Suolo e Salute

Mese: Luglio 2018

Suolo e Salute partecipa al 30° salone internazionale del biologico e del naturale

Veniteci a trovare a SANA 2018 al quartiere fieristico di Bologna

Tra i tanti partecipanti della trentesima edizione del SANA non poteva certo mancare Suolo e Salute, che sarà presente al Padiglione 22 area B81 C82 (Suolo e Salute) e al Padiglione 25 area B 99 (Biocosmesi Suolo e Salute).

Il Sana che si tiene come ogni anno al quartiere fieristico di Bologna (Ingressi: Ovest Costituzione, Ingresso Nord) si svolgerà da Venerdì 7 a Lunedì 10 Settembre 2018, con un programma ricco di eventi ed iniziative ed espositori, divisi nei tre settori della manifestazione: Alimentazione biologica, Cura del corpo naturale e bio e Green lifestyle.

Il SANA è il primo evento fieristico italiano del settore biologico, è da sempre il riferimento degli operatori del biologico. Suolo e Salute non poteva certo mancare al suo trentesimo compleanno, veniteci a trovare, vi aspettiamo!

 

Per maggiori informazioni sull’evento potete consultare il sito ufficiale del SANA: http://www.sana.it/home/1229.html

Carrefour acquista So.bio

Carrefour acquista So.bio

Ancora

più biologico nella grande distribuzione

Carrefour già attivo nel mondo del biologico, con un’ampia offerta di marche private e di marchi dei produttori, sotto l’insegna ‘Carrefour Bio’, si espande ulteriormente rilevando So.bio, catena di supermercati specializzati che possiede 8 indirizzi nel Sud Ovest della Francia.

Carrefour si avvarrà della controllata per potenziare la propria offerta bio lungo tutta la catena di distribuzione, con lo sviluppo di corner So.bio all’interno della propria rete, e, online, tramite Greenweez.com, uno dei più importanti siti specializzati.

Secondo una nota ufficiale la maggior parte dell’interesse verso So.bio è dovuto ai legami molto forti che quest’ultimo ha saputo creare con i produttori locali e regionali, mantenendo sempre un equilibrio ottimale fra qualità e prezzo. Attualmente, in Francia, il giro d’affari sviluppato da Carrefour sui prodotti bio è di 1 miliardo di euro, ma l’obiettivo fissato per il 2022, è di arrivare a 5 miliardi

Fonte: http://distribuzionemoderna.info/notizia-del-giorno/carrefour-ancora-piu-biologico-con-lacquisto-di-so-dot-bio

Il Veneto vuole diventare l’avanguardia del biologico

Il Veneto vuole diventare l’avanguardia del biologico

A capo di questo progetto c’è Coldiretti che rileva il salto culturale delle aziende che hanno intrapreso questa scelta

Una “Rete Bio Innovativa”, è questo il progetto che unisce cinquanta soggetti privati e non, allo scopo di trasformare il Veneto nel leader della ricerca e del territorio vocato alla sostenibilità ambientale. A capo di questa cordata c’è Coldiretti che rileva il salto culturale di molte aziende che hanno intrapreso questa scelta per molte coltivazioni, dai vigneti alle grandi colture, dall’ortofrutticoltura agli allevamenti. l’Università di Padova è l’altro soggetto attivo cardine nella costruzione della rete per l’agricoltura biologica e intende con l‘aiuto della ricerca di esprimere al meglio le potenzialità di un settore in continua espansione.

“L’interesse è alto – spiega il Presidente Martino Cerantola – basti pensare che il Veneto bio conta migliaia di operatori e 15.800 ettari certificati che sono però destinati ad aumentare sensibilmente considerato il successo delle misure agroambientali a cui già 10mila addetti ai lavori hanno ricorso”.

Aderiscono a “Rete Bio Innovativa” oltre a Coldiretti Veneto, Agricola Grains Spa, AIG gelsibachicoltori, Arav per gli allevatori, Aipo in rappresentanza dei produttori d’olio, Avicola Berlanda Edio snc, Cooperativa Agricola Ca’ Verde Bio, Consorzio Agrario del Nord Est e Treviso con Belluno, EcorNaturaSì Spa, Gal dell’Alta Marca Trevigiana Scarl, Istituto Tecnico per la Selvicoltura di Feltre, Malocco Veneto Spa, Maschio Gaspardo Spa, OPOVE per i produttori ortofrutticoli, Viticola Piazza Antonio Giorgio e Stefano Ss, Redoro Frantoi Veneti, Fattoria alle Origini F.lli Zaggia, Università degli Studi di Padova, IUAV di Venezia, Fondazione Univeneto, A.L.Ca.Ve lattiero caseario, Biodistretto dell’Altopiano di Asiago, Rigoni Srl, Perlage Srl, Azienda Florovivaistica Fratelli Simionato, Ortoromi, Az.Agr. Quirina, Canal dei Cuori, Filippo De Sero della provincia di Rovigo, Biodistretto dei Colli Euganei, A.VE.PRO.BI, AZOVE, BIOSLINE Spa, T&T Srl Agricola, S.r.l. P.A.N. Derebus Plantarum, KOPPER Italia S.r.l., Az.Agr. Marco Sambin, Az.Agr. WAISTER di Rela Riccardo, Soc. Agr. Bisele Ss, Az. Agr. Cescon Giuseppe e Antonella Ss, Biodistretto Venezia, Latteria Soligo Sac, Terre del Guà Sca, Valoritalia.

 

Fonte: https://www.padova24ore.it/aziende-agricole-venete-allavanguardia-sulla-frontiera-del-biologico/

Obbligo di tracciabilità per il riso biologico

Obbligo di tracciabilità per il riso biologico

Il decreto prevede che nella denuncia di superficie venga anche indicato l’organismo di controllo designato

il nuovo ministro dell’Agricoltura Gian Marco centinaio ha firmato il decreto che comporterà l’obbligo di indicare superfici a biologico o in conversione ad agricoltura biologica nella denuncia di superficie. Il decreto prevede che nella denuncia di superficie venga anche indicato l’organismo di controllo designato. Tale informazione dovrà essere inserita nell’apposito campo nella denuncia cartacea oppure tramite il portale web dell’Ente risi, dove dovrà essere selezionata nel campo “Organismi di controllo” che comparirà dopo aver cliccato sul pulsante “In conversione Bio” oppure sul pulsante “Biologico”. Spiega inoltre l’Ente Risi: “I risicoltori che non avessero ancora presentato la denuncia di superficie sono invitati a farlo specificando le  eventuali superfici a biologico oppure in conversione ad agricoltura biologica, mentre i risicoltori che avessero presentato la denuncia di superficie senza aver indicato eventuali superfici a biologico oppure in conversione ad agricoltura biologica dovranno ripresentarla con le informazioni richieste dal decreto.”

Fonte: https://www.risoitaliano.eu/il-riso-biologico-sara-tracciato/

Corte di giustizia europea: Nuove tecniche di ingegneria genetica da regolamentare come OGM

Corte di giustizia europea: Nuove tecniche di ingegneria genetica da regolamentare come OGM

IFOAM UE accoglie con favore la decisione della commissione europea

Il movimento per l’agricoltura e l’agricoltura biologica accoglie con favore la decisione della Corte di giustizia europea (CGCE) che accerta come le nuove tecniche di ingegneria genetica producano organismi geneticamente modificati (OGM) e che dovranno essere regolamentate come tali nel quadro dell’attuale legislazione UE.

Jan Plagge, Presidente IFOAM UE, ha dichiarato: “La conferma da parte della Corte di giustizia europea che i nuovi OGM saranno soggetti alla tracciabilità e all’etichettatura è una buona notizia per gli allevatori, gli agricoltori e i trasformatori biologici, ma anche per tutti i produttori e i consumatori europei, poiché apporta chiarezza e assicura la libertà di evitare prodotti OGM, oltre alla protezione dell’ambiente dai potenziali rischi di queste nuove tecnologie “.

“La Commissione europea non può più aspettare e ora deve garantire che il quadro giuridico dell’UE sia applicato correttamente dagli Stati membri. La Commissione dovrebbe avviare immediatamente un progetto di ricerca per sviluppare metodi di individuazione, integrati con il sistema di tracciabilità, per garantire un adeguato isolamento di queste nuove piante geneticamente modificare, al fine di prevenire la contaminazione della produzione biologica e convenzionale di alimenti e mangimi senza OGM in Europa “, ha aggiunto Eric Gall, Policy Manager presso IFOAM EU.

Nel suo comunicato stampa, la Corte di giustizia europea ritiene “che i rischi legati all’uso di queste nuove tecniche di mutagenesi potrebbero rivelarsi simili a quelli che derivano dalla produzione e rilascio di un OGM attraverso la transgenesi” e che “la direttiva sugli OGM è applicabile anche agli organismi ottenuti mediante tecniche di mutagenesi che sono emersi a partire dalla sua adozione “.

Fonte: https://www.ifoam-eu.org/en/news/2018/07/25/press-release-new-genetic-engineering-techniques-be-regulated-gmos-ifoam-eu-welcomes

Rapporto Ismea: Primato storico per l’esportazioni agroalimentari italiane

Rapporto Ismea: Primato storico per l’esportazioni agroalimentari italiane

Record anche per il biologico scelto da 9 famiglie su 10 nel 2017

È stato presentato il rapporto sulla Competitività dell’agroalimentare italiano stillato da ISMEA. Il ruolo centrale del Made in Italy nelle esportazioni del settore primario europeo emerge chiaramente analizzando le prime cinque voci, per le quali l’Italia è leader: il 35%-36% dell’export europeo di mele e di uva, il 47% di quello di kiwi, il 61% di quello di nocciole sgusciate, il 35% di quello di prodotti vivaistici. Un business dal valore di 41 miliardi di euro a fine 2017(un aumento del 23%,), pari all’ 8% delle esportazioni agroalimentari dell’Ue (quasi 525 miliardi di euro).

Anche sulle esportazioni comunitarie dei trasformati l’Italia è uno dei primi esportatori: Pasta e conserve di pomodoro raggiungono la quota del 65% circa del valore dell’export Ue; nel caso dei vini e dell’olio d’oliva l’Italia scende in seconda posizione, incidendo rispettivamente per il 27% e per il 23% delle esportazioni europee; infine, con una quota del 13%, è il quarto esportatore Ue di formaggi e latticini.

Anche i numeri inerenti le dinamiche occupazionali che emergono dal rapporto sono positivi. Il settore agroalimentaredà lavoro a 1 milione e 385 mila persone (il 5,5% degli occupati in Italia a fine 2017), di questi oltre 900 mila sono gli addetti all’agricoltura, mentre l’industria alimentare assorbe circa 465 mila posti di lavoro.

Più da vicino, l’occupazione agricola in Italia sembra tenere meglio che negli altri Paesi Ue. La riduzione del numero degli addetti negli ultimi 10 anni è di pari al -6,7% a fronte del -17,5% in media nella  Ue, e si è interrotta a partire dal 2013, con un recupero negli ultimi cinque anni del 3%. Per l’industria alimentare italiana l’occupazione è cresciuta nel decennio e oggi è a un livello superiore del 2% rispetto all’anno pre-crisi, il 2007, con un incremento del +3,4% negli ultimi 5 anni. Quanto al confronto del costo del lavoro in agricoltura tra l’Italia e i suoi principali competitor europei (Francia, Germania e Spagna), il nostro Paese si colloca al terzo posto, alle spalle di Francia e Germania, con 10,2 mila euro per addetto. Il divario tra le retribuzioni in agricoltura e nel complesso dei settori economici è consistente in tutti e quattro i paesi. In Italia il salario annuo per il lavoratore agricolo è di 7.930 euro (sempre misurato in PPA), rispetto ai 20.133 per la media di tutti i settori di attività economica, con un differenziale 12.200 euro circa; questo differenziale salariale è ancora maggiore e sale a oltre 18 mila euro negli altri tre Paesi.

Per quanto riguarda ricchezza e utili, l’agricoltura italiana produce valore ma la ripartizione lungo la filiera presenta ancora forti squilibri a favore delle fasi più a valle (logistica e distribuzione).

Dall’analisi della catena del valore di ISMEA emerge che su 100 euro destinati dal consumatore all’acquisto di prodotti agricoli freschi, rimangono come utile solamente 6 euro, contro i 17 euro alle imprese del commercio e del trasporto. Nel caso dei prodotti alimentari trasformati, l’utile per l’imprenditore agricolo scende ulteriormente sotto i 2 euro, al pari di quello realizzato dall’industria alimentare, mentre alla fase della distribuzione e della logistica, prese insieme, sono destinati 11 euro. Analizzando invece il reddito in agricoltura, secondo le elaborazioni ISMEA, nel 2017 il reddito reale annuo per unità di lavoro è pari a 20 mila euro, molto al di sotto dei nostri principali Paesi competitor (Francia, Germania, Spagna in primis) che si attesta a 26,6 mila euro.

Assolutamente positivi anche i numeri del biologico: L’agricoltura biologica coinvolge in Italia 1,8 milioni di ettari e 72 mila operatori certificati, con un aumento per entrambe le variabili del 40% circa rispetto al 2013.

Sul fronte dei consumi, 9 famiglie italiane su 10 hanno acquistato un prodotto certificato durante l’anno. L’incidenza del biologico nei consumi complessivi degli italiani ammonta al 3%, con settori trainanti in crescita come gli ortaggi (+11,5%) e la frutta (+18,3%) e altri, che seppur partiti con ritardo, mostrano performance di tutto rilievo: vino (+109,9%), carni fresche (+65,2%) e trasformate (+35,4%), oli e grassi vegetali (+41,1%).

Oltre che per le produzioni biologiche, l’agroalimentare italiano si connota anche per un sistema di qualità certificata che non ha pari. L’Italia vanta notoriamente il primato mondiale dei riconoscimenti Dop e Igp (818 tra vini e prodotti alimentari), ma soprattutto con un valore all’origine della produzione che è cresciuto, secondo le stime ISMEA, del 50% nel decennio, e un export triplicato.

Con un valore di 4,5 miliardi di euro delle attività secondarie agricole: l’agriturismo; le vendite dirette e la produzione di energie rinnovabili. Quella italiana si rivela l’agricoltura più multifunzionale d’Europa. L’agriturismo dal suo esordio negli anni ’70 ha avuto un notevole sviluppo, affermandosi come la tipologia più efficace di diversificazione dell’attività agricola e diventando uno dei comparti di maggior successo del turismo italiano. Un segnale importante per il settore che dimostra come le imprese agroalimentari nostrane oltre alla capacità di integrare le fonti di reddito, riescono a cavalcare i cambiamenti del contesto sociale ed economico. Il fenomeno ha avuto, infatti, un impatto non trascurabile sulla tenuta del valore aggiunto agricolo nell’ultimo decennio.

160 miliardi di euro, invece, è la spesa che gli italiani hanno destinato nel 2017 all’alimentazione e alle bevande sia a casa sia fuori dalle mura domestiche. Una percentuale pari al 15% dei consumi totali. Per il solo consumo domestico, le elaborazioni ISMEA indicano un incremento della spesa del 3,2% rispetto al 2016. Tra i prodotti maggiormente acquistati nel 2017 dagli italiani, troviamo sul podio l’ortofrutta fresca con un peso sulla spesa del 13,4%, le carni fresche (9,5%) e i formaggi (8,4%). A seguire salumi, ortofrutta trasformata, pesce, vino, latte, acqua in bottiglia e solo all’ultimo posto della top 10 la pasta. La dinamica dei consumi risente dei cambiamenti dei comportamenti d’acquisto, dimostrando da parte delle famiglie italiane una crescente attenzione su quanto viene messo in tavola.

Fonte: http://www.agricultura.it/2018/07/24/rapporto-ismea-i-focus-su-export-occupazione-reddito-agricolo-bio-multifunzionalita-e-spesa/