Nell’agosto e nel settembre scorsi, il Governo italiano emanava due decreti riguardanti la revoca di autorizzazione all’immissione in commercio e la modifica delle condizioni d’impiego di alcuni prodotti chimici destinati alle coltivazioni. In particolare, veniva limitato fortemente l’utilizzo di prodotti fitosanitari contenenti la sostanza attiva glyphosate.
I due decreti, il primo del 9 agosto 2016 (modificato il 22 agosto) e il secondo del 6 settembre 2016, intervenivano in attuazione del regolamento di esecuzione UE 2016/1313 della Commissione europea. Entrambi contenevano una lista di prodotti con principio attivo glyphosate associato al coformulante ammina di sego polietossilata (n. Cas 61791-26-2).
Con un nuovo decreto emanato il 21 Novembre, il Ministero della Salute ha prorogato la commercializzazione e l’introduzione dei limiti sui prodotti indicati nei due decreti.
Prodotti con glyphosate: proroga di 90 giorni
Il provvedimento è stato preso dalla Direzione generale per l’igiene e la sicurezza degli alimenti e la nutrizione, dopo aver sentito la Sezione Consultiva per i Fitosanitari del Comitato tecnico per la nutrizione e la sanità animale.
Nel decreto è contenuta una proroga di 90 giorni sia per la commercializzazione che per l’utilizzo dei prodotti inseriti nelle due liste. L’intervento dell’ufficio ministeriale è stato reso necessario a causa “dell’impossibilità di smaltire le scorte degli stessi entro i termini precedentemente stabiliti in relazione al periodo stagionale di diserbo”, si legge sul sito del Ministero.
Le nuove scadenze sono fissate al 22 febbraio per quanto riguarda la commercializzazione da parte del titolare delle autorizzazioni e la vendita operata da rivenditori e distributori; e al 22 maggio 2017 per quanto riguarda gli utilizzatori finali.
Oltre allo stop alla commercializzazione dei prodotti indicati, i due decreti intervenivano a limitarne l’utilizzo. Si faceva divieto di utilizzare i diserbanti indicati nelle aree molto frequentate, in particolare da gruppi vulnerabili (neonati, bambini, astanti). Si limitava poi l’utilizzo non agricolo di agenti chimici contenenti glyphosate in determinate aree definite vulnerabili e nelle zone di rispetto. Veniva infine vietato l’impiego delle sostanze in fase di pre-raccolta, durante l’ottimizzazione del raccolto e della trebbiatura.
Il divieto era stato reso necessario, oltre che dall’intervento della Commissione UE, anche dal parere dell’EFSA, l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare, che aveva evidenziato gli effetti tossici significativi dell’ammina di sego polietossilata, quando associata al glyphosate.
Glyphosate: diritto all’informazione prevale su segreto industriale
Un altro importante aggiornamento sul tema glyphosate è arrivato in questi giorni dalla Corte di Giustizia Ue.
La questione è nata quando due associazioni, Stichting Greenpeace Nederland e Pesticide Action Network Europe (Pan Europe), hanno presentato alla Commissione europea una richiesta di accesso ad alcuni documenti riguardo la sostanza attiva e alla sua prima autorizzazione al commercio.
In risposta alla richiesta, la Commissione autorizzava sì l’accesso alla documentazione, ma ne censurava una parte, dal momento che al suo interno, spiegava, erano presenti informazioni riservate sulle aziende che richiedevano l’autorizzazione per l’erbicida.
La Corte di Giustizia Europea ha accolto il ricorso delle due associazioni, dal momento che la parte nascosta del documento contiene informazioni sulle emissioni in ambiente causate dalla sostanza. In casi simili, la Commissione non può vietare l’accesso alle informazioni, nemmeno giustificando la scelta con la regola del segreto industriale.
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