nazionale della nuova Pac. Partono anche i primi bandi regionali per l’intervento SRA029 (la nuova misura di superficie in favore del bio). Il punto nel workshop “Le prospettive del biologico nel 2023-2027” organizzato a Roma dalla Rete Rurale nazionale

Al biologico è affidato il pacchetto più cospicuo di sostegni all’interno del piano strategico nazionale della nuova Pac (Psp). «Sono circa il 13% delle risorse». Lo ha ricordato  Paolo Ammassari, Dirigente per la Programmazione dello Sviluppo Rurale del Ministero dell’agricoltura e la sovranità alimentare, nel corso del workshop “Le prospettive del biologico nel 2023-2027” organizzato dalla Rete Rurale nazionale l’11 maggio (clicca per accedere alle relazioni e alla diretta streaming) presso la Domus Australia, in Via Cernaia a Roma.

L’azione delle Regione sarà valutata

«C’è molto biologico nel Psp – ha ribadito Angelo Frascarelli, presidente di Ismea – Le maggiori risorse sono inserite nell’intervento SRA029 dei complementi di Sviluppo rurale anche perché il nostro Paese ha proceduto per il bio alla scelta non banale di trasferire risorse importanti del primo al secondo pilastro».

«Le Regioni – ha ammonito- saranno valutate sulla sfida del green deal di portare il bio al 25% di superficie entro il 2030».

La strategia di sviluppo del settore agricolo delineata dall’Italia nel Piano Strategico della Pac 2023-2027 sposa infatti le indicazioni dell’Unione europea, che collocano l’agricoltura tra gli attori principali della transizione verde. Tra i modelli produttivi sostenibili l’agricoltura biologica è quello che ha maturato una più lunga esperienza e il suo impatto positivo sull’ambiente è ormai universalmente riconosciuto.

Per questo il Psp italiano destina una grande attenzione al biologico come testimoniato dalle ingenti risorse che sono state allocate nel secondo pilastro o alle condizioni di vantaggio che le aziende agricole biologiche possono avere nell’adesione agli ecoschemi.

Interventi da integrare con il piano d’azione

La nuova architettura della politica agricola tracciata dal piano strategico nazionale offre numerose opportunità per le aziende agricole. Occorre però che gli interventi siano integrati in modo coerente con nuovi interventi come il Piano d’azione sul biologico. Al riguardo Pietro Gasparri, Dirigente Agricoltura Biologica e Sistemi di qualità alimentare nazionale e affari generali del Masaf  ha informato che è ormai in fase di completamento una prima bozza che sarà condivisa con la Conferenza Stato-Regioni. Una parte importante è costituita dalla riforma del sistema di controllo coerentemente con il nuovo regolamento Ue. Al proposito il Ministero sta lavorando in stretta relazione con l’Ispettorato centrale Repressione Frodi.

E, in un panorama di crisi generalizzata di consumi (vedi articolo precedente), un altro intervento decisivo del costituendo piano è costituito dalle azioni per garantire l’equilibrio tra offerta e domanda. Capitoli decisivi al riguardo sono costituiti dai biodistretti e dalle azioni di promozione legate la marchio del biologico nazionale.  Nella seconda parte dell’evento sono stati presentati i principali risultati delle attività promosse dalle schede progetto Crea e Ismea sull’agricoltura biologica nel triennio di attività 2020-2023 ed è stato affrontato il tema dell’aggregazione dell’offerta e della distribuzione dei prodotti biologici, con esempi di formule aggregative e distributive per la crescita strutturata del settore biologico.

I BIODISTRETTI FANNO RETE

I BIODISTRETTI FANNO RETE

Firmato a Mondavio, nel Pesarese, da un primo blocco di undici diversi sodalizi territoriali bio, dal Veneto alla Calabria, il protocollo d’intesa per la realizzazione della rete nazionale dei Distretti Biologici. Sara Tomassini (Terre Marchigiane): «Condividere le nostre diverse esperienze crea i presupposti per uno sviluppo veramente sostenibile, valorizzando aree rurali che crescono nel solco del biologico».

I biodistretti crescono e fanno rete. È stato infatti siglato a Mondavio (PU) il protocollo d’intesa per la realizzazione della Rete Nazionale dei Distretti Biologici.

A firmarlo, nella sede del ristorante “La Palomba”, sono stati 11 distretti nazionali sui 32 oggi riconosciuti.

Strumenti per una governance territoriale sostenibile

«I biodistretti– afferma Sara Tomassini, presidente del Distretto Biologico  Terre Marchigiane –, con la loro vocazione per la condivisione e la concertazione, stanno dimostrando di essere degli strumenti veramente efficaci per una governance territoriale sostenibile».

«L’accordo firmato a Mondavio – continua l’imprenditrice – testimonia la volontà di mettere in rete le nostre diverse esperienze per valorizzare aree rurali che crescono nel solco del biologico».

Gli undici pionieri

Assieme al Distretto Bio Terre Marchigiane hanno sottoscritto il protocollo:

  • Fondazione Bio Sardegna,
  • Distretto Casalasco Vadenese (Lombardia),
  • Biodistretto Alto Lazio Terra Viva,
  • Biodistretto dei Colli Euganei (Veneto),
  • Biodistretto Copanello (Calabria) rappresentato dal presidente Giovanni Gatti, titolare dell’azienda Libero Gatti certificata da Suolo e Salute,
  • il coordinamento dei Bio distretti della Toscana: Val di Cecina, Fiesole, Chianti, Calenzano, Montalbano.

Verso progetti condivisi

Sodalizi territoriali che si sono già distinti per la capacità di mettere in campo efficaci azioni in favore dello sviluppo delle filiere bio attraverso proposte turistiche integrata ai paesaggi, all’ambiente e ai prodotti agricoli biologici dei diversi territori. «L’accordo raggiunto – commenta Tomassini-  rappresenta un primo passo molto importante per l’avvio della rete e la condivisione di progetti comuni». «A breve seguiranno altri incontri per allargarci a ulteriori adesioni»

IL SUCCESSO DELLE MASTERCLASS DI VINITALYBIO

IL SUCCESSO DELLE MASTERCLASS DI VINITALYBIO

Vini biologici protagonisti della 55a edizione della kermesse veronese

La Federazione del biologico torna al Salone internazionale dei vini e distillati nell’area dedicata VinitalyBio, dove propone diverse MasterClass con degustazione delle migliori etichette bio.

 

Il vino biologico piace sempre di più. Grande affluenza all’ottava edizione di VinitalyBio, il Salone dedicato al vino biologico certificato che si svolge all’interno di Vinitaly 2023.

Italia leader

L’Italia si conferma tra i leader mondiali nella produzione di vino biologico, un comparto che sta riscuotendo crescente successo sia a livello nazionale che internazionale.

Con 128 mila ettari di vite coltivata con metodo biologico, il nostro Paese detiene il primato per incidenza di superficie vitata bio: il 19% sul totale della viticoltura nazionale. Negli ultimi 10 anni le superfici di vite coltivate a bio sono aumentate di oltre il 145%.

Inoltre, da un’indagine condotta da Nomisma-Wine Monitor risulta che 1 italiano su 2 preferisce il vino biologico per la qualità legata all’attenzione alla sostenibilità ambientale.

I dati sull’export

Il vino bio Made in Italy è particolarmente apprezzato anche all’estero, dove vale il 19% dell’esportazione globale di agroalimentare bio, che in termini assoluti ammonta a 626 milioni di euro di vino bio italiano venduto all’estero nel 2022, +18% rispetto all’anno precedente e una quota sul totale dell’export vitivinicolo italiano dell’8% (dati Nomisma Osservatorio Bio).

Particolarmente affollate, a VinitalyBio, le MasterClass organizzate da FederBio dedicate alle principali regioni produttrici di etichette biologiche di Veneto, Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Marche, Campania ed Emilia Romagna.

L’attenzione all’economia dei territori

«Siamo davvero soddisfatti – mondiale – commenta Maria Grazia Mammuccini, Presidente di FederBio -. per la grandissima partecipazione di pubblico». «Iil vino biologico – continua la presidente si distingue unendo qualità, identità territoriale, e tutela dell’ambiente e della coesione sociale dei territori».

«Il vino bio Made in Italy valorizza le zone di provenienza e premia il lavoro di tanti viticoltori che hanno scelto di produrre in maniera sostenibile a tutela della fertilità del suolo, della biodiversità, contribuendo al contrasto al cambiamento climatico e alla valorizzazione del territorio rurale».

NOMISMA, VALGONO 2 MILIARDI VENDITE BIO ITALIANE IN GIAPPONE

NOMISMA, VALGONO 2 MILIARDI VENDITE BIO ITALIANE IN GIAPPONE

Valide opportunità di crescita per il nostro bio grazie alla reputazione del ade in Italy nel Sol Levante. I dati diffusi in occasione della videoconferenza organizzata nell’ambito del progetto Ita.bio

Valgono due miliardi le vendite di prodotti bio italiani in Giappone. Un paese in cui il biologico è ancora una nicchia, ma ha significative potenzialità di crescita. E questo soprattutto alla luce del fatto che, nel settore, il made in Italy è considerato «al top della qualità per un consumatore nipponico su tre». È quanto emerge dall’analisi di Nomisma per la piattaforma Ita.Bio nel suo primo focus, dedicato al Paese del Sol Levante.

I numeri

I dati sono stati diffusi nel corso di una videoconferenza in diretta streaming in cui la Responsabile Market Intelligence & Business Information Silvia Zucconi e il Responsabile Industria, Retail e Servizi Emanuele Di Faustino di Nomisma hanno presentato lo studio “Dimensioni e posizionamento del biologico italiano sui mercati internazionali: focus Giappone”, da cui emerge che:

  • il mercato del biologico in Giappone è oggi pari a poco più di 2 miliardi di euro, con una crescita media annua post Covid pari a circa al 8-10%;
  • il mercato degli alimenti «naturali» – healthy, naturali, sostenibili e vegetariani/vegani – è invece stimato a circa 6 miliardi euro, suggerendo come il mercato biologico per le sue caratteristiche abbia un enorme potenziale di crescita;
  • la consumer base di prodotti bio in Giappone oggi è ancora limitata ad una quota di acquirenti regolari (18%) e una forte quota di «futuri» acquirenti (i non user sono il 68% della popolazione);
  • Italia top quality nel bio: nel percepito dei consumatori giapponesi, l’Italia si posiziona al terzo posto, dopo Francia e Australia, tra i Paesi che producono i prodotti bio di maggiore qualità;
  • anche il vino presenta enormi opportunità di crescita in ottica futura: oggi solo il 22% degli user consuma difatti vino a marchio bio, una quota destinata a crescere visto che dal 1° ottobre 2022 la certificazione biologica JAS è stata estesa anche alle bevande alcoliche, vino incluso.

I relatori

All’appuntamento, insieme ai relatori di Nomisma, hanno partecipato anche Paolo Carnemolla, Segretario Generale FederBio, Erica Di Giovancarlo, Direttore Ufficio ICE Tokyo, Akiteru Imai, Direttore del Dipartimento Import Bio c’​ Bon Japon, Benedetto Marescotti, Marketing Manager Gruppo Caviro, Giovanni Battista Girolomoni, Presidente Gino Girolomoni Cooperativa Agricola, e Massimo Monti, Amministratore Delegato Alce Nero S.p.a, con la moderazione di Alessandro Piscopiello, Giornalista Edagricole.