Greenpeace per salvare l’Artico

Dopo una marcia di otto giorni nei desolati ghiacci artici, gli attivisti di Greenpeace hanno raggiunto il Polo Nord geografico e da lì hanno calato sul fondo dell’oceano, a quattro chilometri di profondità, una bandiera rinchiusa in una capsula di titanio e vetro. In questo modo, il gruppo ambientalista ha voluto simbolicamente reclamare reclamato l’area come patrimonio di tutta l’umanità, chiedendo l’istituzione di un Santuario globale per la protezione dell’Artico insieme a numerosi rappresentanti delle comunità indigene artiche.
“Piantando questa bandiera speriamo di ispirare all’azione i giovani di tutto il mondo, così come i loro governi, affinché proteggano l’ultimo paradiso incontaminato del Pianeta. Siamo qui per dire che quest’area dell’Artico non appartiene né a governi né a multinazionali, ma è patrimonio comune dell’umanità e che le compagnie petrolifere non possono metterlo in pericolo”, ha dichiarato l’attore americano Extra Miller, uno dei componenti della spedizione.
L’Artico è attualmente una delle aree più a rischio dell’intero pianeta, schiacciato tra i drammatici problemi derivanti dai cambiamenti climatici e i famelici appetiti di molte compagnie petrolifere (Shell, Gazprom e Statoil, per esempio) che vedono nello scioglimento dei ghiacci artici una nuova, insperata possibilità di profitti.Proprio per questo motivo negli ultimi anni si sono moltiplicate le adesioni alla campagna “Save the Artic” di Greenpeace, ivi compresi nomi illustri quali quelli di Paul McCartney, Penelope Cruz e Richard Branson. Ed è di pochi giorni fa l’appello prestigioso di un’autorità morale indiscussa quale quella di Desmond Tutu, Premio Nobel per la Pace, che ha dichiarato “ “Offro il mio appoggio incondizionato a questi giovani che sono arrivati fino al Polo in nome di coloro le cui vite vengono ogni giorno sconvolte dai cambiamenti climatici.”
Fonte: AIOL

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