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IL BIO CRESCE NEI CONSUMI FUORI CASA

IL BIO CRESCE NEI CONSUMI FUORI CASA

Secondo le indagini Ismea il 50% dei bar e il 70% dei ristoranti propone prodotti certificati

Bio meglio fuori casa che in casa. Mentre i consumi domestici dei prodotti bio segnano per la prima volta una leggera flessione, si scopre, a sorpresa, che nell’ultimo anno oltre il 50% dei bar italiani e quasi il 70% dei ristoranti hanno proposto o impiegato nelle proprie preparazioni culinarie cibi, bevande e materie prime biologiche.

Questo al fine di garantire ai propri clienti una scelta più ampia, servire cibo più salutare e qualificare la propria offerta.

I dati emergono da un’indagine Ismea realizzata in collaborazione con Fipe e Assobio e presentata lo scorso 26 maggio in occasione del convegno “Il biologico nella ristorazione commerciale”.

L’analisi, condotta nei mesi di settembre e ottobre 2022 su un campione rappresentativo di bar e ristoranti nazionali, ha raccolto oltre 2.000 interviste telefoniche ed è – come spiega Fabio Del Bravo, responsabile della direzione servizi per lo sviluppo rurale di Ismea – «La prima di questo genere, che ci ha dato però l’opportunità di allargare il nostro sguardo anche al fuori casa».

«Si tratta di un filone di indagine estremamente interessante, da approfondire periodicamente, perché’ il monitoraggio dell’horeca, anche su aspetti di natura prettamente qualitativa, può fornire, preziosi elementi per orientare le scelte della politica e della filiera».

I dati emersi

Entrando nel dettaglio dell’indagine – presentata da Antonella Giuliano dell’ismea -, dei circa 111 mila bar attivi sul territorio italiano, uno su due ha in parte orientato la propria offerta verso referenze ottenute con metodo biologico, con un’incidenza più elevata nei punti vendita delle città del Centro e Nord Italia e con un numero di addetti superiore a 6.

Mediamente quasi il 20% di alimenti e bevande proposti da questi esercizi è costituito da prodotti bio, con una rappresentatività maggiore per quanto riguarda la frutta, il latte e il vino.

La colazione e l’aperitivo sono stati indicati dagli operatori come le occasioni di consumo più adatte all’inserimento di proposte bio, mentre sul fronte di prezzi, il prodotto biologico viene venduto a quasi il 15% in più rispetto all’omologo convenzionale, a causa dei più alti costi per l’approvvigionamento. dal lato ristorazione.

I dati mostrano un’elevata penetrazione dei prodotti biologici che trovano impiego nei due terzi degli oltre 157 mila ristoranti attivi in Italia.

Percentuali ancora superiori si rilevano al Centro Italia (oltre il 76%) e nel Nord-Ovest (69%), con un progressivo aumento dell’incidenza al crescere del numero degli addetti (dal 60% nei ristoranti con un solo addetto all’81% di quelli con un numero superiore a 49 addetti).

All’interno di questi esercizi, il bio rappresenta oltre il 30% del valore degli acquisti, con punte del 42% nel caso delle verdure e del 34% dell’olio extravergine di oliva.

Differenziale di prezzo al 17%

Anche in questo caso il prodotto bio genera un sovrapprezzo di quasi il 17%, giustificato sempre da un surplus nei costi. contorni e antipasti sono i piatti in cui la presenza di prodotti biologici riesce ad essere più significativa, ma in linea generale, rivelano i ristoratori intervistati, in quasi tutte le portate il biologico riesce ad essere impiegato nel migliore dei modi.

Riguardo alle prospettive dei prossimi due anni, oltre l’80% di ristoranti e quasi la totalità dei bar intervistati dichiara di essere intenzionato a confermare l’attuale politica di acquisto di prodotti bio in termini quantitativi.

Tra i primi il 13,5% potrebbe anche prendere in considerazione, nel lungo periodo, la scelta di diventare un locale esclusivamente biologico, quota che nel caso dei bar si riduce al 6%.

La presentazione dell’indagine è stata l’occasione per dibattere sulle potenzialità e le opportunità offerte dalla ristorazione per lo sviluppo dell’agricoltura biologica, obiettivo fissato dalle politiche europee e nazionali, e della necessaria crescita dei consumi per dare sbocco alle produzioni.

L’agenzia Agrapress ha riportato gli interventi di Pietro Gasparri (masaf), Roberto Zanoni (assobio), Michele Manelli (Salcheto srl), Massimo Lorenzoni (Biotobio srl), Daniela Gazzini (Vivi Bistrot), Luciano Sbraga (Fipe-Confcommercio), Maria Grazia Mammuccini (Federbio).

Un marketing più creativo

È emersa l’esigenza di comunicare al pubblico in modo nuovo il mondo biologico, con idee più creative e veicolate utilizzando molto i social.

Canali di comunicazione devono essere creati anche per informare e formare il mondo della ristorazione, oltre che per ricevere informazioni su gusti e tendenze dei consumatori. inoltre, occorre potenziare la distribuzione per rendere disponibili con continuità i prodotti bio, al fine di migliorare l’offerta della ristorazione, specie per quanto riguarda le carni, ma anche creare alleanze e un’interprofessione che dibatta i temi e presenti le istanze dell’intera filiera ai decisori.

Da parte sua, la ristorazione può svolgere un ruolo attivo nella creazione di tendenze di consumo fuori casa che possono poi trasferirsi nelle abitudini di consumo domestiche.

La presentazione dell’indagine ismea è stato uno dei numerosi appuntamenti del calendario de “La settimana del bio”, prima edizione di un’iniziativa annuale promossa da Assobio che, con finalità di valorizzazione e informazione sul biologico, coinvolge produttori, gdo e le altre associazioni del comparto.

L’ORGANIC FOOD CONFERENCE RIACCENDE IL FARO DEL BIO

L’ORGANIC FOOD CONFERENCE RIACCENDE IL FARO DEL BIO

Suolo e Salute partner dell’evento internazionale organizzato a San Sepolcro da Ifoam Organics Europe e che ha messo al centro le sfide del bio in un mondo che cambia e che è sempre più assediato dalla crescita dilagante del greenwashing

Il faro del bio indica la strada della sostenibilità nel mare tempestoso del greenwashing. L’Organic Food Conference (#OFC2023) ne ha amplificato la luce. “Le sfide di un mondo che cambia” era il tema del summit del Bio europeo organizzato da Ifoam Organics Europe a San Sepolcro (Ar) gli scorsi 22 e 23 maggio. Un evento di successo, con una partecipazione variegata, costituita da aziende del bio, rappresentanti istituzionali, ricercatori e studenti di scienze e tecnologie agroalimentari, media e semplici appassionati. Sotto i riflettori alcuni dei temi caldi del settore biologico, affrontati con relatori di alto livello.

Tempi duri che richiedono impegni forti

La prima giornata, organizzata con la sponsorship di Suolo e Salute, ha messo al centro il tema delle sfide di sostenibilità poste dalla strategia Farm to Fork dell’Ue.  I lavori sono stati aperti dal presidente di Ifoam Organics Europe, Jan Plagge, che ha espresso vicinanza alle popolazioni dell’Emilia-Romagna colpite dall’alluvione, sottolineando quali rischi giungono dal trascurare l’ambiente e la sostenibilità. L’appassionato intervento del Cav. Valentino Mercati, fondatore di Aboca, azienda leader nel settore delle officinali bio ha esortato le imprese a lavorare per sostenere – non sabotare – la vita attraverso scelte come quelle della conversione al biologico. All’evento ha partecipato Alessandro D’Elia, direttore generale di Suolo e Salute, in rappresentanza dell’Organismo di controllo e certificazione.

Il dibattito, moderato da Eduardo Cuoco di Ifoam Organics, ha messo in luce come il settore stia affrontando tempi difficili. «L’intero sistema agroalimentare cerca di cavalcare il treno della sostenibilità». «Come pioniere, il biologico dovrà sforzarsi di migliorare alzando l’asticella della produzione biologica e non accontentarsi di standard minimi».

Sul calo dei consumi nel bio è intervenuto il presidente Ismea, Angelo Frascarelli. «L’Italia ha fatto una scelta politica importante – ha detto – ovvero quella di far crescere la superficie bio puntando al 30% entro il 2030».

«Una scelta impegnativa, coraggiosa ma pericolosa perché se aumenta l’offerta, ma cala la domanda. Ora rischia di essere vittima del suo successo».

Migliorare la comunicazione

Tra le contromisure proposte quella di legare maggiormente l’immagine del bio alla sostenibilità, per emergere da quella che ormai è diventata la “giungla verde” del greenwashing . «Il biologico dovrebbe proporsi come strumento chiave per i modelli di business e soddisfare le esigenze di un consumatore sempre più sensibile a questi temi».

La contabilizzazione dei vantaggi in termini di servizi ecosistemici della produzione agricola pende in maniera significativa in favore del bio. Tra le soluzioni proposte quella quindi di esplicitare nei prezzi dei prodotti questo divario per comunicare la sostenibilità ai consumatori e bilanciare quello che oggi appare un divario di prezzo rispetto ai prodotti convenzionali che penalizza il bio.

«In più occorre mettere in evidenza che il settore biologico produce in un mondo inquinato, e non tutti i possibili percorsi di contaminazione sono stati ancora adeguatamente studiati». «Ma con una buona conoscenza dei rischi, orientamenti per i produttori biologici e misure di controllo proporzionate, il settore può combattere le frodi e continuare a produrre prodotti biologici sani».

Investimenti strategici e più coerenza

La seconda giornata, in collaborazione con Assobio, ha condiviso gli obiettivi del programma Being organic che spinge a promuovere nel Vecchio Continente un livello di consumo in armonia con l‘obiettivo di triplicare la superficie bio europea entro il 2030. Nel primo focus, moderato da Roberto Pinton, membro del board di Ifoam Organics Europe, Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio ha chiesto scelte coerenti da parte degli Stati membri per raggiungere gli obiettivi del Green Deal del 25% di superficie agraria bio e della riduzione del 50% degli agrofarmaci entro il 2030. «Occorrono – ha detto- investimenti strategici su ricerca e innovazione e una comunicazione integrata per diffondere i valori del bio tra i consumatori». «E soprattutto più coerenza per affrontare un tema sfidante come quello degli usi sostenibili dei mezzi tecnici in agricoltura posto dal dibattuto regolamento sui fitofarmaci».

«La comunicazione del bio è sfidante – ha commentato invece Sarah Compson di Ifoam Organics Europe nel secondo panel “Organic for all ages”». «Per comunicare meglio il cibo bio -ha aggiunto- occorre puntare di più sulle emozioni che procura, sulle ragioni del cuore, con una comunicazione che, oltre ad essere chiara, coerente e credibile sia contagiosa».

 

ACCRESCI LE TUE COMPETENZE BIO!

ACCRESCI LE TUE COMPETENZE BIO!

Iscriviti al corso di formazione online sulle tecniche di base in agricoltura biologica di Assocertbio. Investi 43 ore dal 7 giugno al 27 luglio per soddisfare la tua sete di conoscenze

Il convenzionale punta sugli input tecnici, il bio sulle competenze tecniche. La formazione continua è basilare in questo metodo di produzione e per soddisfare la sete di conoscenza di produttori, tecnici o semplici appassionati Assocertbio organizza il Corso di formazione online sulle tecniche di base in agricoltura biologica che si terrà dal 07 giugno al 27 luglio (per un totale di 43 ore). Si tratta di un’occasione unica per conoscere le tecniche agronomiche, di allevamento e di trasformazione previsti dal metodo bio seguendo le lezioni tenute da diversi esperti del settore.

I requisiti

 

Per partecipare al Corso è necessario essere in possesso di uno dei seguenti titolo di studio:

  • diploma di laurea o di scuola secondaria di secondo grado in scienze agrarie,
  • scienze e tecnologie alimentari, medicina veterinaria, biologia, acquacoltura e igiene delle produzioni ittiche,
  • scienze delle produzioni animali, diploma di perito agrario, agrotecnico, alimentarista ed equipollenti.

 

Le iscrizioni sono ancora aperte. Per ulteriori informazioni al link presente in locandina o sul portale di Assocertbio alla pagina seguente https://www.assocertbio.it/index.php/news/attivita-associazione/132-aperte-le-iscrizioni-al-corso-di-formazione-online-sulle-tecniche-di-base-in-agricoltura-biologica

 

 

I PROGRESSI EUROPEI NELLO SVILUPPO SOSTENIBILE

I PROGRESSI EUROPEI NELLO SVILUPPO SOSTENIBILE

Il resoconto di Eurostat sui progressi del Vecchio Continente  riguardo ai 17 obiettivi del millennio tracciati dall’Onu. Gentiloni (Commissario all’economia): «Ulteriori grandi progressi sono attesi con la progressiva implementazione del Green deal da parte degli Stati membri e dall’obiettivo del 25% di Sau bio»

Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione europea, ha pubblicato il documento “Sustainable development in the European Union – Monitoring report on progress towards the Sdgs in the Eu context, 2023 edition” (Sviluppo sostenibile nell’Unione europea – relazione di monitoraggio sui progressi verso gli Sdgs nel contesto dell’Ue, edizione 2023).

I 17 Millennium Goals

Il rapporto fornisce una panoramica statistica dei progressi verso i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (Sdgs) nell’Ue, evidenziando che negli ultimi cinque anni «l’Unione europea ha compiuto progressi nella maggior parte degli obiettivi, in linea con le priorità della Commissione in settori chiave come il Green deal (patto verde per l’Europa), l’ottavo programma d’azione per l’ambiente e il piano d’azione sul quadro europeo dei diritti sociali».

Il vecchio continente avrebbe compiuto forti progressi su molti obiettivi socio-economici, mentre si prevedono ulteriori miglioramenti in campo ambientale, man mano che gli stati membri attuano gli ambiziosi obiettivi del Green deal, tra cui quello di arrivare al 25% di agricoltura bio.

«Per la prima volta – rileva Eurostat -, il rapporto analizza l’impatto a breve termine delle crisi attuali sugli Sdgs. Tra queste, la crisi energetica nel contesto della guerra della Russia contro l’Ucraina e le scosse della pandemia».

Le attese riguardo al Green deal

A tale proposito, il commissario all’economia Paolo Gentiloni ha dichiarato che «l’economia europea ha dimostrato una notevole capacità di recupero dopo la crisi degli ultimi tre anni». «Tuttavia, dobbiamo continuare ad affrontare le sfide strutturali, confermando il nostro impegno per la transizione ecologica e digitale». «Gli obiettivi di sviluppo sostenibile restano la nostra bussola in questi sforzi collettivi. Il rapporto fornisce dati affidabili che ci permettono di monitorare i progressi verso i nostri obiettivi a medio termine».

 

 

SUL MERCATO DEL BIOLOGICO IL NODO DELLA STRETTA INFLATTIVA

SUL MERCATO DEL BIOLOGICO IL NODO DELLA STRETTA INFLATTIVA

Gli acquisti alimentari bio segnano il passo registrando solo un +0,5% nel 2022. Lo rileva il Report annuale di Ismea. Così cala a 3,6 la quota bio ogni 100 euro di spesa degli italiani (era il 3,9 nel 2021 ). Referenze zootecniche in controtendenza

Gli acquisti dei prodotti alimentari biologici segnano il passo nel 2022, spuntando una crescita dello 0,5%, inferiore alle aspettative soprattutto in un contesto fortemente inflattivo dove la crescita dei prezzi è stata del 9,1%. È quanto rileva Ismea nel report “Biologico: gli acquisti alimentari delle famiglie(clicca per scaricare il rapporto), dopo aver ceduto il 4,6% nel 2021.

«È la prima volta – evidenzia Ismea – che il biologico diverge in negativo dall’andamento complessivo del settore, con la spesa complessiva dell’agroalimentare salita del 6,4%». Per effetto di queste dinamiche, segnala il report, si riduce l’incidenza del biologico sul totale della spesa agroalimentare: con 3,66 miliardi di fatturato nel canale domestico nel 2022, il peso del bio scende al 3,6% contro il 3,9% del 2021.

Dieta vegana addio

L’analisi per categorie evidenzia ancora una crescita delle vendite nei comparti zootecnici, con carni (+3,7%), salumi (+3,6%), latte e derivati (+5,3%), ittico (+3,1%). Al contrario, cedono i comparti più rappresentativi come frutta (-2%), ortaggi (-0,8%) pasta e derivati dei cereali (-3,4%), in controtendenza rispetto all’andamento delle omologhe categorie convenzionali.

Cala anche il vino

Frena del 3,7% anche il vino bio, in un contesto di generale contrazione della Gdo (-1,6%). Quanto alla distribuzione geografica degli acquisti, oltre il 60% delle vendite bio sono concentrate nel Nord, anche se i segnali più incoraggianti si registrano nell’Italia centrale (+2,8%). In riferimento ai canali di acquisto, il supermercato resta sul podio anche se con fatturati in leggero calo (-0,2%); cresce il discount con vendite pari a 300 milioni di euro (+16%). Continuano a perdere i negozi specializzati con vendite di 55 milioni e uno share in calo dal 25 % del 2021 al 23% del 2022.

UNA POLITICA AGRICOLA NAZIONALE MOLTO BIO

UNA POLITICA AGRICOLA NAZIONALE MOLTO BIO

Via al piano strategico nazionale della nuova Pac. Partono anche i primi bandi regionali per l’intervento SRA029 (la nuova misura di superficie in favore del bio). Il punto nel workshop “Le prospettive del biologico nel 2023-2027” organizzato a Roma dalla Rete Rurale nazionale

Al biologico è affidato il pacchetto più cospicuo di sostegni all’interno del piano strategico nazionale della nuova Pac (Psp). «Sono circa il 13% delle risorse». Lo ha ricordato  Paolo Ammassari, Dirigente per la Programmazione dello Sviluppo Rurale del Ministero dell’agricoltura e la sovranità alimentare, nel corso del workshop “Le prospettive del biologico nel 2023-2027” organizzato dalla Rete Rurale nazionale l’11 maggio (clicca per accedere alle relazioni e alla diretta streaming) presso la Domus Australia, in Via Cernaia a Roma.

L’azione delle Regione sarà valutata

«C’è molto biologico nel Psp – ha ribadito Angelo Frascarelli, presidente di Ismea – Le maggiori risorse sono inserite nell’intervento SRA029 dei complementi di Sviluppo rurale anche perché il nostro Paese ha proceduto per il bio alla scelta non banale di trasferire risorse importanti del primo al secondo pilastro».

«Le Regioni – ha ammonito- saranno valutate sulla sfida del green deal di portare il bio al 25% di superficie entro il 2030».

La strategia di sviluppo del settore agricolo delineata dall’Italia nel Piano Strategico della Pac 2023-2027 sposa infatti le indicazioni dell’Unione europea, che collocano l’agricoltura tra gli attori principali della transizione verde. Tra i modelli produttivi sostenibili l’agricoltura biologica è quello che ha maturato una più lunga esperienza e il suo impatto positivo sull’ambiente è ormai universalmente riconosciuto.

Per questo il Psp italiano destina una grande attenzione al biologico come testimoniato dalle ingenti risorse che sono state allocate nel secondo pilastro o alle condizioni di vantaggio che le aziende agricole biologiche possono avere nell’adesione agli ecoschemi.

Interventi da integrare con il piano d’azione

La nuova architettura della politica agricola tracciata dal piano strategico nazionale offre numerose opportunità per le aziende agricole. Occorre però che gli interventi siano integrati in modo coerente con nuovi interventi come il Piano d’azione sul biologico. Al riguardo Pietro Gasparri, Dirigente Agricoltura Biologica e Sistemi di qualità alimentare nazionale e affari generali del Masaf  ha informato che è ormai in fase di completamento una prima bozza che sarà condivisa con la Conferenza Stato-Regioni. Una parte importante è costituita dalla riforma del sistema di controllo coerentemente con il nuovo regolamento Ue. Al proposito il Ministero sta lavorando in stretta relazione con l’Ispettorato centrale Repressione Frodi.

E, in un panorama di crisi generalizzata di consumi (vedi articolo precedente), un altro intervento decisivo del costituendo piano è costituito dalle azioni per garantire l’equilibrio tra offerta e domanda. Capitoli decisivi al riguardo sono costituiti dai biodistretti e dalle azioni di promozione legate la marchio del biologico nazionale.  Nella seconda parte dell’evento sono stati presentati i principali risultati delle attività promosse dalle schede progetto Crea e Ismea sull’agricoltura biologica nel triennio di attività 2020-2023 ed è stato affrontato il tema dell’aggregazione dell’offerta e della distribuzione dei prodotti biologici, con esempi di formule aggregative e distributive per la crescita strutturata del settore biologico.