Suolo e Salute

Mese: Luglio 2013

OGM: firmato il Decreto Interministeriale che vieta il Mais Mon810

Il Ministro della Politiche Agricole Nunzia De Girolamo, insieme alla collega della Salute Beatrice Lorenzin e dell’Ambiente e Tutela del Territorio e del Mare Andrea Orlando hanno firmato il decreto interministeriale che “ vieta in modo esclusivo la coltivazione di mais geneticamente modificato appartenente alla varieta’ mon810 sul territorio italiano”. A renderlo noto un comunicato diffuso dal Mipaaf nei giorni scorsi. Soddisfazione da parte del Ministro De Girolamo, che si è soffermata sull’iter del decreto: “con i ministri Lorenzin e Orlando – ha dichiarato il Ministro- avevamo preso un impegno preciso sugli OGM, considerate anche le posizioni unitarie del parlamento e delle regioni. Con il decreto che abbiamo firmato oggi vietiamo la sola coltivazione del mais mon810 in Italia, colmando un vuoto normativo dovuto alle recenti sentenze della corte di giustizia europea”.
Si tratta, secondo le parole di De Girolamo, di “un provvedimento che tutela la nostra specificità’, che salvaguardia l’Italia dall’omologazione. la nostra agricoltura si basa sulla biodiversità’, sulla qualità’ e su queste dobbiamo continuare a puntare, senza avventure che anche dal punto di vista economico non ci vedrebbero competitivi”.
Il Ministro ha voluto porre l’enfasi in particolare sul fatto che quello firmato insieme ai colleghi di Salute ee Ambiente è un primo passo nella direzione di una regolamentazione più chiara in tema di OGM: “il decreto di oggi è solo il primo elemento, quello più’ urgente, di una serie di ulteriori iniziative, con le quali definiremo un nuovo assetto nella materia della coltivazione di OGM nel nostro paese. Il divieto e’ cosi’ in vigore fino all’adozione delle misure previste dal regolamento comunitario 178/2002 e comunque per un periodo di massimo diciotto mesi. Il provvedimento sarà’ immediatamente notificato alla commissione europea e agli altri 27 stati membri dell’unione europea”.
Il comunicato Mipaaf prosegue soffermandosi sulle motivazioni che hanno portato al decreto: “il divieto di coltivazione del mais mon810 e’ motivato dalla preoccupazione sollevata da uno studio del Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura, consolidata da un recentissimo approfondimento tecnico scientifico dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, che ne evidenzia l’impatto negativo sulla biodiversità’, non escludendo rischi su organismi acquatici, peraltro già’ evidenziati da un parere dell’Autorità’ Europea per la Sicurezza Alimentare [l’EFSA, NdR] reso nel dicembre 2011. Il Decreto giunge a conclusione della procedura di emergenza attivata dal nostro governo nell’aprile 2013, ed è giuridicamente sostenuto anche dal precedente provvedimento di divieto di coltivazione di organismi geneticamente modificati, fondato su analoghe motivazioni, adottato il 16 marzo 2012 dal governo francese e tuttora in vigore. Le sentenze della corte di giustizia dell’unione europea, cui l’Italia si conforma – conclude il comunicato – ribadiscono la legittimità’ di misure di coesistenza che salvaguardino le colture tradizionali e biologiche, e che dovranno essere adottate dalle regioni conformemente alla sentenza n. 116 del 2006 della corte costituzionale, nel quadro di una organica e condivisa disciplina statale che definirà’ principi comuni al fine di garantire il rispetto della libera concorrenza e della libertà’ di iniziativa economica, a parità’ di condizioni sull’intero territorio nazionale”.
Fonte: Agrapress

Agence bio: Il bio francese cresce ancora

Sono stati pubblicati da Agence Bio i dati relativi al biologico francese riferiti al 2012. Le aziende agricole bio salgono oltralpe a 24.425, con un aumento del 5,6% nel corso dell’anno, rappresentando ad oggi il 4,7% di tutte le aziende agricole francesi. Crescita analoga della SAU coltivata a bio, passata a 1.032.941 ha (+5,9%), pari al 3,7% della superficie agricola francese complessiva. Aumentano analogamente gli operatori del biologico, pari a 36.766 (+4% rispetto al 20111), distribuiti principalmente in preparatori e distributori.

Dati che evidenziano una crescita netta del biologico francese, in linea con l’aumento costante della domanda: in sei anni, dal 2007 al 2012, il mercato del bio francese è sostanzialmente raddoppiato, passando dai 2,1 miliardi del 2007 ai 4 dell’anno scorso. Attualmente il biologico francese rappresenta il 2,4% del mercato alimentare francese, rispetto all.1,3% del 2006.

Ulteriori informazioni di dettaglio possono essere consultate sul sito di Agence Bio (disponibile in multilingua).

Fonte: Sinab, Agence Bio

FederBio su dati Sinab: i dati rivelano un cambio negli stili di consumo e di vita

Interviene anche FederBio in merito alle anticipazioni del Sinab sui dati del comparto bio, e lo fa per voce del suo Presidente, Paolo Carnemolla, che sottolinea l’importanza del biologico per l’agricoltura italiana e sottolinea che il crescente interesse verso il bio è indice di un cambio culturale in atto nel nostro paese: “i numeri in crescita del settore biologico nazionale testimoniano sia l’effetto delle politiche di sviluppo rurale che, soprattutto, di un andamento di mercato che ormai è indicativo di un cambio di stili di consumo e di vita”.

 “Nel quadro generale dell’economia agricola e agroalimentare del paese – prosegue Carnemolla – il biologico e’ un’opportunità’ concreta per la ripresa, per l’occupazione, per l’imprenditoria giovanile e per l’internazionalizzazione”. “Chiediamo al governo e al parlamento azioni concrete di tutela dalle coltivazioni di OGM sul territorio nazionale e una politica per lo sviluppo del settore concertata con le imprese sul modello del piano recentemente approvato dal governo francese, che punta a raddoppiare la dimensione del biologico entro il 2015 [a questo proposito si veda la nostra NL del 4 luglio scorso, che ha dedicato due news proprio a questo tema]. L’Italia – ha concluso il Presidente FederBio – ha anche la straordinaria opportunità di ospitare l’Expo’ e per questo bisogna mettere in campo un nuovo piano d’azione nazionale per consolidare e potenziare la leadership del biologico italiano in Europa e nel mondo”.

Fonte: Agrapress

Confragricoltura: bene i dati Sinab, ma il bio deve uscire dalla cultura del localismo e aggregare l’offerta

Analizzando in controluce i dati pubblicati dal Sinab, in una nota Confagricoltura pone l’attenzione su fatto che se da un lato la superficie totale coltivata a biologico è aumentata del 6,4% nel corso del 2012, al tempo stesso è diminuita della stessa percentuale la superficie in conversione. Un dato che pone una serie di interrogativi sulla tenuta effettiva, nel medio periodo, del settore. “Cosa induca le aziende agricole italiane a non puntare sul biologico è qualcosa che deve essere chiarito e che speriamo non sia legato esclusivamente alla diminuzione degli aiuti comunitari. Se così fosse, infatti, vorrebbe dire che il sistema del biologico italiano non e’ competitivo se non grazie ad interventi di sostegno economico”.

Un dato che effettivamente appare incongruo rispetto alle risposte che il mercato continua a dare al settore del biologico: “Eppure il bio tira, anche se – continua la nota Confagricoltura –  il suo acquisto è limitato ad un’élite di italiani. Forse anche per questo il numero d’importatori e’ aumentato nel 2012 quasi del 30%, dato che conferma che la gran parte del biologico che gli italiani acquistano non e’ prodotto nel Bel Paese”. Aspettando i dati sull’export, Confagricoltura esorta l’intero comparto del biologico ad ampliare quanto più possibile l’accessibilità del bio: “è giunto il momento di uscire dalla cultura del nanismo e localismo, che pesa sul costo finale del prodotto, puntando all’aggregazione dell’offerta, rendendo così il biologico accessibile a tutte le fasce economiche delle famiglie italiane”.

Fonte: Agrapress

De Girolamo sui dati Sinab: “il bio è un settore in crescita che punta sulla qualità ed è premiato dalla fiducia dei consumatori

Commenti interessati e positivi da parte del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Nunzia De Girolamo, riguardo i dati sul bio anticipati dal Sinab.  “I dati del Sinab sull’agricoltura biologica mostrano un settore dinamico, che gode di una vivacità che ci fa ben sperare per il futuro di tutto il comparto. Il biologico rappresenta un settore in crescita, che punta sulla qualità e sulla scelta consapevole dei consumatori”, ha dichiarato De Girolamo.  “Sono numeri interessanti – ha proseguito il Ministro – che dimostrano che il clima di fiducia da parte dei consumatori per questo tipo di produzioni è sempre molto alto e che ci consentono di mantenere la leadership in Europa per questo tipo di produzioni. Il Ministero – ha concluso – è fortemente impegnato per mantenere sempre molto alto il livello di controllo a garanzia del settore e grandi risultati li stiamo ottenendo grazie ad una informatizzazione nella gestione dei dati di settore, che consente la massima trasparenza per tutti i soggetti impegnati nell’attività di controllo e vigilanza, ed una particolare attenzione la stiamo ponendo, anche grazie all’impegno dell’Agenzia delle Dogane, per vigilare sull’ingresso dei prodotti biologici importati da Paesi terzi”.

Fonte: Mipaaf

Il Sinab pubblica le prime anticipazioni sui dati del bio italiano

Sono stati pubblicati nei giorni scorsi i primi dati sul bio italiano al 31 dicembre 2012 elaborati dal Sinab. I dati definitivi saranno presentati in occasione del prossimo Sana, previsto a Bologna dal 7 al 10 settembre prossimi. I dati, provenienti dagli Organismi di Controllo operanti in Italia al 31 dicembre 2012, mostrano un aumento di operatori complessivo pari al 3%: ad oggi, gli operatori bio certificati risultano in totale 49.709,  di cui 40.146 produttori esclusivi, 5.597 preparatori (includendo in questa voce le aziende che effettuano vendita al dettaglio), 3.669 produttori-preparatori e 297 importatori.

Da un punto di vista territoriale, non vi sono grandi differenze rispetto ai dati 2011: la Sicilia resta la regione che ospita il più alto numero di aziende agricole bio (7.056), seguita dalla Calabria (6.691) e dalla Puglia (5.377); Emilia-Romagna (692), Lombardia (605) e Veneto (518) sono invece le regioni con il maggior numero di trasformatori puri. La superficie coltivata a bio ammonta attualmente a 1.167.362 ettari, segnando un significativo aumento del 6,4% rispetto all’anno precedente. Restano in cima alle produzioni bio il foraggio, (oltre 255.000 ha, pari al 22% del totale), seguito da cereali (210.543 ha, 18%) e pascoli (205.156 ha di prati e pascoli bio, quasi il 18% del totale, e 85.545 ha di pascolo magro, 7% del totale). Significativa anche la superficie destinata all’olivicoltura, che riguarda oggi quasi 165.000 ha tra terreni bio e in conversione, pari al 14% del totale, con una crescita di ben 16 punti percentuali rispetto al 2011. Crescono anche le produzioni animali, soprattutto nel comparto suinicolo, che segna una crescita del 32,2% nel numero dei capi, e dell’apicoltura bio, con il 29,2% di aumento delle arnie.

A fronte di questi dati, resta in controtendenza rispetto alla crisi dei consumi la domanda di prodotti biologici, come confermato dalle ultime rilevazioni del Panel famiglie Ismea/GFK-Eurisko secondo il quale la spesa biologica è aumentata dell’8,8% nell’ultimo anno. Dati riferiti alle vendite nella GDO che premiano in particolare biscotti, dolciumi e snack e gli ortofrutticoli freschi e trasformati, con un aumento superiore al 12% rispetto al primo quadrimestre 2012. Dati ripresi dalle rilevazioni riguardanti il primo quadrimestre 2013, che confermano la concentrazione degli acquisti su un numero limitato di categorie, in particolare ortofrutta fresca e trasformata, lattiero-caseari ed uova, che complessivamente da soli coprono quasi due terzi della spesa totale. Le regioni del Nord Italia restano quelle a maggior propensione per il consumo bio, con una spesa pari al 73% del totale bio in un Paese, l’Italia, che con un giro d’affari complessivo del bio pari a circa 3 miliardi di euro (dati FIBL-IFOAM) si colloca al quarto posto in Europa per consumi bio dietro a Germania, Francia e Regno Unito e in sesta posizione nella classifica mondiale.

Fonte: Sinab, Mipaaf, ISMEA