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De Castro: la qualità è l’unico orizzonte possibile per l’agricoltura europea

In occasione della sua visita ad Atene per la cerimonia di registrazione dei prodotti greci Dop e Igp, il presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo Paolo De Castro ha ribadito che il concetto di qualità, “se inteso nel senso di differenza, è la storia e la natura stessa dell’agricoltura europea”, e che è la qualità “ il nostro futuro, l’unico futuro immaginabile per l’agricoltura europea”.
Una ricchezza che, secondo De Castro, per essere sfruttata appieno richiede di essere valorizzata “ con interventi organizzativi e strutturali. La qualità deve essere guida aggregante della produzione, dell’organizzazione e della promozione dei prodotti agricoli su scala globale”.
Con l’occasione, il presidente Comagri ha ricordato anche gli appuntamenti più importanti dei prossimi mesi.In primis, la Commissione Agricoltura e il Parlamento Europeo tutto “vigileranno affinché nella stesura degli atti delegati applicativi della Pac sia rispettato l’accordo politico che Consiglio e Parlamento hanno raggiunto lo scorso anno”.  Prossimamente verrà affrontata anche la proposta della Commissione europea di regolamento della commercializzazione di sementi e piante da propagazione che, sono ancora parole di De Castro, è stata ricevuta “con profondo malessere dalla Commissione Agricoltura del Parlamento europeo, che ha presentato oltre 1.000 emendamenti tra i quali spicca anche la richiesta di rigetto totale”.
“Gli ultimi sei mesi di legislatura saranno fondamentali per l’agricoltura europea dei prossimi anni, periodo in cui proprio i paesi mediterranei giocheranno un ruolo fondamentale con la Presidenza dell’Unione affidata alla Grecia e poi all’Italia. Un’occasione importantissima per la politica agricola”, ha concluso il presidente Comagri.
Fonte:europarlamento24.eu

De Castro ai Georgofili parla dell’agricoltura italiana

Il Presidente Comagri Paolo De Castro ha tenuto nella giornata di lunedì scorso 17 gennaio una lettura presso l’Accademia dei Georgofili sul tema “Dopo la riforma della PAC, l’agricoltura sarà al centro della ripresa?”
Secondo De Castro, stiamo vivendo un “un momento cruciale”, per il sistema agroindustriale italiano, “stretto tra una crisi economica interna e un contesto internazionale in forte sviluppo, sia per quanto riguarda la pressione competitiva delle imprese concorrenti che per la forte crescita dei consumi alimentari delle popolazioni straniere”.
Ma con un valore pari a circa 120 miliardi di euro, che costituisce circa l’8,7% dell’intero PIL nazionale, la filiera alimentare è, sostiene De Castro, “un vero e proprio asset per l’Italia”. Purtroppo, per il presidente della Commissione agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento Europeo, “ all’interno della filiera, l’anello più debole è rappresentato dall’agricoltura”.
All’origine del problema, sostiene De Castro diversi fattori, principalmente di ordine strutturale: “la forte polverizzazione che contraddistingue l’agricoltura italiana, associata ad una scarsa concentrazione ed organizzazione produttiva e commerciale, riducono il potere contrattuale degli agricoltori all’interno della filiera e nei confronti dei diretti interlocutori (industria e distribuzione). Un confronto con i competitor europei permette di capire quale sia la reale distanza tra il tessuto produttivo agricolo italiano e quello di Francia, Germania, Regno Unito e Spagna. il valore medio della produzione italiana (26.000 euro) è, infatti, poco più della metà del valore spagnolo (40.000 euro) e sensibilmente inferiore a quello di Regno Unito, Francia e Germania. gli effetti di questi punti di debolezza della nostra agricoltura sono facilmente riscontrabili nell’andamento del reddito delle imprese agricole”, ha sottolineato De Castro.
Uno dei pardossi è che, anche in anni di prezzi alimentari in crescita, “”l’Italia presenta un trend decrescente del reddito agricolo”. Discorso analogo, pur con qualche distinguo, quello che De Castro applica anche alla realtà delle imprese alimentari italiane, “sottodimensionate rispetto alle aziende europee, sia in termini di valore della produzione che di numero di occupati per impresa”, cosa che secondo De Castro costituisce “un limite evidente nella capacità di internazionalizzazione dell’industria alimentare italiana. Si pensi infatti che, pur a fronte di una crescita nelle esportazioni di quasi il 70% in dieci anni (nel 2012 il valore dell’export alimentare italiano si è avvicinato ai 32 miliardi di euro), la propensione all’export della nostra industria alimentare è inferiore a quella dei nostri principali competitor europei”.
In conclusione, un riferimento all’approvazione definitiva della nuova PAC, che pone il sistema agirolo europeo a sette anni di programmazione (fino al 2020) “con nuove risorse e nuovi strumenti per affrontare le numerose e molteplici sfide che attendono le imprese e che derivano da uno scenario mondiale radicalmente cambiato e in continua evoluzione”. Secondo il Presidente dell’Accademia dei Georgofili Franco Scaramuzzi, intervenuto al termine della lettura di De Castro, “l’Italia dovrà utilizzare gli aiuti soprattutto per riorganizzare la propria agricoltura in modo da sfruttarne tutte le sue potenzialità e soprattutto per ridistribuire equamente i redditi all’interno della filiera”.
Fonte: Agrapress

A Berlino 30.000 persone per difendere il mondo agricolo contro l’agroindustria

Il mondo dell’agricoltura si è fatto sentire scendendo in piazza a Berlino in concomitanza con la “Grune Woche”, la più importante fiera agraria mondiale, per chiedere all’Unione Europea che i fondi vengano utilizzati per sostenere e incentivare i piccoli agricoltori e i produttori di cibo biologico anziché le lobby agroindustriali. Oltre trentamila, secondo gli organizzatori, le persone che si sono riunite nella capitale tedesca chiedendo un’agricoltura OGM-free, che premi la qualità e si opponga al modello agricolo industriale delle multinazionali. Tra i partecipanti, anche il fondatore di Slow Food Carlo Petrini che è intervenuto nel corso della manifestazione prendendo la parola e rinnovando la richiesta del mondo agricolo di sostegno e tutela della qualità in opposizione al modello agroindustriale.
Fonte: Agrapress

Coldiretti: gli italiani continuano a non volere gli OGM

Secondo quanto rilevato da un’indagine IPR Marketing e ripresa da Coldiretti, gli italiani confermano nettamente la loro contrarietà agli OGM. Il 76% del campione intervistato si oppone infatti all’utilizzo di organismi geneticamente modificati in agricoltura dove, secondo quanto si apprende da un comunicato Coldiretti, “si è giustamente fatta la lungimirante scelta di non coltivare biotech”.
Il comunicato all’indomani dell’approvazione a larga maggioranza da parte del Parlamento Europeo della risoluzione che impedisce l’immissione sul mercato per la coltivazione della pannocchia “Pioneer 1507”, a causa del suo polline resistente agli insetti che “potrebbe danneggiare farfalle e falene”.
“Spetta ora alla commissione europea – continua la Coldiretti – prendere atto della richiesta dell’assemblea di Strasburgo di “non proporre o rinnovare le autorizzazioni di qualsiasi varietà OGM fino a quando non siano stati migliorati i metodi di valutazione del rischio”. “Si tratta di un orientamento importante che – ripropone con forza il problema della contaminazione provocata da alcune semine di mais OGM illegittimamente realizzate nella regione Friuli Venezia Giulia contro la disciplina nazionale di divieto di fronte alla quale si assiste ad una preoccupante assenza delle istituzioni regionali nella difesa dell’agricoltura e dell’ambiente del territorio”. “Gli organismi geneticamente modificati (OGM) in agricoltura – conclude il comunicato – non pongono solo seri problemi di sicurezza ambientale e alimentare, ma soprattutto perseguono un modello di sviluppo che è il grande alleato dell’omologazione e il grande nemico della tipicità, della distintività’ e del Made in Italy”.
Fonte: Coldiretti

Il DM n.15692: non conformità del bio

Il DM n.15692 del 20 dicembre 2013 riporta le “Disposizioni per l’adozione di un elenco di “non conformità” riguardanti la qualificazione biologica dei prodotti e le corrispondenti misure che gli Organismi di Controllo devono applicare agli operatori ai sensi del Reg. (CE) n. 889/2008 modificato da ultimo dal Regolamento di esecuzione (UE) n. 392/2013 della Commissione del 29 aprile 2013”.Il decreto riporta una serie di definizioni rispetto al mancato rispetto delle disposizioni previste dalla normativa europea, nazionale e regionale in materia di agricoltura biologica, nonché i relativi compiti che l’Organismo di Controllo è tenuto ad assumere in tali frangenti.
Nello specifico, il DM riporta le definizioni qui riassunte:
Non conformità: mancato rispetto delle disposizioni normative. Le non conformità a loro volta sono distinte in:
inosservanza: inadempienza lieve che non compromette la conformità della produzione, per le quali è prevista da parte dell’Organismo di Controllo di riferimento l’applicazione di una diffida. Il DM specifica inoltre le modalità di trattamento di tale non conformità.
irregolarità: inadempienza che invece compromette la qualificazione dei prodotti, senza tuttavia incidere sulla conformità del processo di produzione. Tale non conformità prevede, al contrario dell’inosservanza, la soppressione delle indicazioni biologiche, ovverosia il divieto, da parte dell’operatore, di riportare nell’etichettatura e nel prodotto indicazioni riferite al metodo di produzione biologica. Anche in questo caso, il DM specifica le modalità di gestione della non conformità da parte dell’OdC.
infrazione: inadempienza sostanziale che compromette la conformità del processo di produzione e che pertanto determina una variazione dello status aziendale e/o di conformità dei prodotti e/o di affidabilità dell’operatore. In conseguenza di un’infrazione, è prevista da parte dell’OdC la procedura di sospensione della certificazione (riguardante una o più attività, una o più attività produttive o l’intera azienda a seconda dei casi) o ll’esclusione dell’operatore dal sistema di controllo. In quest’ultimo caso, l’OdC è tenuto a ritirare il documento giustificativo e ad avviare la procedura di cancellazione dall’elenco degli operatori biologici. L’esclusione può comportare anche la soppressione delle indicazioni di prodotti già immessi sul mercato. L’operatore può aderire nuovamente al sistema di controllo solo previa rimozione della non conformità all’origine della soppressione.
Il DM illustra anche le modalità di ritorno in conversione, modalità e termini di gestione della non conformità, aree di non conformità e relative misure che l’OdC è tenuto ad adottare, nonché le modalità di comunicazione delle non conformità. Il Decreto specifica altresì l’obbligo da parte dell’OdC di prevedere la soppressione cautelativa nei casi di non conformità e le misure da adottare in caso di mancato adempimento e reiterazione.
Il testo completo del DM è disponibile a questo link.

Fonte: Sinab

Export bio in Corea del Sud ora più difficile

E’ entrata in vigore dal 1 gennaio 2014 in Corea del Sud la nuova normativa in materia, di agricoltura biologica. Si tratta di un insieme di disposizioni che il governo ha deciso di adottare malgrado le forti pressioni provenienti sia dall’UE che da altri Paesi interessati, a cominciare dagli Stati Uniti. La normativa, più stringente della precedente, prevede che con decorrenza 1 gennaio 2014 non potranno più essere esportati in Corea con l’etichetta “biologico” i prodotti di aziende non certificate secondo gli standard coreani. Poiché’ al momento sono solo due (l’olandese Control Union e la francese Eco-cert) gli enti europei riconosciuti dalle Autorità coreane anche sotto il nuovo regime, e quindi autorizzati a fornire tale certificazione, l’export italiano (oltre che di altri Paesi UE) di prodotti biologici verso la Corea rischia di subire un pesante contraccolpo. Lo stesso Ministro dell’agricoltura coreano tuttavia ha ribadito in proposito l’auspicio di un rapido avanzamento dei negoziati per un accordo di reciproca equivalenza, al fine di superare l’attuale impasse. Per queste ragioni, gli operatori italiani del comparto agricolo biologico possano decidere se adeguarsi al nuovo regime, oppure attendere la conclusione dei negoziati per un accordo di equivalenza, negoziati che tuttavia, allo stato attuale delle informazioni in possesso del Mipaaf e degli Organismi di controllo, potrebbero richiedere molti mesi.
Fonte: Mipaaf