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LA SALUTE DEL SUOLO: COLTIVAZIONI A CONFRONTO IN UNA RICERCA STATUNITENSE

LA SALUTE DEL SUOLO: COLTIVAZIONI A CONFRONTO IN UNA RICERCA STATUNITENSE

Differenti suoli, valutati in relazione alla presenza di sostanza organica. Questo il criterio principale utilizzato per analizzare diversi tipi di coltivazioni e comprendere la loro incidenza sul tasso di fertilità dei terreni.

La metodologia di coltivazione scelta, incide fortemente sulla qualità del terreno e la sua salute a lungo termine. A confermarlo è stato uno studio statunitense.

 

La ricerca condotta è divenuta nota attraverso la pubblicazione sull’Agrosystems, Geosciences and Environment, giornale dell’American Society of Agronomy e dal Crop Science Society of America.

 

La ricerca

Terreni agricoli coltivati a monocoltura – a mais e a soia, nello specifico – ed ecosistemi di graminacee perenni, sono stati presi in esame e confrontati secondo precisi criteri e caratteristiche. Difatti, poiché la salute del suolo è fortemente connessa alla sostanza organica presente al suo interno, ad essere valutata è stata la popolazione batterica e fungina e degli enzimi prodotti dai microbi correlati ai cicli di carbonio, azoto, fosforo e zolfo del suolo (Cnps)

 

 

I risultati

I dati emersi dalla ricerca hanno confermato che: i suoli destinati a monocoltura sono più poveri di sostanza organica, batteri e funghi, rispetto ai terreni con la presenza di graminacee. Questi ultimi registrano una diversità microbica e una presenza di funghi micorrizici, otto volte più elevata dei terreni lavorati con la monocoltura intensiva.

Anche l’attività dei Cnps, unita alla presenza di sostanza organica prodotta dal suolo, risulta 2/3 volte più elevata negli ecosistemi di graminacee perenni.

 

Le variabili

La ricerca denota che componenti come la frequenza dell’aratura del campo, siano rilevanti e vadano considerate in relazione diretta con la presenza di funghi e batteri nel suolo. Nei sistemi monocolturali infatti, l’aratura si verifica ogni anno, dopo il raccolto. Questa lavorazione può peggiorare la qualità del terreno, danneggiando le connessioni fungine, che tra le varie funzioni esercitano quella di stabilizzatori.

 

Le lavorazioni frequenti dell’agricoltura intensiva, utilizzano un alto apporto di fertilizzanti, che annienta la quantità complessiva di funghi, aumentando quella di batteri all’interno del terreno.

 

Più le attività di coltivazione preservano la coltura viva all’interno della terra, – limitando gli elementi di disturbo -, maggiore è la probabilità di avere un terreno biologicamente sano.

 

Una migliore salute biologica del suolo porterà ad aziende agricole più redditizie e sostenibiliaggiunge Lori Phillips, parte dell’equipe di ricercatori dello studio americano.

 

Studio, che giunge in concomitanza con la chiusura della Compagnia del Suolo, la campagna di Cambia la Terra che ha percorso la nazione per identificare la presenza di pesticidi nei terreni italiani. E che tra gli obiettivi alla base, contemplava la diffusione del messaggio che gli studiosi americani sembrano comprovare: «il suolo è una risorsa preziosa, che finora non abbiamo protetto abbastanza.»

 Fonte: Cambia la terra

CARBON FARMING: IL RUOLO DELL’AGRICOLTURA NEL CONTRASTO AL CAMBIAMENTO CLIMATICO

CARBON FARMING: IL RUOLO DELL’AGRICOLTURA NEL CONTRASTO AL CAMBIAMENTO CLIMATICO

Il ruolo del settore agricolo all’interno della lotta al fenomeno del Climate change, è sempre più riconosciuto. Ma affinché il suo contributo risulti determinante è necessario un adeguato sistema di monitoraggio e quantificazione dei risultati ottenuti.

La Carbon Farming rientrerà tra gli strumenti in grado di raggiungere l’obiettivo europeo della neutralità climatica entro il 2050. Uno dei nuovi traguardi enunciati per realizzare concretamente il Green Deal europeo, sarà infatti, il sequestro di 310 milioni di tonnellate di CO2 entro il 2030.

Ma andiamo per gradi: il Carbon farming, ovvero il sequestro di carbonio nel suolo o nella biomassa vegetale, include tutte quelle pratiche finalizzate al contrasto del cambiamento climatico che rientrano nell’ambito del settore agricolo.

L’agricoltura possiede infatti la doppia caratteristica, di emettere e sequestrare CO2; peculiarità che permette agli imprenditori agricoli di agire direttamente contro le avversità dei cambiamenti climatici. Possono così operare per il sequestro di carbonio attraverso tecniche come: la non lavorazione, gli avvicendamenti colturali complessi, l’utilizzo di cover crops, l’interramento dei residui colturali, la fertilizzazione organica e l’agroforestazione.

Questo potenziale fa sì che il comparto agricolo possa assumere un ruolo attivo per la mitigazione del Climate change, ma anche che si inneschi un vero e proprio business green, legato ai benefici che gli imprenditori agricoli guadagneranno in termini di sequestro del carbonio.
Tali benefici, individuati come crediti di carbonio – rappresentano una tonnellata di CO2 stoccata o non emessa -, potranno così essere scambiati sul mercato.

Per le ragioni elencate, la strategia Farm to Fork e il nuovo Piano d’azione per l’Economia circolare, hanno annunciato due importanti novità:

  • un’iniziativa formalizzata di Carbon farming verrà presentata entro la fine dell’anno in corso;
  • verrà sviluppato un quadro normativo adeguato, per la certificazione degli assorbimenti di carbonio.

Nel frattempo, come introduzione al tema, è stato redatto un testo dal titolo: “Manuale di orientamento tecnico, creazione e implementazione di meccanismi di Carbon farming basati sui risultati per l’Ue”.

Ma se l’obiettivo principale è: certificare gli assorbenti di carbonio, in vista del mercato; vi è la necessità di strumenti che riescano a quantificare la CO2 sequestrata grazie alle pratiche di Carbon farming.
Un processo finalizzato in tal senso esiste già e si chiama Monitoraggio.
Fa parte di una fase che in ogni schema prende il nome di Mrv: monitoraggio, rendicontazione e verifica.

Con il termine Monitoraggio si intende: il controllo della riduzione e dello stoccaggio dei gas serra; la Rendicontazione è invece la trasmissione dei risultati alle autorità di competenza e la Verifica infine, consiste nella revisione dell’accuratezza e dell’affidabilità dell’intero processo.

È quindi una sfida non scontata, quella di quantificare e attribuire un valore numerico ai risultati ottenuti dalle pratiche di adozione della Carbon farming, al fine di generare dei crediti da vendere sul mercato.

Vediamo perché:

  • richiede un sistema di Mrv estremamente accurato che spesso ha un costo direttamente proporzionale alla precisione introdotta dallo strumento;
  • non tutti i sistemi di monitoraggio sono adatti per la stessa tipologia di pratiche, ecco perché ne esistono di diversi.

La Misurazione Diretta

È un sistema di monitoraggio che consiste di visite in loco per rilevare campioni di suolo o biomassa con il fine di un’analisi in laboratorio.
Questo sistema garantisce risultati accurati ed è spesso usata per la calibrazione di modelli. Tuttavia: è una tecnica impegnativa in termini di tempo e costosa per le procedure di analisi e raccolta dei campioni che prevede, richiede un elevato numero di campioni al fine di garantire risultati affidabili e i cm di profondità del suolo, derivante dal campionamento, è un’altra delle questioni da considerare.

 

La Modellizzazione

La modellizzazione consiste nell’utilizzo di strumenti basati su applicazioni informatiche, “modelli” che a partire dai dati inseriti in input, possono stimare i risultati ottenuti dall’adozione del carbon farming.

Riduce i costi e permette di misurare anche i co-benefici derivanti dall’adozione della pratica, come per esempio il miglioramento del rendimento economico delle aziende agricole.
Tuttavia: vi è un certo rischio di incertezza nei risultati, trattandosi di una stima. Necessitano quindi di una convalida continua, con misurazioni dirette; richiedono dati specifici che devono essere immessi nel modello (la disponibilità dei dati è abbastanza decisiva nella scelta del modello da utilizzare) e alcuni dati da inserire nella fase di calibrazione sono specifici del sito di applicazione (si consiglia quindi l’utilizzo, solo quando il modello è stato convalidato a livello locale).

Gli Strumenti di Monitoraggio

Tra gli strumenti di misurazione troviamo il Proximal sensing e il Remote sensing.
Consentono più vantaggi insieme, poiché non richiedono campionamento e permettono tempi di misura veloci e direttamente in loco, senza costi eccessivamente impegnativi.

Il Proximal consente di misurare on the go il contenuto di carbonio, fornendo contemporaneamente elevate densità di campionamento in grado di rappresentare la variabilità presente.
La prima metodologia ad introdurre ufficialmente l’utilizzo del rilevamento prossimale per misurare il carbonio organico nel suolo, è di provenienza australiana.

Il Remote
invece, utilizza diversi sensori a distanza, ad esempio droni o satelliti, ed è utilizzato per le stime della biomassa su larga scala ma anche nella mappatura del carbonio organico nel suolo.
Tuttavia: le criticità sono legate ai costi dei sensori e alla loro selezione, che può determinare un’incertezza dei risultati. Anche l’elaborazione dei dati e le variabili legate alle interferenze atmosferiche generano elementi di incertezza, che rendono necessaria un’ulteriore fase di sperimentazione.

L’Unione europea ha compreso l’importanza della sfida legata alla Carbon farming e le prospettive che questa può ampliare; sta quindi iniziando a concentrare le azioni di investimento, in tecnica e strumentazione, al fine di individuare tecnologie che restituiscano un compromesso tra costi e benefici. Un esempio è il programma Copernicus Sentinel, facilitante nel reperimento di dati di telerilevamento.

Ma affinché l’agricoltura possa davvero sviluppare il ruolo attivo che sta tentando di assumere all’interno della lotta al Climate Change, è determinante che l’investimento non si fermi qui, ma continui e si espanda in costruzione. Solo così i risultati arriveranno.

Fonte: Terra e Vita

AGRICOLTURA BIODINAMICA: IN PARTENZA DUE CORSI FORMATIVI

AGRICOLTURA BIODINAMICA: IN PARTENZA DUE CORSI FORMATIVI

Si terranno tra il mese di ottobre e quello di novembre due corsi di formazione organizzati dall’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica, in collaborazione con Demeter. Le lezioni saranno in presenza.

Le prime attività finalmente in presenza, nell’ambito dei nuovi percorsi formativi realizzati dell’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica, si apriranno dal 21 al 29 ottobre.

Si tratta del CORSO PER ISPETTORI DEMETER 2021, promosso anche per quest’anno dall’Associazione, in collaborazione con Demeter, al fine di potenziare il numero di tecnici e ispettori per il marchio biodinamico nelle seguenti regioni: Piemonte, Veneto, Puglia, Trentino Alto Adige, Lombardia, Calabria, Sicilia ed Emilia Romagna.

CORSO PER ISPETTORI DEMETER 2021:

A chi si rivolge

Il percorso è dedicato a persone che abbiano già effettuato percorsi formativi in ambito agricolo o che, in alternativa, abbiano realizzato esperienze nell’ambito della certificazione di prodotto/o processo. Che abbiano altrimenti maturato esperienze in ambito ispettivo biologico o biodinamico.

Gli obiettivi

  • Trasmissione di aspetti di tipo tecnico e applicativo degli standard Demeter;
  • Approfondimenti rispetto alle modalità di svolgimento delle attività ispettive legate all’assegnazione della Certificazione;
  • Apprendimento e possibilità di confronto con docenti di rilievo nazionale dell’ambito.

 

Risvolti a posteriori del corso

Sebbene la partecipazione al corso non preveda il rilascio di un certificato; il corso consente di acquisire una specializzazione relativa al proprio ambito professionale, eventualmente utile anche a future forme di collaborazione con Demeter Associazione Italia.

Gli eventuali neo-ispettori, scelti tra quelli che avranno partecipato al corso, verranno chiamati ad effettuare cinque visite ispettive con un ispettore Demeter già qualificato. Queste ultime sono finalizzate all’esercizio di attività ispettiva, svolta dal nuovo operatore, in autonomia.

 

Per ulteriori informazioni:  info@biodinamica.org

 

 

 

La seconda attività formativa a riprendere sarà: il CORSO BASE IN AGRICOLTURTA BIODINAMICA. Un percorso strutturato in due parti da 4 giornate ciascuna, all’interno di un’azienda agricola del territorio.

CORSO BASE NAZIONALE IN AGRICOLTURA BIODINAMICA
Il programma

La prima parte del corso, affronterà i seguenti temi:

  • Introduzione all’agricoltura biodinamica ed elementi chiave per la sua pratica;
  • Osservazione in campo e metamorfosi della natura;
  • I quattro livelli di concimazione e l’importanza della vacca;
  • I preparati biodinamici da cumulo;
  • Applicazione del calendario biodinamico e modelli di consociazione;
  • Dinamizzazione e spruzzatura preparato500;
  • Pratica e osservazione dei suoli e dei macchinari;
  • Demeter e nuovi indirizzi di mercato;
  • Rudimenti di pratiche di orticoltura.

 

Il programma completo è scaricabile al seguente LINK.
Il corso prevede il rilascio di un attestato di partecipazione.

Modalità di iscrizione
Per partecipare alla formazione è necessario essere soci dell’Associazione.
Per procedere all’iscrizione, cliccare QUI.

Per ulteriori informazioni:
Telefono – 02 29002544 (orario d’ufficio);
E-mail – info@biodinamica.org .

 

Fonte: Biodinamica

MEZZI TECNICI IN AGRICOLTURA BIO: UN WEBINAR PER FARE LUCE SUL NUOVO REGOLAMENTO EUROPEO

MEZZI TECNICI IN AGRICOLTURA BIO: UN WEBINAR PER FARE LUCE SUL NUOVO REGOLAMENTO EUROPEO

Il webinar, programmato per il 20 ottobre, intende passare in rassegna i limiti, le problematiche e i punti di forza del Regolamento UE n.1009/2019, che entrerà in vigore dal 2022.

Stabilirà le norme relative alla commercializzazione di prodotti fertilizzanti in UE, il nuovo Regolamento sulla Circular Economy. Una vera e propria svolta, che rende netti i confini di categorizzazione e disponibilità sul mercato di alcuni prodotti specifici, con maggiore trasparenza e senza il rischio di ambiguità o fraintendimenti. Stiamo parlando di prodotti come: i biostimolanti per le piante, i correttivi, gli ammendanti, gli additivi e gli adiuvanti.

Tra i vantaggi per il settore agricolo biologico, vi è senz’altro, il beneficio di fertilizzanti organici con il marchio della Comunità Europea. Tuttavia, esiste il rischio dell’insorgere di alcune problematiche, se certe scelte ad oggi esposte dal legislatore, non verranno accompagnate a restrizioni ben specificate per il settore biologico. Parliamo nello specifico, di problemi in termini di rispondenza ai requisiti imposti ai prodotti biologici, a seguito dell’uso di alcuni mezzi tecnici.

Il webinar, dal titolo “METinBIO” – Mezzi tecnici in agricoltura biologica, nasce dall’intenzione di sondare e discutere il potenziale impatto che il nuovo Regolamento potrà avere sul settore produttivo biologico. Concentrandosi con attenzione particolare, su alcune contaminazioni.

 

Partendo dall’analisi della nuova normativa, per quanto riguarda il settore biologico e in particolare i mezzi tecnici, verranno prese in esame le criticità. Un focus speciale, sarà dedicato al questionario realizzato da CREA – Agricoltura e Ambiente e la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, proprio nell’ambito del progetto “METinBIO”; che approfondisce i ruoli svolti dai diversi attori all’interno del processo normativo del nuovo Regolamento.

A chi si rivolge il webinar

L’appuntamento è rivolto soprattutto a: produttori e associazioni biologiche, a ricercatori, studiosi, organismi di controllo e certificazione pubblici e privati, produttori di mezzi tecnici, decisori politici, laboratori accreditati per l’analisi di mezzi tecnici.

Per consultare il programma e partecipare è necessario connettersi al seguente LINK.

Fonte: Sinab

“Suolo e Salute Inputs” è il nuovo standard di certificazione volontaria per i mezzi tecnici consentiti in agricoltura biologica, elaborato grazie all’esperienza sul campo del primo ente di controllo e certificazione del biologico in Italia. Suolo e Salute, infatti, certifica: 21.000 aziende (il 26% del totale nazionale) e oltre 650.000 ettari (oltre il 30%) di superficie bio. “Suolo e Salute Inputs” è applicabile a fertilizzanti, prodotti fitosanitari, corroboranti, biocidi, mezzi meccanici e altri prodotti in uso in agricoltura biologica. Peraltro, lo standard prevede anche la certificazione di “contaminate esente”, applicabile in maniera specifica alla ricerca di acido fosforoso, ftalati, clorati, microrganismi ed altri.

“Tale certificazione – commenta Alessandro D’Elia, direttore generale di Suolo e Salutenon è regolamentata, ma diventa un’assunzione di responsabilità condivisa, tra l’ente di certificazione e il fabbricante, rispetto alle caratteristiche del prodotto e al possesso dei requisiti al suo utilizzo in agricoltura biologica. L’intento è di contribuire a mettere ordine riguardo agli utilizzi dei mezzi tecnici, dove l’incertezza da parte degli operatori agricoli bio rispetto alla selezione dei prodotti è piuttosto diffusa e spesso genera anche provvedimenti da parte degli Organismi di Controllo”.

Per maggiori informazioni sulla certificazione “Suolo e Salute inputs”: m.staiano@suoloesalute.it

www.suoloesalute.it

IT’S ORGANIC SCEGLIE B/OPEN, PER UN FUTURO TUTTO BIOLOGICO

IT’S ORGANIC SCEGLIE B/OPEN, PER UN FUTURO TUTTO BIOLOGICO

Il progetto europeo che intende rafforzare la consapevolezza dei consumatori verso l’agricoltura biologica, sceglie l’edizione 2021 di B/OPEN, in qualità di vetrina e partner, per raggiungere i propri obiettivi.

Organizzato da Veronafiere, B/OPEN, è l’evento annuale dedicato al business del food biologico certificato; dalle materie prime, al prodotto finito, per arrivare al packaging. Una vetrina importante per l’eccellenza del Bio, tanto da essere scelta dal progetto europeo di promozione del prodotto biologico: IT’S ORGANIC, per rafforzare la stima dei consumatori verso l’agricoltura biologica e i suoi prodotti.

Il progetto è stato approvato e co-finanziato dalla Comunità europea, IT’S ORGANIC è stato presentato da Organic Link, Associazione italiana per la promozione dei prodotti di agricoltura biologica certificata e Polska Ekologia, Organizzazione polacca di riferimento, per i produttori bio.

Alla base del progetto c’è la promozione di un’agricoltura vissuta con responsabilità verso il consumatore e l’ambiente che lo ospita. Questa visione è sintetizzata nel motto: “Sii il tuo futuro: mangia biologico”.
Scelto per raccontare i valori del prodotto
, il motto sottolinea la realizzazione all’interno dell’alimento bio, di una sinergia virtuosa tra uomo, piante e animali. Una garanzia per la biodiversità alimentare.

 

I destinatari
I mercati interni di Italia, Germania e Danimarca, sono i destinatari selezionati per orientare le azioni di promozione e consolidamento dell’identità dei prodotti. Nello specifico, i target da raggiungere sono: il consumatore finale, il trade e l’influencer. Inoltre, molto è il lavoro da fare, per quanto riguarda la sensibilizzazione dei professionisti della distribuzione e dell’Ho. Re. Ca.

Webinar dedicati ai professionisti del biologico, sono stati tra le attività – indirizzate al target: influencer – che hanno preceduto un percorso di avvicinamento ai partecipanti di B/OPEN.
Il programma ha passato in rassegna tematiche fondamentali, come la Grande distribuzione e i packaging eco-compatibili. “Biologico e sostenibilità: insieme nella GDO” e “Nuovi materiali per il packaging del food”, sono solo alcuni dei titoli che hanno composto la programmazione dei webinar preparatori all’evento.

In affiancamento alla manifestazione del 9 e 10 novembre sono previsti eventi congressuali per intensificare parallelamente alla manifestazione principale, le possibilità di approfondimento e di informazione sugli argomenti del settore.

 

Le finalità di IT’S ORGANIC

Oltre al rafforzamento della consapevolezza dei consumatori nei confronti dell’agricoltura biologica europea e dei valori che la sostengono, uno degli obiettivi del progetto, è il perfezionamento della brand identity del biologico e quindi del logo che lo identifica visivamente.

Quest’ultimo è un elemento essenziale agli occhi del consumatore per il riconoscimento del prodotto biologico, certificato secondo gli standard europei, ed è quindi importante che venga distinto per caratteristiche, rispetto agli alimenti non riportanti il marchio.

Fornire a operatori italiani, tedeschi e danesi uno sguardo generale su alcune categorie di prodotti, ancora poco noti ai canali consueti di distribuzione, è un’altra delle finalità che si pone il progetto. Poiché le potenzialità di posizionamento di questi, sono enormi; soprattutto se consideriamo la fascia in continua crescita di consumatori consapevoli e sempre più esigenti rispetto alla qualità del prodotto stesso ma anche all’etichettatura e al packaging.

In quest’ottica, la presenza di IT’S ORGANIC all’interno della vetrina B/OPEN di novembre, immagina una presenza collettiva che concentra un’attenzione particolare alle aziende di piccole dimensioni. Coloro che, più che specializzarsi in una produzione su larga scala, si focalizzano su prodotti di eccellenza nel panorama bio.

QUI è possibile entrare in contatto con lo staff di B/OPEN e avere maggiori informazioni sul progetto IT’S ORGANIC.

 

Fonte: Gdoweek

LAZIO PUNTA SULL’AGRICOLTURA BIO: CINQUE NUOVI BIO-DISTRETTI RICONOSCIUTI

LAZIO PUNTA SULL’AGRICOLTURA BIO: CINQUE NUOVI BIO-DISTRETTI RICONOSCIUTI

Sino al 10 novembre sarà possibile per i bio-distretti riconosciuti dalla Regione Lazio, partecipare al bando che assegna 400mila euro di risorse regionali alla concessione di contributi per la loro promozione e consolidamento.

Via alle delibere di riconoscimento da parte della Giunta regionale, di cinque nuove realtà territoriali identificate come bio-distretti, all’interno della regione Lazio. Oltre trenta comuni ricadono all’interno delle cinque aree, che si sono organizzate investendo per la diffusione del metodo biologico di coltivazione.

A comunicare la notizia è Enrica Onorati – Assessore all’Agricoltura, Foreste, Promozione della Filiera e della Cultura del Cibo, Pari opportunità; per la regione Lazio.

I distretti biologici in questione

Cinque sono le aree interessate, che coinvolgono tratti geografici diversificati e differenti comunità del territorio:

  • Castelli Romani: l’area abbraccia sei comuni. Tra questi compaiono Colonna, Frascati e Rocca di Papa.
  • Lago di Bolsena: il distretto biologico, circoscrive nel suo ambito circa diciassette comuni, tra i quali Cellere, Latera e Montefiascone.
  • Etrusco Romano: il territorio attraversa i comuni di Fiumicino, Cerveteri e comprende la Riserva Naturale Statale del Litorale Romano.
  • Valle di Comino: racchiude al suo interno circa sedici piccoli comuni, nominiamo tra questi Atina, Pescosolido e Settefrati.
  • Via Amerina e delle Forre: il bio-distretto comprende e attraversa dodici comuni, citiamo Civita Castellana, Gallese e Vallerano.

 

Il punto di vista della Regione
«Dopo l’approvazione del Regolamento sui distretti biologici in Giunta regionale, realizzata lo scorso febbraio, abbiamo approvato le delibere di riconoscimento di queste cinque nuove realtà territoriali» afferma Onorati. «Si tratta di aree all’interno del quale agricoltori biologici, trasformatori, ma anche associazioni di consumatori ed enti locali, hanno sottoscritto dei protocolli specifici per la diffusione del metodo di coltivazione biologica. Questi si estendono inoltre, verso il sostegno di una gestione di attività che possono andare al di là della sola agricoltura, conservando l’elemento di sostenibilità.»


«Per la Regione Lazio, è importante promuovere progettualità che puntino allo sviluppo dell’agricoltura bio: ad un uso razionale delle materie prime e delle risorse energetiche. È per noi fondamentale la riduzione dell’uso di fitofarmaci, di fertilizzanti di sintesi; ma il tutto, ci preme che sia contestualizzato all’interno della cornice del bio-distretto. Quest’ultimo infatti, è oramai uno strumento forte di un’attività organizzata
attraverso l’approfondimento di studi di mercato, azioni di educazione alimentare, partecipazione a fiere e manifestazioni, diffusione di materiale cartaceo e digitale» aggiunge l’Assessore.

In tal senso, Onorati ricorda la possibilità – offerta dalla Regione Lazio, fino al 10 di novembre – di partecipazione – per i bio-distretti riconosciuti regionalmente -, al bando di assegnazione di 400mila euro di risorse appartenenti al bilancio regionale; alla concessione di contributi dedicati alla promozione delle realtà dei distretti biologici.

 

Fonte: Il Faro online