Suolo e Salute

Category: Suolo e Salute News

Ercole Olivario 2014, iscrizioni aperte fino al 18/01

C’è tempo fino al 18 gennaio per iscriversi alla XXII edizione dell’Ercole Olivario, concorso promosso dall’Unione Italiana delle Camere di Commercio che prema i migliori oli extravergine d’oliva. L’iniziativa è realizzata in collaborazione con la Camera di Commercio di Perugia, il Mipaaf e il Ministero dello sviluppo economico. Gli oli che supereranno la selezione prenderanno parte alla fase finale del concorso, prevista in Umbria dal 23 al 29 marzo prossimi.

Fonte: Agrapress

Sardegna: deroga all’utilizzo di mangimi non bio in agricoltura biologica

Si ricorda che per tutti gli operatori biologici iscritti nell’elenco del sistema informativo agricolo nazionale, la cui attività ricade nei comuni colpiti dall’alluvione del mese di novembre 2013  l’Assessorato dell’Agricoltura e riforma agro-pastorale della Regione Sardegna autorizza l’utilizzo di mangimi non biologici fino al 30 aprile 2014, in deroga alla normativa vigente, a condizione che i mangimi somministrati non contengano OGM e previa comunicazione all’Organismo di Controllo e Certificazione di competenza. La deroga è stata concessa con l’obiettivo di consentire agli agricoltori delle aree colpite di poter ripristinare le scorte foraggere biologiche, compromesse dagli eventi climatici estremi del novembre scorso.

Fonte: Regione Sardegna

A fine mese a Montpellier Millésime Bio 2014

Appuntamento anche quest’anno a fine gennaio, e precisamente dal 27 al 29, per l’edizione 2014 di Millésime Bio, uno degli eventi più importanti su scala globale per il settore dell’enologia biologica. Nato nell’oramai lontano 1993 per iniziativa di alcuni agricoltori della Languedoc-Roussillon (Francia del Sud, con capoluogo Monpellier) aderenti all’Associazione Interprofessionale Sudvinbio, Millésime Bio nel tempo ha assunto dimensioni sempre maggiori, pur preservando lo spirito semplice e genuino degli esordi.

Lo “spirito” della manifestazione si esplicita anche nelle peculiari caratteristiche espositive del salone: ogni espositore infatti dispone dello stesso materiale per presentare i propri vini, composto da una semplice tavola ricoperta da una tovaglia, da un espositore, due sedie e bicchieri per la degustazione. Nessnu “effetto speciale”, quindi, ma unicamente il buon vino per parlare di sé, della propria storia, del proprio prodotto. Gli stand inoltre non sono raggruppati per paese, regione o denominazione di origine, ma disposti in modo tale da mescolare tra loro espositori di differenti paesi. Lo scopo è quello di creare un clima di curiosità conviviale e di scambio di esperienze che, se ad un primo impatto può disorientare il visitatore abituato a percorsi espositivi più standardizzati, alla lunga coinvolge per la schiettezza e la capacità di coinvolgere.

Tutti i prodotti presentati sono rigorosamente conformi rispetto alla legislazione vigente e soprattutto sono tutti di origine biologica garantita, secondo quanto previsto dalla normativa europea in vigore. Il salone non ammette vini prodotti da vigne ancora in conversione.

Tra gli eventi collaterali alla manifestazione ricordiamo in particolare Challenge Millésime Bio, concorso ch premia i migliori vini e i vini con il miglior rapporto qualità/prezzo tra quelli esposti. I vini premiati verranno quindi proposti in degustazione libera al Bar Challenge Millésime Bio.

Sede dell’evento è il Parco delle Esposizioni di Montpellier: per l’edizione 2014 si attendono circa 800 produttori provenienti da 12 paesi diversi, riuniti in occasione della manifestazione per far conoscere i propri prodotti agli acquirenti di tutto il mondo.

Ulteriori informazioni su Millésime Bio si possono trovare a questo indirizzo:

http://www.millesime-bio.com/

Fonte: Millésime Bio, Sinab

FederBio attiva gruppo di lavoro mezzi tecnici sui prodotti fitosanitari

In un comunicato stampa diffuso ieri FederBio informa di aver attivato un gruppo di lavoro avente la finalità di esprimersi in merito all’ammissibilità dei formulati commerciali impiegabili, allo scopo di approntare un elenco sempre aggiornato e aggiornabile dei prodotti fitosanitari impiegabili in agricoltura biologica e di supportare gli operatori e gli organismi di certificazione per “semplificarne il lavoro e agevolare la crescita equilibrata della filiera”. Sull’iniziativa, arriva anche il commento del presidente FederBio Paolo Carnemolla, secondo il quale il crescente aumento della superficie coltivata secondo il metodo biologico impone la necessitò di “fornire un valido supporto agli operatori, siano essi agricoltori, tecnici o certificatori, attraverso esperti del settore e uno strumento rapido di consultazione che contenga le tipologie di mezzi tecnici ammessi”. “la costituzione del gruppo di lavoro mezzi tecnici vuole essere una risposta alle esigenze di trasparenza, informazione e uniformità di chi opera seriamente nel settore del bio”. Secondo Carnemolla “l’ambito dei mezzi tecnici per l’agricoltura biologica, anche se normato a livello europeo e nazionale, non è ancora adeguatamente presidiato sul versante dell’informazione e per questo spesso alcuni aspetti normativi inerenti in particolare i prodotti fitosanitari possono quindi facilmente essere soggetti a una libera interpretazione che rischia di danneggiare gli operatori e favorire comportamenti non omogenei nel sistema di certificazione”. Conseguentemente, FederBio ha deciso di costituire il gruppo di lavoro affinché l’agricoltura biologica “possa garantire un utilizzo corretto anche dei prodotti fitosanitari, ovvero tutti quei mezzi che sostituiscono (con l’aiuto fondamentale e le conoscenze dell’agricoltore biologico) i prodotti di sintesi, la cui assenza e’ ancora oggi percepita dal consumatore come il valore aggiunto rispetto all’agricoltura convenzionale”.

Fonte: FederBio

L’Italia in prima linea contro l’etichettatura inglese “a semaforo”

Non smette di far discutere il sistema di etichettatura alimentare “a semaforo” raccomandato dal governo britannico. Il sistema classifica come più o meno salutare un prodotto riportando sull’imballaggio un codice verde, giallo o rosso a seconda della presenza di grassi, sali e zuccheri. Ma il criterio con cui il governo di Londra intende classificare i prodotti alimentari ha suscitato un vero e proprio vespaio di polemiche e una levata di scudi senza precedenti, in cui l’Italia è in prima linea in queste ore. Una procedura definita “fuorviante e distorsiva”, con conseguenze potenzialmente molto pesanti per molti prodotti Dop e Igp e moltissime eccellenze alimentari del belpaese (e non solo). Ultimo atto della vicenda la netta presa di posizione del Ministro per le Politiche agricole De Girolamo, che in occasione del Consiglio dei Ministri UE lancia un preciso attacco alla proposta inglese: “Non intendo arretrare di un millimetro – ha dichiarato il Ministro – e farò sentire forte la voce dell’Italia  sull’etichetta alimentare inglese a “semaforo” che usa un codice verde o giallo o rosso per classificare gli alimenti. Sicuramente  sarà ampliata la platea degli Stati che aderiranno a questa iniziativa e sono certa che le istituzioni Ue difenderanno la maggioranza dei partner”. Le conseguenze del sistema a semaforo sono realmente paradossali, se solo si pensa che un olio extravergine d’oliva, con questo sistema, potrebbe ricevere il bollino rosso per l’elevata presenza di grassi mentre il bollino verde sarebbe destinato all’olio di semi. Un paradosso che non ha visto l’Italia da sola nella ferma opposizione alla proposta inglese, ma che  ha visto l’adesione di altri nove Stati membri: Francia, Spagna, Cipro, Portogallo, Grecia, Lussemburgo, Romania, Slovacchia e Slovenia. E appare debole l’obiezione del rappresentante britannico, che ha dichiarato che la normativa europea sull’etichettatura non esclude la possibilità di etichette alternative e che quindi a suo giudizio non vi è violazione da parte di Londra.

Ma per farsi un’idea abbastanza chiara della scarsissima validità del sistema, che porterebbe all’esclusione ad esempio di Parmigiano, Prosciutto di Parma, Lardo di Colonnata, la mozzarella di bufala e svariati altri prodotti dell’agroalimentare italiano. Al punto da far dichiarare al Rappresentante permanente aggiunto dell’Italia presso l’UE Marco Peronaci che ci si trova di fronte ad un meccanismo  “in  contrasto con le finalità di un’informazione corretta al consumatore che finisce per essere deresponsabilizzato e seguire gli allarmi colorati” anziché affidarsi all’etichetta Ue, ben più chiara e affidabile. Per parte sua, il  commissario europeo alla sicurezza alimentare Tonio Borg ha promesso un’analisi attenta della situazione aggiungendo che vigilerà su eventuali violazioni nelle norme che regolano il mercato unico.  “Io sono qui a Bruxelles – ha dichiarato De Girolamo – per rappresentare i tanti lavoratori italiani e le tante produzioni di eccellenza che potrebbero avere un danno da un’etichettatura ingannevole, e credo ingiusta per chi vuole fare gli Stati uniti d’Europa>”. Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente di Federalimentare, Filippo Ferrua, secondo il quale “il consenso di 16 Paesi alla posizione  italiana nel corso della riunione odierna del Consiglio  è un’importante vittoria diplomatica del Governo italiano, cui va il nostro plauso  e un chiaro segnale che la Ue lancia a Londra: il semaforo in etichetta proposti dal Regno Unito è infatti discriminatorio e fuorviante, perché non esistono cibi buoni  e cattivi in sé, ma soltanto diete giuste o sbagliate, a seconda di come i diversi alimenti vengono combinati. Classificando alimenti e bevande senza evidenze scientifiche appropriate c’è il rischio di dare giudizi semplicistici ed erronei sul singolo prodotto”. Secondo Ferrua il sistema a semaforo mette a rischio “il 28,3% dei nostri prodotti esportati in Gran Bretagna,   pari a oltre 630 milioni di euro. Si tratta di una quota molto importante, il 2,6% di tutto l’export italiano 2012 nel mondo, analoga a quella coperta dall’intero nostro export alimentare su mercati importanti come Canada e Giappone>>. Cifre rincarate dalla Coldiretti, secondo la quale “il semaforo in etichetta varato dagli inglesi mette ingiustamente a rischio circa 2,5 miliardi di export di prodotti Made in Italy”, definendo quella inglese “una scelta dettata dalla volontà di diminuire il consumo di grassi, sali e zuccheri ma che non basandosi sulle quantità effettivamente consumate ma solo sulla generica presenza di un certo tipo di sostanze, finisce per escludere paradossalmente dalla dieta alimenti come l’olio extravergine d’oliva e promuove, al contrario, le bevande gassate senza zucchero, fuorviando i consumatori rispetto al reale valore nutrizionale”.

Fonte: Il Sole 24 Ore, Ansa, Agrapress