Suolo e Salute

Mese: Luglio 2014

Annuario Isrpa: il biologico continua la sua crescita

Aumenta costantemente il biologico italiano. Secondo quanto l’edizione 2014 dell’Annuario dei dati Ambientali dell’Ispra, presentato nei giorni scorsi a Roma, alla fine del 2012 gli ettari di terreno coltivati a bio o in conversione ammontavano a 1.167.362, con un incremento del 6,4% rispetto all’anno precedente. Ad oggi, il 61,8% dei comuni italiani hanno entro i propri confini amministrativi almeno un’azienda biologica. Attualmente il biologico in Italia interessa il 9,1% della Superficie Agricola Utilizzata (Sau) coinvolgendo quasi 50.000 operatori (49.709), in crescita del 3% rispetto al 2011. Di questi, l’81% sono produttori esclusivi, l’11% preparatori, il 7% preparatori misti, l’1% importatori. Ancora una volta è il sud del paese a detenere il record per aziende biologiche: al primo posto si conferma la Sicilia, seguita da Calabria, Puglia e Emilia Romagna. Proprio quest’ultima regione si conferma leader per imprese di trasformazione, seguita dal Veneto.Per quanto riguarda le coltivazioni, il 50% della superficie bio è utilizzata per il foraggio, i cereali e i pascoli; seguono le coltivazioni arboree, tra cui olivo, vite, agrumi e frutta (24%). Le colture biologiche più rappresentate sono il foraggio verde da seminativi (17,8%), i cereali (17,5%), i prati e i pascoli (17%), seguite dalla vite (4,7%) e dalle altre colture permanenti (4,7%). In campo agro-zootecnico, sono 7.700 le aziende condotte attualmente con il metodo dell’agricoltura biologica, con un incremento del 12% rispetto al 2011. Cresce anche il numero di capi bio rispetto all’anno precedente, in particolare nel settore suinicolo (+32,2%), meno invece nel caso dei bovini (+5,2%) e degli ovi-caprini (+1,2%). In ultimo, crescono anche le superfici foraggere utilizzate per l’allevamento di bovini e ovi-caprini, aumentate di circa 19.500 ettari (+3,7%) rispetto al 2011.
Fonte: ISPRA; ADN Kronos

L’agricoltura biologica, tutela della biodiversità.

Secondo uno studio condotto recentemente da ricercatori della Technische Universität München (TUM), l’agricoltura bio svolge un ruolo attivo nel preservare e favorire la biodiversità e, al tempo stesso, è proprio la diversità degli habitat a offrire un beneficio significativo alle pratiche agricole biologiche. I risultati della ricerca si basano sull’esame di dieci diverse regioni europee e due africane, effettuati nel periodo 2010-2013: partendo da una selezione casuale delle aziende agricole biologiche (che, come unico prerequisito, dovevano essere in possesso di una certificazione bio da almeno cinque anni) lo studio ha evidenziato l’impatto positivo dell’agricoltura biologica sulla biodiversità e, grazie all’instaurarsi di un circolo virtuoso, della stessa biodiversità sull’agricoltura biologica. Come era lecito aspettarsi, i campi coltivati secondo il metodo biologico sono più ricchi in specie di piante e di insetti impollinatori a differenza dei campi coltivati secondo il metodo convenzionale, in cui sono state trovate più specie di ragni e di lombrichi. Lo studio ha rimarcato inoltre l’importante contributo dell’agricoltura biologica nel preservare la diversità degli habitat, in particolare grazie alla frequente presenza nelle aziende agricole biologiche di terreni boschivi, aree incolte, habitat di siepe, che hanno un enorme impatto positivo sulla biodiversità e al tempo stesso sull’attività agricola.
Fonte: Bioagricoltura Notizie

FederBio sull’indagine di GdF e ICQRF

In un comunicato emesso all’indomani degli esiti dell’indagine di Guardia di Finanza e ICQRF, FederBio rimarca la continuità dell’operazione rispetto al passato: “l’operazione – si legge nel comunicato della Federazione – appare come l’esito dell’ulteriore sviluppo investigativo seguito all’analoga operazione condotta a febbraio 2013 sulle medesime aziende pugliesi, escluse da tempo dal sistema di certificazione del biologico e i cui prodotti sono stati rintracciati e declassati dagli organismi di certificazione autorizzati come convenzionali, secondo le indicazioni al tempo ricevute dallo stesso ispettorato repressione frodi”. “Gli ulteriori sviluppi investigativi, che paiono coinvolgere ulteriori imprese e riguardare anche la falsificazione dell’origine del prodotto – ha dichiarato il presidente Paolo Carnemolla – ci rassicurano sul fatto che l’attenzione delle autorità giudiziarie e inquirenti rimane alta e in tal senso FederBio è, come sempre pronta a collaborare e a costituirsi parte civile nel procedimento giudiziario”. “Dall’epoca dei fatti del 2013 la Federazione, in collaborazione con Accredia, l’ente unico nazionale di accreditamento degli organismi di certificazione ha avviato un progetto per la tracciabilità informatica delle transazioni che riguarda anche la filiera dell’olio d’oliva e sul quale e’ stata chiesta anche la collaborazione da parte dell’ispettorato repressione frodi e del ministero politiche agricole”. Secondo Carnemolla “solo facendo sistema e mettendo in comune i dati e le informazioni sulle produzioni e sulle transazioni commerciali nell’ambito del sistema di certificazione saremo in grado di tutelare i produttori onesti e i consumatori”. “È ora di fare qualcosa di concreto e di utile tutti assieme, altrimenti – questo l’allarme lanciato dal presidente FederBio – il solo rimbalzare sulla stampa di notizie non del tutto nuove reca danno anche a chi lavora per la tutela del biologico italiano autentico”.

Fonte:  Agrapress

Aliud Pro Olio, GdF e ICQRF sequestrano 400 tonnellate di olio

L’indagine Aliud Pro “Olio”, condotta da Guardia di Finanza e ICQRF, ha portato al sequestro di 400 tonnellate di olio d’oliva di qualità scadente o contaminato in provincia di Andria e in Calabria, all’arresto di 16 persone e ad altrettanti sequestri preventivi d’azienda. “La strategia investigativa – rende noto un comunicato della Guardia di Finanza – ha permesso di svelare in maniera chiara ed inconfutabile l’esistenza di radicati sodalizi criminali dediti alla commercializzazione fraudolenta di olio di oliva di origine, qualità e natura diverse da quelle dichiarate”. “Le indagini ed i riscontri effettuati hanno evidenziato, infatti come le organizzazioni delinquenziali si avvalessero, per la realizzazione ed il perfezionamento del disegno criminoso predeterminato, di diverse imprese operanti nel settore della commercializzazione dell’olio di oliva, dislocate in Puglia ed in diverse città della Calabria a cui veniva demandato il compito primario di fornire fatture false attestanti altrettanti fittizi approvvigionamenti di olio extravergine di oliva prodotto in Italia, necessari cartolarmente per legittimare ingenti acquisti di olio proveniente, in realtà,  dalla Spagna”. “Le suddette condotte illecite risultavano esclusivamente finalizzate al conseguimento di ingiusti vantaggi patrimoniali realizzati mediante un sistema di frode basato su documentazione fiscale e di trasporto, ideologicamente fittizia ed artatamente predisposta. “Le indagini hanno, infatti, confermato che i gruppi delinquenziali, operanti ad Andria, attraverso la posizione strumentale di altri imprenditori compiacenti trasformavano, mediante sovrapposizione documentale, olio di produzione comunitaria in ‘olio 100% italiano biologico’ con l’intento di veicolarlo nei confronti di altri soggetti partecipi all’organizzazione (confezionatori/commercianti all’ingrosso di olio) al fine di collocarlo, nell’ultimo stadio, sul mercato del consumatore finale, sfruttando il valore aggiunto delle menzioni riservate ai prodotti Made in Italy e biologici”. “Il decisivo contributo delle imprese cartiere ha permesso ai malfattori di generare un vorticoso volume d’affari illecito pari a circa 30 milioni di euro”. L’indagine ha consentito di procedere “al sequestro di ingenti quantitativi di oli dalle qualità organolettiche scadenti  e/o contaminati, in quanto, miscelati con grassi di diversa natura contenenti fondami ed impurezze imputabili al circuito della raccolta degli oli esausti della ristorazione, nonché oli di provenienza furtiva, ovvero, scortati da documenti di accompagnamento indicanti natura e qualità diversi da quelli reali, per un totale di 400 tonnellate di prodotto”.

Fonte:  Agrapress

FederBio plaude al sequestro di mezzi tecnici contenenti matrina

E’ partita da una segnalazione di FederBio l’operazione “Mela Stregata” condotta dai militari della Guardia di finanza del Nucleo di polizia tributaria di Cagliari e dell’Ispettorato repressione frodi (ICQRF) che ha portato al sequestro di finti concimi contenenti il principio attivo “matrina”, pesticida non ammesso sia in agricoltura convenzionale che biologica. Sulla vicenda è intervenuto anche il presidente FederBio Carnemolla: “le indagini coordinate dalla Procura di Cagliari hanno preso avvio dal coordinamento attuato con l’ufficio di Cagliari di ICQRF al quale FederBio ha messo a disposizione il carteggio avviato già a luglio 2013 con i ministeri delle Politiche agricole e della Salute su questi prodotti, al tempo venduti come “preparati biodinamici”, e tutto il materiale raccolto dalla propria organizzazione territoriale. Già un anno fa infatti FederBio aveva diramato un allerta anche a tutti gli organismi di certificazione associati e alle organizzazioni dei produttori socie di UPBIO, l’Unione Nazionale dei Produttori Biologici e Biodinamici, affinché si evitasse l’impiego di questi preparati e fosse impedita la certificazione dei prodotti eventualmente trattati. L’allerta è stato poi reiterato anche a inizio 2014, nonostante le minacce di querela e i tentativi di contatto da parte di ICAS e la trasformazione delle etichette dei prodotti, diventati fertilizzanti. Da segnalare tuttavia che l’impiego di questi prodotti ha riguardato massicciamente anche l’agricoltura cosiddetta “integrata”, nelle quali non c’è un sistema di certificazione come quello del biologico in grado di monitorare l’effettivo impiego di questi prodotti. FederBio, che rappresenta tutto il comparto del bio italiano, ha l’obiettivo di tutelare tutti gli operatori onesti che fanno crescere un settore strategico per l’agroalimentare italiano. Le segnalazioni e le attività che la federazione porta avanti per evitare che realtà disoneste inquinino il settore fanno parte di questa nostra missione e riguarda tutti gli ambiti di possibile frode. Siamo quindi molto soddisfatti quando, come in questo caso, è possibile una collaborazione fattiva con le Autorità competenti che consenta di risolvere in tempi ragionevoli una situazione delicata non solo per il mondo del bio ma più in generale per l’agricoltura italiana, fiore all’occhiello del Made in Italy in tutto il mondo”.

Fonte: FederBio

FederBio: cresce l’import di materie prime bio

Cresce l’import di materie prime biologiche nel primo semestre 2014: è quanto emerge da un articolo pubblicato sul sito di FederBio  a firma del presidente Paolo Carnemolla. Il fatturato è cresciuto del 17%  nella Gdo e di circa il 10% nel canale specializzato, stando alle rilevazioni Ismea. La maggiore crescita nella grande distribuzione è da imputarsi principalmente all’aumento della gamma di prodotti biologici disponibili sugli scaffali. Bene anche l’export, secondo l’osservatorio FederBio: pur mancando dati ancora ufficiali, la crescita resta in doppia cifra. I consumatori sembrano dunque sempre più orientati a scelte all’insegna della qualità del prodotto, della salubrità e della sostenibilità, ambiti in cui il biologico offre la garanzia di un sistema di norme, etichettature e controlli di livello europeo.

Per Carnemolla “il biologico per un Paese come l’Italia, già principale produttore in Ue e fra i primi esportatori sui mercati mondiali, è quindi un’opportunità per tutta l’agricoltura, in particolare in una Regione come l’Emilia Romagna dove la grande parte del tessuto produttivo agricolo è già collocato su frontiere avanzate di sostenibilità (agricoltura integrata). Del resto se questa opportunità non verrà colta nemmeno con il prossimo Psr regionale, questo mercato, nel quale ci sono oltretutto ampie possibilità di recupero di efficienza e marginalità a favore dei produttori agricoli, rischia di diventare sempre più occasione di reddito e occupazione per aziende di altri Paesi”. L’obiettivo primario, chiosa l’articolo, “ è la crescita significativa della base produttiva agricola bio, ovvero trasformare un’opportunità di mercato in miglioramento e stabilizzazione del reddito per gli agricoltori italiani e emiliano romagnoli. Ma ancora non si vede nelle bozze del Psr regionale un obiettivo quantitativo esplicito di sviluppo delle superfici coltivate bio : speriamo che la presidenza di turno italiana lavori efficacemente per modificare sostanzialmente la proposta della Commissione uscente e nel frattempo attrezziamo bene il Psr e il sistema regionale per far consolidare e far crescere i primati dell’agricoltura biologica italiana e emiliano romagnola”.

Fonte: FederBio, Agrimpresa on line