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TRATTORI IN PIAZZA IN MEZZA EUROPA

TRATTORI IN PIAZZA IN MEZZA EUROPA

Le mobilitazioni agricole in Germania seguono quanto successo già in Olanda, Francia e Polonia e innescano una contrapposizione che può fare solo male all’impegno europeo per una produzione agricola più sostenibile e biologica. Il previsto dialogo con l’agricoltura annunciato dalla Presidente della Commissione Ursula von der Leyen parta quanto prima

Una settimana di blocchi stradali in tutta la Germania. Centomila agricoltori sono scesi in strada da lunedì 9 gennaio, alla guida di decine di migliaia di trattori, bloccando accessi a svincoli autostradali, porti e traghetti, per manifestare contro la cancellazione delle agevolazioni fiscali decise dal Governo federale della “coalizione semaforo” socialdemocratici-verdi-liberali per far fronte all’improvvisa crisi di bilancio.

Snodo delicato per la politica agricola

Una mobilitazione, quella decisa dalle associazioni agricole tedesche, che segue la precedente partecipata manifestazione di Berlino del 18 dicembre e che ha raggiunto il suo risultato visto che l’Esecutivo guidato da Olaf Sholz si è affrettato a rispristinare i sussidi sul gasolio agricolo e a dilazionare in dieci anni l’aumento delle imposte sulle macchine agricole. Siamo infatti in un periodo estremamente delicato per la politica agricola europea, con due guerre alle porte, le elezioni Ue ormai imminenti e le spinte revisioniste sulla svolta sostenibile del Green deal.

La scintilla olandese

L’agricoltura europea è sotto pressione e il caso tedesco segue quanto accaduto già in Olanda, Francia e Polonia.

La scintilla della protesta agricola si è infatti accesa all’inizio dell’anno scorso nei Paesi Bassi, con la mobilitazione degli allevatori contro le misure draconiane decise per limitare gli allevamenti intensivi. La discesa in campo di Frans Timmermans, padre del Green deal europeo (lasciato così a Bruxelles al suo destino), non ha frenato l’ascesa del Movimento Civico-Contadino (in olandese BoerBurgerBeweging, BBB), che ha clamorosamente conquistato la maggioranza relativa, arrivando al 20%, nelle elezioni senatoriali dello scorso maggio (solo sei mesi prima, nelle elezioni legislative, non superava il 5%).

Le agitazioni francesi

A novembre anche la Francia è stata condizionata dalle azioni dimostrative degli agricoltori che hanno bloccato le strade contro le politiche agricole nazionali ed europee “che camminano sulla loro testa” (on marche sur la tête). Nel mirino dei paysanne era anche qui la fine dell’esenzione fiscale sul diesel dei trattori, ma anche l’aumento delle tasse sui prodotti fitosanitari e sull’irrigazione e il potenziale impatto degli accordi di libero scambio dell’UE.

I blocchi polacchi

In Polonia gli agricoltori hanno invece ripristinato il blocco della frontiera con l’Ucraina, protestando contro quella che dicono sia un’ondata di prodotti ucraini a buon mercato, esercitando pressioni sul nuovo governo guidato dall’ex Commissario Ue Donald Tusk, che non è riuscito ad evitare la contestazione nonostante l’appoggio alla sua coalizione del Partito agrario popolare polacco.

La protesta ha spinto il nuovo esecutivo di Varsavia ad accettare le richieste degli agricoltori, ma la situazione rimane calda in attesa delle decisioni europee sulle agevolazioni a Kiev nel commercio di cereali, zucchero e oleaginose.

Uno radicalizzazione deleteria

In Germania invece Cem Özdemir, ministro dell’agricoltura del partito dei verdi, denuncia le infiltrazioni dell’estrema destra tra le fila dei manifestanti e teme che il movimento degli agricoltori possa essere strumentalizzato per radicalizzare il confronto tra conservatori e progressisti, in particolare sulle politiche di sostenibilità.

Secondo Christiane Lambert, presidente di Copa (la centrale europea delle associazioni agricole del vecchio continente) «in Germania le tasse sul carburante sono state solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso».

«Per anni – ha spiegato  – gli agricoltori europei si sono sentiti poco considerati e ora sono sotto pressione a causa di una transizione verde a ritmi accelerati».

Lambert punta il dito in particolare contro il “metodo Timmermans”, impuntando all’ex vicepresidente della Commissione europea la colpa di aver imposto «obiettivi irraggiungibili in un contesto economico difficile a causa delle guerre, dell’inflazione e dell’aumento delle importazioni».

Farm to Fork e strategia biodiversity a rischio

Un clima infuocato che condiziona l’azione della Commissione europea in un momento chiave per la messa in opera dei principali strumenti di attuazione delle strategie Farm to Fork e Biodiversity, dal ripristino della natura alla tutela della biodiversità e del benessere animale. Ma anche per i sostegni previsti dal piano d’azione Ue per il biologico, chiamato a raggiungere il 25% della superficie agraria Ue entro il 2030,

L’avvio del previsto “dialogo con l’agricoltura” annunciato dalla presidente Ursula Von der Leyen (leggi cosa scriveva Suolo e Salute in settembre) è quanto mai urgente.

UNA POLITICA AGRICOLA NAZIONALE MOLTO BIO

UNA POLITICA AGRICOLA NAZIONALE MOLTO BIO

Via al piano strategico nazionale della nuova Pac. Partono anche i primi bandi regionali per l’intervento SRA029 (la nuova misura di superficie in favore del bio). Il punto nel workshop “Le prospettive del biologico nel 2023-2027” organizzato a Roma dalla Rete Rurale nazionale

Al biologico è affidato il pacchetto più cospicuo di sostegni all’interno del piano strategico nazionale della nuova Pac (Psp). «Sono circa il 13% delle risorse». Lo ha ricordato  Paolo Ammassari, Dirigente per la Programmazione dello Sviluppo Rurale del Ministero dell’agricoltura e la sovranità alimentare, nel corso del workshop “Le prospettive del biologico nel 2023-2027” organizzato dalla Rete Rurale nazionale l’11 maggio (clicca per accedere alle relazioni e alla diretta streaming) presso la Domus Australia, in Via Cernaia a Roma.

L’azione delle Regione sarà valutata

«C’è molto biologico nel Psp – ha ribadito Angelo Frascarelli, presidente di Ismea – Le maggiori risorse sono inserite nell’intervento SRA029 dei complementi di Sviluppo rurale anche perché il nostro Paese ha proceduto per il bio alla scelta non banale di trasferire risorse importanti del primo al secondo pilastro».

«Le Regioni – ha ammonito- saranno valutate sulla sfida del green deal di portare il bio al 25% di superficie entro il 2030».

La strategia di sviluppo del settore agricolo delineata dall’Italia nel Piano Strategico della Pac 2023-2027 sposa infatti le indicazioni dell’Unione europea, che collocano l’agricoltura tra gli attori principali della transizione verde. Tra i modelli produttivi sostenibili l’agricoltura biologica è quello che ha maturato una più lunga esperienza e il suo impatto positivo sull’ambiente è ormai universalmente riconosciuto.

Per questo il Psp italiano destina una grande attenzione al biologico come testimoniato dalle ingenti risorse che sono state allocate nel secondo pilastro o alle condizioni di vantaggio che le aziende agricole biologiche possono avere nell’adesione agli ecoschemi.

Interventi da integrare con il piano d’azione

La nuova architettura della politica agricola tracciata dal piano strategico nazionale offre numerose opportunità per le aziende agricole. Occorre però che gli interventi siano integrati in modo coerente con nuovi interventi come il Piano d’azione sul biologico. Al riguardo Pietro Gasparri, Dirigente Agricoltura Biologica e Sistemi di qualità alimentare nazionale e affari generali del Masaf  ha informato che è ormai in fase di completamento una prima bozza che sarà condivisa con la Conferenza Stato-Regioni. Una parte importante è costituita dalla riforma del sistema di controllo coerentemente con il nuovo regolamento Ue. Al proposito il Ministero sta lavorando in stretta relazione con l’Ispettorato centrale Repressione Frodi.

E, in un panorama di crisi generalizzata di consumi (vedi articolo precedente), un altro intervento decisivo del costituendo piano è costituito dalle azioni per garantire l’equilibrio tra offerta e domanda. Capitoli decisivi al riguardo sono costituiti dai biodistretti e dalle azioni di promozione legate la marchio del biologico nazionale.  Nella seconda parte dell’evento sono stati presentati i principali risultati delle attività promosse dalle schede progetto Crea e Ismea sull’agricoltura biologica nel triennio di attività 2020-2023 ed è stato affrontato il tema dell’aggregazione dell’offerta e della distribuzione dei prodotti biologici, con esempi di formule aggregative e distributive per la crescita strutturata del settore biologico.