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La voce fuori dal coro di Michele Serra a difesa del biologico

michele-serra-reportLa recente puntata di “Report” di Rai3 ha fatto sì luce su delle gravi inefficienze nella filiera del biologico italiano, ma ha avuto anche l’effetto opposto di gettare nello sconforto le migliaia di operatori onesti che da decenni svolgono il loro lavoro in modo ineccepibile; quella stessa filiera che è la migliore al mondo per esportazione dei prodotti agro-alimentari. Vogliamo riportare oggi l’opinione di Michele Serra così come è apparsa sulle pagine de ” La Repubblica” il 13 ottobre.

“Un vecchio amico pioniere del biologico ) aveva vent’anni quando prese la via della terra) mi telefona affranto dopo la puntata di “report” nella quale si smascheravano un paio di truffe ( vere, e gravi ( commesse nel nome,usurpato, del bio.” Non una parola sulla passione, la fatica, l’affetto per i campi di molte migliaia di coltivatori e allevatori, soprattutto ragazze e ragazzi, piccole e medie aziende virtuose che ormai costituiscono massa critica, numeri importanti.Sembrava che “bio” fosse sinonimo di furbata o di crimine”. Mi ha colpito l’uso del termine ” affetto”, non tutti i lavoratori sono affettuosi, non tutte le attività economiche hanno come obiettivo la cura di qualcosa, in questo caso la terra e il cibo. Mi ha colpito anche, il tuo tono ferito.

Così funziona in giornalismo, gli ho detto, punta lo sguardo sulle cose che non vanno e sui conti che non quadrano, azzanna l’errore, o almeno ci prova. Capita poi che nell’inseguire la preda urti anche vite e sensibilità di persone, per così dire, estranee ai fatti; o peggio vittime anch’esse, come è il caso dei coltivatori bio lesi dal danno di immagine prodotto da pochi imbroglioni. Per rasserenarlo ho anche aggiunto ( non me ne voglia la corporazione della quale faccio parte ) che le cattive notizie fanno molto rumore ma passano veloci come lampi. L’agricoltura ha tempi lunghi e la pazienza nel suo Dna, e il fatto che i media ne parlino poco forse, a conti fatti, non è un male ”

 

fonti:

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2016/10/13/-lamaca30.html?ref=search

https://www.facebook.com/AmacaMicheleSerraRepubblica/

Ogm: il parlamento UE dice no a 5 nuovi prodotti

Giovedì 6 ottobre, il Parlamento europeo ha votato per negare la possibile autorizzazione da parte della Commissione europea per la coltivazione nel continente di cinque prodotti OGM.

In tale occasione, il Parlamento ha approvato cinque risoluzioni non vincolanti, presentate dai deputati Bart Staes (Verdi/ALE, BE), Sirpa Pietikäinen (PPE, FI), Guilliaume Balas (S&D, FR), Lynn Boylan (GUE/NGL, IE) ed Eleonora Evi (EFDD, IT). I provvedimenti riguardavano la coltivazione nell’UE di altrettanti prodotti geneticamente modificati: il mais Bt11 e 1507, il MON810 (semi e prodotti) e un cotone resistente al glifosato.

Sulle varianti del mais, la motivazione addotta per la negazione dell’autorizzazione riguarda il  danno che le coltivazioni potrebbero arrecare ad alcune specie di farfalle e falene. I membri del parlamento, si legge in una nota, “mettono in discussione il concetto, introdotto dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), di una “mortalità locale accettabile” di alcune specie di lepidotteri”.

Stop anche ai semi di mais MON 810. Secondo i deputati, la valutazione dell’EFSA (Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare) sul prodotto sarebbe carente di alcuni dati. Tra le ragioni del “no” anche il possibile rischio di “contaminazione incrociata di una pianta invasiva che trasporta la tossina Bacillus thuringiensis (Bt), utilizzata come pesticida, [che] potrebbe porre “grandi rischi per gli agricoltori e per l’ambiente”.

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I deputati hanno inoltre rinnovato il proprio appello per intervenire sulla procedura di autorizzazione degli OGM nell’Unione Europea, meccanismo che, a parer loro, andrebbe rivisto.

Nei casi del MON810 e del cotone ogm, i membri del parlamento hanno evidenziato come gli OGM siano autorizzati dalla Commissione europea senza il sostegno dei pareri dei comitati degli Stati membri. Una procedura che “avrebbe dovuto essere un’eccezione, ma è di fatto diventata la norma”.

L’istituzione si era già opposta, nell’ottobre dello scorso anno, a una normativa europea che avrebbe concesso agli Stati nazionali di limitare o vietare la vendita e l’uso di alimenti OGM a livello UE. Una procedura che avrebbe potuto portare alla reintroduzione di controlli transfrontalieri all’interno di Schengen, tra paesi pro e anti-OGM.

Questa è la quinta volta in un anno che il Parlamento Europeo ha negato l’approvazione di OGM”, ha dichiarato Eduardo Cuoco, Direttore Europeo di IFOAM, organizzazione internazionale per la promozione dell’alimentazione e dell’agricoltura biologica. “Il voto dimostra che il Parlamento continua a esprimere il desiderio dei cittadini europei di un’agricoltura libera da OGM. È arrivato il momento che gli Stati Membri siano coerenti con i propri divieti nazionali, agiscano e votino contro gli OGM a novembre”.

Secondo IFOAM, gli organismi geneticamente modificati mettono a rischio lo sviluppo dell’agricoltura biologica, un settore che in Europa vale 42 miliardi di euro e che cresce del 7,4% ogni anno. “Gli OGM non sono compatibili con i principi dell’agricoltura biologica, dal momento che i rischi che pongono all’ambiente e alla salute non sono sufficientemente conosciuti”.

FONTI:

http://www.europarl.europa.eu/news/it/news-room/20161005IPR45827/i-deputati-si-oppongono-all%E2%80%99autorizzazione-di-cinque-ogm

http://www.lastampa.it/2016/10/06/esteri/il-parlamento-europeo-dice-no-a-quattro-prodotti-ogm-PoLT425dv8tmb3nVOX9gxM/pagina.html

http://www.ifoam-eu.org/en/news/2016/10/06/press-release-eu-parliament-objects-new-gmo-authorisations

Due alternative naturali all’uso di antibiotici negli allevamenti: le scoperte dell’UniFi

Di recente, i Paesi dell’ONU hanno firmato una dichiarazione comune in cui si affronta il problema dell’aumento della resistenza batterica agli antibiotici. Il fenomeno sarebbe in crescita a causa della lentezza nello sviluppo di nuovi antibiotici, ma anche perché vengono spesso adoperati in maniera eccessiva o senza completare un ciclo completo di cura. In questo modo, i batteri colpiti “imparano” come resistervi e diventano più forti, minacciando la salute di tutti.

Tra le pratiche più pericolose che aumentano la resistenza batterica, ci sarebbe anche la somministrazione regolare di dosi di antibiotici a bovini, suini e polli negli allevamenti di tipo intensivo. Una pratica vietata in UE, ma ancora molto comune in Paesi come Cina e Stati Uniti. Si stima che l’80% della produzione di antibiotici statunitense sia destinata agli animali d’allevamento.

Da queste considerazioni, nasce l’esigenza di individuare metodi alternativi e naturali all’utilizzo di prodotti farmaceutici nell’ambito della zootecnia.

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Un settore di cui si occupa da tempo il professor Mauro Antongiovanni del Dipartimento di Nutrizione animale dell’Università di Firenze. Sono ormai 15 anni che all’interno dell’Ateneo toscano vengono sviluppate ricerche e innovazioni nell’ambito degli antibiotici naturali: i risultati sono stati presentati nel corso di un convegno all’Accademia dei Georgofili, il 6 ottobre scorso.

Secondo il professore, è innanzitutto “necessario eliminare completamente gli antibiotici dai mangimi zootecnici”. Gli ostacoli sono però numerosi dal momento che “le condizioni ambientali degli allevamenti intensivi necessitano di misure preventive”. Non mancano, poi, “le resistenze delle industrie farmaceutiche che minimizzano il problema di utilizzo, che talvolta sconfina in un vero e proprio abuso”.

Antogiovanni ha poi presentato i risultati conseguiti nell’utilizzo di due rimedi presenti in natura, i tannini e l’acido butirrico, sostanze con proprietà battericide o batteriostatiche.

L’acido butirrico è un acido grasso a catena corta, “prodotto naturalmente dalla fermentazione della fibra nell’apparato digerente e nell’intestino dei monogastrici. Si trova anche nel latte ed è una difesa che la natura ha previsto anche per i neonati”.

I tannini invece, sono “presenti nel vino e in molti vegetali come i carciofi, o nel legno, nelle castagne, nelle ghiande e in diversi tipi di frutti. Funzionano come battericidi e batteriostatici, bloccando la riproduzione dei microrganismi.

Questi elementi naturali, secondo Antogiovanni, non presentano effetti collaterali. Abbiamo verificato, inoltre, che hanno effetti benefici sul metabolismo, riducendo la volatilità delle deiezioni e la presenza di azoto, con conseguenze sulla qualità dell’aria”.

FONTI:

http://www.internazionale.it/opinione/gwynne-dyer/2016/10/03/antibiotici-resistenza

http://www.un.org/pga/71/wp-content/uploads/sites/40/2016/09/DGACM_GAEAD_ESCAB-AMR-Draft-Political-Declaration-1616108E.pdf

http://agronotizie.imagelinenetwork.com/zootecnia/2016/10/11/antibiotico-resistenza-un-alternativa-e-possibile/50364

Federbio: “L’agricoltura biologica è il settore più controllato in Italia”

Federbio, la Federazione Italiana Agricoltura Biologica e Biodinamica, è intervenuta per ribadire la bontà e la salubrità dei prodotti biologici italiani, malgrado alcuni casi di irregolarità emersi nel settore.

Il bio è il settore più controllato di tutto l’agroalimentare italiano”, sottolineano in una nota. La stessa Federbio presiede gli Organismi di Controllo e di Certificazione dei propri soci, controllando 51.830 dei quasi 60mila operatori biologici italiani. Organismi che nel solo 2015 hanno effettuato quasi 70mila verifiche ispettive: 1,32 controlli per operatore, all’anno. Si tratta di una frequenza più che tripla rispetto al settore dei prodotti a denominazione di origine.

Visite ispettive che si svolgono con lunghe e laboriose operazioni di controllo, per assicurare ai consumatori la salubrità e l’autenticità dei prodotti bio. Ogni ispezione, infatti, prevede sopralluoghi in campo e presso i locali delle aziende, la verifica di congruità effettuata sui prodotti in entrata e in uscita, nonché il prelievo di campioni da sottoporre a successive analisi presso laboratori accreditati dal Mipaaf.

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Oltretutto, anche altri organi di vigilanza effettuano controlli periodici sulle coltivazioni: Nas, Ispettorato per la repressione delle frodi, Asl, e così via.

Non mancano le criticità, ma è possibile affrontarle attraverso la cooperazione di tutti gli attori coinvolti. Tra le questioni più importanti, ricorda Paolo Carnemolla, presidente di FederBio, c’è “in particolare l’assenza di coordinamento del sistema di certificazione da parte del ministero, come contestato anche dalla UE, come di una vigilanza efficace non meramente burocratica. Gli organismi di certificazione devono essere sgravati da inutili adempimenti formali per concentrare sempre più la loro attività sui controlli in azienda”. Esiste inoltre “la necessità di prevedere nel Piano strategico nazionale il riconoscimento di un organismo interprofessionale chiamato a elaborare regole per mantenere l’integrità del settore e per delineare strategie per il suo sviluppo”.

La Federazione, insieme ad ACCREDIA, ente nazionale di accreditamento per laboratori e organismi di certificazione, si sforza di supplire “agli incomprensibili ritardi del ministero delle Politiche Agricole”. E lo fa dotandosi di strumenti informatici innovativi “che consentono la verifica in tempo reale della regolarità degli acquisti e delle vendite con la tracciabilità fino al campo di produzione”. Un progetto unico nel suo genere in tutta Italia, “a conferma del primato italiano in materia di controlli nell’agroalimentare”.

“Per ridare efficacia e autorevolezza alla delega sul biologico, conclude Carnemolla, “chiediamo un incontro al Ministro Martina.  FederBio, come sempre, è pronta per la riforma del sistema di certificazione che sia da modello in Europa. È necessario ripartire dalla tracciabilità e dal coordinamento efficace fra gli attori del sistema”.

FONTI:

http://www.feder.bio/comunicati-stampa.php?nid=1076

Biofach India ospiterà il quarto OFIA, premio per l’innovazione nell’agricoltura bio

Il bando per il quarto OFIA (Organic Farming Innovation Award), premio internazionale dedicato all’innovazione nel settore dell’agricoltura biologica, sarà presentato a Nuova Delhi, in India, il prossimo 11 novembre, in occasione di BioFach India.

L’OFIA è il premio consegnato a nome dell’Organic Movement, per mettere in luce l’innovazione nel settore biologico da parte di coltivatori, scienziati e altri operatori del settore. È possibile presentare i propri progetti innovativi entro il primo marzo 2017. I premi saranno consegnati nel novembre del 2017, in occasione del 19esimo Organic World Congress (OWC), che si terrà anch’esso a Nuova Delhi.

L’OFIA viene consegnato ogni tre anni, in occasione dell’OWC, ed è patrocinato dall’RDA (Rural Development Administration) della Corea del Sud, da IFOAM – Organics International,  associazione internazionale per la promozione del biologico, e da IFOAM Technology Innovation Platform (TIPI).

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Gli organizzatori, attraverso il premio, desiderano motivare l’innovazione nel settore e diffondere le nuove conoscenze acquisite. Il comitato dell’OFIA selezionerà i vincitori del Grand Premio e del Premio Scientifico. I criteri di valutazione sono fondati su innovatività, rilevanza, applicabilità e impatto potenziale.

Il Summit di presentazione a Nuova Delhi avrà come titolo “Nurturing the Culture of Innovation in Ogranic Agriculture” (Alimentare la cultura dell’innovazione nell’agricoltura biologica).

L’agricoltura biologica ha il potenziale di supportare le enormi sfide che stiamo affrontando nel 21esimo secolo”, si legge nella brochure di presentazione del premio “Per affrontare con successo tali sfide, il settore del bio ha bisogno di facilitare, sperimentare, documentare, comunicare e alimentare i processi innovativi”.

Al Summit dell’11 Novembre parteciperà il nuovo Comitato per l’Innovazione di IFOAM.

All’appuntamento sono previsti tre panel di discussione:

  • Il ruolo dell’Innovazione, a cura di David Gould, Barbara Zilly e del professor Aksoy
  • Alimentare la cultura dell’innovazione, con Ashish Gupta, Livia Ortolani, Sebastian Huisman e i dottori Ardakani e Choi
  • Dichiarazione finale, panel presieduto da Kristin Karlsson, Manoj Kumar Menon e il dottor Kim

Tra il primo e il secondo Panel ci sarà l’intervento del professor Roberto Ugas, della peruviana Universidad La Molina. A moderare l’evento, Marks Arbenz, Direttore Esecutivo di IFOAM.

Per maggiori informazioni sul premio e sulle modalità di partecipazione, è possibile visitare il sito: www.ifoam.bio/ofia

FONTI:

http://www.ifoam.bio/en/events/4th-organic-farming-innovation-award-ofia-summit

http://www.ifoam.bio/sites/default/files/4.ofia_summit-program.pdf

http://biofach-india.com/upload/BIOFACH_Press%20Release_May_2016.pdf

Glifosato e rischio cancro: l’EFSA diffonderà i dati grezzi delle sue ricerche

L’EFSA, l’Agenzia per la Sicurezza Alimentare Europea, renderà pubblici i dati grezzi utilizzati nella sua recente valutazione sulla sicurezza del glifosato. Le informazioni saranno prima rilasciate a un gruppo di parlamentari europei e successivamente disponibili al pubblico accesso. I dati dovrebbero “essere sufficienti per permettere a scienziati indipendenti di scrutinare la valutazione del glifosato”, ha spiegato l’Agenzia in una nota. La diffusione, secondo quanto riporta la nota, fa parte di un impegno preso dall’Agenzia a rendere più aperto il processo di valutazione del rischio.

La decisione è arrivata in seguito a una richiesta di accesso pubblico ai dati, finora segreti, promossa dal gruppo dei Verdi al Parlamento Europeo. La richiesta era stata avanzata da quattro membri dell’organo comunitario, nel marzo 2016. Il 28 settembre, i deputati coinvolti hanno inscenato una sorta di manifestazione nel Parlamento di Strasburgo, allestendo una “finta” sala lettura per l’accesso alle ricerche sul glifosato.

Nel novembre dello scorso anno, l’EFSA aveva reso note le proprie conclusioni sul profilo tossicologico del glifosato, sostanza attiva largamente utilizzata in pesticidi ed erbicidi. La conclusione dell’Agenzia europea, che ha destato non pochi malumori nelle associazioni ambientaliste e dei consumatori, è che la sostanza sarebbe un ‘improbabile’ cancerogeno. Lo studio aveva destato particolare attenzione anche a causa della precedente dichiarazione dello IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro), che nel marzo 2015 aveva invece classificato il glifosato come una probabile sostanza cancerogena per gli umani.

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I pareri contrastanti hanno successivamente destato una polemica scientifica internazionale. Lo IARC ha dichiarato di essere giunto alla propria conclusione utilizzando unicamente studi di dominio pubblico, anche di fonte industriale, rivisti da terze parti. L’Efsa, invece, avrebbe incluso nei propri risultati anche i paper riguardanti sperimentazioni animali senza sufficienti informazioni per una revisione scientifica indipendente.

Da qui, la necessità espressa da più parti di rendere pubblici i dati utilizzati durante la valutazione.

La trasparenza e l’apertura sono valori essenziali per l’EFSA, perché rafforzano la fiducia delle persone nella scienza”, ha dichiarato Bernhard Url, Direttore Esecutivo dell’Agenzia. “Condividere i dati che sono alla base del nostro lavoro è un ingrediente chiave per rendere la scienza riproducibile e quindi affidabile. Continueremo a rendere disponibili i dati ogni volta che sarà possibile, cercando allo stesso tempo di bilanciare la trasparenza e i legittimi interessi del proprietario dello studio”.

FONTI:

https://www.efsa.europa.eu/en/press/news/160929a

https://www.efsa.europa.eu/en/press/news/151112

http://www.iarc.fr/en/media-centre/iarcnews/pdf/MonographVolume112.pdf

http://www.helpconsumatori.it/ambiente/glifosato-lefsa-rendera-accessibili-i-dati-per-la-valutazione-della-sicurezza/107463

http://www.ilfattoalimentare.it/glifosato-efsa-iarc.html