Suolo e Salute

Mese: Marzo 2024

LE CITTÀ CHE SCELGONO IL CIBO BIO

LE CITTÀ CHE SCELGONO IL CIBO BIO

Alla Festa del bio di Milano le esperienze delle amministrazioni locali virtuose nella gestione della produzione agricola e della ristorazione collettiva

In Europa non si arresta la crescita dell’agricoltura biologica, e l’Italia si conferma sempre più come una vera e propria eccellenza in questo comparto. Il rapporto “The World of Organic Agriculture 2024″, dell’Istituto di ricerca sull’agricoltura biologica FiBL in collaborazione con Ifoam, la Federazione delle associazioni del biologico a livello mondiale (leggi quanto abbiamo già scritto qui) continua a dispensare ottimismo nel settore. Questi dati sono stati infatti diffusi anche dal palcoscenico della recente Festa del bio di Milano, ma occorre ricordarsi  che si riferiscono al 2022.

Superfici a confronto

In quell’anno l’Italia si è posizionata al terzo posto in Europa per la superficie dei terreni biologici, con 2,3 milioni di ettari, dopo la Francia (2,9 milioni di ettari) e la Spagna (2,7 milioni di ettari), con una superficie di campi bio del 18,7% sul totale, oltre il doppio della media europea del 9%. Inoltre, il nostro Paese ha fatto registrare uno dei maggiori incrementi nel 2022, con un aumento di oltre 0,2 milioni di ettari rispetto al 2021, subito dopo la Grecia.

I territori amano il bio

L’iniziativa “I territori amano il bio”, tenuta a Milano in occasione della VI edizione della Festa del bio, mirava proprio a celebrare questo primato, attraverso le esperienze dei protagonisti.

L’Italia mantiene anche il primato per quanto concerne il numero di produttori bio con oltre con 82.593 unità sui 480.000 attivi in Europa, rimanendo sul podio anche per quanto riguarda il numero di trasformatori, quasi 24.000.

Secondo Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio: «Occorre sostenere gli agricoltori nella transizione agroecologica orientando i sussidi della Pac su pratiche agricole sostenibili in grado di creare ricadute di pubblica utilità e puntando su investimenti in ricerca, innovazione e formazione».

L’equilibrio di mercato

«Al tempo stesso – ammonisce la presidente- occorre puntare sull’equilibrio di mercato investendo per l’aumento dei consumi per il quale da anni proponiamo la fiscalità ambientale con il credito d’imposta per costi di certificazione e la riduzione dell’Iva sui prodotti biologici, soprattutto nel caso delle mense pubbliche».

L’esempio virtuoso di Varese

L’iniziativa, che si è tenuta presso il Palazzo dei Giureconsulti, ha consentito di mettere a confronto le iniziative delle amministrazioni locali. Sono numerosi infatti i Comuni che hanno deciso di ridurre o eliminare del tutto l’uso degli agrofarmaci nei campi agricoli, nelle aree verdi, e di scegliere cibo bio per le mense pubbliche. Nicoletta San Martino, Assessora alla Tutela Ambientale, Sostenibilità Sociale ed Economia Circolare del Comune di Varese. Mette in evidenza che in questo territorio agrofarmaci e diserbanti sono banditi nelle aree verdi comunali a favore di prodotti naturali e sfalci periodici per il contenimento delle erbe infestanti. «E nelle mense comunali – continua San Martino – si somministra più del 90% di prodotti bio e durante tutto l’anno scolastico, bambini e ragazzi sono coinvolti in attività formative su corretta alimentazione ed eliminazione degli sprechi».

Le iniziative anti-spreco

Il Comune di Milano dà invece maggiore enfasi alle esperienze che uniscono tutte le dimensioni della sostenibilità come le iniziative anti-spreco.

Solo nel 2023 sono state infatti recuperate a Milano oltre 615 tonnellate di cibo, di cui 574 tonnellate dai cinque Hub di quartiere attualmente attivi, a cui si aggiungono 41 tonnellate da mercati scoperti. Centinaia di migliaia di eccedenze che sono state redistribuite tra circa 27.000 persone fragili, equivalenti a circa 1.230.000 pasti.

L’ITALIA PROMETTE PIÙ IMPEGNO SUL FRONTE DEL LEGAME TRA CIBO E CLIMA

L’ITALIA PROMETTE PIÙ IMPEGNO SUL FRONTE DEL LEGAME TRA CIBO E CLIMA

La sicurezza alimentare si basa sulla sostenibilità della produzione agroalimentare: l’intervento di Vincenzo Grassi, Rappresentante permanente d’Italia presso le Nazioni Unite, in occasione del Consiglio sui Diritti umani a Ginevra

Il forte rapporto di interdipendenza tra i cambiamenti climatici e la sicurezza alimentare è stato al centro dell’intervento del Rappresentante Permanente d’Italia presso le Nazioni Unite. A Ginevra l’Ambasciatore Vincenzo Grassi è intervenuto infatti al Consiglio Onu dei Diritti umani.

L’impatto del climate change

In particolare, nell’ambito del Dialogo Interattivo sul diritto al cibo, Grassi ha ribadito le preoccupazioni dell’Italia per «l’impatto dei cambiamenti climatici e dei conflitti sul diritto al cibo e sulla sicurezza alimentare, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo».

«Le crescenti disuguaglianze nella distribuzione del cibo – ha osservato il diplomatico – colpiscono in particolare le popolazioni indigene e le persone povere e vulnerabili».

Al riguardo Grassi ha ricordato che la Dichiarazione di Matera, adottata durante la Presidenza italiana del G20, ha riconosciuto per la prima volta che la sicurezza alimentare costituisce una priorità dell’agenda internazionale, evidenziando che «l’Italia attribuisce grande importanza al diritto di ogni persona a un’alimentazione quantitativamente e qualitativamente adeguata e sufficiente».

Ridurre fame e povertà

«L’attuale Presidenza italiana del G7 – ha rassicurato – continuerà ad occuparsi del nesso cibo-clima e a promuovere iniziative sulla sicurezza alimentare e sulla tutela dell’agrobiodiversità, favorendo diete sane e la trasformazione sostenibile dei sistemi agroalimentari».

«È con questi obiettivi- ha concluso l’Ambasciatore – che l’Italia, in stretta collaborazione con Fao, Ifad e Programma Alimentare Mondiale, continuerà a contribuire attivamente agli sforzi internazionali per ridurre la povertà e la fame nelle aree più svantaggiate del mondo».

“TRANSIZIONE 5.0” PUNTA A CONIUGARE SMART E GREEN

“TRANSIZIONE 5.0” PUNTA A CONIUGARE SMART E GREEN

Tredici miliardi legati al Pnrr per favorire gli investimenti del comparto agroalimentare su modelli produttivi sostenibili. L’annuncio del ministro Adolfo Urso

«Il Piano “Transizione 5.0”, con i suoi 13 miliardi a disposizione delle imprese, contribuisce a sostenere la rivoluzione verde e digitale».

Lo ha detto il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, intervenendo con un messaggio dal Senato all’evento “Ricerca e tecnologie per il futuro dell’industria agroalimentare”, promosso dall’Ordine Nazionale dei Tecnologi Alimentari (Otan) e da Federalimentare.

Un tavolo interministeriale per il comparto food

Transizione 5.0 è uno dei capitoli del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) ed è dettagliato in un recente intervento normativo (Decreto Legge 2 marzo 2024, n.19).

Urso ha aperto, insieme al pari grado del ministero dell’agricoltura e sovranità alimentare Francesco Lollobrigida, un tavolo dedicato specificamente al settore agroalimentare.

Le garanzie del bio

«Grazie alla ricerca e alla tecnologia, negli ultimi anni – ha sottolineato il ministro Urso – la sicurezza alimentare è cresciuta e i costi di produzione sono diminuiti, portando sia a significative riduzioni dei prezzi che a una larga diffusione di un’alimentazione completa, varia ed equilibrata».

L’impegno in favore della sostenibilità proprio di sistemi di produzione come l’agricoltura biologica certificata fa sì che il cibo che oggi è sulle nostre tavole offra le migliori garanzie riguardo alla sanità, qualità e tutela dell’ambiente

« Il Governo è consapevole – ha concluso Urso – è consapevole che il settore vive in questo momento una fase di crisi ed è pronto a sostenerne l’impegno in termini di investimenti per favorire modelli produttivi in grado di coniugare efficienza e sostenibilità».

 

UN MONDO SEMPRE PIÙ BIO

UN MONDO SEMPRE PIÙ BIO

La corsa dell’agricoltura biologica nel mondo continua ad accelerare. Lo certificano i dati registrati da Fibl e Ifoam nel 25° rapporto “Il mondo dell’agricoltura biologica” e diffusi a Norimberga in occasione del Biofach

L’agricoltura biologica è praticata in 188 paesi e oltre 96 milioni di ettari di terreni agricoli sono gestiti biologicamente da almeno 4,5 milioni di agricoltori. Una crescita che riguarda anche il lato del consumo, visto che le vendite globali di alimenti e bevande biologici hanno raggiunto quasi 135 miliardi di euro.

Il mappamondo del settore compie 25 anni

È quanto certifica la 25a edizione di “Il mondo dell’agricoltura biologica”, pubblicata dall’Istituto di ricerca sull’agricoltura biologica FiBL e IFOAM – Organics International (clicca qui per scaricare).

Una pubblicazione che offre una rassegna completa dei recenti sviluppi nell’agricoltura biologica globale. I dati, relativi a fine 2022, sono stati presentati da Fibl e Ifoam all’ultimo Biofach.

Dai dati emerge che la crescita del biologico continua sia in Europa che nel mondo.

Più 5,1% in Europa

La superficie in biologico è infatti cresciuta del 5,1% nei Paesi UE, assestandosi a 16,9 milioni di ettari. Mentre la superficie agricola utilizzata in bio in tutto il vecchio continente è di 18,5 milioni di ettari.

L’Italia si conferma tra i Paesi più biologici d’Europa, con 2,3 milioni di ettari, dopo la Francia (2,9 milioni di ettari) e la Spagna (2,7 milioni di ettari), con una SAU bio del 18,7% circa il doppio della media europea. Il biologico italiano ha fatto registrare nel 2022 una crescita di 0,2 milioni di ettari rispetto al 2021. L’Italia mantiene il primato per quanto concerne il numero di produttori bio con oltre con 82.593 unità sui 480.000 attivi in Europa e anche per quanto riguarda il numero di trasformatori e produttori-trasformatori, quasi 24.000. Inoltre, il nostro Paese ha il primato per la variabilità di prodotti e referenze bio certificate. Qualche scatto da Biofach 2024.

Il rapporto include alcuni contributi di rappresentanti del settore biologico di tutto il mondo sul mercato globale degli alimenti biologici, importazioni biologiche, normative e politiche. Offre approfondimenti sulle tendenze attuali ed emergenti dell’agricoltura biologica in Africa, Asia, Europa, America Latina, Nord America e Oceania e riferisce su diversi paesi.

LE FUGHE IN AVANTI NORMATIVE PENALIZZANO IL BIOLOGICO ITALIANO

LE FUGHE IN AVANTI NORMATIVE PENALIZZANO IL BIOLOGICO ITALIANO

La nuova legge italiana dei controlli sul bio ci penalizza rispetto ai partner europei. Dal Biofach le considerazioni di Alessandro d D’Elia (Direttore generale di Suolo e Salute): «Serve un’armonizzazione delle norme di settore»

L’Italia è battistrada del biologico in Europa, ma le fughe in avanti normative possono compromettere quanto di buono è stato fatto finora sulla strada della sostenibilità della produzione agricola. Una riflessione che è emersa con chiarezza anche dall’ultima edizione di Biofach a Norimberga (Germania), dove Assocertbio ha organizzato un incontro sul tema della certificazione.

Legge sui controlli nel mirino

Un’assise da cui sono emerse numerose critiche riguardo alla nuova legge sui controlli nel bio (D. Lgs. N° 148 del 6.10.2023). Una legge che danneggia il settore perché, come avevamo già scritto qui: esaspera i giri di carte, ad esempio per le notifiche, introduce meccanismi perversi come quello del rating delle aziende e interviene su tariffe e sanzioni nonostante i dati mettano in luce che il settore sia in realtà tra i più virtuosi.

L’intervento di D’Elia

Al margine dell’iniziativa di Assocertbio Alessandro D’Elia, direttore generale di Suolo e Salute ha rilasciato a Elena Consonni le considerazioni pubblicate dal sito Geenplanet.net.

«Per sostenere il biologico italiano – afferma D’Elia – serve una completa armonizzazione delle norme». «Quando si fanno le leggi nazionali – continua – bisogna sempre conoscere come gli altri Stati europei gestiscono i medesimi aspetti, per non creare sperequazioni tra i nostri agricoltori bio e quelli di altri Paesi Ue».

Le fughe in avanti sono infatti controproducenti. «Se le nostre leggi sono più restrittive, si rischia di mantenere i produttori italiani un passo indietro agli altri, di far perdere loro delle opportunità. La nostra proposta è che ci sia una armonizzazione vera delle norme dei singoli Paesi, al là dei Regolamenti comunitari».

 

Anche perché, come certifica il Report sui controlli dell’Ispettorato Centrale Repressione Frodi (Icqrf): «Il biologico dà garanzie importanti, ma deve essere messo nelle condizione di lavorare con serenità». «Nell’attuale situazione di mercato – sostiene D’Elia – non si possono disseminare paletti normativi ingiustificati che complicano la vita a enti certificatori e aziende». L’inasprimento del quadro sanzionatorio rischia infatti solo di allontanare i piccoli agricoltori dalla produzione bio. «Invece è proprio sul biologico e sulle produzioni di qualità che il nostro Paese dovrebbe puntare, perché non possiamo competere sui grandi numeri che riescono a fare altri Paesi europei».

PRODOTTI A DENOMINAZIONE PROTETTA, LA UE NE RAFFORZA LA PROTEZIONE

PRODOTTI A DENOMINAZIONE PROTETTA, LA UE NE RAFFORZA LA PROTEZIONE

Via libera da parte dell’EuroParlamento al nuovo regolamento sulle indicazioni geografiche. Diventa più difficile emulare le nostre produzioni di qualità all’interno dei confini dell’Unione

Stop alla registrazione di menzioni tradizionali identiche o che richiamino nomi di Dop e Igp, come nel caso del Prošek, il vino croato che evoca il Prosecco italiano.

Via libera da Strasburgo

L’EuroParlamento ha dato infatti il via libera definitiva alla riforma delle normative sulle Indicazioni Geografiche (IG) per il vino, le bevande alcoliche e i prodotti agricoli. Il nuovo regolamento è passato con 520 voti favorevoli, 19 contrari e 64 astensioni e contiene anche misure per proteggere le Indicazioni Geografiche online e conferire maggiori poteri ai produttori semplificando il processo di registrazione delle IG.

Tutelare la qualità e il reddito degli agricoltori

Dopo quasi tre anni di negoziato si avvia così alla conclusione il percorso di riforma del sistema delle Indicazioni Geografiche. Al più tardi in aprile e dopo il passaggio in Consiglio Agrifish, verrà pubblicato il regolamento che disciplinerà tutte le produzioni di qualità a livello europeo. Sarà quindi obbligatorio indicare il nome del produttore sull’etichetta di una Denominazione di Origine Protetta (Dop) o di una Indicazione Geografica Protetta (Igp), al fine di garantire la massima trasparenza ai consumatori. “L’obiettivo del nuovo regolamento – ha commentato il Ministro Francesco Lollobrigida è quello di difendere i prodotti certificati dai tentativi di imitazione ed emulazione».

Secondo Paolo De Castro, ex Ministro e relatore del provvedimento, «è una risposta alle domande degli agricoltori riguardo alla tutela dei prezzi dei loro prodotti».