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Fitofarmaci sul nocciolo: l’allarme dei cittadini

Nocciolo dei Cimini: è allarme fitofarmaci.

I cittadini dei monti Cimini, insieme di rilievi presenti nell’Appennino laziale, in provincia di Viterbo,non hanno dubbi: nei comuni di Carbognano e Caprarola, sarebbe in atto un uso massiccio non conforme di fitofarmaci. A riprova delle proprie affermazioni, stanno inondando i social network di numerose denunce, corredate da foto. Gli agenti chimici sarebbero stati sparsi persino nei pressi di corsi d’acqua e case.

Agenti chimici sul nocciolo: i sindaci si spaccano

Mentre i cittadini sembrano concordi nel denunciare la mancanza di controllo sull’uso di erbicidi sul nocciolo, i sindaci delle zone interessate mostrano posizioni diametralmente opposte.

Agostino Gasbarri, primo cittadino di Carbognano, conferma l’esistenza del problema, aggiungendo che la non conformità nell’utilizzo dei fitofarmaci avrebbe già portato a emettere sanzioni per il valore di 400 euro a 4 agricoltori.

Qui, fino a un anno fa, a detta del primo cittadino, “persisteva una situazione di vera anarchia”. L’8 febbraio 2016 dal Comune è stata emessa la prima ordinanza con il fine di regolamentare l’uso di fitofarmaci sul nocciolo. Ma le autorità si sono scontrate con la difficoltà di far rispettare efficacemente la nuova regolamentazione. “Oltre alla repressione – racconta Gasbarri – cerchiamo di sensibilizzare gli agricoltori, ma alla fine vince la logica del profitto”.

Di parere opposto, invece, il sindaco di Caprarola, Eugenio Stelliferi, che parla di “prodotti autorizzati”. Stelliferi afferma che a Caprarola è presente un’ordinanza che norma l’uso fuori dalla caldera del lago e limita quello al suo interno solo ai punti più scoscesi.

Una posizione intermedia, invece, è stata assunta da Alessandro Giovagnoli, primo cittadini di Ronciglione, che afferma: “Tranne casi sporadici, la situazione è sotto controllo”.

Un patentino per l’acquisto di fitofarmaci

Da circa un anno a questa parte, evidenzia Coldiretti, esiste l’obbligo di esibire un tesserino per l’acquisto dei prodotti chimici da usare in agricoltura. Per ridurre l’impatto ambientale, afferma il presidente Mauro Pacifici, sono stati istituiti dei corsi in tutta la provincia, per formare gli agricoltori sull’uso corretto dei fitofarmaci. Tra le pratiche consigliate, c’è quella di usare i prodotti non seguendo un calendario, ma a bollettino, quando cioè gli esperti segnalano l’attacco di agenti dannosi in determinate aree.

Fonte:

http://www.ilmessaggero.it/viterbo/nocciole_allarme_fitofarmaci_sui_cimini_preoccupati_cittadini_ma_sindaci_si_spaccano-2349665.html

Fitofarmaci contenenti Glyphosate: nuova proroga di 3 mesi dal Governo

oms-fao-glifosatoNell’agosto e nel settembre scorsi, il Governo italiano emanava due decreti riguardanti la revoca di autorizzazione all’immissione in commercio e la modifica delle condizioni d’impiego di alcuni prodotti chimici destinati alle coltivazioni. In particolare, veniva limitato fortemente l’utilizzo di prodotti fitosanitari contenenti la sostanza attiva glyphosate.

I due decreti, il primo del 9 agosto 2016 (modificato il 22 agosto) e il secondo del 6 settembre 2016, intervenivano in attuazione del regolamento di esecuzione UE 2016/1313 della Commissione europea. Entrambi contenevano una lista di prodotti con principio attivo glyphosate associato al coformulante ammina di sego polietossilata (n. Cas 61791-26-2).

Con un nuovo decreto emanato il 21 Novembre, il Ministero della Salute ha prorogato la commercializzazione e  l’introduzione dei limiti sui prodotti indicati nei due decreti.

Prodotti con glyphosate: proroga di 90 giorni

Il provvedimento è stato preso dalla Direzione generale per l’igiene e la sicurezza degli alimenti e la nutrizione, dopo aver sentito la Sezione Consultiva per i Fitosanitari del Comitato tecnico per la nutrizione e la sanità animale.

Nel decreto è contenuta una proroga di 90 giorni sia per la commercializzazione che per l’utilizzo dei prodotti inseriti nelle due liste. L’intervento dell’ufficio ministeriale è stato reso necessario a causa “dell’impossibilità di smaltire le scorte degli stessi entro i termini precedentemente stabiliti in relazione al periodo stagionale di diserbo”, si legge sul sito del Ministero.

Le nuove scadenze sono fissate al 22 febbraio per quanto riguarda la commercializzazione da parte del titolare delle autorizzazioni e la vendita operata da rivenditori e distributori; e al 22 maggio 2017 per quanto riguarda gli utilizzatori finali.

Oltre allo stop alla commercializzazione dei prodotti indicati, i due decreti intervenivano a limitarne l’utilizzo. Si faceva divieto di utilizzare i diserbanti indicati nelle aree molto frequentate, in particolare da gruppi vulnerabili (neonati, bambini, astanti). Si limitava poi l’utilizzo non agricolo di agenti chimici contenenti glyphosate in determinate aree definite vulnerabili e nelle zone di rispetto. Veniva infine vietato l’impiego delle sostanze in fase di pre-raccolta, durante l’ottimizzazione del raccolto e della trebbiatura.

Il divieto era stato reso necessario, oltre che dall’intervento della Commissione UE, anche dal parere dell’EFSA, l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare, che aveva evidenziato gli effetti tossici significativi dell’ammina di sego polietossilata, quando associata al glyphosate.

Glyphosate: diritto all’informazione prevale su segreto industriale

Un altro importante aggiornamento sul tema glyphosate è arrivato in questi giorni dalla Corte di Giustizia Ue.

La questione è nata quando due associazioni, Stichting Greenpeace Nederland e Pesticide Action Network Europe (Pan Europe), hanno presentato alla Commissione europea una richiesta di accesso ad alcuni documenti riguardo la sostanza attiva e alla sua prima autorizzazione al commercio.

In risposta alla richiesta, la Commissione autorizzava sì l’accesso alla documentazione, ma ne censurava una parte, dal momento che al suo interno, spiegava, erano presenti informazioni riservate sulle aziende che richiedevano l’autorizzazione per l’erbicida.

La Corte di Giustizia Europea ha accolto il ricorso delle due associazioni, dal momento che la parte nascosta del documento contiene informazioni sulle emissioni in ambiente causate dalla sostanza. In casi simili, la Commissione non può vietare l’accesso alle informazioni, nemmeno giustificando la scelta con la regola del segreto industriale.

FONTI:

http://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_1_1_1.jsp?lingua=italiano&menu=notizie&p=dalministero&id=2756

http://www.trovanorme.salute.gov.it/norme/renderNormsanPdf?anno=2016&codLeg=56802&parte=1%20&serie=null

http://www.trovanorme.salute.gov.it/norme/renderNormsanPdf?anno=2016&codLeg=55812&parte=1%20&serie=null

http://www.trovanorme.salute.gov.it/norme/renderNormsanPdf;jsessionid=Hv+WuKkIVrSIZv5wO0QLXg__.sgc4-prd-sal?anno=2016&codLeg=55680&parte=1%20&serie=null

http://www.ilsole24ore.com/art/norme-e-tributi/2016-11-23/ambiente-informazioni-emissioni-prevalgono-segreto-industriale–133849.shtml?uuid=ADwqiN0B&refresh_ce=1

Psr Puglia, 60 mln per aziende agricole. Obiettivi: innovazione e sostenibilità

Pubblicato sul Bur Puglia del 28 luglio 2016, il bando dell’Operazione 4.1.A del Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020, intitolato: “Sostegno per investimenti materiali e immateriali finalizzati a migliorare la redditività, la competitività e la sostenibilità delle aziende agricole singole e associate”. Punti chiave dell’avviso la modernizzazione e il potenziamento delle imprese agricole pugliesi, da raggiungere attraverso l’abbattimento dei costi di produzione e la diversificazione produttiva. Obiettivo: accrescere la competitività e la sostenibilità delle aziende agricole locali.

Alla misura sono destinati 60 milioni di euro, a cui potranno accedere singoli imprenditori o agricoltori aggregati in organizzazioni di produttori, cooperative agricole o reti di imprese, purché con almeno 5 aziende agricole consorziate. La richiesta dovrà riguardare investimenti nel campo dell’innovazione tecnologica o l’introduzione nel processo produttivo di nuovi impianti.

L’avviso”, spiega Leonardo Di Gioia, assessore alle Risorse Agroalimentari della Regione Puglia, “ha l’obiettivo di migliorare redditività, competitività e sostenibilità delle aziende agricole pugliesi, sostenendo linnovazione tecnologica, attraverso l’introduzione di impianti, macchine, attrezzature e sistemi che migliorino la qualità dei prodotti e riducano i costi di produzione”.

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Un occhio particolare sarà dedicato al biologico e alla sostenibilità ambientale delle imprese:

Si tratta di investimenti finalizzati alla diversificazione colturale delle produzioni agricole regionali”, prosegue l’assessore Di Gioia. “Migliorando sostenibilità ambientale delle attività produttive aziendali, questo intervento consente di realizzare impianti di approvvigionamento energetico da fonti rinnovabili come biomasse e mirati al risparmio idrico e all’efficientamento delle reti idriche aziendali”.

Nel dettaglio, nel bando sono previsti sostegni per l’implementazione di impianti a energia rinnovabile, l’ammodernamento o la costruzione di nuovi fabbricati rurali agricoli e zootecnici, acquisto o leasing di nuovi macchinari, sistemi o attrezzature, compresi impianti informatici e nuovi software. Tutte le innovazioni presentate dovranno avere come obiettivo la riduzione nel lungo periodo dell’uso di fertilizzanti e fitofarmaci, favorendo modelli di sviluppo sostenibili.

È possibile presentare domanda a partire dalle ore 12 del 5 settembre e fino al 31 ottobre 2016, accedendo al portale del Sian (Sistema informativo agricolo nazionale). Le domande rilasciate dal portale dovranno essere inviate tramite Pec all’indirizzo competitivitaziendale.psr@pec.rupar.puglia.it entro e non oltre le ore 12,00 del 10 novembre 2016.

Sul portale del Psr Puglia è possibile scaricare tutta la modulistica necessaria per la partecipazione al bando: http://svilupporurale.regione.puglia.it/portal/pls/portal/PSR_PORTALE.DYN_NEWS_VIEW.show?p_arg_names=id_news&p_arg_values=658

FONTI:

http://agronotizie.imagelinenetwork.com/agricoltura-economia-politica/2016/08/05/puglia-imprese-agricole-piu-efficienti-con-60-milioni-dal-psr/49899

http://svilupporurale.regione.puglia.it/portal/pls/portal/PSR_PORTALE.DYN_NEWS_VIEW.show?p_arg_names=id_news&p_arg_values=661

Perturbatori endocrini in fitofarmaci e biocidi: l’Ue fissa nuovi criteri per l’identificazione

Fissati i nuovi criteri per identificare i cosiddetti “perturbatori endocrini” in agrofarmaci e biocidi.

Dopo mesi di attesa e polemiche e in netto ritardo rispetto ai tempi imposti dalla legislazione comunitaria, la Commissione europea ha finalmente stabilito e pubblicato i criteri scientifici che identificano le sostanze ritenute perturbatori endocrini, eventualmente presenti nei prodotti fitosanitari e nei prodotti biocidi adoperati nell’Ue.

Previste anche “una serie di iniziative per minimizzare l’esposizione ai perturbatori”. Nel breve termine si punterà su ricerca e cooperazione internazionale, nel medio termine sulla metodologia per i test e nel lungo termine, invece, sulla regolamentazione.

I criteri scientifici sostenuti dalla Commissione Ue si basano sulla definizione di “perturbatore endocrino” data dall’Oms.

È un perturbatore una sostanza che ha un effetto nocivo sulla salute di animali e uomini, ha una modalità di azione endocrina e se c’è un collegamento causale tra l’effetto nocivo e la modalità di azione.

L’identificazione sarà effettuata utilizzando tutte le rilevanti prove scientifiche, un approccio soppesato basato sulle prove e attuando una robusta valutazione sistematica.

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Lo scorso 15 giugno, dunque, Bruxelles ha presentato due atti legislativi, che dovranno ora essere approvati da Consiglio e Parlamento.

Come ha sottolineato il Presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker, “i perturbatori endocrini possono avere serie conseguenze sulla salute e sull’ambiente e anche se molte delle sostanze che li contengono sono state già vietate in seguito alle norme esistenti su pesticidi e biocidi, dobbiamo restare vigili. La Commissione è impegnata ad assicurare il più elevato livello di protezione della salute e dell’ambiente, motivo per cui oggi abbiamo presentato rigidi criteri per i perturbatori endocrini, basati sulla scienza, rendendo il sistema regolatorio Ue il primo al mondo a definirli“.

Per accelerare i tempi, la Commissione ha chiesto all’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) e all’Agenzia europea per le sostanze chimiche (Echa) di iniziare a verificare se singole sostanze autorizzate sospettate di essere interferenti endocrini, possano essere identificate come tali secondo i nuovi criteri previsti.

Fonti:

http://agronotizie.imagelinenetwork.com/difesa-e-diserbo/2016/06/20/perturbatori-endocrini-in-agrofarmaci-e-biocidi-giro-di-vite-in-ue/49271

http://www.ansa.it/europa/notizie/rubriche/altrenews/2016/06/15/in-pesticidi-sostanze-che-alterano-ormoni-nuovi-criteri-ue_e14e5e14-2c28-4506-a419-8d28dae98313.html

Api in pericolo: le contromisure Efsa

Api in pericolo: le contromisure Efsa

Le api sono in pericolo per una serie di motivazioni: parassiti, agenti infettivi, fitofarmaci e mutamenti ambientali sono alcuni dei fattori di stress noti per recare danno alle colonie di api. Ma questi fattori come funzionano in associazione tra loro? E’ possibile sviluppare un modello che sia in grado di tenere conto di tutti questi fattori di stress e prevedere come essi influiranno su una colonia in un dato luogo e in un determinato momento? 

L’EFSA, la European Food Safety Authority, ha dato vita ad un importante progetto per affrontare tali problematiche, con l’obiettivo ultimo di stabilire un quadro per valutare i rischi associati ai fattori multipli di stress nelle colonie di api mellifere. Questo progetto, di durata pluriennale, coinvolgerà scienziati competenti in un’estesa gamma di settori pertinenti quali specialisti di api, esperti di salute degli animali, salute delle piante, pesticidi, dati e modellazione. L’EFSA lavorerà a stretto contatto con la Commissione europea, gli Stati membri, altre agenzie dell’UE ed enti di ricerca.

Simon More, veterinario dell’University College di Dublino a capo del gruppo di lavoro dell’EFSA sui fattori multipli di stress per le api (in breve, MUST-B), ha dichiarato: “Ci siamo posti un obiettivo ambizioso ma molto stimolante. Questo tipo di approccio integrato alla valutazione dei rischi per le api è assolutamente necessario, se vogliamo capire come questi diversi fattori di stress si combinano tra loro per annientare o indebolire le colonie di api “.

Ha poi soggiunto: “In pratica abbiamo bisogno di due cose per realizzare il nostro quadro: dati di monitoraggio affidabili e armonizzati (sulla presenza negli alveari di agenti infettivi come batteri e virus, oppure residui di pesticidi, ad esempio) e un modello computerizzato di simulazione in grado di elaborare i dati e sia spiegare sia prevedere gli effetti. Sembra semplice, ma si tratta di una sfida scientifica enorme “.

Gli esperti EFSA in materia di pesticidi hanno suggerito un modello esistente, che pensano possa essere adattato alle esigenze del progetto. Il cosiddetto modello BEEHAVE simula le dinamiche della popolazione di un alveare analizzando fattori ambientali come le condizioni atmosferiche, la disponibilità di cibo (polline e nettare), agenti infettivi come l’acaro Varroa e due virus a esso associati, nonché altri fattori che possono influire sullo sviluppo delle colonie.

I membri del gruppo di esperti scientifici dell’EFSA sui prodotti fitosanitari e i loro residui (PPR) hanno affermato che il modello, così com’è attualmente, non è adatto all’uso nelle valutazioni del rischio a fini normativi, ma in futuro potrebbe essere adattato per prevedere gli effetti dei pesticidi e di altri fattori di stress sulle colonie di api mellifere.

Gli esperti raccomandano di includere nel modello un modulo sui pesticidi, altri agenti infettivi come la Nosema e la peste americana, e un elemento in grado di misurare le interazioni tra questi agenti infettivi, i parassiti, le condizioni climatiche e il paesaggio.

Per quanto riguarda l’aspetto “dati” del progetto MUST-B, gli esperti EFSA di salute e benessere degli animali stanno lavorando per sviluppare metodi d’indagine e strumenti che possano essere utilizzati per raccogliere informazioni sullo stato di salute delle colonie di api mellifere.

Fonte : www.efsa.europa.eu