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Aumento della coltivazione di canapa in Italia

Aumento della coltivazione di canapa in Italia

È boom di coltivazione di canapa (cannabis sativa) in Italia.

Questo quanto emerso durante la presentazione, al Forum internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione di Cernobbio, del primo studio sulle potenzialità economiche e occupazionali della coltivazione,  trasformazione e distribuzione della cannabis indica ad uso terapeutico in Italia.

La canapa, sottolinea anche Coldiretti, sta prepotentemente tornando nelle campagne: nel 2014 è stato registrato un aumento del 150% dei terreni coltivati a scopo tessile, edile, cosmetico ecc.

Durante quest’anno, sono raddoppiate le aziende agricole coinvolte nella semina di canapa e gli ettari coltivati in Italia sono passati da circa 400 del 2013, a 1000 del 2014. Le regioni interessate sono diverse: dalla Puglia al Piemonte, dal Veneto alla Basilicata, fino a toccare Friuli, Sicilia e Sardegna.

Secondo Coldiretti, è un vero e proprio boom “spinto dalle molteplici opportunità di mercato che offre questa coltivazione particolarmente versatile e dalla quale si ottengono dai tessuti ai materiali edili, ma anche olio, vernici, saponi, cere, cosmetici, detersivi, carta o imballaggi”.

Si tratta di un ritorno a un tipo di coltivazione che fino agli anni ’40 era più che diffusa in Italia, se si considera che il nostro Paese era il secondo maggior produttore di canapa al mondo, al primo posto, però, per ciò che riguardava la qualità.

Il declino si è avuto con l’imposizione sul mercato delle fibre sintetiche e con la campagna internazionale contro gli stupefacenti che ha demonizzato l’utilizzo e la coltivazione di questa pianta.

Oggi, invece, le istituzioni sono consapevoli dell’esigenza di creare un quadro legislativo meno rigido, che possa valorizzare le caratteristiche distintive della canapa italiana: in Parlamento sono state presentate ben tre proposte di legge.

Canapa quindi come nuove opportunità di sviluppo agricolo, volto a risollevare il settore.

Nel nostro Paese, in questi termini, sono diversi i progetti avviati e che sfruttano le diverse proprietà della canapa.

Una, tra le più importanti, è la capacità di assorbire gli agenti inquinanti e i metalli pesanti presenti nel terreno. In tal senso, infatti, la coltivazione di questa pianta potrebbe essere utilizzata per la riqualificazione, economica e del tutto naturale, di zone altamente inquinate, così come già avviene nella provincia di Taranto.

Non solo. Questa pianta, infatti, può essere trasformata in materia prima da adoperare in diversi settori che vanno dalla cosmesi naturale e biologica, al settore tessile, fino ad arrivare alla bioedilizia.

Nuove opportunità di lavoro quindi, per raggiungere reddito e occupazione nel rispetto dell’ambiente, permettendo di rimanere e lavorare nella propria terra.

“Accettazione e valore dei fertilizzanti riciclati nell’agricoltura biologica”: incontro a Bruxelles

“Accettazione e valore dei fertilizzanti riciclati nell’agricoltura biologica”: incontro a Bruxelles

Il 12 dicembre 2017 l’IFOAM UE, insieme alla piattaforma europea per il fosforo sostenibile (ESPP), terrà una riunione a Bruxelles rivolta a tutti gli interessati del settore il cui argomento è “Accettazione e valore dei fertilizzanti riciclati nell’agricoltura biologica”.

Diversi gli argomenti che saranno affrontati durante il workshop: la necessità di input di fosforo in agricoltura biologica, la coerenza ecologica dell’utilizzo di sostanze nutritive di riciclaggio nell’agricoltura biologica e l’accettabilità, per il movimento dell’agricoltura biologica, distributori di alimenti biologici e consumatori,  di diversi materiali secondari e prodotti riciclati.

Proposte di relatori, invitati o contributi sono benvenuti, così come poster, i cui titoli devono essere indicati al momento della  registrazione.

I dettagli del programma e della sede verranno inviati in seguito, in prossimità della data dell’evento, direttamente da ESPP.

Per partecipare, è possibile registrarsi QUI

Se si desidera presentare un contributo o un poster, si prega di contattare info@phosphorusplatform.eu

Fonte 

Biofach 2018 : la Fiera mondiale per alimenti biologici

Biofach 2018 : la Fiera mondiale per alimenti biologici

Il commercio biologico si riunisce a Norimberga dal 14 al 17 febbraio 2018 presso la fiera leader mondiale per alimenti biologici,  il Biofach.

Il biologico è più di un’etichetta o di una certificazione: il biologico è sinonimo di qualità e convinzione – per l’uso responsabile delle risorse naturali. BIOFACH nel Centro Esposizioni Norimberga è il luogo in cui le persone condividono il loro interesse appassionato per il cibo biologico, conoscersi e scambiarsi opinioni, e questo dal 1990.

A BIOFACH 2018 sono attesi 2.950 espositori e oltre 50.000 visitatori (inclusa VIVANESS ) del settore biologico nazionale e internazionale. L’occasione perfetta per visitare professionisti per incontrare produttori biologici del mercato biologico e lasciarsi ispirare dalle ultime tendenze del settore. gico e lasciarsi ispirare dalle ultime tendenze del settore.

Nuova PAC: la nuova Comunicazione di Bruxelles non piace al mondo bio

Nuova PAC: la nuova Comunicazione di Bruxelles non piace al mondo bio

La Commissione Europea ha pubblicato una Comunicazione sulla nuova PAC 2020, sottolineando alcune delle priorità emerse durante la consultazione pubblica di 3 mesi. Una consultazione che ha visto la partecipazione di circa 320mila soggetti, singoli e associati, desiderosi di dire la propria sulla riforma.

Il dibattito entrerà nel vivo a partire dalla metà del 2018, quando gli obiettivi enunciati nella Comunicazione troveranno forma in proposte legislative. Ma la lettura del documento è importante per comprendere la direzione indicata da Bruxelles.

Una direzione che alcune associazioni di settore sembrano giudicare, per ora, troppo timida. Sul dibattito, inoltre, si abbatte la tegola Brexit che potrebbe vedere ridurre sensibilmente il budget impiegato per la nuova PAC, con ripercussioni importanti anche per l’Italia.

Facciamo il punto della situazione.

Nuova PAC, la Comunicazione della Commissione

Regole più semplici e un approccio più flessibile”, così la Commissione Europea in un comunicato diffuso due giorni fa descrive la nuova PAC, che dovrebbe entrare in vigore a partire dal 2020.

La Comunicazione prende il nome di “Il Futuro del Cibo e dell’Agricoltura: per una Politica Agricola Comune flessibile, giusta e sostenibile”. Nel documento vengono delineate le idee cardine intorno a cui ruota la nuova PAC comunitaria, tenendo conto delle risposte pervenute durante la consultazione pubblica lanciata a febbraio.

La struttura della PAC dovrebbe rimanere invariata, imperniata com’è sui due pilastri dei Pagamenti diretti e dello Sviluppo rurale. La novità introdotta riguarda invece l’approccio con cui saranno definite le azioni concrete per il raggiungimento degli obiettivi stabiliti a livello UE.

Ciascuno stato membro dovrà, infatti, sviluppare il proprio piano strategico, specificando in che modo intende raggiungere gli obiettivi richiesti. Un Piano che sarà successivamente approvato dalla Commissione. Piuttosto che sul raggiungimento di determinati risultati, spiegano ancora da Bruxelles, “l’attenzione sarà maggiormente focalizzata sul monitoraggio dei progressi compiuti, assicurandosi che i finanziamenti siano focalizzati sui risultati concreti”.

Si dovrebbe passare quindi a un approccio tagliato sulle specifiche esigenze delle nazioni, abbandonando soluzioni generaliste, spesso lontane dalle implicazioni concrete per i diversi comparti nazionali.

Per Phil Hogan, Commissario all’Agricoltura, la Comunicazione assicura che la nuova PAC raggiungerà una serie di “obiettivi nuovi e contingenti”:

«Promuoverà la creazione di un settore agricolo smart e resiliente, rafforzerà la tutela ambientale, così come le azioni climatiche e il tessuto socio-economico delle aree rurali».

Nuova PAC: associazioni contrarie

Non sono ottimiste come Hogan le associazioni del settore agroalimentare. Su tutte si esprime IFOAM Ue, federazione che raccoglie produttori e associazioni del mondo bio. In una nota, IFOAM spiega che la nuova PAC è “un’enorme opportunità per promuovere la piena transizione verso un’agricoltura più sostenibile in Europa”. Ma, sebbene la Comunicazione della Commissione offra “possibilità di miglioramento”, manca di “un approccio chiaro e condiviso in tutta l’UE per adottare modelli di crescita più sostenibili”.

Non è prevista, spiegano dalla federazione, un’assegnazione di priorità a sistemi agricoli più sostenibili, come la coltivazione bio. I requisiti di sostenibilità per accedere al sostegno al reddito previsto dal primo Pilastro PAC sono inoltre basici. Lasciando agli agricoltori la possibilità (e quindi senza alcun obbligo) di aderire a standard più elevati su questo versante. Se questo schema dovesse rimanere tale, spiegano da Ifoam, “la prossima riforma rischia di mantenere intatto lo status quo, senza dare il necessario impulso alla sostenibilità”.

Critiche simili arrivano da Slow Food, che in una nota spiega come la Comunicazione citi “molte delle questioni sollevate dalla società civile, ma non proponga misure pratiche in grado di favorire una transizione verso sistemi alimentari realmente sostenibili”. La riforma della PAC sembra dunque parziale, dal momento che “la Commissione sostiene in tutto e per tutto l’attuale sistema di pagamenti diretti, basato su diritti e pagamenti basati sugli ettari”.

In sostanza, ci si aspettava una riforma più coraggiosa:

«Per farla breve – concludono da Slow Food – le proposte formulate nella comunicazione non appoggiano una transizione verso sistemi alimentari sostenibili e non giustificano la spesa di quasi il 40% del bilancio UE sulla PAC».

Il nodo: l’Italia rischia di perdere 10 miliardi

Nel dibattito sulla nuova PAC entrano pesantemente anche gli scenari post Brexit. La Direzione generale agricoltura della Commissione Europea ha infatti realizzato un documento in cui vengono simulati i principali scenari sul futuro bilancio Ue, su cui inciderà l’uscita della Gran Bretagna.

Secondo le stime diffuse dall’ANSA, potrebbe verificarsi un taglio sul bilancio PAC tra il 15 e il 20%. In termini assoluti, per l’Italia significherebbe dai 3,4 ai 9,7 miliardi di euro in meno, in 7 anni, a partire dal 2020.

FONTI:

http://europa.eu/rapid/press-release_IP-17-4841_en.htm

http://www.ifoam-eu.org/en/news/2017/11/29/press-release-cap-communication-eu-agriculture-needs-clearer-direction-long-term

https://www.slowfood.com/sloweurope/it/slow-food-commenta-la-proposta-europea-futuro-del-cibo-dellagricoltura-la-direzione-della-nuova-pac/

http://www.ansa.it/europa/notizie/rubriche/altrenews/2017/11/29/fondi-ue-rischio-tagli-pac-fino-97-miliardi-in-meno-a-italia_77970056-0c6c-4ae3-85ab-8724111d6ad4.html

Fiorella Mannoia in prima linea per la sicurezza alimentare in Africa

Fiorella Mannoia in prima linea per la sicurezza alimentare in Africa

Palazzo del Pegaso: progetto toscano per la sicurezza alimentare in Benin

Fiorella Mannoia è oggi a Firenze come testimonial di un progetto per la sicurezza alimentare in Africa. Si tiene nella Sala del Gonfalone del Palazzo del Pegaso il convegno “Autosufficienza e sicurezza alimentare in Africa: prospettive e progetto pilota in Benin”.

L’evento arriva in seguito alla redazione della Carta della Toscana, che fissa i punti per un programma di riorganizzazione del settore agricolo beninese. La riflessione parte dal presupposto che l’agricoltura è fondamentale per lo sviluppo dell’Africa. Anche in Benin, dove scelte politiche non adeguate hanno causato insufficienza e insicurezza alimentare, rendendo vulnerabile il mercato interno totalmente inondato da prodotti d’importazione di origine dubbia e incontrollata.

Per questo la Diaspora beninese d’Italia, insieme alla FAT (Federazione Africana Toscana), membro fondatore di CoMoPa (Consiglio Mondiale del Panafricanismo), l’associazione In_polis con il suo presidente Marco Capaccioli e i soci Eleonora Mappa e Roger Kuassi Sessou, il consigliere regionale Paolo Bambagioni hanno deciso di accendere i riflettori su questa problematica attraverso un’azione politica di sostegno.

Obbiettivo principale è dimostrare che l’agricoltura è lo strumento più efficace di cui dispongono i popoli dell’Africa e contestualmente ridurre lo spopolamento dei villaggi del Benin, frenando così l’emigrazione beninese che ha raggiunto una cifra record, con i suoi 4 milioni di cittadini all’estero e una popolazione stanziale stimata intorno ai 10 milioni.

Gli obiettivi

Tra gli obbiettivi specifici quello di formulare una risoluzione insieme alla Diaspora africana e beninese rivolta alle autorità del Benin che permetterà loro di evitare di intraprendere iniziative legislative per l’introduzione degli OGM nel sistema agricolo. Si punta anche a coinvolgere esperti del mondo agricolo africano e occidentale per arricchire la proposta e avviare un progetto pilota in Benin che risponda ai criteri di sostenibilità e ai valori socio culturali e ambientali.

Tra i punti anche la ricerca di risorse finanziarie per l’avvio di una campagna per la sicurezza agro alimentare e il lancio di un progetto per la produzione e lo stoccaggio di latte, con la promozione dell’azione a livello internazionale tramite i beninesi all’estero, prevedendo anche un loro impegno economico secondo un nuovo modello di reperimento delle risorse umane e finanziarie che Marco Capaccioli con In_polis hanno progettato. E poi incentivare il ruolo della Regione Toscana nel processo di salvaguardia della qualità dei prodotti agro alimentari che veda l’esperienza beninese come “esperienza pilota” nella cooperazione con i Paesi africani. Infine sensibilizzare la popolazione toscana sul tema della sicurezza agro alimentare.

Le organizzazioni proponenti

L’Alto Consiglio dei Beninesi all’Estero “HCBE”, la comunità dei beninesi in Toscana CoBeTos-HCBE/SI, CoMoPa (Consiglio Mondiale del PanafricanismoI, Federazione Africana in Toscana “FAT”, Consiglio della Regione Toscana, Associazione In_polis, Università di Firenze (Dipartimento di Agraria), Missione Diplomatica del Benin in Italia, Manitese Firenze, la ong “Gnonou”, Fiorella Mannoia che è testimonial del progetto. Oltre al documento generale, sarà firmato un protocollo per portare avanti il progetto della produzione di latte in Benin.

I partecipanti all’evento

Insieme a Fiorella Mannoia, da anni impegnata in progetti di sviluppo per l’Africa  e per la difesa dei diritti umani, saranno presenti Eugenio Giani presidente del Consiglio Regionale della Toscana, Giovanni Goglia dirigente interregionale Toscana e Umbria dell’ICQRf, Ministero Politiche Agricole, Marco Remaschi assessore all’Agricoltura della Regione Toscana, Paolo Bambagioni consigliere regionale, Evelyne Togbe Olory Ambasciatore della Repubblica del Benin, Sessou Kuassi Roger Presidente CoMoPa Italia, Membro del Direttivo Mondiale dei Beninesi all‘Estero “HCBE”, Aldo Camorani promotore del progetto “Benin Lait”, Franco Pedrini consulente esperto in biodinamica, Elena Bresci docente dell’Università di Firenze, Dahouda Mhaamadou dell’Università del Benin e Sabalì Meschi agronoma Cobetos. L’incontro sarà moderato da Marco Capaccioli presidente dell’associazione In_polis. A seguire la performance “Torneremo” a cura di Eleonora Mappa con Enrica Batisti e Monica Amadori e Music di Popoli con Gabin Dabiré (CoMoPa)

FONTE

Biogasfattobene, come far diventare una azienda agricola carbon negative

Biogasfattobene, come far diventare una azienda agricola carbon negative

“Stiamo vivendo una sfida epocale: nutrire un pianeta sempre più sovrappopolato, fornendo l’energia che serve per le infrastrutture, le abitazioni, i trasporti. Il tutto contribuendo a invertire la tendenza al surriscaldamento globale e migliorando la salute umana, sempre più a rischio a causa delle sostanze chimiche che, dal campo, arrivano sulla tavola di ciascuno”. Lo ha dichiarato, Piero Gattoni presidente di Cib Consorzio Italiano Biogas e Gassificazione, a margine del X Forum QualEnergia, tenutosi oggi nella Sala del Tempio di Adriano nella Camera di Commercio di Roma, dove interveniva ai tavoli di discussione dedicati a ‘Efficienza Energetica per l’Agricoltura Biologica’ e ‘Economia circolare ed energia’.

“Noi del Cib – ha aggiunto Gattoni – crediamo che l’agricoltura sia il fattore essenziale di quest’equazione così complessa e pensiamo che la strada giusta sia quella del Biogasfattobene, una piattaforma tecnologica esportabile su larga scala, per prima cosa nel Sud d’Italia dove potrebbe contribuire a un rilancio economico. Per imboccare con decisione questa strada c’è però bisogno di un quadro normativo chiaro: innanzitutto, va sbloccato il decreto interministeriale sul biometano“.

“A livello parlamentare – ha segnalato Gattoni – accogliamo con favore la risoluzione a risposta in commissione presentata dall’On. Oliverio e dal Gruppo Pd che impegna il governo ad assumere iniziative per valorizzare la produzione di biogas in vista del raggiungimento degli obiettivi della Sen, ad adottare un nuovo regime di incentivazione o a prorogare l’attuale regime, a ridefinire le soglie d’accesso per gli incentivi e a favorire la creazione di collettività di energia locale in relazione alla localizzazione rurale degli impianti a biogas”.

Grazie alla pratica elaborata dal Cib del Biogasfattobene, che unisce tecniche agricole avanzate e di minimo intervento, doppi raccolti, fertirrigazione e metodi di arricchimento naturale del terreno, l’azienda agricola ritorna al centro dello sviluppo economico, perché produce più cibo senza aumentare la superficie coltivabile (doppi raccolti) e riduce sensibilmente le spese: non deve, infatti, smaltire gli effluenti zootecnici (che diventano prezioso digestato), non deve comprare fertilizzanti chimici (utilizza solo biofertilizzanti autoprodotti), non deve più acquistare carburante per i propri mezzi (usa il biometano che raffina da sé).

L’azienda agricola diventa, in questo modo, un’attività carbon negative, perché opera un sequestro attivo del carbonio (sottoforma di biomassa aggiuntiva coltivata) e uno stoccaggio dello stesso nel terreno grazie all’utilizzo del digestato come biofertilizzante. Il digestato si rivela, dunque, una risorsa preziosa perché contribuisce ad arricchire il suolo di elementi nutritivi, rendendolo più resiliente e più produttivo.

“A trarne giovamento è anche la salute di tutti noi, l’abbandono dei fertilizzanti di sintesi significa ovviamente avere prodotti più sani e naturali. A questo proposito – ha concluso Gattoni – Cib e Federbio hanno avviato nelle ultime settimane un tavolo di discussione per ragionare sull’uso del digestato anche nel contesto dell’agricoltura biologica”.

FONTE