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Bioboom in Germania 

E’ un vero e proprio boom quello del mercato bio tedesco, in grado di triplicare in dieci anni il proprio fatturato raggiungendo la considerevole cifra di 7,55 miliardi di euro. A dirlo i dati forniti dalla – BÖLW, acronimo per Bund Ökologische Lebensmittelwirtschaft, ovvero l’Unione tedesca degli operatori economici del settore ecologico alimentare. Stando ai dati della BNN, la Federazione tedesca dell’alimentazione e dei prodotti naturali, nei soli negozi bio tedeschi sono stati venduti 2,5 miliardi di euro in prodotti biologici, escludendo quindi la grande distribuzione. E il 2014 prosegue questo trend: nei primi sei mesi dell’anno i fatturati hanno ripreso la loro “corsa” crescendo anche in doppia cifra.

Fonte: Greenplanet

Vandana Shiva: il biologico è la soluzione ad alcuni dei problemi più gravi del mondo

Immaginiamo di avere a disposizione uno strumento in grado di risolvere (o quantomeno ridurre enormemente) alcuni dei problemi più annosi che affliggono l’umanità del terzo millennio: cambiamenti climatici, fame nel mondo, tutela della biodiversità e delle risorse naturali, financo la disoccupazione e la povertà. Cosa penseremmo se scoprissimo che non lo utilizziamo al meglio delle sue possibilità?Quanto meno, concluderemmo che la miopia dell’uomo è davvero sconfinata. Ebbene questo rimedio miracoloso non solo esiste, ma è tranquillamente alla portata dell’umanità, in attesa di essere davvero utilizzato al meglio. Stiamo parlando dell’agricoltura biologica, della quale già abbiamo descritto le enormi potenzialità nella lotta ai cambiamenti climatici. Secondo l’autorevole scienziata ed economista Vandana Shiva, da anni in prima linea a tutela dei metodi di coltivazione biologici, l’agricoltura biologica per sua stessa natura (non utilizzando prodotti chimici di sintesi e non essendo “ontologicamente” intensiva) è l’arma vincente per combattere la fame nel mondo e per tutelare la biodiversità naturale, mai in pericolo come in questo momento storico.  Stanti queste premesse, il vero terreno di confronto (e di scontro) sul quale si sta giocando una partita decisiva non solo per il settore del biologico ma per il futuro prossimo è quello che contrappone il biologico da un lato e gli OGM dall’altro. Su questo punto Vandana Shiva è estremamente chiara e agguerrita. L’adozione di OGM in alcuni paesi ha avuto conseguenze catastrofiche sull’agricoltura, sull’economia, sulla popolazione stessa. Uno scenario che potrebbe ripetersi altrove.

Sono infatti oltre 300.000 i contadini in India che si sono indebitati per acquistare sementi e farmaci per l’agricoltura, plagiati dalla falsa promessa di raccolti più fruttuosi. E che, in conseguenza dell’insistenibilità della situazione, hanno scelto di togliersi la vita. Secondo Vandana Shiva la percentuale di contadini indiani indebitati sfiora l’incredibile cifra del 70%: una conseguenza, secondo la studiosa indiana, dell’introduzione dei brevetti in agricoltura. Per la celebre ecologista al contrario sarebbe fondamentale salvaguardare e recuperare le sementi rare e antiche, ovvero sementi non OGM né tanto meno sottoposte a brevetti, e forti incentivi normativi ed economici a sostegno del biologico. Una spirale virtuosa in grado di ridare fiducia e reddito agli agricoltori e di segnare un punto decisivo nella lotta alla povertà, alla fame e alle disuguaglianze. Qualcosa ,fortunatamente, si sta muovendo, e Nuova Delhi ha deciso recentemente di sostenere il biologico con una capillare iniziativa che coinvolgerà 5 milioni di agricoltori in 100 mila villaggi distribuiti in tutta l’India.

L’impiego di Ogm e pesticidi di sintesi in India ha portato al suicidio almeno 300 mila contadini, distrutti dai debiti per l’acquisto delle sementi e degli agrofarmaci, con la promessa del tutto falsa che avrebbero permesso loro di incrementare raccolti e reddito. Ma non è stato così. Il 70% dei contadini indiani è indebitato, ha spiegato Vandana Shiva. A suo parere si tratta delle conseguenze dello sfruttamento dei brevetti e della pratica di monopolizzare le informazioni.

Una maggiore diffusione dell’agricoltura biologica porterebbe verso lo stop agli Ogm in India e in tutto il mondo. L’ecologista e scienziata indiana raccomanda l’impegno per la salvaguardia delle sementi rare, antiche, non Ogm e non brevettate, una modifica delle leggi per avvantaggiare l’agricoltura biologica e un maggior impegno per muoversi verso la libertà e la democrazia.

Perché il sistema di controllo assoluto dell’agricoltura, in particolar modo da parte di Monsanto, sta rendendo ai contadini la vita impossibile. In India qualcosa si sta già muovendo, dato che il Governo ha appena annunciato la volontà di diffondere l’agricoltura biologica su larga scala, coinvolgendo 5 milioni di contadini in 100 mila villaggi. Un modo incruento, efficace e duraturo per esportare davvero benessere, uguaglianza e democrazia.

Fonte: Greenbiz

L’agricoltura biologica, risorsa contro i cambiamenti climatici

Le crescenti emissioni di CO2 da parte dell’uomo stanno avendo un impatto sempre più preoccupante sul clima, portando ad un innalzamento della temperatura planetaria che da tempo preoccupa molto gli scienziati. Spesso in passato l’agricoltura è salita sul banco degli imputati per le ingenti quantità di anidride carbonica e gas serra clima-alteranti emessi in atmosfera. Ma nuove acquisizioni ridefiniscono questo scenario, attribuendo un ruolo potenzialmente decisivo all’agricoltura biologica nella lotta ai cambiamenti climatici. E’ ciò che sostengono ad esempio i ricercatori del Rodale Institute, secondo le cui stime l’utilizzo su larga scala del metodo biologico potrebbe risultare importantissimo proprio per far fronte al problema. Se venisse adottato su scala mondiale un modello bio per il settore agricolo, saremmo in grado di ridurre addirittura del 40% il totale delle emissioni annue di CO2 che, proprio attraverso le coltivazioni biologiche, potrebbero essere sequestrate dall’atmosfera e immagazzinate nel terreno. In questo modo, sostengono le stime, sarebbe possibile diminuire di circa 21 miliardi di tonnellate la CO2 emessa in atmosfera: una cifra enorme che, per avere un’idea più precisa, corrisponde a quanto emesso da oltre 4 miliardi di autoveicoli. Con l’incredibile potenzialità di invertire il trend e addirittura ridurre, nel medio periodo, i livelli di CO2 presenti in atmosfera e responsabili in larga parte degli sconvolgimenti climatici sotto gli occhi di tutti noi.

Fonte: Greenbiz

Global Warming, quanto pesa sul Made in Italy?

Si è appena conclusa l’estate che quest’anno, nel nostro paese, è stata particolarmente mite e piovosa. Non altrettanto si può dire su scala planetaria dove al contrario quella 2014 ha infranto ogni record, risultando la più calda di sempre.  A preoccupare in particolare il surriscaldamento “accoppiato” degli oceani e della terraferma, che hanno fatto segnare temperature  superiori di ben 0,71 °C rispetto alla media del XX secolo.

Il problema comincia ad essere percepito nella sua importanza crescente anche in Italia, dove Coldiretti si è fatta portavoce della preoccupazione del mondo agricolo. Secondo quanto si legge in un comunicato diffuso sull’argomento la Confederazione “si e’ mobilitata per le azioni di contrasto ai cambiamenti climatici, sulla base dei dati catalogati nell’archivio del National Climatic , rispetto alle medie planetarie, “in Italia la situazione quest’anno e’ stata diversa con l’estate 2014 che e’ risultata solo al 38esimo posto tra le più calde dal 1800 con appena 0,3 gradi in più rispetto alla media del periodo di riferimento 1970-2000 dell’ ISAC-CNR”.  Tuttavia ha ricordato che”gli effetti dei cambiamenti climatici si sono manifestati con la più elevata frequenza di eventi estremi, con sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense, con vere e proprie bombe d’acqua e l’aumento dell’incidenza di infezioni fungine e dello sviluppo di insetti”.

Una situazione destinata a pesare in msura sempre crescente sull’agricoltura nazionale, con effetti già misurabili. Per esempio, si legge nella nota, “il vino italiano e’ aumentato di un grado negli ultimi 30 anni, ma si è verificato nel tempo anche un significativo spostamento della zona di coltivazione tradizionale di alcune colture come l’olivo che e’ arrivato quasi a ridosso delle Alpi. Nella pianura padana si coltiva oggi circa la metà della produzione nazionale di pomodoro destinato a conserva e di grano duro per la pasta, colture tipicamente mediterranee”.  Stiamo assistendo, prosegue Coldiretti, ad  “un effetto che si estende in realtà a tutti i prodotti tipici:  il riscaldamento provoca infatti anche il cambiamento delle condizioni ambientali tradizionali per la stagionatura dei salumi, per l’affinamento dei formaggi o l’invecchiamento dei vini”. “Una situazione che di fatto mette a rischio di estinzione il patrimonio di prodotti tipici Made in Italy che devono le proprie specifiche caratteristiche essenzialmente o esclusivamente all’ambiente geografico comprensivo dei fattori umani e proprio alla combinazione di fattori naturali e umani”.

Fonte: Coldiretti, Agrapress

Agricoltura: i fondi ci sono, ma non vengono utilizzati

A poco più di tre mesi dalla scadenza imposta dall’UE al 31 dicembre 2014, solamente tre regioni hanno raggiunto quanto previsto dall’obiettivo di spesa del FEASR, il Fondo Europeo di Sviluppo Rurale. Si tratta di Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto, cui vanno aggiunte anche la Provincia Autonoma di Bolzano e quella di Trento. Restano quindi solo 90 giorni alle altre regioni per utilizzare i 688 milioni stanziati per il periodo 2007-2013, pena il disimpegno automatico delle somme stesse. A lanciare l’allarme (paradossale ancor di più in tempi di crisi come questi) il report mensile della Rete Rurale Nazionale che si occupa anche di entrare nel merito delle occasioni mancate (o che rischiano di divenire tali), regione per regione.  Su tutte la Campania, con 149 milioni a rischio di essere perduti, seguita dalla Sicilia con 95, quindi la Puglia con 90, la Sardegna con 68 ela Calabria con 61. Questo il “podio” delle realtà meno virtuose, anche se la stessa RRN ha segnalato che in Sicilia, Campania e Calabria recentemente è stata registrata una buona performance della spesa.

Fonte: Agrapress

Europa, tiene banco la riforma del biologico

Il  15 settembre scorso a Bruxelles si è svolta l’audizione pubblica sull’agricoltura biologica tenuta dal Comitato Economico e Sociale dell’UE. Tema dell’incontro “L’avvenire della produzione biologica in Europa”, nel corso del quale sono emerse posizioni ancora distanti tra i diversi portatori di interesse.

Da parte UE, il rappresentante della DG Agricoltura Joao Onofre ha dichiarato che è tempo di ridurre al massimo la flessibilità delle norme di produzione, per garantire ai consumatori prodotti ottenuti al 100% con metodo biologico. Ifoam da parte sua ha ribadito la propria contrarietà alla proposta di regolamento elaborata dalla Commissione, in quanto carente sotto il profilo delle valutazioni di impatto che l’introduzione di un regolamento così modificato avrebbe sull’intero settore del biologico. Impatto che, secondo Ifoam, comporterebbe il rischio concreto di una forte riduzione della produzione biologica europea.

Dal canto suo, l’European Organic Certifiers Council ha evidenziato l’eccessivo ricorso agli atti delegati chiedendo contestualmente il mantenimento sia delle norme attualmente vigenti in materia di etichettatura sia dell’annuale visita di controllo che gli OdC eseguono sugli operatori bio.

La Germania invece, pur elogiando gli sforzi dell’Unione per incentivare l’agricoltura biologica, si è dichiarata contraria ad una revisione completa della legislazione vigente: per Berlino è ancora efficace l’ultima riforma del settore e una modifica radicale rischierebbe di destabilizzare l’intero comparto. L’Italia, rappresentata all’incontro da Coldiretti, ha da un lato avallato la proposta di regolamento della Commissione, opponendosi al contrario al Piano d’azione, giudicato troppo generico. Il nostro Paese ha auspicato al contrario azioni mirate per la formazione degli imprenditori agricoli  e per l’ incentivazione della produzione di colture proteiche destinate all’alimentazione animale e  chiedendo un maggiore sostegno alla ricerca.

Posizioni in sintesi ancora distanti quelle emerse dai lavori di Bruxelles, rispetto alle quali il Comitato economico e sociale è adesso chiamato a comporre le divergenze e a ridurre le distanze tra le diverse anime del biologico europeo, stante anche l’imminenza di un documento di sintesi in cui il Comitato stesso esprimerà ufficialmente i propri orientamenti in materia.

Fonte: Agrapress