Suolo e Salute

Anno: 2018

L’università di Napoli scioglie i dubbi sulla filiera del biologico

L’università di Napoli scioglie i dubbi sulla filiera del biologico

La trasmissione televisiva Petrolio nella puntata Bio Evolution, con l’aiuto dell’università Federico II di Napoli, si è interrogata sulla rivoluzione biologica in atto mostrando una ricerca condotta sui prodotti bio.

Sempre più consumatori scelgono di portare sulla propria tavola prodotti ricercati e biologici, innescando un processo di conversione al bio da parte dei produttori. Il Biologico è effettivamente sinonimo di qualità?

Sono stati messi a confronto prodotti biologici e convenzionali, in particolar modo carote, pomodori pachino, limoni e fagioli borlotti. I valori nutrizionali dei prodotti bio sono stati migliori e favorevoli per la nostra salute.

  • Le carote bio presentano +15,40% di carotene da quelle convenzionali;
  • La buccia dei pomodori pachino ha +4,50% di licopene;
  • Nei limoni bio è contenuto +5,20% di Vitamina C;
  • Nei fagioli borlotti +12% di antociani.

Fonte: https://www.ilmattino.it/sapori_della_campania/le_news/conversione_bio_test_universita_federico_ii_napoli_petrolio-4080764.html

Biologico e Tecnologia: nasce Blockchain

Biologico e Tecnologia: nasce Blockchain

A Roma si è tenuto il seminario “Accrescere la reputazione del biologico: la tracciabilità alla luce delle nuove frontiere tecnologiche”, organizzato da Anabio-Cia con esperti del settore. Durante il seminario si è discusso sull’applicazione di tecnologie smart per rendere più competitivo e resiliente il mondo del biologico.

Un prodotto biologico ha il vantaggio di essere un prodotto certificato e soprattutto tracciato. La tracciabilità diventa un elemento fondamentale per mantenere e accrescere la reputazione del biologico.

I consumatori sono disposti sempre più a pagare per i prodotti bio, in virtù della loro garanzia di qualità, salubrità ed ecosostenibilità. Una garanzia di trasparenza che si confronta con le innovazioni tecnologiche, come la Blockchain. Questa tecnologia è considerata come la nuova Internet delle transazioni: è un’infrastruttura digitale utile a gestire banche dati in maniera diffusa, senza la presenza di un’autorità di controllo dei dati e di gestione dei flussi di informazione, in grado di garantirne la tracciabilità.

Ass.O.Cert.Bio, mentre si aspetta che il governo metta a disposizione una propria piattaforma pubblica così come previsto dal Decreto Legislativo n° 20 del 20 febbraio 2018, si è mossa per attivare la rete OIP, un sistema informatico di tracciabilità per i prodotti biologici con particolare riferimento alla verifica delle produzioni e delle transazioni delle filiere considerate a maggior rischio di frode (es. le granaglie).

“Il settore agroalimentare, e in particolare quello del biologico, può considerarsi in linea con la tendenza della Blockchain, avendo già avviato la raccolta dei dati, integrabili lungo tutto il processo produttivo -ha evidenziato Federico Marchini-. La Blockchain arriva a supportare il mondo agricolo anche in materia di sicurezza alimentare e tutela il rapporto con i cittadini-consumatori ai quali è data la possibilità, grazie allo sviluppo di specifiche funzionalità, di consultare in totale trasparenza tutte le informazioni raccolte lungo la filiera e relative al prodotto”.

 

Fonte: https://www.cia.it/news/notizie/biologico-anabio-cia-migliorare-tracciabilita-con-nuove-tecnologie-digitali/

Nuovo regolamento europeo per il Biologico

Nuovo regolamento europeo per il Biologico

Il 22 Ottobre è stato pubblicato il Regolamento di esecuzione (UE) 2018/1584 della Commissione, relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici, per quanto riguarda la produzione biologica, l’etichettatura e i controlli.

  • Non ammessi come diserbanti l’aceto e gli oli vegetali, sostanze che sono previste solo per il controllo di organismi nocivi o malattie.
  • Ammessi i feromoni come trappole o erogatori automatici, necessari per compensare la carenza di insetticidi.
  • Ammessi la Deltametrina e la Lambda Cialotrina, due piretroidi di sintesi da applicare solo come esche proteiche contro le mosche dell’ulivo e della frutta;
  • Ammessa la Laminarina, una sostanza che stimola le difese delle colture senza esercitare azione battericida o fungicida;
  • Ammessi i microrganismi non geneticamente modificati;
  • Confermato l’uso del Rame per la difesa antiparassitaria.

 

Fonte: https://agronotizie.imagelinenetwork.com/difesa-e-diserbo/2018/10/25/biologico-via-al-nuovo-regolamento-europeo/60528

L’agricoltura biologica e i fanghi di depurazione: serve chiarezza.

L’agricoltura biologica e i fanghi di depurazione: serve chiarezza.

Dal Decreto Genova esplode il caso dell’innalzamento dei limiti degli idrocarburi nei campi. L’articolo 41 infatti enuncia un aumento dei limiti di idrocarburi pesanti C10 e C40 di 20 volte per quanto riguarda i fanghi di depurazione che possono essere sparsi sui suoli agricoli: un attacco all’ambiente, alla sicurezza della catena alimentare e alla contaminazione delle falde.

I fanghi prodotti dal processo di depurazione delle acque reflue urbane sono da tempo utilizzati come fertilizzanti in agricoltura, in considerazione alla presenza di sostanze organiche. Il loro riutilizzo agronomico costituisce una soluzione al problema dello smaltimento, ma la garanzia della qualità dei fanghi deve essere costantemente assicurata da controlli e analisi, sottoposti a trattamento per poter essere utilizzati come effetto concimante.

Acquistare biologico può essere un’alternativa? I fanghi vengono utilizzati anche in agricoltura biologica?

Roberto Pinton, segretario AssoBio ed esperto agroalimentare, fa chiarezza: in agricoltura biologica non sono ammessi i fanghi di depurazione. Gli unici fanghi ammessi nel bio sono:

  1. Fanghi provenienti da zuccherifici (un sottoprodotto della produzione di zucchero di barbabietola);
  2. Fanghi che derivano dalla produzione di sale mediante estrazione per dissoluzione (da salamoie naturali presenti in zone montane).

 

Fonte: https://ilsalvagente.it/2018/10/19/i-fanghi-di-depurazione-vengono-usati-nel-biologico-facciamo-chiarezza/

Mangiare “bio” può ridurre il rischio di cancro?

Mangiare “bio” può ridurre il rischio di cancro?

Se seguissimo un’alimentazione biologica, senza residui di pesticidi, il nostro rischio cancerogeno diminuirebbe? È questo l’interrogativo ha posto le basi per una nuova ricerca.

Julia Baudry, docente di Epidemiologia e Statistica alla Sorbonne di Parigi, insieme ad altri ricercatori hanno esaminato le informazioni contenute nello studio NutriNet-Santè, al quale parteciparono circa 70mila adulti francesi. Tra le informazioni richieste nei questionari c’erano anche quelle legate al consumo di prodotti biologici e al tipo di alimentazione adottata.

La docente della Sorbonne Baudry, dopo aver analizzato queste informazioni, indica nella rivisita scientifica JAMA International Medicine che «una più elevata frequenza del consumo di cibi biologici è associata a un minore rischio di cancro. Questi esiti vanno però confermati con un tempo di osservazione più lungo e su una popolazione più ampia ed eterogenea, perché le partecipanti al NutriNet-Santé sono in maggioranza donne, con elevata scolarizzazione e hanno atteggiamenti salutari in generale, non solo a tavola, che potrebbero incidere sul loro minor pericolo di cancro».

Pedrazzoli, direttore dell’Oncologia al Policlinico San Matteo di Pavia ed esperto di nutrizione in oncologia, ci invita a riflettere su le seguenti osservazioni:

  1. chi segue una dieta ricca di calorie, grassi animali, carni rosse, insaccati e povero di fibre ha più probabilità che gli venga diagnosticato un tumore;
  2. le diete ricche di fibre hanno un ruolo protettivo;
  3. i metodi di cottura e conservazione degli alimenti sono altrettanto fondamentali per la prevenzione dei tumori;
  4. il problema è l’obesità: il sovrappeso e l’obesità rappresentano il principale fattore di rischio per l’insorgenza dei tumori.

 

Fonte: https://www.corriere.it/salute/sportello_cancro/18_ottobre_24/mangiare-bio-riduce-davvero-rischio-cancro-a5b10d76-d76d-11e8-8a01-5b55d448d53d.shtml?refresh_ce-cp

Biologico: dal nuovo anno stop alla lecitina convenzionale

Biologico: dal nuovo anno stop alla lecitina convenzionale

A partire dal primo gennaio del prossimo anno le lecitine impiegate nella formulazione dei prodotti biologici destinati al consumo umano dovranno essere certificate bio. Quindi dovranno necessariamente essere ottenute da materie prime biologiche mediante l’applicazione di processi di lavorazione conformi alla normativa comunitaria sul biologico. Tale aspetto, peraltro, viene ben ricordato in un recente documento dell’ EGTOP (expert group for technical advice on organic production).

L’impiego di tale additivo, contraddistinto dalla sigla E 322, è ammesso nei prodotti alimentari biologici, sia di origine vegetale che animale, con la restrizione che per quest’ultima categoria il suo impiego è limitato ai prodotti lattiero-caseari. Esistono diversi tipi di lecitine, tutte contrassegnate dalla sigla E 322, a seconda della fonte da cui vengono estratte: lecitina di soia, lecitina di girasole e lecitina d’uovo.

L’obbligo è stato introdotto dal Reg. UE 2016/673 del 29 aprile 2016, che modifica il Reg. CE 889/2008. Il legislatore ha considerato un periodo transitorio di tre anni affinché la lecitina potesse essere disponibile sul mercato con le qualità adeguate per la maggior parte degli usi nell’industria di trasformazione degli alimenti biologici.

Numerosi sono i settori dell’industria alimentare nei quali questo additivo può essere impiegato; tra questi, ad esempio citiamo: olii e grassi, cioccolata, latte e derivati, pasta fresca e diversi prodotti da forno.

Gli Operatori certificati da Suolo e Salute che sostituiranno la lecitina convenzionale con quella ottenuta da materie prime biologiche, in formulazioni ed etichette già approvate, sono tenuti a darne comunicazione a Suolo e Salute all’Ufficio Approvazioni Etichette della Direzione Tecnica di Bologna e richiedere una nuova approvazione, inviando a etichette@suoloesalute.it compilando il modulo di riferimento e allegando sia l’etichetta della lecitina bio sia la relativa scheda tecnica.

Per quanto sopra, l’ufficio Approvazioni Etichette è a disposizione per fornire agli operatori controllati ogni chiarimento ritenuto necessario.