LA SFIDA DEL SUOLO: L’URGENZA DI UNA RIVOLUZIONE DAL BASSO

Una crisi che appare sottovalutata, quella dei suoli europei, in cui circa il 60-70% dello strato superficiale risulta compromesso.

Alla base delle cause vi è una parolina fondamentale: Sfruttamento, la stessa che negli ultimi tempi abbiamo sentito così di frequente utilizzare per altri settori della nostra società.

Sfruttiamo il suolo fino all’eccesso e il risultato è l’esaurimento delle sostanze nutritive al suo interno. Ma poiché l’interesse è farlo “funzionare”, lo riempiamo di fertilizzanti, che provocano fenomeni di eutrofizzazione nell’acqua e un aumento della biomassa solo temporaneo, che una volta esaurita elimina l’ossigeno presente nel terreno, lasciandolo svilito dal punto di vista nutritivo.

Se a questo processo aggiungiamo la cementificazione e l’uso di macchinari, il risultato è l’alterazione della struttura dei suoli, che genera il dissesto idrogeologico.

Senza acqua, nutrienti e bioma, il suolo va lentamente morendo, si erode, fino alla desertificazione.

Lo Stockholm Resilience Center, ha definito quella del suolo, una delle questioni più urgenti da dover affrontare all’interno della crisi ambientale che stiamo attraversando; perché quando in buono stato, i suoli sono alleati diretti nella lotta al cambiamento climatico grazie all’assorbimento di CO2.

Il dato di insalubrità è allarmante: poiché oggi i terreni europei coltivati, perdono anidride carbonica ad un tasso dello 0,5% all’anno. Il risultato economico è importante, circa 50 miliardi di euro l’anno di danni associati al degrado della terra e migliaia di malati.

Giuseppe Corti, Presidente della Società italiana di Pedologia, racconta che in Italia, perdiamo ogni giorno una superficie pari a quindici campi da calcio.

È una novità di inizio 2021 la presa in carico, da parte della Commissione Europea, della sfida per la rigenerazione dei suoli tra le cinque missioni strategiche del processo di ripresa e resilienza in corso.

La Mission fa parte del Progetto Horizon Europe e ha il nome di Soil Health and Food, prevede il raggiungimento entro il 2030 del 75% di suoli europei in stato di salubrità che significa la possibilità da parte di questi di fornire servizi naturali ed essenziali come la fornitura di cibo, il sostegno alla biodiversità, l’immagazzinamento e la regolamentazione del flusso d’acqua.

Per quanto riguarda la Mission sul fronte italiano, vi sarà in prima linea Catia Bastioli, AD di Novamont, da sempre militante attiva nella difesa dei suoli e a favore della bioeconomia circolare per l’Europa, a favore della rigenerazione dei nutrienti come della biodiversità all’interno dei terreni.

Le classi di azioni ipotizzate dal gruppo di lavoro saranno dunque due: Conservazione e appunto, Rigenerazione. Si lavorerà per preservare gli stock di carbonio organico del suolo, fermare l’impermeabilizzazione, aumentare il riutilizzo di suoli urbani, arrestare l’erosione, creare in sintesi una gestione sana e intelligente delle aree naturali.

Al fine di realizzare la Rigenerazione, sarà necessario aumentare la qualità del biota del suolo, i microrganismi che una volta inseriti, aggrediscono i minerali, liberando le sostanze nutrienti per le piante. Ma anche introdurre una sostanza organica che il biota non aggredisca troppo rapidamente. Il processo è minuzioso e complesso.

In sintesi, con lo scopo di rinnovare di vita il suolo, occorre unire le innovazioni tecnologiche, organizzative e sociali che coinvolgano ricercatori, agricoltori, imprese alimentari, istituzioni in un percorso rigenerativo che inizi letteralmente dal basso. Occorre inoltre raddoppiare il tasso di ripristino dei siti inquinati, sottolinea Catia Bastioli e recuperare tra il 35 e 50 % di ritenzione idrica all’interno dei suoli, un dato alterato da oltre 70 anni.

 

Fonte: Repubblica

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