Suolo e Salute

Tag Archives: sostenibilità

BIO, UN’IMMAGINE DA “SVECCHIARE”

BIO, UN’IMMAGINE DA “SVECCHIARE”

«Biologico vuol dire professionalità e impegno. Basta con le “galline svolazzanti” o altre immagini bucoliche che lasciano il tempo che trovano»: l’intervista di Alessandro D’Elia, direttore generale di Suolo e Salute sul magazine digitale Greenplanet.net

«Esplicitiamo i costi del NON bio per dimostrare la sostenibilità del bio» è il titolo dell’intervista che il direttore generale di Suolo e Salute Alessandro D’Elia ha rilasciato a Chiara Affronte giornalista del sito d’informazione Grennplanet.net (vedi https://greenplanet.net/delia-suolo-e-salute-per-dimostrare-la-sostenibilita-del-bio-basta-esplicitare-i-costi-del-non-bio/).

Riportiamo qui il testo dell’intervista

È ora di “svecchiare” l’immagine del biologico come modello bucolico di agricoltura. Niente di più sbagliato, perché, al contrario, il bio richiede una professionalità vera e strutturata, necessaria per andare verso il futuro. Ne è convinto Alessandro D’Elia, direttore generale di Suolo e Salute, che interviene nel dibattito sull’agricoltura biologica, in bilico tra un’idea spesso sbagliata diffusa tra le persone e la propensione per uno sviluppo tecnologico a supporto del metodo.

Un viaggio affascinante verso la sostenibilità

Le aziende biologiche sono imprese che devono stare sul mercato: come si coniuga questa esigenza con l’immagine che viene spesso comunicata all’esterno del biologico?

«Per le imprese agricole del biologico è tempo di investire, perché la strada obbligata è quella della competitività e della redditività. È tempo di compiere un salto di qualità nella comunicazione e per svecchiare il concetto sbagliato che accompagna il biologico e lo dipinge ancora come amatoriale, quasi hobbistico e a tecnologica zero».

«L’agricoltura biologica non è un ritorno al passato, ma, al contrario, un viaggio affascinante verso un futuro sostenibile».

«Penso che i cittadini europei abbiano ben chiaro questo concetto: lo dimostra il fatto che, con l’avvio della nuova Politica agricola comune, dall’inizio del 2023, si è innescata la sfida di portare il metodo di coltivazione bio al 25% delle superfici agricole del vecchio continente, entro la fine del decennio. Un obiettivo ambizioso per la PAC, voluto proprio dalle associazioni di consumatori, dai gruppi di opinione e dai privati cittadini che hanno partecipato numerosi alla consultazione pubblica appositamente attivata dalla Commissione Europea».

«Al bio viene riconosciuto il suo bassissimo impatto ambientale, la capacità di impiegare l’energia e le risorse naturali in modo responsabile, conservando la biodiversità, l’equilibrio ecologico, la salute del suolo, la qualità delle acque, la stabilità del clima. Il bio, inoltre, favorisce il benessere degli animali allevati, la salute dei consumatori e – perché no – il reddito degli agricoltori».

«Un mix di obiettivi vecchi e nuovi, comunque impegnativi, che richiedono l’applicazione del massimo grado di competenza e preparazione, anche nell’utilizzare le nuove tecnologie digitali, sia da parte dei produttori agricoli che di tutte le altre professionalità che orbitano nella galassia del bio: dai tecnici, ai distributori, ai certificatori, persino da parte dei comunicatori. Insomma, non c’è bisogno di far vedere galline svolazzanti nei prati per raccontare le virtù del biologico…».

 

Il pensiero genera la materia

Come si può comunicare l’esigenza di sostenibilità con la richiesta che arriva dal mercato, e cioè di prodotti che siano salutari per le persone e rispettosi dell’ambiente?

«La crisi inflattiva innescata da guerra e pandemia sta dando l’illusione ai detrattori del bio di poterne mettere in discussione la sostenibilità economica per una presunta minore produzione per ettaro che farebbe crescere i costi di produzione».

«Credo che si tratti solo di un modo vecchio e superato di vedere le cose nuove: un’ipocrisia che non può fare breccia su consumatori motivati e informati».

«Giordano Bruno sosteneva che è il pensiero che genera la materia e non il contrario».

«La carica innovativa del biologico deriva dall’ “eresia” di anticipatori come il professor Francesco Garofalo, principale ispiratore più di 50 anni fa della nascita dell’Associazione Suolo e Salute, la realtà da cui si è poi sviluppata l’esperienza del nostro ente di certificazione».

«La sua “giusta visione” di un’agricoltura in grado di produrre alimenti sani nel rispetto e salvaguardia dell’agroecosistema, mantenendo la fertilità del terreno e preservando le falde acquifere, ha incontrato nel tempo il favore dei movimenti ambientalisti, ha fatto da innesco al riconoscimento normativo dell’agricoltura biologica e oggi risponde in pieno alle esigenze della generazione del movimento Fridays for future, con le sue giuste preoccupazioni per il futuro climatico del nostro pianeta».

«Per dimostrare definitivamente la sostenibilità del biologico basterebbe rendere espliciti, magari sui banchi di vendita, i costi nascosti degli alimenti non bio, in termini di consumo di risorse non rinnovabili, di emissione di gas serra, di ingiustizia economica e sociale, ecc. La produzione di cibo è chiamata ‘settore primario’ perché sta alla base dello sviluppo della nostra intera economia. L’idea che la remunerazione delle esternalità positive, dei servizi ecosistemici offerti del bio debba continuare ad essere disgiunta dalla valorizzazione dei suoi prodotti va contro ogni regola di libero mercato e rischia di produrre solo diseconomie».

Il benessere degli animali al centro

Allevamenti intensivi e allevamenti bio: quali sono le differenze da comunicare sul piano del benessere animale?

«Nulla di nuovo: gli allevamenti intensivi sono oggi in forte discussione per l’impatto notevole sull’agroecosistema. Infatti, sono responsabili di un maggiore inquinamento del suolo e dell’acqua, compromettono la biodiversità e sono anche causa di elevate emissioni di gas serra».

«Inoltre gli animali allevati senza il rispetto del benessere sono più esposti a zoonosi, anche trasmissibili all’uomo, e di conseguenza soggetti a una larga somministrazione di antibiotici, con gravi rischi di comparsa di resistenze. In alcune trasmissioni televisive d’inchiesta si sono addirittura visti allevamenti dove gli animali sono ‘umiliati’ e sottoposti a sofferenze indicibili».

«E qui l’uomo-allevatore perde ogni senso di umanità. Il consumatore è oggi sensibile al tema del benessere animale e il rischio è che gli errori di alcuni mettano in discussione tutto il settore zootecnico. Invece, occorre comunicare che un’alternativa sostenibile sul piano ambientale, sociale e anche economico non solo è possibile, ma è già esistente. La zootecnia biologica è l’alternativa perché pone al centro, da sempre, il benessere degli animali allevati».

«È, infatti, imperniata sul rispetto degli spazi vitali, sull’alimentazione corretta degli animali, con mangimi bio e non OGM, sulle cure veterinarie omeopatiche e con scarsissimo ricorso agli antibiotici. Il bio dà la giusta importanza all’accesso al pascolo, alla riproduzione naturale senza l’utilizzo di ormoni o altre sostanze chimiche e al rispetto delle fasi di crescita nel rispetto dell’etologia degli animali senza ‘spingerli’ a una produzione esagerata. Il vero valore aggiunto, l’elemento su cui fare leva per valorizzare questo settore, è la certificazione degli allevamenti. Il biologico si basa sulla fiducia dei consumatori, una fiducia conquistata sui mercati di tutto il mondo grazie anche ad un sistema di certificazione di processo che si basa sulla terzietà, affidato a strutture private sottoposte alla vigilanza pubblica».

«L’affidabilità del sistema di controllo è il vero ingrediente che fa la differenza per tutelare il bio. Tanto e vero che la prima mossa dell’Unione europea, per sostenere l’obiettivo di crescita del bio, anche nel campo della zootecnia, è stata quella di rafforzare proprio il sistema di controllo attraverso misure precauzionali più rigorose e verifiche più approfondite lungo tutta la filiera. Ovvero attribuendo più responsabilità agli operatori e agli enti di certificazione. Insomma, gli allevamenti biologici sono la sintesi perfetta tra benessere animale e benessere ambientale, sono garantiti a più livelli e ciò oltre ogni penoso tentativo di interessato discredito».

(Chiara Affronte)

BRUXELLES LANCIA UN PIANO PER LE API

BRUXELLES LANCIA UN PIANO PER LE API

Il successo dell’iniziativa “Salviamo le api” spinge la Commissione Ue a presentare una nuova edizione del piano per gli impollinatori. Sinkevicius (Commissario Ue all’Ambiente): «Il regolamento sugli usi sostenibili dei pesticidi sarà alla base dell’impegno per contrastare la perdita di questi insetti utili»

La Commissione europea ha presentato la comunicazione “Un nuovo patto per gli impollinatori“.

Un’iniziativa che mira a porre un freno all’allarmante declino delle api e degli altri insetti impollinatori selvatici in Europa, rivedendo l’analogo piano Ue del 2018. Ne dà notizia la Direzione ambiente della commissione informando che il piano stabilisce una serie di obiettivi e azioni per il 2030 individuando tre priorità.

Stop al declino

La prima è quella di migliorare la conservazione degli impollinatori e affrontare le cause del loro declino. Un obiettivo da raggiungere ripristinando gli habitat degli impollinatori nei paesaggi agricoli e nelle zone urbane e attenuando l’impatto dei pesticidi, dei cambiamenti climatici e delle specie esotiche invasive.

I sostegni Pac del quinto ecoschema

Per la seconda area d’azione del piano Ue, ovvero il ripristino degli habitat nei paesaggi agricoli , il Commissario all’Ambiente Virginijus Sinkevicius, presentando l’iniziativa alla stampa, ha ricordato le azioni previste dalla nuova Pac per favorire un’agricoltura rispettosa degli impollinatori attraverso impegni di condizionalità come quelli previsti dall’Ecoschema 5.

Usi sostenibili degli agrofarmaci

Un forte impatto sul sistema produttivo agricolo potrebbe però venire dalla terza azione del piano, ovvero la mitigazione dell’impatto dell’uso dei pesticidi.

L’Esecutivo Ue punta infatti sul rafforzamento dei requisiti legali per l’attuazione della gestione integrata della difesa dalle avversità e dai parassiti, in linea con la controversa proposta della Commissione per un regolamento sull’uso sostenibile dei pesticidi.

Si riaccende così il confronto scontro tra Commissione ed EuroParlamento su questa proposta di regolamento fortemente sostenuta dal vicepresidente della Commissione Ue Frans Timmermans ed invece criticata da Paolo De Castro e gli altri membri della commissione agricoltura del Parlamento europeo.

«Questa proposta – ha affermato Sinkevicius – ora in fase di codecisione, sarà lo strumento chiave per ridurre il rischio e anche l’utilizzo di questi mezzi tecnici». Ma la guerra agli agrofarmaci della Commissione non finisce qui: «Stiamo anche rafforzando il loro processo di autorizzazione con ulteriori test e ampliando la portata delle specie e degli effetti da valutare».

Il successo di “Salviamo le api”

«Una parte sempre maggiore dell’opinione pubblica – evidenzia  Sinkevicius – chiede un’azione risoluta per contrastare la perdita di impollinatori, come testimonia il successo dell’iniziativa dei cittadini europei Salviamo api e agricoltori!».

MADE IN ITALY BIO, PRIORITÀ AL MARCHIO DI PROMOZIONE

MADE IN ITALY BIO, PRIORITÀ AL MARCHIO DI PROMOZIONE

Le strategie per sostenere il biologico italiano con più promozione, ricerca e accordi di filiera al centro del summit tra il presidente di Aiab Giuseppe Romano e il sottosegretario all’Agricoltura con delega per il bio Luigi D’Eramo

I temi più importanti e strategici per il settore biologico, a partire dall’attuazione del piano d’azione nazionale, sono stati al centro dell’incontro in via XX Settembre a Roma, sede al ministero dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, tra il presidente di Aiab (Associazione Italiana Agricoltura Biologica) Giuseppe Romano e il sottosegretario al Masaf Luigi D’Eramo, al quale è stata da poco formalizzata la delega al biologico.

L’origine incontra la sostenibilità

«Abbiamo affrontato – fa sapere Giuseppe Romano – il tema della promozione del marchio biologico italiano “Made in Italy Bio”, che può favorire la realizzazione di filiere di biologiche 100% nazionali e al giusto prezzo».

I temi caldi

Altri temi caldi al centro del tavolo di confronto sino stati:

  • il sistema di assistenza tecnica (innovazione, ricerca, formazione degli agricoltori) per aumentare in quantità e qualità le produzioni e favorire la conversione al biologico, snellendo la burocrazia e favorendo l’accesso al credito per gli investimenti,
  • l’attività di comunicazione e informazione ai cittadini sui valori ambientali dei prodotti biologici.

«Infine – ricorda Romano – abbiamo voluto sollecitare la riorganizzazione del tavolo tecnico del bio e la celere operatività del piano d’azione nazionale».

«Ringraziamo – conclude Romano – il sottosegretario per la disponibilità e l’ascolto, certi della possibilità di avviare una proficua collaborazione, assieme alle altre associazioni di settore, così da ribadire il ruolo di leader dell’Italia nel settore biologico».

CASA PRENCIPE, LA PASTA BIO DI QUALITÀ PRODOTTA IN CIMA AL GARGANO

CASA PRENCIPE, LA PASTA BIO DI QUALITÀ PRODOTTA IN CIMA AL GARGANO

Il pastificio di Monte Sant’Angelo (Fg) certificato bio da Suolo e Salute si aggiudica il riconoscimento di miglior pastificio di alta qualità dalla rivista inglese Lux life magazine. I titolari Domenico Prencipe e Giovanna Armillotta: «La sostenibilità parte dalla tutela del biologico e del vero made in Italy»

Il pastificio Casa Prencipe di Monte Sant’Angelo (Fg) è il miglior pastificio biologico dell’anno 2022. Il riconoscimento arriva dalla rivista britannica Lux Life Magazine, media di riferimento per il settore luxury nei Paesi in lingua inglese.

La chiave della sostenibilità

Il pastificio del Gargano è stato scelto in base ad un meccanismo che parte dalle segnalazioni dei lettori della rivista internazionale per poi passare da una rigorosa selezione operata da esperti secondo un’indagine che tiene conto di criteri di eccellenza. La competizione è aperta tutto l’anno e i vincitori sono designati solo dopo il 31 dicembre. È il settimo anno che la rivista inglese svolge questa indagine nel settore food & drink e il confronto coinvolge realtà della produzione e distribuzione agroalimentare di tutto il mondo.

Si tratta di un prestigioso riconoscimento che premia l’impegno di Giovanna Armillotta e Domenico Prencipe, i due giovani titolari del pastificio, di coniugare qualità e sostenibilità. «Quando siamo partiti – ricorda domenico – non era di moda parlare di filiera cortissima e grano italiano bio. In pochi conoscevano le potenzialità del grano Senatore Cappelli, che era piuttosto difficile da reperire». «Abbiamo quindi iniziato, anche per necessità, a lavorare con i contratti di filiera».

«Sostenibilità per noi – spiega Giovanna – è tutelare il vero made in Italy. Privilegiare il lavoro agricolo di qualità scegliendo solo grano duro e semole italiane biologiche del nostro territorio, tra le migliori al mondo».

Migrazione al contrario

Il Pastificio Casa Prencipe è una delle realtà di eccellenza certificate bio da Suolo e Salute (operatore n. 53869). Una realtà controcorrente che nasce solo sette anni fa dal desiderio dei due giovani titolari di lasciare il Nord per ristabilirsi al Sud Italia, ricongiungersi con la terra di origine, riprendendo i ritmi di vita slow a contatto con la natura, ma soprattutto portando la Puglia nei piatti di tutto il mondo.

L’alta qualità come scelta

«Sembrava un obiettivo irrealizzabile – commenta la giovane imprenditrice – ma sapevamo che in Puglia c’è il grano migliore al mondo e che ci avrebbe permesso di posizionarci nel segmento dei prodotti di alta qualità se opportunamente valorizzato». La ricetta di pastificio Prencipe parte così dalla ricerca di una qualità continua anche con l’attenzione ai dettagli: dalle scelte degli ingredienti a Km zero, dal packaging sostenibile e riciclabile, dall’uso di energia da fonti alternative con un costante impegno per il rispetto dell’ambiente.

Tecniche tradizionali e ingredienti genuini

Per le paste fresche ed essiccate in “elevata purezza” viene impiegato solo grano duro italiano biologico tracciato e certificato in parte autoprodotto. La pasta è trafilata al bronzo ed essiccata a basse temperature come una volta per produrre una pasta dedicata all’alta ristorazione e alle boutique gastronomiche. Tecniche tradizionali ed ingredienti genuini che qui, nel cuore del Gargano, nella Valle Carbonara a Monte Sant’Angelo, ai piedi della Foresta Umbra, nel Parco Nazionale del Gargano, tra acque di sorgente e aria di montagna, assumono un significato ancora più incisivo.

«Abbiamo scelto di tornare alle origini – spiega Giovanna – perché siamo convinti che il cambiamento verso un futuro di maggiore sostenibilità nasca dalle scelte di tutti i giorni, soprattutto in cucina. I nostri prodotti sono per chi è convinto che mangiare sia un atto politico e che l’adozione di buone abitudini alimentari, indirizzate verso i prodotti biologici e di alta qualità, assicuri un cambiamento positivo nella collettività».

Un 2022 pieno di soddisfazioni

Forti motivazioni che hanno consentito a Casa Prencipe di assicurarsi nel corso del 2022 non solo il riconoscimento di Lux Life Magazine ma anche altri premi. La pasta prodotta dall’azienda garganica è infatti arrivata tra i primi nella Rassegna Nazionale Pasta Flavor (Cultura di Gusto – Associazione Assaggiatori Professionisti), valutata come ottima da una giuria di esperti assaggiatori del settore ed è stata citata come esempio di positività da organi di stampa come le riviste “Il fatto alimentare” e “Fanpage” tra le marche di pasta realizzate solo con grano duro italiano.

AIAB: «IL BIO È IL VERO MODELLO VINCENTE DI SOSTENIBILITÀ»

AIAB: «IL BIO È IL VERO MODELLO VINCENTE DI SOSTENIBILITÀ»

Lo dichiara il Presidente Giuseppe Romano che propone una convergenza di interessi per fare diventare il biologico come modello riferimento per il nostro sistema produttivo

«Parlare di agricoltura biologica oggi significa parlare di futuro e di sostenibilità, perciò i riflettori sono sempre più puntati verso questo tipo di attività che ha fatto tanta strada».

Una rete virtuosa

È quanto ha dichiarato Giuseppe Romano, presidente di Aiab (Associazione Italiana Agricoltura Biologica), intervenuto all’evento “C’era una volta il BIO”, promosso da Slow Food Roma, presso il Mercato Centrale. «Aiab – ha aggiunto Romano – ha fatto la storia del biologico italiano, mettendo in rete le tante realtà bio d’Italia e promuovendone gli interessi».

Un modello di riferimento

«Sicuramente – ha continuato – siamo soddisfatti della strada che abbiamo percorso e di dove siamo arrivati, ma sappiamo bene che ora come ora non possiamo fermarci, dobbiamo far sentire sempre di più la voce dei produttori biologici affinché questo modello di agricoltura che rispetta l’ambiente in modo certificato e garantito possa affermarsi sempre di più come modello principale di produzione agricola».

I QUATTRO “SUPER POTERI” DI UN SUOLO SANO

I QUATTRO “SUPER POTERI” DI UN SUOLO SANO

In occasione della Giornata Mondiale del Suolo occorre incentivare l’impegno in favore delle pratiche in grado di sostenere la fertilità e la biodiversità dei terreni. Perché un suolo agrario sano contrasta il cambiamento climatico, tutela la regimazione delle acque, fornisce nutrienti alle piante, contrasta la perdita di biodiversità

Il 5 dicembre è la Giornata Mondiale del Suolo. Un tema che per l’agricoltura biologica è un impegno quotidiano. Il metodo agricolo trova infatti il suo principio fondante proprio sulla salubrità e sulla biodiversità del terreno, predicando da sempre la necessità di favorire l’aumento della frazione organica per combattere fenomeni di desertificazione e dissesto idrogeologico.

Solide basi per la sostenibilità

Aiab Friuli Venezia Giulia, in occasione dell’evento celebrativo internazionale, ha ricordato che solo questa attenzione per il “patrimonio suolo” può consentire di risolvere il problema della sicurezza alimentare globale, uno dei più sfidanti obiettivi di sostenibilità dei millennium Goals delle Nazioni Unite, ovvero ottenere prodotti nutrienti, in quantità sufficiente per alimentare tutti gli esseri umani di oggi senza pregiudicare le risorse per i nostri discendenti di domani. Il suolo infatti ospita un quarto della biodiversità globale ed è il principale strumento con cui possiamo affrontare il cambiamento climatico con qualche speranza di successo, almeno parziale.

I 4 super poteri

Tutto questo se manteniamo il suolo vivo e sano, quindi in grado di:

  • metabolizzare sostanza organica e trattenere il carbonio (di cui è la principale riserva a livello globale), ad esempio: un ettaro di prato sequestra 20.000 kg di carbonio all’anno;
  • trattenere l’acqua e regimentarla al meglio, cosa strategica per fronteggiare periodi siccitosi. Un esempio, Per ogni punto percentuale di aumento di sostanza organica del suolo si può arrivare a stoccare 340 ettolitri di acqua in più ad ettaro;
  • fornire nutrienti alle piante senza continuare a dipendere dai fertilizzanti di sintesi (ad esempio: le leguminose possono fissare fino a 200 kg di azoto/ha/anno);
  • mantenere la biodiversità edafica in modo che tutti i cicli metabolici possano funzionare in sincronia e fare in modo che patogeni e parassiti non prendano il sopravvento.