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WORLD PASTA DAY: SE È BIO È MEGLIO

WORLD PASTA DAY: SE È BIO È MEGLIO

La pasta è l’alimento base della dieta mediterranea e costituisce l’11,4% della domanda del bio in Italia. Romano (Aiab): «Incrementarne il consumo per favorire la salute e l’ambiente»

Ogni giorno, qualcosa di importante da celebrare. Il 25 ottobre è stato il turno della pasta, piatto base della dieta mediterranea, e Aiab è intervenuta in particolare in favore di quella bio.

«Nel giorno in cui tutto il mondo celebra la pasta, alimento fondamentale della nostra dieta e della nostra cultura, vogliamo sottolineare ancora di più la qualità e l’importanza di quella bio, realizzata cioè con materie prime di coltivazione biologica».

La sostenibilità vien mangiando

«Sono sempre di più le persone che scelgono questo tipo di pasta, che non soltanto mantiene intatti i valori nutritivi e il gusto, ma è anche contraddistinta da un’alta digeribilità e dal suo essere ecosostenibile». Lo ha dichiarato Giuseppe Romano, presidente di Aiab, in occasione del World Pasta Day.

Le cifre

Secondo il rapporto “Bio in cifre 2023”, oltre 360 mila ettari di superficie agricola nel 2022 è stata destinata alla coltivazione di cereali bio (+5,1% rispetto al 2021); di questi, 164.502 ettari sono destinati coltivati a grano duro, 64.027 a grano tenero e farro, mentre il resto ad altri cereali (segale, orzo, avena, ecc…).

La pasta e gli altri derivati dei cereali, inoltre, valgono l’11,4% dei consumi totali del bio in Italia.

«Scegliere un prodotto bio e in particolare la pasta – ha affermato Romano – significa avere un occhio di riguardo non soltanto per la propria salute e il proprio benessere, ma per quello dello stesso pianeta in cui viviamo». «Le coltivazioni bio, infatti, sono sottoposte a una certificazione che prevede alcuni importanti obiettivi come contribuire a tutelare l’ambiente e il clima, conservare a lungo termine la fertilità dei suoli, contribuire a un alto livello di biodiversità ed anche promuovere le filiere corte e la produzione locale».

PUGLIA, IL BIO CRESCE DEL 12% IN UN ANNO

PUGLIA, IL BIO CRESCE DEL 12% IN UN ANNO

La regione così arriva al secondo posto in Italia per estensione con 320.829 ettari in agricoltura biologica

Balzo del biologico in Puglia. In un solo anno il settore raggiunge l’obiettivo fissato dalla Farm to Fork o quasi. L’agricoltura biologica pugliese è infatti cresciuta a doppia cifra nel 2022, con un aumento del 12% in un anno, portando la regione al settimo posto della classifica nazionale come incidenza (24,9%) ma al secondo posto per estensione complessiva, con quasi 321mila ettari coltivati a bio. È quanto emerge dai dati Sinab 2023 recentemente diffusi da Agea nel seminario tenuto a L’Aquila.

Un successo a cui anche Suolo e Salute ha dato il suo contributo, visto che è tra i più importanti organismi di certificazione della regione, con oltre 1850 aziende bio certificate e  60.000 ettari al controllo.

Sostenibilità anche economica

«Con l’aumento dei costi degli input produttivi – commenta Coldiretti Puglia in una nota – l’agricoltura biologica aumenta anche la sua sostenibilità economica, consentendo di tagliare di un terzo i consumi energetici attraverso l’utilizzo di tecniche meno intensive, le filiere corte e la rinuncia ai concimi chimici di sintesi prodotti con l’uso di gas».

Agrobiodiversità

La Puglia si distingue anche per la biodiversità. In questa regione, una delle più agricole d’Italia, la pratica biologica interessa infatti tutti i comparti agricoli, dall’olivo con 89mila ettari ai cereali con oltre 63mila ettari, dalla vite con più di 19mila ettari agli ortaggi con quasi 13mila ettari, oltre a tre impianti di acquacoltura biologica.

Quanto alla fiducia dei consumatori, «un cittadino su cinque – secondo Coldiretti Puglia – consuma regolarmente prodotti bio ed è disposto a pagare anche di più per acquistare un prodotto certificato bio, mentre il 13% dei consumatori è certo che, nel prossimo futuro, aumenterà la spesa per portare in tavola prodotti biologici».

UN PIANO PER FAR CRESCERE IL BIOLOGICO IN AFRICA

UN PIANO PER FAR CRESCERE IL BIOLOGICO IN AFRICA

Lo ha messo a punto Fibl, l’istituto di ricerca svizzero assieme a Kcoa, il centro di conoscenze per l’agricoltura biologica in base ai risultati di tre progetti che hanno confrontato le performance di sostenibilità ambientale e sociale di diversi modelli di produzione in ambiente tropicale

Ci sono tanti riscontri sui vantaggi dell’agricoltura biologica rispetto a quella convenzionale negli ambienti temperati (principalmente in Europa o Nord America). Pochi studi invece nelle fasce tropicali. Fibl, l’istituto di ricerca svizzero che si occupa di agricoltura biologica cerca di colmare questo divario con alcuni progetti mirati. In particolare nel progetto in corso SysCom (Farming Systems Comparisons Trials in the Tropics) e quelli già terminati ProEcoAfrica  (Productivity, Profitability and Sustainability of Organic and Conventional Farming Systems in Sub-Saharian Africa: Comparative analysis) e OFSA (Organic Food Systems Africa) i ricercatori hanno lavorato in stretto contatto con gli agricoltori in Ghana, Kenya, Uganda, India e Bolivia.

Le sfide ambientali e sociali del continente nero

Dai risultati di questi progetti emerge che i sistemi agricoli dominanti che alimentano la popolazione in forte crescita di questi Paesi hanno grossi limiti di sostenibilità. Le sfide ambientali e sociali sono particolarmente pronunciate nel continente africano e gli effetti negativi del cambiamento climatico, della perdita di biodiversità e dell’insicurezza alimentare e nutrizionale rendono improrogabile la transizione verso sistemi alimentari biologici. Gli approcci agroecologici stanno acquisendo importanza in Africa, dimostrandosi efficaci nel migliorare la salute ambientale, salvaguardando al tempo stesso la sicurezza alimentare e il benessere sia dei piccoli agricoltori che dei consumatori alimentando preziosi circuiti di economia e sviluppo rurale.

Una nuova politica per l’agricoltura del terzo mondo

Sulla base di questi risultati, in collaborazione con il Kcoa (Knowledge Center for Organic Agriculture),Fibl ha sviluppato un documento programmatico incentrato sul progresso dell’agricoltura biologica in Africa. Kcoa è il partner ideale per Fibl. Istituito grazie a Giz (The Deutsche Gesellschaft für Internationale Zusammenarbeit), l’agenzia tedesca per la cooperazione internazionale, lavora attraverso una rete di cinque centri di conoscenza, implementati in tutta l’Africa, per colmare le lacune di conoscenza e promuovere sistemi alimentari che creino sicurezza alimentare e rispettino i limiti ambientali della Terra.

AGRIWORLD, LA SOSTENIBILITÀ DELL’AGRICOLTURA AL CENTRO

AGRIWORLD, LA SOSTENIBILITÀ DELL’AGRICOLTURA AL CENTRO

Quattro giorni per parlare di sostenibilità, innovazione, biologico e filiere a Potenza dal 18 al 21 maggio. Suolo e Salute è partner dell’evento che coinvolge 9 tra Università ed enti di ricerca per migliorare il nostro modo di produrre cibo

«Il settore agricolo può diventare il custode del nostro pianeta o esserne il primo distruttore». «Migliorare l’uso delle risorse, la qualità dei prodotti, utilizzare le giuste tecniche sono gli strumenti per andare nella giusta direzione». È la riflessione che ha spinto a organizzare AgriWorld 2023, l’evento che coinvolge 9 Università ed enti di ricerca, 28 espositori e 63 relatori suddivisi in 15 workshop che si terranno il 18,19, 20 e 21 maggio presso il Campus Universitario di Macchia Romana a Potenza, in Basilicata.

Il contributo di Suolo e Salute

Quattro giorni densi di appuntamenti dedicati alla sostenibilità e alle innovazioni nel settore agricolo e agroalimentare. Suolo e Salute è partner dell’evento che dedica all’”Agricoltura biologica, i mezzi tecnici e le operazioni ammesse” l’approfondimento del 19 maggio alle ore 10.30 con gli interventi di Alessandro D’Elia, direttore generale di Suolo e Salute (“Controllo e certificazione del biologico: cosa c’è da sapere?”) e Michele Staiano, sempre di Suolo e Salute (“Agricoltura biologica: prodotti ammessi per la difesa e la concimazione”).

Nocciolo, la conferenza internazionale

Tra i numerosi altri appuntamenti da segnalare anche la conferenza internazionale “Resilienza e sostenibilità della coltivazione del nocciolo: un approccio rigenerativo” che si terrà nel pomeriggio del 19 e nella mattinata del 20 maggio.

Transizione ecologica, la giusta direzione

Ma non vanno trascurati tutti gli appuntamenti incentrati su sostenibilità, agroecologia, economia circolare, protezione del suolo, delle risorse e dell’’ambiente. «Porremo l’attenzione – testimonia Carlo Cosentino dell’Università degli Studi della Basilicata – sulla transizione ecologica e digitale». «Tracceremo le linee future di tutto ciò che appartiene al settore primario. Ci rivolgiamo a imprenditori, tecnici, al mondo della ricerca e della formazione, agli studenti, agli ordini professionali e alle associazioni di categoria».

IL PROSECCO PIACE SE È SOSTENIBILE

IL PROSECCO PIACE SE È SOSTENIBILE

In Italia il 28% dei consumatori sceglie il Prosecco in base alla presenza di attributi green (come il bio e il marchio di sostenibilità). All’estero l’interesse è ancora maggiore: 32% in Germania, 36% in Svezia e 40% negli Usa. É quanto emerge dall’originale analisi di Nomisma per il Consorzio di Tutela della doc Prosecco presentata in occasione della 55° edizione del Vinitaly.

Il biologico rappresenta, insieme alla sostenibilità, uno dei principali driver di acquisto del Prosecco. Un trend che coinvolge trasversalmente – seppur con entità diverse – i consumatori di tutti i principali mercati di riferimento del principe delle bollicine italiane. Nello specifico, in Italia il 28% dei consumatori sceglie il Prosecco da consumare proprio sulla base della presenza di attributi green (come il bio e la sostenibilità ambientale e sociale). All’estero l’interesse è ancora maggiore: si va dal 32% dei consumatori tedeschi per arrivare al 36% di quelli svedesi e al 40% di quelli statunitensi.

È quanto emerge dal sistema di survey che Wine Monitor Nomisma conduce da anni per il Consorzio di Tutela della doc Prosecco. Lo scopo è quello di monitorare i comportamenti di consumo del Prosecco nei principali mercati mondiali e valutare le potenzialità di sviluppo del vino spumante più venduto nel mondo, tra cui quelle legate alla certificazione di sostenibilità. Lo studio è stato presentato in occasione della 55a edizione della kermesse veronese.

La diffusione e la percezione dei vini sostenibili

In Italia il 9% dei consumatori di spumanti ha acquistato negli ultimi 12 mesi un vino certificato l’identikit dell’acquirente è ben definito: millennials, di genere maschile con titolo di studio e reddito elevato. Tali caratteristiche socio-demografiche si ritrovano anche in Germania e Svezia, dove la quota di soggetti che consumano vini sostenibili è più elevata rispetto all’Italia (in particolare nel caso del Paese Scandinavo) e pari rispettivamente al 10% e 15%.

Dalle consumer survey condotte da Wine Monitor Nomisma per il Consorzio di Tutela della DOC Prosecco emerge anche la migliore reputazione di cui godono questi vini. Si tratta, infatti, di prodotti che secondo i consumatori presentano un maggior rispetto dell’ambiente ma anche una maggiore tracciabilità, così come un più alto rispetto per lavoratori e cittadini. La sostenibilità non è difatti solo sinonimo di maggiore attenzione all’ambiente ma presenta anche forti connotati di natura sociale.

Opportunità da cogliere in Germania, Regno Unito e Usa

«Nomisma – dichiara Emanuele Di Faustino, Responsabile Industria, Retail e Servizi del centro sudi bolognese-  supporta da anni il Consorzio di Tutela della doc Prosecco e le aziende consorziate con originali analisi di market intelligence».

«Lo studio presentato a Vinitaly – continua – dimostra che il bio e la sostenibilità rappresentano un driver per valorizzare ulteriormente questa denominazione a livello globale». «In Germania, ad esempio, si collocano al secondo posto tra i fattori che potrebbero motivare a spendere di più per una bottiglia di Prosecco con una quota del 25%, valore che sale al 29% tra i consumatori degli USA, primo mercato di destinazione del Prosecco».

Nel Regno Unito (seconda destinazione del Prosecco) il 39% dei consumatori pensa che i vini bio & sostenibili saranno tra i più rilevanti trend di consumo dei prossimi 2/3 anni, tale quota sale al 47% negli Stati  Uniti e al 49% in Germania, rispettivamente primo e terzo mercato di export per il Prosecco doc.

Per soddisfare le esigenze, sempre più evolute, dei consumatori di tutto il mondo, il sistema Prosecco da anni investe per incrementare il livello di sostenibilità ambientale e sociale della denominazione.

AIAB-EQUALITAS, ACCORDO NEL NOME DELLA VITICOLTURA SOSTENIBILE

AIAB-EQUALITAS, ACCORDO NEL NOME DELLA VITICOLTURA SOSTENIBILE

Siglata a Roma l’intesa tra l’associazione dei produttori biologici e il più diffuso standard di viticoltura sostenibile. L’obiettivo è lo sviluppo di un modello virtuoso che metta insieme le esperienze dei due metodi di produzione per migliorare le performance in termini di  carbon footprint, water footprint, biodiversità e indicatori sociali.

Promuovere un modello agricolo sostenibile basato sulla trasparenza e sulla correttezza nella comunicazione. Il tutto per diffondere l’attenzione alla salute dei consumatori, al benessere animale, alla biodiversità, al rispetto dell’ambiente e alla giustizia sociale. È l’ambizione dell’accordo di collaborazione siglato tra Aiab ed Equalitas. L’associazione dei produttori biologici e la società che detiene la standard più diffuso a livello mondiale per la gestione della sostenibilità nella filiera del vino hanno infatti organizzato un evento a Roma il 29 marzo per ufficializzare la loro base di accordo.

Mettere insieme il meglio dei due modelli

La partnership, sottoscritta alla presenza del sottosegretario Masaf Luigi D’Eramo, prevede attività di ricerca e sviluppo con il coinvolgimento dei due rispettivi comitati tecnico-scientifici, finalizzate alla comparazione di modelli di coltivazione biologica, convenzionale e alternativa in viticoltura su carbon footprint, water footprint, biodiversità e indicatori sociali.

«Il biologico – commenta Giuseppe Romano, presidente Aiab – si è affermato come metodo di coltivazione sostenibile, certificato e garantito».

Per l’ambiente e per la coesione sociale

«Ma nei suoi valori – continua Romano – rientrano anche quelli sociali ed economici. L’idea del protocollo nasce proprio dell’esigenza di cominciare a confrontarsi con altri parametri della sostenibilità che vanno oltre a quella ambientale». Il, ha precisato che «Unire le competenze delle due organizzazioni- testimonia  Riccardo Ricci Curbastro, presidente di Equalitas – mira a favorire la diffusione di pratiche agricole sostenibili nella filiera del vino e in altri settori agricoli, garantendo al contempo una comunicazione trasparente e corretta».

D’Eramo: «Un progetto virtuoso che valorizza l’impegno della filiera vino»

«Progetti come questo – commenta Luigi D’Eramo, sottosegretario al biologico presso il Masaf – vanno nella direzione di valorizzare il settore, promuovere una sostenibilità al tempo stesso ambientale sociale ed economica, favorire una sempre maggiore consapevolezza delle caratteristiche della filiera e comunicarne il valore ai consumatori».

«Nei prossimi anni – precisa D’Eramo – puntiamo a consolidare la leadership italiana nel biologico e a raggiungere ambiziosi risultati».