Suolo e Salute

Anno: 2015

Ifoam cambia nome e adotta il dominio .bio

Nel dicembre 2013 Ifoam ha effettuato un sondaggio presso i propri associati in merito alla possibilità di cambiare il proprio nome. I feedback ricevuti, unitamente a diverse sessioni di brainstorming interni all’organizzazione, hanno portato alla scelta di adottare come nuovo nome “IFOAM – Organic International”, richiamando in questo modo sia la diversità che la natura globale dell’organizzazione. IFOAM con l’occasione ha annunciato l’introduzione di un nuovo logo, progettato per rispecchiare queste novità, che verrà adottato d’ora in avanti in tutte le comunicazioni ufficiali dell’ente. Contestualmente, IFOAM ha spostato il proprio dominio web all’indirizzo www.ifoam.bio, e un certo numero di associati – tra cui demeter.bio, biosuisse.bio, biokreis.bio, bioland.bio, ecocert.bio – hanno fatto lo stesso. Il passaggio al dominio .bio permette ad IFOAM di comunicare con maggior chiarezza il proprio impegno verso i principi dell’agricoltura biologica. Ricordiamo inoltre che al prossimo BioFach, in programma dall’11 al 14 febbraio a Norimberga, IFOAM sarà presente col proprio stand presso il padiglione 1, stand 447.

Fonte: IFOAM Organic International

Pubblicato sulla G.U. L’accordo di equivalenza EU-Corea del Sud sul bio

E’ stato pubblicato il 29 gennaio u.s. sulla Gazzetta Ufficiale dell’UE, il Regolamento di Esecuzione n. 131 del 23 gennaio 2015, con il quale la Commissione UE include la Repubblica di Corea nell’allegato III del regolamento (CE) n. 1235/2008. In seguito all’accordo la Corea del Sud riconosce come equivalenti i prodotti bio provenienti dall’UE, e l’Unione Europea dal canto suo riconosce la Corea del Sud come Paese terzo equivalente consentendo l’importazione di una serie di prodotti trasformati. L’accordo è valido a tutti gli effetti a partire dal 1° febbraio 2015.

Il testo completo del Reg. (UE) n. 131/2015 del 23 gennaio 2015 è disponibile a questo link.

Fonte: Sinab

Il Veneto proroga i termini per la presentazione dei PAP

Con Decreto n. 7 del 27 gennaio 2015, la Regione Veneto ha prorogato i termini per la presentazione delle comunicazioni al sistema BOPV relative ai programmi annuali di produzione biologica. Pertanto per il 2015 i termini per la presentazione dei PAP al succitato sistema informativo regionale veneto (il BOPV), originariamente fissato al 31 gennaio 2015, viene prorogato al 31 marzo p.v.

Il testo integrale del DD 7 del 27/01/2015 è disponibile a questo indirizzo.

 

Fonte: Sinab, Regione Veneto

Vandana Shiva contro il TTIP

Una forte voce critica in merito agli accordi di libero scambio tra UE e Stati Uniti proviene da Vandana Shiva. Secondo la celebre attivista ed ambientalista indiana, gli accordi anziché sostenere il commercio tra le nazioni e incentivarne la crescita economica, rappresentano un enorme aiuto alle multinazionali.

Il dito viene puntato in primo luogo sulla scarsa trasparenza dei negoziati, e soprattutto sulle cosiddette norme ISDS, inbase alle quali un investitore straniero (quale appunto una multinazionale) ha la facoltà di portare davanti a un tribunale di arbitrato internazionale un governo nel caso in cui ritenga che siano stati violati i propri diritti. “E visto che i diritti delle multinazionali si traducono nel cercare mercati e profitti ad ogni costo, tutte le decisioni democratiche prese per difendere l’interesse pubblico diventeranno materia per cause ISDS”, ne conclude Vandana Shiva, che riprende il monito dei Verdi europei secondo i quali “il processo decisionale democratico ricadrà forzatamente sotto la scure dell’arbitrato internazionale. Gli Stati accusati avranno solo due opzioni: o recedere dalle loro decisioni o pagare somme enormi per compensare gli investitori”.

Ma soprattutto a preoccupare Vandana Shiva è la possibilità che, come conseguenza del TTIP, due temi chiave dell’agricoltura europea e internazionale, ovvero l’uso di OGM e pesticidi pericolosi, possano subire radicali trasformazioni e perdere le tutele di cui attualmente l’UE ha scelto di farsi carico. Anche qui il problema è che, se gli accordi seguiranno la strada che sembra intr4apresa, le multinazionali potranno pretendere risarcimenti miliardari dagli Stati nel caso in cui questi ultimi stabiliscano dei limiti o divieti sul proprio territorio. Similmente a quanto accaduto in altri ambiti, come ad esempio nel caso dell’Uruguay, che si è visto citato dalla Philip Morris per la sua campagna contro il tabacco.

“Il TTIP minaccia insomma di smantellare il sistema di garanzie sul cibo e sulla salute. E una volta che le leggi e le politiche europee verranno smantellate, anche il resto del mondo sarà più vulnerabile”.

Ma c’è, secondo l’attivista indiana, un ulteriore, gravissimo pericolo che deriva dal TTIP, e riguarda i diritti di proprietà intellettuali. Siamo qui al centro della battaglia ideologica di Vandana Shiva, che da anni si batte affinchè non vengano riconosciuti come “prodotti intellettuali” i semi e altre forme di vita. “Negli Stati Uniti, dove una giurisprudenza falsa e distorta dal punto di vista etico ha effettivamente superato i limiti, gli agricoltori sono stati citati per aver conservato i semi, per aver fatto crescere le colture da semi comprati al mercato ‘libero’”.

Per Vandana Shiva la conclusione è chiara, e preoccupante: il TTIP non sostiene il libero commercio, ma consente alle multinazionali di imporre la propria volontà sulle sovranità nazionali e, in ultima analisi, sulle nostre libertà. Il dibattito è aperto.

Fonte: Huffington Post

La lunga strada del biologico ceco

Cresce il numero di aziende biologiche della Repubblica Ceca, salito ora a circa 4.000 unità. Malgrado questo dato, i prodotti biologici rappresentano ancora solo circa l’1% di tutti i prodotti venduti sul mercato, secondo quanto riportato da una ricerca condotta da Fresh Plaza. La maggior parte dei supermercati cechi offrono solo una piccola scelta di prodotti biologici, e il prezzo ancora piuttosto elevato mantiene ancora la maggior parte dei consumatori lontani dagli scaffali dei prodotti bio, che per questo motivo continuano ad essere percepiti ancora come beni di lusso per il consumatore ceco medio. Mentre infatti in molti paesi la differenza di prezzo rispetto al convenzionale è pari a circa 10 – 30% (ad esempio in Germania e in Austria), questo valore nella Repubblica Ceca può toccare e superare il 100%.

Non a caso la stragrande maggioranza delle persone che non acquistano biologico o che lo fanno solo molto raramente ha dichiarato che il motivo principale risiede nell’alto prezzo delle merci. Sul tema il Ministro dell’Agricoltura Marian Jureèka ha ammesso che ci vorrà ancora del tempo prima che la Repubblica Ceca possa allinearsi ai prezzi degli altri paesi, rendendo competitiva l’offerta locale di biologico. Nè la recente campagna d’autunno del Ministero a sostegno dell’agricoltura biologica è riuscita a cambiare l’orientamento dei consumatori.

Attualmente, circa un quinto dei prodotti biologici venduti nella Repubblica Ceca è costituito da latticini, seguiti da frutta e verdura e carne, che resta un prodotto particolarmente costoso. Un agricoltore biologico ha lamentato il fatto che il salame gioco da lui prodoto è stato venduto nei canali della GDO d un prezzo tre volte superiore. Dichiarando che d’ora in avanti cercherà di ricorrere alla vendita diretta dei propri prodotti. Ed è solo un esempio tra i tanti che ben fotografa la situazione nel paese. di vendere la propria produzione. Il sessanta per cento dei cechi che comprano prodotti biologici lo fanno presso un farmer market o acquistando direttamente da un agricoltore dedito al biologico proprio per ragioni di prezzo. E sulla scorta di questa esigenza sono nate diverse applicazioni di telefonia mobile grazie alle quali un’azienda che produce biologico può essere trovata facilmente dai potenziali acquirenti.

Fonte: Fresh Plaza, Organic Market

Il Regno Unito punta sul mercato del biologico

Il 2014 potrebbe rivelarsi un anno particolarmente significativo per il biologico anglosassone: il mercato dei prodotti biologici infatti è cresciuto dell’1,4%, con performances nettamente migliori rispetto ai cibi e alle bevande convenzionali, calate del 3-4%. Questi gli ultimi dati dell’Organic Trade Board, che dimostrano un’inversione di tendenza da parte dei consumatori inglesi a favore dei prodotti biologici. Senza dubbio un ruolo importante è stato svolto dai media, che hanno contribuito in maniera determinante a sensibilizzare i consumatori. Dando rilievo ed enfasi ad alcune ricerche, come la Pesticide Action Network research, che ha confermato che i consumatori possono ridurre l’esposizione ai residui dei pesticidi scegliendo prodotti bio.

Anche una recente ricerca dell’Università di Newcastle ha confermato che frutta , verdura e cereali provenienti dall’organic farming contengono concentrazioni significativamente più elevate di antiossidanti e più bassi livelli di pesticidi.

La campagna dell’Organic Trade Board “Organic. Naturally different” (Biologico. Naturalmente diverso) ha senza dubbio fatto la sua parte nel guidare la crescita del settore: leultime campagne, dedicate a carne e pane biologici che hanno interessato tutta Londra hanno ottenuto ottimi indici di persuasività, e le valutazioni effettuate a margine della campagna hanno dimostrato che i consumatori che hanno visto la campagna sono sempre più inclini a scegliere il cibo biologico e ad avere una comprensione più profonda dei vantaggi derivanti dalla scelta di prodotti bio. Molto importanti anche le partnership pubblicitarie stipulate con Sainsbury e MySupermarket, importanti catene della GDO britannica, che hanno contribuito ad un aumento significativo delle vendite.

Per il 2015, il Trade Board Organic prevede nuove iniziative a sostegno del settore. In particolare, i primi di marzo sarà presentata l’iniziativa “Prosper and grow with Organic” (prospera e cresci col biologico) che riunirà i principali attori del biologio del Regno Unito per illustrare loro come una strategia a lungo termine mirata a vantaggio dei prodotti iologici potrà portare a crescite significative nella vendita a dettaglio . Con l’occasione, verrà lanciato il nuovo Rapporto sui consumi biologici, prima ricerca quantitativa sui consumi di prodotti biologici nel Regno Unito, che fornirà preziose indicazioni per il prosieguo delle attività pro-biologico.

Ulteriori informazioni sulle iniziative dell’Organic Trade Board sono disponibili a questo indirizzo.