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LA PRIMA RASSEGNA SUI VINI PIWI PREMIA LA QUALITÀ DEL BIO

LA PRIMA RASSEGNA SUI VINI PIWI PREMIA LA QUALITÀ DEL BIO

Il concorso organizzato dalla Fondazione Mach di San Michele all’Adige ha visto la partecipazione di 56 aziende. Tra i vincitori la maggior parte è certificata bio

Grande partecipazione alla Fondazione Mach per il seminario scientifico e la cerimonia di premiazione della prima rassegna nazionale dei vini ottenuti da varietà resistenti alle malattie fungine.

L’evento, supportato dal Consorzio Innovazione Vite e dall’associazione Piwi international, si proponeva di promuovere la conoscenza delle nuove varietà attraverso un confronto tra vini prodotti con almeno il 95 per cento di uve provenienti da varietà Piwi (PilzWiderstandsfähig).

Cinque categorie

A questa prima rassegna nazionale hanno partecipato 56 aziende con 95 vini, che sono  stati attentamente valutati il 18 novembre da una commissione composta da qualificati esperti. I 30 commissari hanno attribuito un punteggio ma anche ai parametri descrittivi ai vini presenti in ognuna delle cinque categorie previste: rossi, bianchi, orange, frizzanti, spumanti.

I Piwi, varietà ottenute attraversi incroci ricorrenti per trasferire geni di resistenza a peronospora, oidio e altre malattie alla Vitis vinifera, sono strumenti che, nelle Regioni dove queste risorse sono già autorizzate (Triveneto, Lombardia, Emilia-Romagna) sono utilizzati soprattutto da aziende vitivinicole biologiche e biodinamiche.

Una tendenza che è emersa anche a San Michele all’Adige dove, tra le cantine vincitrici che si sono aggiudicate 15 premi e 13 menzioni d’onore, spicca il ruolo di quelle bio.

I vincitori bio

Tra queste:

  • Cantina Pizzolato premiata nella categoria vini frizzanti con Hoppa 2020 e con Novello 2021tra i rossi:
  • Sartori Organic Farm con Diadema 2020 tra i vini frizzanti;
  • Lieselehof (Brut 2017 tra gli spumanti, Vino del Passo 2020 tra i bianchi e Julian Orange 2019 vincitore nella categoria vini orange);
  • Tenuta Crodarossa con il Derù 2020, bio e vegano, tra gli spumanti;
  • Cantina Le Carezze (Iris 2020 tra gli spumanti, Urano 2019 tra i rossi);
  • Le Carline, vincitrice con Resiliens della categoria degli spumanti;
  • Il Brolo Società Agricola (con il vino bianco I Cavalieri della seta);
  • Villa Persani (Aromatta 2019 tra i bianchi);
  • Azienda Agricola Doladino (Sbreg 2020 tra gli orange);
  • Casa Vinicola la Torre (Vagabondo Bianco le Anfore 2018);
  • Azienda St. Quirinus (Planties Amphora 2017).
LA RICERCA DI NATURALEZZA SPINGE LA RIPRESA DEL COMPARTO ENOLOGICO

LA RICERCA DI NATURALEZZA SPINGE LA RIPRESA DEL COMPARTO ENOLOGICO

Cresce del 10% la domanda di vino bio, spinta soprattutto dalle preferenze delle consumatrici e soprattutto dal Centro Sud. Lo rileva il rapporto di Sace, Mediobanca e Ipsos

Anche la domanda, interna e internazionale, premia il vino bio. Dopo il calo nel 2020 per la pandemia, nei primi sette mesi del 2021 il comparto del vino in generale ha registrato infatti una crescita robusta con un +14,5% (addirittura +23,2% quella degli spirits). Lo attesta il rapporto elaborato da Sace, Mediobanca e Ipsos, illustrato a Verona nell’ambito del Vinitaly Special Edition.

Export a gonfie vele

Per i vini, il traino è dato dai mercati extraeuopei, in particolare gli Usa. A livello regionale, la ripresa dell’export è ben diffusa, con tassi a doppia cifra nelle prime 5 Regioni produttrici, capeggiate dal Veneto, che rappresenta da solo un terzo delle esportazioni totali. Dall’analisi del mercato emerge che la pandemia del 2020 ha consolidato alcune tendenze in atto.

L’exploit del vino bio

Il rapporto elaborato dai tre colossi finanziari stigmatizza infatti la forte crescita del vino biologico (+10,1%), ma anche di particolarità come i vini vegani e naturali (il 2% del mercato). Forte anche la tendenza all’acquisto di prodotti locali, con un aumento dell’attenzione online.

L’identikit dei consumatori

Particolare la dinamica di crescita del vino bio. Secondo Sace, Madiobanca e Ipsos la spinta alla naturalezza e l’attenzione al vino ‘bio’, viene infatti in maggioranza delle donne residenti nei territori del CentroSud. È forte però anche l’impatto della crisi economica post covid: le tendenze riscontrate al settembre 2021 indicano una spinta maggiore verso la convenienza rispetto alla qualità, che riguarda per il 25% dei consumatori di vini fermi e il 31% degli spumanti. E il tasso di “infedeltà” riguarda il 65% dei consumatori per i fermi e il 72% per gli spumanti, segno che la voglia di cambiare è molto alta.

Fonte: ANSA

IL VINO BIO TRAINA LA TRANSIZIONE ECOLOGICA

IL VINO BIO TRAINA LA TRANSIZIONE ECOLOGICA

Lo mette in evidenza il sottosegretario Francesco Battistoni (Mipaaf) commentando a Vinitaly Special Edition il record che vede l’Italia leader per superficie vitata bio con un’incidenza del 19% secondo Ismea

L’Italia, secondo i dati Ismea, è leader europea e mondiale per superficie vitata bio. Nel 2019, infatti, si contavano oltre 107mila ettari di vigneto biologico con un’incidenza sulla superficie vitata complessiva del nostro Paese di quasi il 19%, la più alta in Europa e nel mondo.

Ismea e Oiv, il succo non cambia

Più cauta l’Oiv: secondo l’ultimo rapporto dell’Organisation internationale de la vigne et du vin (Oiv), il nostro Paese registra infatti la maggiore incidenza di vigneti bio a livello mondiale, con il 15% del totale nazionale, seguito da Francia (14%) e Austria (14%). Una notizia che è stata enfatizzata da Francesco Battistoni, sottosegretario alle Politiche agricole, nel corso della sua partecipazione al Vinitaly Special Edition. «Un dato – evidenzia Battistoni – che spinge la forte domanda di biologico e che rende l’Italia del settore vitivinicolo sempre più green».

Gli investimenti delle aziende

Nel 2020, 4 bottiglie di vino su 100 vendute erano biologiche e questi numeri sono in costante aumento, tanto che gli operatori complessivi del settore vitivinicolo biologico raggiungono quasi le 25mila unità. «A VeronaFiere ho potuto apprezzare – commenta Battistoni – i grandi investimenti che le cantine stanno adottando per diversificare i prodotti, unendo alla bottiglia tradizionale sempre più etichette biologiche e sostenibili. Un impulso che va ad incidere positivamente sui consumi interni ma anche e soprattutto sull’export». «Il contributo del vino biologico – continua – sarà fondamentale per accelerare il processo di transizione ecologica permettendo all’Italia di essere in linea con gli obiettivi europei, offrendo ai consumatori sempre un prodotto di assoluta eccellenza e qualità». «Anche perché come diceva Goethe – è la chiosa di Battistoni – La vita è troppo breve per bere vini mediocri».

Fonte: Ansa

Vinitaly: bilancio conclusivo della 50a edizione del Salone Internazionale del vino

Si è concluso mercoledì Vinitaly, il Salone Internazionale del vino e dei distillati, che si è tenuto a Verona dal 10 al 13 aprile.

La 50a edizione della kermesse ha visto la partecipazione di 130mila operatori provenienti da 140 nazioni.

Sono state quasi 50mila le presenze straniere, con 28mila buyer accreditati dai mercati internazionali. Un aumento del 23% rispetto al 2015, ottenuto anche grazie al potenziamento delle attività di incoming di Vinitaly e del Piano di promozione straordinaria del Made in Italy.

Il presidente di Veronafiere, Maurizio Danese, ha commentato con piena soddisfazione i risultati raggiunti: “L’obiettivo era quello di dare un segnale chiaro alle aziende espositrici e ai visitatori, per fare in modo che la 50ª edizione di Vinitaly fosse quella che proiettava la rassegna nei prossimi cinquant’anni. L’aver saputo mantenere la parola data e creare un format che ha soddisfatto in pieno le attese, sia per il wine business in fiera sia per il wine festival in città, con una edizione di Vinitaly and the City dai grandi numeri, è motivo di orgoglio e di impegno per migliorare ulteriormente il prossimo anno“.

ripe Purple Grapes

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere, spiega: “Da questa edizione emergono segnali interessanti sia dall’estero che dal mercato interno, confermando la capacità del Salone di interpretare le tendenze, mettere a frutto il lavoro di internazionalizzazione e capitalizzare esperienze importanti, come la realizzazione del Padiglione del Vino ad Expo 2015. In particolare, a questo Vinitaly, aumentano in modo  significativo, ed in ordine di rilevanza quantitativa delle presenze, i buyer da Stati Uniti (+25%), Germania (+11%), Regno Unito (+18%), Francia (+29%), Canada (+30%), Cina (+130%), Giappone (+ 21%), Paesi del Nord Europa (+8%), Paesi Bassi (+24%) e Russia (+18 per cento). Dati positivi anche dal fronte interno, con gli operatori dal Centro e Sud Italia cresciuti mediamente del 15 per cento

Nei quattro giorni, oltre agli incontri b2b, si sono tenuti più di 300 appuntamenti tra convegni, seminari, incontri di formazione sul mondo del vino.

La kermesse ha ospitato nel padiglione 9 VinitalyBio, il Salone dedicato al vino biologico certificato prodotto in Italia e all’estero e realizzato in collaborazione con Federbio. Durante l’iniziativa è stato presentato il rapporto Wine Monitor – Nomisma su dati FIBL, che ha evidenziato un raddoppio del consumo di vino biologico negli ultimi due anni. Un mercato del valore di 205 milioni di euro.

La 51ª edizione di Vinitaly è in programma dal 9 al 12 aprile 2017.

Fonti:

http://www.askanews.it/regioni/veneto/vinitaly-chiude-il-salone-vinta-la-sfida-della-qualita_711785482.htm

http://www.vinitaly.com/

http://www.ansa.it/canale_terraegusto/notizie/vino/2016/04/11/vinitaly-in-2-anni-raddoppio-consumatori-vino-bio-106-mln_53c4bb9f-9e50-4d5c-9f98-fc57771938a9.html