Suolo e Salute

Autore: admin

  Il biologico lettone cresce

Il settore biologico in Lettonia negli ultimi dieci anni ha fatto segnare una crescita costante, con il numero di aziende agricole biologiche  triplicato (oggi sono oltre 3.700) e una superficie coltivata a bio che nel 2013 ha superato i 200.000 ettari, contro i 44.000 del 2004. Ad oggi il 5% circa dei terreni agricoli lettoni sono coltivati secondo i principi dell’agricoltura biologica. Nel 2007, il governo lettone ha introdotto le linee guida sul biologico e contestualmente un regime di certificazione. Inoltre, al fine di sostenere il settore biologico, sono stati varati specifici programmi di sostegno continuo sia statali che comunitari, supervisionati dalla LBL in rappresentanza del mondo biologico lettone. Ad oggi il volume totale del mercato biologico lettone ammonta a circa € 10 milioni. Secondo quanto riportato dalla relazione di mercato prodotta da Ekoconnect, nel 2011 i supermercati tradizionali hanno rappresentato oltre la metà del fatturato del biologico, mentre le quote restanti di mercato per il bio sono coperte dai prodotti integrali (circa 1,5 milioni di euro), dalla vendita diretta produttore-consumatore e da altre forme di commercializzazione.

Fonte: Organic Market

Rapporto Fao-Ocse: l’acquacoltura cresce più del previsto

Secondo un recente rapporto congiunto punnlicato da Fao e Ocse e disponibile in lingua inglese a questo link (http://www.fao.org/3/a-i3822e.pdf), l’acquacoltura nei prossimi anni è destinata a crescere ben al di sopra del 2,54% annuo previsto, attestandosi intorno ad un 4,14% fino al 2022. La pubblicazione presenta in particolare una serie di proiezioni riguardanti l’ approvvigionamento alimentare per i prossimi 15 anni, partendo dall’analisi dei dati esistenti, e si concentra sui nuovi scenari che riguardano la produzione ittica e l’allevamento, in particolare per i prossimi 8 anni.

Secondo lo studio, nel prossimo futuro proprio l’acquacoltura avrà un ruolo sempre più importante nel rispondere alle nuove sfide dell’approvvigionamento alimentare, anche in conseguenza delle grandi trasformazioni demografiche cui stiamo assistendo: aumento progressivo dei redditi medi, dimensioni mutate dei nuclei familiari, invecchiamento crescente della popolazione, urbanizzazione. Tutti elementi che, insieme alle diverse tendenze di consumo e al crescente interesse verso forme di alimentazione più sane e sostenibili, determineranno senza dubbio grandi cambiamenti sia nella domanda che nell’offerta di cibo. Con impatti di enorme rilevanza che richiederanno un aumento sia quantitativo che qualitativo della produzione, dato che la crescita richiesta dovrà necessariamente inquadrarsi all’interno dei vincoli dettati dalla disponibilità delle risorse naturali e dalle tecnologie esistenti.

Fonte: Fao, Agrapress

Si terrà a Rimini Macfrut 2015

Al termine di una lunga seduta del Consiglio comunale di Cesena, è stato approvato a maggioranza lo spostamento dell’edizione 2015 di Macfrut a Rimini, preferita a Bologna. Il Comune di Cesena detiene infatti il 71% della fiera ed era chiamato a decidere rispondendo alla nota congiunta estesa dalla stragrande maggioranza delle associazioni economiche del territorio (tra queste CNA Forlì-Cesena, Confartigianato Forlì, Confartigianato Cesena, Confcommercio Forlì, Confesercenti Forlì, Confesercenti Cesena, Unindustria, Agrinsieme Romagna: Confcooperative, Legacoop Romagna, AGCI, CIA, Confagricoltura) che si erano espresse chiaramente riguardo alla sede futura della manifestazione. Nella nota si sottolineava linfatti ’importanza di scegliere con cura la sede per l’edizione 2015 della kermesse dedicata al mondo dell’ortofrutta. “Consideriamo l’argomento in oggetto particolarmente sentito e importante, come la discussione in atto dimostra, sia per le implicazioni sul territorio che per l’idea di futuro che si vuole pianificare. Nel merito, riteniamo condivisibile una valutazione per l’anno 2015, alla luce dell’Expo, che consideri l’alternativa di una diversa collocazione del Macfrut. In tale valutazione, concordiamo debba essere privilegiata una soluzione romagnola quale Rimini è, che tenga però conto di Cesena come riferimento in termini di area diffusa e specialistica sugli elementi di benessere che la connotano. Per gli anni a seguire e, per le ulteriori iniziative da intraprendere per Macfrut, in termini di sviluppo, riteniamo che ogni azione debba essere rinviata a maggiori approfondimenti sulla base di una pianificazione dell’intera proposta fieristica”.

Il placet per la soluzione romagnola era arrivato, poco prima del Consiglio Comunale, proprio dal presidente di Cesena Fiera Renzo Piraccini, secondo il quale “Rimini è una delle migliori fiere italiane che, con l’alta velocità, potrebbe fare un vero e proprio salto di qualità. Rispetto a Bologna, poi, ci permette di correre da soli e questa è una bella sfida. Per non parlare di tutto l’indotto di area vasta legato a infrastrutture, servizi, ecc.”. A Rimini quindi il compito di raccogliere il testimone:  una sfida che, come ha avuto modo di dichiarare il sindaco Paolo Lucchi, costituisce “un’occasione unica per riaffermare come a Cesena si riesca a far squadra, favorendo una connessione di intenti e un’assenza di paura che da sempre rappresentano la nostra ricchezza più grande”.

Fonte: Freshplaza

Irlanda, cresce il biologico

Prosegue la crescita del biologico irlandese, malgrado il Paese stia attraversando un periodo non facile da un punto di vista economico. Secondo i dati più recenti forniti dal Dipartimento dell’Agricoltura e dell’Alimentazione), le vendite dei prodotti derivanti da agricoltura biologica hanno sfiorato quota 100 milioni di euro (98 milioni, per l’esattezza), di pari passo con l’andamento del mercato del bio in Europa, quadruplicato nell’ultimo decennio. Nel corso del 2012 526 allevatori hanno macellato oltre 9.000 bovini biologici ed il 70% delle carni sono state esportate nei mercati esteri, in particolare nel Regno Unito, in Germania e in Scandinavia.

Fonte: Dipartimento irlandese dell’Agricoltura e dell’Alimentazione, Bioagricoltura Notizie

Umbria, le nuove opportunità dei bandi regionali

Si è riunito lunedì scorso 17 novembre a Perugia il “Tavolo Verde” convocato dall’assessore regionale all’Agricoltura Fernanda Cecchini per presentare le nuove opportunità offerte dal bando regionale di prossima pubblicazione per l’assegnazione a pagamento dei diritti di impianto di vigneti disponibili nella riserva regionale. Per l’occasione l’assessore ha allargato la partecipazione ai rappresentanti dei collegi dei periti agrari, degli ordini professionali degli agronomi e forestali, ingegneri, architetti, geologi e delle associazioni impegnate nella promozione dell’agricoltura biologica. “Per le imprese vitivinicole umbre che vogliano incrementare e qualificare le loro produzioni si apre una fase di grandi opportunità: a breve sarà pubblicato il bando per la concessione di diritti di impianto disponibili e, quanti li acquisteranno, potranno beneficiare di cospicui incentivi regionali”. “Dal 1 gennaio 2016 – ha ricordato – entrerà in vigore il nuovo sistema comunitario di autorizzazioni per la gestione degli impianti viticoli, che va a incidere significativamente sulla normativa attuale, basata sul sistema dei diritti di impianto/espianto. In ogni caso, i diritti rilasciati fino al 31 dicembre 2015 conservano la loro validità che è di otto anni dalla data del rilascio; dopo questa data, i diritti dovranno essere convertiti in autorizzazioni che avranno la stessa validità del diritto che le ha generati”. “È del tutto evidente, dunque – ha aggiunto -, che diventa fondamentale, da qui alla fine del prossimo anno, per incrementare la superficie vitata e qualificare ulteriormente i vini umbri, avvalersi dell’opportunità che derivano dall’attuale normativa. Gli uffici regionali, facendo una ricognizione sui diritti d’impianto scaduti perché non utilizzati entro i termini fissati dalla normativa comunitaria, hanno calcolato una disponibilità di 292,59 ettari in quella che viene chiamata in gergo tecnico la ‘riserva’ regionale. La sfida è rivolta in particolare ai giovani imprenditori, di età inferiore ai 40 anni, e ai produttori di vini Doc e Igt regionali, per i quali la proposta di bando regionale indica una priorità”. “In Umbria – ha proseguito l’assessore – dobbiamo mantenere il potenziale produttivo vitivinicolo e qualificare le produzioni. A questo servirà il bando regionale, con cui vogliamo anche soddisfare le richieste di diritti di reimpianto dei vigneti”. “L’acquisto dei diritti di impianto per una superficie che va da un minimo di 5mila metri quadrati a un massimo di dieci ettari per azienda sarà la condizione per poter beneficiare dei contributi del bando regionale relativo alla misura ‘Ristrutturazione e riconversione dei vigneti’, che verrà successivamente pubblicato e per il quale la Giunta regionale ha già stanziato 2 milioni di euro, a valere sull’Ocm Vino. È previsto un contributo ad ettaro di 10mila euro, con l’obiettivo di aumentare la competitività del settore attraverso il miglioramento qualitativo e l’adeguamento alle richieste di mercato delle produzioni regionali, la riduzione dei costi di produzione”.

Fonte: Umbriajournal.com

Coldiretti: 15 percento delle campagne perso negli ultimi 20 anni

All’indomani degli eventi meteorologici catastrofici che hanno coinvolto diverse regioni del paese, Coldiretti in una nota stigmatizza il malgoverno che per troppo tempo ha colpevolmente ignorato i problemi e le emergenze del territorio, contribuendo in maniera fondamentale alla situazione critica attuale: “l’Italia ha perso negli ultimi venti anni il 15% delle campagne per effetto della cementificazione e dell’abbandono provocati da un modello di sviluppo sbagliato che ha ridotto di 2,15 milioni di ettari la terra coltivata”, si legge nella nota. “Ogni giorno viene sottratta terra agricola per un equivalente di circa 400 campi da calcio (288 ettari) e quella disponibile non riesce più  ad assorbire adeguatamente la pioggia”.

Coldiretti non dimentica anche il tema global warming e le conseguenze sempre più tangibili di queste trasformazioni: “siamo di fronte ai drammatici effetti dei cambiamenti climatici che si sono manifestati quest’anno con il moltiplicarsi di eventi estremi, sfasamenti stagionali e precipitazioni brevi ma intense e il repentino passaggio dal sereno al maltempo con vere e proprie bombe d’acqua: il risultato è che in Italia oltre 5 milioni di cittadini si trovano in zone esposte al pericolo di frane e alluvioni che riguardano ben il 9,8% dell’intero territorio nazionale”. “Per proteggere il territorio ed i cittadini che vi vivono deve difendere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile dalla cementificazione nelle citta’ e dall’abbandono nelle aree marginali con un adeguato riconoscimento dell’attività agricola che ha visto chiudere 1,2 milioni di aziende negli ultimi venti anni”.

Fonte: Coldiretti, Agrapress