Suolo e Salute

Anno: 2013

De Girolamo: essenziale difesa Made in Italy

In un comunicato riguardante la difesa del Made in Italy il Ministro De Girolamo ha ribadito l’importanza delle attività di salvaguardia a difesa di prodotti, aziende, lavoro e consumatori, aggiungendo che “il contrasto alla pirateria e alla contraffazione è essenziale anche per recuperare risorse economiche vitali per il paese”. Secondo De Girolamo, “molto è stato fatto, ma tanto resta ancora da fare per tutelare chi consuma i nostri prodotti e chi fatica ogni giorno nel rispetto delle regole. Non possiamo permettere ai furbi di arricchirsi ingannando i cittadini e sulle spalle degli imprenditori onesti”. Secondo le stime riportate dal Ministro, quello l’agropirateria coinvolge un volume di affari superiore ai 4 miliardi di euro, “ mentre nel resto del mondo il falso Made in Italy e’ ritenuto pari a circa 60 miliardi di euro, rappresentando più della metà del fatturato alimentare nazionale”. “I fenomeni di contraffazione dei prodotti agroalimentari, riconducibili anche all’”italian sounding”, sottraggono all’Italia una produzione aggiuntiva di oltre 13 miliardi di euro, pari a circa 5,5 miliardi di euro di valore aggiunto””. Per questo il ministro ha voluto con l’occasione ringraziare “gli organismi di controllo che fanno capo al ministero, l’Ispettorato centrale per la tutela della Qualità e la Repressione delle Frodi (Iqrf) il Corpo Forestale dello Stato e il Nucleo dei Carabinieri delle Politiche Agricole (Nac)”.  Per chi fosse interessato, l’ufficio stampa del Mipaaf ha diffuso un elenco delle principali attività svolte dagli organismi di controllo, consultabile a questo link .

Fonte: Agrapress

Italia-Cina, memorandum d’intesa sulla sicurezza alimentare

Il ministro della salute Beatrice Lorenzin ha incontrato nei giorni il ministro cinese Yong Zhang, direttore del Cfda (Chinese Food and Drug Administration) , ovvero l’amministrazione generale per la supervisione e il controllo dei prodotti alimentari e farmaceutici cinese, insieme al nuovo ambasciatore della repubblica popolare cinese in italia, s.e. Ruiyu Li.  I due ministri, come si legge in un comunicato del ministero, “ hanno siglato un “memorandum di intesa” volto a promuovere lo scambio di informazioni e la cooperazione in settori di grande interesse per la salute pubblica come sicurezza alimentare, prodotti farmaceutici, cosmetici e dispositivi medici”. In particolare, continua la nota ministeriale, “la collaborazione riguarderà la normativa, i requisiti tecnici, il sistema dei controlli e delle ispezioni negli alimenti, le situazioni di allerta nel settore alimentare. Soddisfazione è stata espressa dal ministro Lorenzin secondo la quale la collaborazione espressa dal memorandum offre “un ampio spettro di opportunità per raggiungere il fine comune di una migliore tutela della salute dei nostri cittadini”. Il ministro ha aggiunto che sul tema caldo della sicurezza alimentare “ già da tempo sono in corso incontri tra il ministero della salute italiano e le autorità cinesi. Garantire alimenti sicuri e promuovere la corretta alimentazione è per noi un obiettivo prioritario”, ha concluso Lorenzin.

Fonte: Agrapress

Rapporto Ismea-Qualivita 2013, i commenti

In occasione della presentazione del rapporto 2013 Ismea-Qualivita sulle produzioni agroalimentari di qualità avvenuto il 5 dicembre scorso alla presenza dei presidenti delle commissioni agricoltura del parlamento europeo Paolo De Castro e della camera Luca Sani, è intervenuto il presidente Ismea Semerari che ha voluto commentare i dati del rapporto. “Guardando i numeri è evidente che il sistema qualità nell’agroalimentare continua a dare i suoi frutti, preservando i redditi dei produttori e premiando soprattutto gli sforzi, anche in termini di maggiori costi, legati all’appartenenza a un circuito certificato che si dimostra premiante anche nelle fasi cicliche negative, come quella attuale. Buona la performance all’estero, con l’export che ha fatto registrare l’anno scorso una crescita di circa il 5% del giro d’affari. Inoltre il mercato domestico per l’insieme dei prodotti Dop e Igp ha fatto segnare nel 2012, in un’annata cioè di forte recessione per l’intera economia nazionale, una sostanziale tenuta. Un risultato che appare comunque significativo e incoraggiante se si considera che in altri ambiti, compreso quello alimentare al di fuori dei marchi tutelati, il mercato interno ha accusato una dinamica più sfavorevole”. “continuiamo a rilevare – ha proseguito Semerari – una forte concentrazione del fatturato su poche denominazioni, con circa l’84% del valore della produzione riconducibile alle prime 10 Dop-Igp. il fenomeno appare però meno accentuato rispetto a qualche anno fa, seppure in un comparto che mostra asimmetrie ancora evidenti sia nei potenziali di produzione che nei valori di mercato”.

Fonte: Agrapress

Ismea: buone performances dei prodotti Dop e Igp Made in Italy

E’ stato presentato oggi alla presenza del ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Nunzia De Girolamo, il Rapporto 2013 Ismea-Qualivita sulle produzioni agroalimentari di qualità. Secondo quanto emerge dal rapporto, il 2012 è stato un altro anno positivo per i prodotti italiani a marchio Dop e Igp, con un fatturato in crescita di oltre il 2% rispetto al 2011 che ha toccato i 7 miliardi di euro. Bene in particolare le vendite all’estero, mentre il giro d’affari al consumo ha raggiunto i 12,6 miliardi di euro, con una crescita del 5% rispetto all’anno precedente. Crescono in particolare gli ortofrutticoli (+25% il fatturato alla produzione, +22% al consumo) e le carni fresche (+23% alla prima fase di scambio e +13% a prezzi finali), mentre resta quasi invariato il settore dei formaggi (circa l’1% in più risetto al 2011), con un incremento del 6% sui prezzi finali. In calo invece gli extravergini d’oliva (-4% alla produzione, -9% sul prezzo dinale). Complessivamente, l’intero comparto delle produzioni Dop e Igp ha registrato un incremento nel 2012 del 5%. Sostanzialmente invariato l’export, in lieve flessione rispetto al 2011 (-1% circa), con un fatturato pari a 2,5 miliardi di euro: nel corso del 2012 circa un prodotto made in Italy certificato su tre è stato venduto all’estero, per un export di oltre 418 mila tonnelate. Positivo il commento del Presidente dell’Ismea, Arturo Semerari: “l’insieme dei prodotti Dop e Igp ha fatto segnare nel 2012, in un’annata cioè di forte recessione per l’intera economia nazionale, una sostanziale tenuta. Un risultato che appare comunque significativo e incoraggiante se si considera che in altri ambiti, compreso quello alimentare al di fuori dei marchi tutelati, il mercato interno ha accusato una dinamica più sfavorevole”. “Continuiamo a rilevare – ha osservato Semerari – una forte concentrazione del fatturato su poche denominazioni, con circa l’84% del valore della produzione riconducibile alle prime 10 Dop-Igp. Il fenomeno appare però meno accentuato rispetto a qualche anno fa, seppure in un comparto che mostra asimmetrie ancora evidenti sia nei potenziali di produzione che nei valori di mercato”. Un abstract del rapporto è disponibile sul sito Ismea servizi a questo link.

Fonte: AIOL

Coldiretti, una foto preoccupante della situazione del Made in Italy

Secondo un rapporto Coldiretti diffuso in occasione della “Battaglia di Natale: scegli l’Italia”, “circa un terzo (33 per cento) della produzione complessiva dei prodotti agroalimentari venduti in Italia ed esportati con il marchio Made in Italy, contiene materie prime straniere all’insaputa dei consumatori e a danno delle aziende agricole”. “Gli inganni del finto Made in Italy sugli scaffali riguardano due prosciutti su tre venduti come italiani, ma provenienti da maiali allevati all’estero, ma anche tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro che sono stranieri senza indicazione in etichetta, oltre un terzo della pasta ottenuta da grano che non e’ stato coltivato in Italia all’insaputa dei consumatori, e la metà delle mozzarelle che sono fatte con latte o addirittura cagliate straniere”, afferma il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo. “In un momento difficile per l’economia dobbiamo portare sul mercato – prosegue Moncalvo – il valore aggiunto della trasparenza e dare completa attuazione alle leggi nazionale e comunitaria che prevedono l’obbligo di indicare in etichetta l’origine degli alimenti, ma e’ necessario che sia anche resa trasparente l’indicazione dei flussi commerciali con l’indicazione delle aziende che importano materie prime dall’estero, venga bloccato ogni finanziamento pubblico alle aziende che non valorizzano il vero Made in Italy dal campo alla tavola e diventi operativa la legge che vieta pratiche di commercio sleale, tali da permettere di pagare agli allevatori e agli agricoltori meno di quanto essi spendono per produrre”. Il problema, secondo Coldiretti, nasce dalla “ricerca sul mercato mondiale di materie prime di minor qualità pur di risparmiare:  dal concentrato di pomodoro cinese all’olio di oliva tunisino, dal riso vietnamita al miele cinese (…). Peraltro l’80 per cento degli allarmi alimentari e’ stato provocato da prodotti a basso costo provenienti da paesi fuori dall’Unione Europea. La questione, continua la lunga analisi Coldiretti, è trasversale, e riguarda moltissimi prodotti agroalimentari, dai succhi di frutta (in etichetta, sottolinea la Coldiretti, viene indicato solo il luogo di confezionamento: la maggioranza del succo di arancia consumato in Europa proviene dal Brasile sotto forma di concentrato al quale viene aggiunta acqua una volta arrivato nello stabilimento di produzione) al pomodoro da industria, passando per il latte a lunga conservazione (sui 2,05 milioni di tonnellate consumati l’anno scorso solo mezzo milione e’ di provenienza italiana mentre il resto e’ stato semplicemente confezionato in Italia o addirittura e arrivato già confezionato), fino ai semilavorati (cagliate, polvere di latte, caseine e caseinati), utilizzati per produrre all’insaputa del consumatore formaggi di fatto senza latte. Il falso Made in Italy colpisce anche i formaggi più tipici con la crescita esponenziale delle importazioni di similgrana dall’estero e anche un settore, come quello olivicolo, tra i più importanti dell’intera produzione nazionale. “l’italia e’ il più grande importatore mondiale di olio di oliva nonostante una produzione nazionale di alta qualità (…) Le importazioni di olio dell’Italia superano la produzione nazionale e sono rappresentate per il 30 per cento da prodotti ottenuti da procedimenti di estrazione non naturali (…): pratica la qualità del nostro olio viene “contaminata” dalle importazioni e in media la metà dell’olio di oliva consumato in Italia proviene da olive straniere, ma l’etichetta di provenienza che per questo prodotto obbligatoria risulta di fatto non leggibile perché scritta in caratteri minuscoli posizionati nel retro della bottiglia mentre si fa largo uso di immagini e nomi che richiamano all’italianità”. Ancora peggiori i dati legati alla suinicoltura, in cui la mancanza di un obbligo chiaro di indicazione della provenienza in etichetta mette a rischio alcune straordinarie eccellenze nostrane, dal culatello di Zibello alla coppa piacentina, dal prosciutto di San Daniele a quello di Parma. Solo nel 2012 sono state importate 57 milioni di cosce di maiali dall’estero destinate ad essere stagionate o cotte per essere servite come prosciutto italiano, a fronte di una produzione nazionale di 24,5 milioni. Il problema, conclude la Coldiretti, risiede anche nel fatto che “ in Italia l’obbligo di indicare la provenienza è in vigore per carne bovina (dopo l’emergenza mucca pazza), pollo (dopo l’emergenza aviaria), ortofrutta fresca, uova, miele, latte fresco, passata di pomodoro, extravergine di oliva, ma ancora molto resta da fare e l’etichetta e’ anonima per circa la metà della spesa dalla pasta ai succhi di frutta, dal latte a lunga conservazione ai formaggi, dalla carne di maiale ai salumi fino al concentrato di pomodoro e ai sughi pronti”.

Fonte: Coldiretti, Agrapress

Migliaia al Brennero per la “Battaglia di Natale” a difesa del Made in Italy

Sono oltre 10.000, secondo i dati diffusi dalla Coldiretti, gli agricoltori e gli allevatori che “dalle prime ore della mattina, sfidando il freddo intenso, hanno invaso la frontiera del Brennero tra Italia e Austria” aderendo alla mobilitazione “La battaglia di Natale: scegli l’Italia”. Per Coldiretti, promotrice dell’iniziativa, obiettivo dell’iniziativa è quello di “difendere l’economia e il lavoro delle campagne dalle importazioni di bassa qualità che varcano le frontiere per essere spacciate come italiane” – e di “smascherare il falso Made in Italy alimentare, aiutare i consumatori a fare scelte di acquisto consapevoli in vista del Natale e sollecitare le istituzioni a rendere operativo l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza dei prodotti agricoli e alimentari”. “Autobotti, camion frigo, container – si legge nel comunicato la confederazione – saranno verificati dagli agricoltori e dagli allevatori, guidati dal presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo ed in stretta collaborazione con le forze dell’ordine presenti in frontiera, per smascherare il ‘finto Made In Italy’ diretto sulle tavole in vista del natale, all’insaputa dei consumatori per la mancanza di una normativa chiara sull’obbligo di indicare l’origine degli alimenti”. “attraverso il valico Brennero – spiega ancora la Confederazione – giungono in Italia miliardi di litri di latte, cagliate e polveri ma anche milioni di cosce di maiale per fare i prosciutti, conserve di pomodoro, succhi di frutta concentrati e altri prodotti” che, come dimostra il dossier elaborato dalla Coldiretti per l’occasione, stanno provocando gravi danni all’economia italiana. “Solo nell’ultimo anno – denuncia infatti l’associazione – sono scomparse 32.500 stalle e aziende agricole e si sono persi 36mila occupati nelle campagne”. Adesso la “battaglia” incruenta della Coldiretti approda a Roma, dove è attesa per la giornata di oggi, a partire dalle 10, in Piazza Montecitorio, dove “in migliaia porteranno le schifezze del finto Made in Italy smascherate sui tir e camion in transito alla frontiera nell’ambito della  mobilitazione “la battaglia di natale: scegli l’Italia” per difendere l’economia e il lavoro delle campagne dalle importazioni di bassa qualita’ che varcano ogni giorno i confini per essere spacciate come italiane”. Provocatoriamente, oggi Coldiretti porterà anche i maiali che, secondo Coldiretti, “gli allevatori non riescono più a mantenere nelle stalle per la concorrenza sleale di prosciutti e salami provenienti dall’estero che vengono spacciati come italiani”. “Ai rappresentanti delle istituzioni verrà chiesto di ‘adottare un maiale’, assunto a simbolo della protesta, con l’impegno a sostenere gli allevamenti italiani e di difenderli dalle imitazioni promuovendo l’obbligo di un corretto sistema di etichettatura”.

Fonte: Coldiretti, Agrapress